La fase più difficile è stata senz'altro quella precedente all'inizio delle lezioni. E' una scuola fuori dall'ordinario in tutti i sensi, come vi raccontavo qui.
Alcuni esempi?
Faccio un colloquio perfetto, mi mandano il contratto dopo due ore riempiendomi di complimenti e pregandomi di accettare, io firmo e non li sento per quasi tre mesi. Un po' di ansia ti viene. E non sono l'unica a cui sia successo, ho scoperto dopo.
Il primo giorno di formazione è girato un foglio per segnare la presenza, normale. Il secondo hanno proiettato su una parete un codice QR che bisognava aprire per segnare la presenza, più o meno normale. Il terzo giorno non hanno detto nulla della firma, ma dopo un po' ho notato che c'erano delle fotocopie di codici QR appesi a caso su una porta, sulla macchinetta delle bibite, in giro per la scuola. Ho provato a scannerizzarne uno per vedere cosa succedeva: era il file delle presenze. Poi basta, nessuno ha più richiesto di segnare le presenze. Oppure io non ho capito cosa dovevo fare e non l'ho fatto.
Un altro giorno, arriviamo alla formazione, siamo una quarantina di insegnanti, e la vicepreside comincia a distribuire dei regali.
- Vi starete chiedendo perchè cinque persone stanno ricevendo un regalo. E' perchè hanno letto l'email fino in fondo.
Lo scopo dell'email era dirci di essere lì ed eravamo lì, chiaramente quindi tutti avevamo letto l'email, ma solo chi aveva avuto la curiosità o la precisione di arrivare all'ultimissima riga dopo le figure, ecc. riceveva il regalo.
Ecco, di cose così ne sono successe varie. E' come se volessero
Nessuno ti spiega nulla. Prima dell'inizio della scuola, ho fatto domande ovvie: l'orario delle lezioni, quante classi ci sono, quanti bambini in ogni classe, i nomi degli studenti. La lista degli studenti, dopo dieci giorni di scuola, ancora non ce l'ho, per dire.
E' una specie di ti buttiamo in acqua e vediamo se stai a galla. Tutti ti dicono sì, l'orario delle lezioni? Certo! La lista degli studenti? Come no! Ma poi non lo fanno, non lo fanno.
Sì significa no, ma a volte anche sì.
Un inferno lavorativo, vero? Abbastanza.
Però, come sempre, ci sono un sacco di però.
Il primo giorno di scuola, quando sono iniziate le lezioni vere e proprie, abbiamo trovato un regalo ad aspettarci in classe e la cena pronta da portare a casa e scaldare alla fine della giornata. Sono piccoli gesti, ma importanti.
A quel punto poi tutte le grane burocratiche non contavano più. Il mio lavoro, alla fine, è insegnare e appena ho cominciato a farlo, mi sono ricordata di colpo il motivo per cui volevo così disperatamente questo lavoro. Le ore volano, mi danno fiducia totale dal punto di vista dei contenuti e della creatività. Posso proporre quello che voglio e i bambini sono meravigliosi, come sempre del resto. Ogni giorno i genitori mi mandano materiale da usare in classe. Qui funziona così: se gli piace quello che fai, ti sponsorizzano.
E' il lavoro giusto per me. Mi sento appagata da quello che faccio. Ci sono poche cose che mi piacciano di più che semplicemente essere in quella classe.
E poi c'è Joe che si sta trovando benissimo a scuola. Viene nella mia classe un'ora alla settimana e fa finta di non conoscermi. Le sue maestre per ora sembrano stupende, si capisce che ci tengono tanto a quello che fanno e lo vedo su di lui, è tranquillo, contento, dorme bene.
Alla spicciolata, è arrivato anche Woody. L'ho iscritto in un asilo che è proprio accanto alla mia scuola. Lui ha sofferto un bel po' nel passare da quasi tutto il tempo con la mamma a tutti i giorni tutto il giorno all'asilo, ma adesso è contento, si vede. Abbiamo anche scoperto che c'è un tunnel segreto fra le elementari e l'asilo. La mia scuola permette generosamente agli insegnanti di tenere con sè i figli prima e dopo l'orario di lezione. Così Joe e Woody non devono andare al dopo scuola, possono semplicemente aspettare nella mia classe che è un posto divertente pieno di giochi e colori, mentre io finisco con calma il mio lavoro.
Nonostante ciò, la pressione è notevole. Le email a tutte le ore, gli studi che sono costretta a portare avanti comunque, la casa che va a rotoli. Mi sveglio sempre prima che suoni la sveglia. Ci sono dei giorni che ho un nodo di gola che non se ne va, un senso di non avere niente sotto controllo. La costante paura di aver dimenticato qualcosa di importante perchè la verità è che dimentico ogni giorno qualcosa di importante. Chiamare un'amica che sta per partorire, portare i cani dal veterinario, pagare qualcosa, presentarmi a qualche appuntamento.
