Stamattina ho accompagnato Joe in gita con la scuola in uno di quei posti dove si fa indoor skydiving. Dovevamo solo fare dei laboratori di fisica e degli esperimenti. La preside aveva mandato una circolare e aveva anche fatto un discorso, giusto un attimo prima di entrare a tutti i genitori presenti dicendo che certo la scuola non avrebbe potuto impedirlo, ma il gruppo doveva rimanere unito: non era giusto che gli studenti accompagnati dai genitori provassero il tunnel del vento e gli altri no. Tutti d'accordo fino a quando è apparsa una dipendente della struttura dicendo che i genitori potevano pagare un piccolo extra (normalmente credo sia molto più caro) e far provare ai figli anche l'ebrezza del volo oltre ai laboratori.
Sembrava un esperimento sociologico.
Una mamma, una sola, si è fiondata a compilare la liberatoria senza nemmeno pensarci. Un'altra mamma, una sola, ha inveito ribattendo che non era assolutamente giusto nei confronti dei bambini che non potevano farlo. Io non ho inveito, ma le ho dato ragione. Mi sono limitata a non fare nulla. Non l'ho nemmeno chiesto a Joe se volesse volare o meno. In fondo sapeva che non l'avrebbe fatto, perchè complicarsi la vita? Certo, la mia non è stata una decisione sofferta. Joe è un fifone, magari lui per primo non avrebbe voluto farlo anche se glielo avessi proposto. La figlia della mamma che si è arrabbiata invece era disperata perchè voleva farlo tantissimo. Ma la madre è rimasta irremovibile. Messaggio semplice e chiaro: se non possono farlo tutti, non lo fai nemmeno tu perché non è giusto.
Alla spicciolata, tutti gli altri genitori sono corsi a firmare le lunghissime liberatorie. Abbiamo rinunciato solo in tre.
La manager aveva detto che sarebbero stati 'discreti' per non turbare gli altri studenti e invece finite le attività ci è toccato passare più di un'ora a guardare una ventina di bambini volare (per modo di dire, a un metro da terra tenuti per la tuta dall'istruttore). Il tunnel del vento in mezzo e noi tutti intorno che pranzavamo e guardavamo i fortunati. Come si suol dire in questi casi, bambini di serie A e bambini di serie B. Se i tuoi lavorano e non possono accompagnarti in gita o non possono pagare l'extra, sei di serie B.
Ha volato perfino un papà. E perfino il figlio della ex preside, presente quest'anno solo in veste di genitore.
[L'ex preside, tra l'altro, è quella che l'anno scorso quando andai da lei per denunciare un brutto episodio di razzismo si commosse per quei poveri genitori bianchi, la cui figlia era stata razzista a loro insaputa e non per la bambina di colore che era stata discriminata. Qui]
Un'ultima considerazione.
Alcuni dei ricordi più belli della mia infanzia sono di mia madre che mi accompagnava alle gite. Era bravissima, sempre presente, tutti la adoravano. Ero, e sono ancora, orgogliosissima. Quindi conoscendo la gioia di chi riceve questo tipo di attenzione, adesso che sono anch'io una mamma, cosa faccio? Odio le gite, le partite, gli allenamenti, i boy scout, tutto. Ci vado, se devo, ma guardo di continuo l'ora e sospiro. Si vede che sono un mostro senza cuore. Oppure è solo che alla lunga ho notato che tantissime volte è proprio in questo tipo di circostanze che esce fuori il peggio degli adulti. Tutti siamo generosi a parole, tutti siamo pieni di buon senso, ma poi quando si tratta dei nostri figli, chissà dove va a finire quel buon senso. Potrei fare tanti di quegli esempi.
Ricordo un episodio dopo la finale del campionato di calcio della prima elementare. La nostra squadra perde, ma tutti i bambini ricevono un piccolo trofeo per aver partecipato. Un papà costrinse il figlio a buttarlo subito nella spazzatura: hai perso, non lo meriti. Non condanno la questione in sè, se ne può discutere, ma un gesto così forte in un momento di festa...ha rovinato tutto. Altro esempio: bambino con la sindrome di down fa una prova per entrare nella squadra: gli viene fatto capire subito che non è il benvenuto. E non fatemi nemmeno cominciare a parlare dei genitori, tantissimi, che aspettano i figli fuori dagli allenamenti in macchina per un'ora o un'ora e mezza con i finestrini abbassati e l'aria condizionata a palla.
Insomma, il mondo va a rotoli, la società fa schifo, ma la società è soprattutto questa cosa qui che si vede nella vita di tutti i giorni, siamo noi, non è solo Trump o Salvini. Ricordiamocelo.
5 commenti:
Il tuo discorso è molto più ampio e mi rattrista vedere come le cose sembrano andare indietro invece che avanti, cmq, rigaurdo al fatto dell'esperienza indoor skydiving...ma perché non poteva esserci del personale specifico che facesse fare l'esperienza a tutti i bambini? In fondo, non è che i genitori sono esperti e sanno bene come fare, in una cosa del genere. Forse anche a monte si poteva organizzare in modo da non arrivare a fare le cose così, con quelli che non possono fare e che gli tocca guardare. Ci vedo una sorta di disorganizzazione oltre che naturalmente il discorso più ampio che hai fatto.
D'accordissimo, è stata la preside a sbagliare, doveva imporre che non lo facesse nessuno o far firmare le liberatorie a chi lo desiderava per il proprio figlio.
Non saprei. Era stato detto e scritto che non si sarebbe fatto lo skydiving ma solo i laboratori, a quel punto sarebbe stata una questione di buon senso da parte dei genitori rispettare gli accordi. Non potevano farlo tutti perché la scuola non si assume la responsabilità. Ci sono tutta una serie di liberatorie da firmare,in teoria può essere pericoloso. Il costo poi sarebbe stato superiore. L'attività educativa prevista dalla scuola era solo fare i laboratori. E' come se tu vai in gita con la scuola a Venezia e decidi di portare tuo figlio sulla gondola anche se non era previsto e tutti gli altri non possono farlo.
La preside lo ha "imposto" nel senso che lo ha richiesto. Cosa poteva fare più di così? E' una questione di buon senso. Certo, chi lo ha fatto ha firmato una liberatoria per il proprio figlio e pagato un extra. Lo hanno fatto anche quando gli era stato chiesto in tutti i modi di non farlo per rispetto verso gli altri bambini.
Concordo con la tua chiusa.
Chi ci rappresenta, chi votiamo, non è un alieno, ma la personificazione di una società che per molti aspetti fa pena, se non schifo (ci sono per fortuna esempi opposti).
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