venerdì 21 ottobre 2016

l'individualismo/2

Sul tavolo della sala insegnanti c'era un biglietto di condoglianze comuni, cosi' ho dato un'occhiata a quello che hanno scritto tutti. Parlavano del paradiso, la felicita' eterna, le braccia del Signore. Non e' il mio modo di esprimermi, anche perche' sinceramente non ho idea di dove vadano i morti e se siano poi cosi' contenti di essere separati da tutti quelli che amano.  
Piu' che dire, mi andava di fare qualcosa per questa persona che non e' una mia amica, ma e' qualcuno che conosco da molti anni e per cui nutro un sincero affetto. In passato e' capitato anche a me purtroppo di ricevere pile di biglietti e fa piacere per carita', ma poi? Rimane tutto li', sono solo parole dette sull'onda emotiva, parole che non vengono quasi mai seguite da nessuna dimostrazione d'affetto o di aiuto concreto.
Avevo pensato di portarle dei fiori, poi pero' mentre ero li' bloccata nell'imbarazzo della scelta, mi sono ricordata all'improvviso del funerale del nonno. Erano rimasti tutti quei fiori a ricordarci per settimane non solo la sua assenza, ma soprattutto il giorno del funerale. Allora ho cercato di ragionare su cosa potesse essere d'aiuto in modo pratico, considerando che non mi avrebbe mai permesso di fare nulla per lei. Un buon libro. Come non arrivarci subito? Un libro e' cio' che mi ha sempre aiutato a superare i momenti difficili della vita. Le regalo un libro, decido, e non ho il minimo dubbio, scelgo quello su cui forse sono tornata piu' spesso nei momenti bui, Le Citta' Invisibili di Calvino, che incredibilmente trovo subito in inglese alla libreria di fronte alla scuola. L'ironia sta nel fatto che la citazione che le ho segnalato parla dell'inferno piu' che del paradiso, ma capira', spero.


“L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ti ho scoperta per caso, leggo volentieri i tuoi post. Bella la citazione, applicabile in ogni comunità nel mondo, suggestive le tue osservazioni. Grazie. Sabrina

nonsisamai ha detto...

Grazie a te per questo commento!