Volevo tornare un attimo sulla questione di New Kid e dei libri controversi (qui). Innanzitutto ringrazio ancora chi ha ordinato il libro o scritto alle librerie. C'è stato anche però chi ha fatto un po' l'avvocato del diavolo sostenendo che i pazzi che bruciano i libri in piazza sono quattro gatti e che di solito i libri rimangono disponibili e la censura non arriva mai fino in fondo. Il problema non è tanto la possibilità di reperire i libri quanto il clima che queste azioni creano intorno ai libri.
Il fatto che un libraio, un bibliotecario o un insegnante che decidano di proporre questi contenuti sappiano fin dall'inizio di poter finire nella tempesta, ricevere minacce e perfino rischiare il licenziamento nei casi peggiori, è un grande deterrente. Molti preferiranno mettersi al sicuro presentando libri più leggeri, mi sembra logico.
Il messaggio di New Kid è che il razzismo che riguarda la maggior parte delle persone, non è quello che finisce nella cronaca nera, ma è in un certo senso anche più infido. Si tratta appunto di occasioni mancate, libri che non sono disponibili a scuola, sottintesi e allusioni che non potresti mai provare davanti a un giudice. Tutte quelle sensazioni che potrebbero facilmente avere anche altre spiegazioni, ma che si ripetono all'infinito nei confronti di alcune persone e non di altre. Nel libro di Jerry Craft, ad esempio, i ragazzi di colore vengono spesso confusi fra loro e chiamati con nomi sbagliati e sì, potrebbe essere che alcuni insegnanti abbiano la memoria corta, ma il ripetersi dello stesso episodio in maniera costante verso le stesse persone, qualcosa deve pur significare. Che *loro* siano tutti uguali, tutti nello stesso calderone, agli occhi di alcuni insegnanti? Ognuno giudichi.
L'autore del libro, Jerry Craft, ha raccontato in un'intervista che tante volte quando va in una scuola a tenere una conferenza viene scambiato per il tecnico della fotocopiatrice o per l'uomo delle pulizie. Succederebbe a un bianco? Certo, probabile. Mai sentito.
L'altro giorno sono entrata in una scuola che aveva una bellissima biblioteca open space. Mi hanno colpito subito i libri esposti in evidenza. Poi ho incontrato la preside. Guarda caso l'unica preside nera che abbia mai incontrato in questi mesi. Ci saranno sicuramente altre scuole con presidi bianchə che espongono questo tipo di libri in tale quantità. Il fatto è che vado in un sacco di scuole e non mi è mai capitato, qualche dubbio mi viene.
Ho pensato di raccontarvi tre episodi emblematici che mi sono successi nelle scuole in cui lavoro perchè credo che sia più facile capire tramite esempi concreti. Provate a trovare il filo di congiunzione di queste situazioni.
1- Ci sono quattro bambini seduti allo stesso tavolo. Una bambina comincia a piangere silenziosamente, ma disperatamente. Mi allarmo. Cosa succede? Un compagno le ha detto che non vuole parlare con lei. Il motivo? Deve concentrarsi. Strano, è la lezione di arte. Avevo appena dato il permesso di parlare mentre si lavora. La bambina che piange è l'unica nera della classe. Dico al bambino diligente che può andare a sedersi da solo allora se vuole concentrarsi meglio. Dopo tre minuti viene a supplicarmi di tornare a sedersi con i suoi amici. Non è che forse a quel tavolo c'era solo una persona specifica con cui non voleva parlare. Non è un po' strano che quell'unica persona sia anche l'unica persona nera?
2- Qualche mese fa ho mandato il mio curriculum a una scuola. La segretaria mi ha contattato diverse volte, almeno due o tre, dicendo che le era piaciuto molto il mio portfolio e che forse la loro insegnante di arte se ne sarebbe andata. Ogni volta è finita che l'insegnante è rimasta al suo posto. A un certo punto ci scherzo su...accidenti, si vede che proprio non le piace quest'insegnante se è così aggrappata all'idea che se ne vada. Un giorno finalmente vado a fare una supplenza in quella scuola e rimango basita. L'insegnante, quella che si ostina a rimanere al suo posto, è nera. Ho fatto supplenze in tante scuole in questi mesi. Nelle classi c'è sempre una foto dell'insegnante: è la prima volta che vedo un'insegnante di arte nera, la seconda, credo, in 12 anni di carriera. Che strana coincidenza.