La cosa buona è che sono ancora all'inizio e mi accorgo che ogni giorno va un pochino meglio. Mi sono ritrovata a pensare tantissimo al concetto di comfort zone in questo periodo. Tutti dicono che bisogna abbandonarla, ma a me manca da morire, ci salterei sopra in un secondo se postessi. Nella mia comfort zone lavoro meglio, vivo meglio, vivo.
Vediamo di costruirne un'altra in fretta di comfort zone. Certo che questa scuola va in tutt'altra direzione. Avevo soprannominato la vecchia scuola Scuola Flanders, come il personaggio irritante dei Simpson, quello dei buongiorno buongiornino, questa invece la intitolerò al mitico Willy Wonka generoso, geniale e spietato al tempo stesso. Altro che comfort zone.
9 commenti:
“C’è così tanto tempo e così poco da fare...”
Forza, forza!! :-)
Decisamente un inferno la parte relativa all'organizzazione...
Una cosa: ti pagano lo stipendio? Perché su quello non ci deve essere confusione. Mi raccomando, stai attenta che non facciano i disorganizzati anche su quello. E magari chiedi informazioni sul file delle presenze, che poi non vengano a dirti che non ti pagano perché non riescono a dimostrare che eri presente.
Non c'è alcun segretario che si occupa della registrazione degli studenti? Immagino che loro li prendano i soldi dai genitori... devono avere modo di controllare.
Inoltre, se un genitore manda a scuola il figlio, credo vorrebbe sapere se il figlio a scuola ci arriva o meno.
Uhm, spero che la situazione converga... la confusione non fa bene. Si può essere sia ben organizzati che concedere libertà agli insegnanti, secondo me.
In bocca al lupo!
Ce ne vuole un bel po'a volte ;)
Bulut: Forse mi sono spiegata male, mi spiace. L'appello è una cosa serissima che viene controllata e ricontrollata da più persone però viene fatto dall'insegnante principale. Io come insegnante di arte tendo a essere un po' dimenticata. Quindi le liste esistevano da subito, il problema era farle arrivare a me. Tutti me le promettevano e poi non me le mandavano. Lo stipendio dovrebbe arrivare senza problemi anche perché qui in TX si rischia la chiusura se si pagano i dipendenti in ritardo. Ora che mi ci fai pensare, anche il foglio della presenza non aveva molto senso visto che tutti eravamo tenuti a essere presenti. Forse era una sorta di gioco attitudinale, chi lo sa, non mi stupirebbe. E poi sì, sono disorganizzati. Ho vari iPad ad esempio e non posso usarli perché non si trovano i caricabatterie. Non c'è verso di venirne a capo. Domenica sera stavo guardando un film, quasi mezzanotte, arriva un'email: avevano cambiato l'orario delle lezioni. Non ti dico lunedì che confusione. Se si è un po' rigidi non si può resistere là dentro, bisogna lasciare molto correre. È vero che sono anche generosi. Mi hanno già dato un grosso aumento, non ci potevo credere..., e poi consentono ai dipendenti di tenere i figli in classe prima e dopo le lezioni, è un bell'aiuto sia economico che morale.
Oh, ok, capito!
Hai fatto bene a spiegarmi che avevo capito tutt'altro...
E sono contenta per l'aumento: bene!
Spero ti adatterai, dai... riguardo al cambio delle lezioni: sembra molto come in Italia, con l'orario provvisorio e l'orario definitivo.
Comunque io non vivo in Italia, la scuola dei miei bimbi è un misto di stile americano, hanno un insegnante principale nella homeroom e poi si spostano tra le varie aule... devo chiedere ai miei figli se fanno l'appello o no. Credo di sì però.
:)
In bocca al lupo!
Do
Bulut: anche qui fanno la rotazione fin dalle elementari, sembra simile al vostro sistema. L'appello suppongo sia sempre imprescindibile. Nel nostro caso tra l'altro credo che i fondi statali siano basati anche sulle presenze. Non so dirti però se ogni giorno la maestra chiami tutti i nomi o se lo faccia senza dirlo. Ai miei tempi facevano l'appello vero solo i primi giorni per imparare i nomi, poi segnavano senza dirlo.
Do: crepi! :)
domanda: cosa c'era scritto nell'ultimissima riga dell'email?
Gufo: qualcosa tipo "se sei arrivato fin qui, mandami un'email"
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