3- Vado a fare una supplenza in una scuola particolare, in un quartiere abbastanza problematico. Mancano un paio di giorni alle vacanze di Natale. Vengo accolta da un professore di musica super cool. Ha lunghi capelli biondi raccolti a cipolla sulla testa e indossa un completo giacca e pantaloni con stampe natalizie. Mi dà il benvenuto con grande giovialità e mi spiega che devo fare l'appello ogni ora, ma gli studenti in quella scuola se la prendono molto se non pronunci bene il loro nome. Cioè: lui un John Williams qualunque viene a spiegare questa cosa a me che quando da Starbucks cerco di usare il mio nome, trovo scritto sulla tazza Himalaya. Mansplaining ne abbiamo? Con l'aria di farmi un grande favore e di mostrarmi come avere rispetto della diversità, propone: "Guarda, facciamo così: per aiutarti ti evidenzio il nome dello studente migliore in ogni classe (sai, sono ragazzi un po' difficili...) così chiedi a loro di occuparsi di questa cosa". Whatever. Arriva la prima classe e c'è letteralmente una sola bambina bianca, bionda con gli occhi azzurri: neanche a farlo apposta secondo il professore è proprio lei 'la migliore'. Le coincidenze. Arriva la seconda classe e vengo accolta da un gentilissimo studente di colore che mi chiede come sto e come può aiutarmi. Do per scontato che sia suo il nome evidenziato e invece no. Di nuovo in classe c'è un solo bambino bianco ed è lui il prescelto. Quel giorno avevo sei classi e questa scena si è ripetuta almeno 4 volte. Non sto dicendo che il prof sia razzista, anzi, di sicuro si impegna al massimo. Ma a me sembra evidente che nell'evidenziare quei nomi il suo razzismo interiorizzato abbia avuto un ruolo.
Vi ho raccontato questi episodi ( e ce ne sarebbero moltissimi altri) perchè sono tutti casi in cui il pregiudizio razziale potrebbe benissimo non essere preso in considerazione. Sono i tipici casi in cui capita di sentirsi dire cose tipo "ma non è che tutto deve c'entrare con il razzismo, non è che ti stai fissando?". La mia risposta è: non è che stai ignorando il problema perchè non ti tocca? Il fatto è che purtroppo tutto c'entra con il razzismo (e con il sessismo, l'omofobia, ecc) nella nostra società. E non solo nella società americana. Ecco, è anche per questo che volevo proporvi degli esempi concreti. Guardatevi intorno, anche in Italia è la stessa identica cosa. Non ne parlo mai perchè le poche volte che l'ho fatto ho trovato così tante resistenze che mi sembra quasi inutile. Dico solo: teniamo gli occhi aperti su queste cose. Notiamo e interveniamo anche su noi stessi, tutti sbagliamo ogni giorno, tutti abbiamo la possibilità di fare meglio il giorno successivo.
3 commenti:
Chi non lo ha vissuto non lo può capire.
A te,da ragazza, non è mai capitato di essere scambiata per stagista,segretaria, o moglie/fidanzata di qualcuno ad un convegno/riunione di lavoro a maggioranza maschile e su tematiche tecnico/scientifiche solo perchè donna, giovane e magari anche di aspetto gradevole?
A me, che non sono neanche di aspetto così gradevole, è successo ,e diverse volte.Quello che mi fa rabbia è che non me la sono mai presa,mi sembrava normale.
Questo perchè era insito nella cultura che permeava la società in cui sono cresciuta.
Adesso che ho superato abbondantemente i 40 anni e riesco ad avere una visone libera da pregiudizi penso che me la prenderei, e molto.
Mia figlia, che sta studiando in una scuola superiore in Canada, mi ha consigliato due libri che le hanno fatto leggere in classe: Dear Martin di Nic Stone e The hate u give di Angie Thomas , credo parlino entrambi di police brutality (detto da mia figlia)
Lassù qualcosa fanno nelle scuole...
Ciao Betty
Anonimo: mi rispecchio enormemente in tutto quello che hai scritto.
Betty: provo a cercarlo, grazie!
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