Qualche giorno fa il piccolo Joe ha giocato con i bambini delle vicine. Ogni volta che li vede fuori mi trascina da loro, si divertono un mondo tutti e tre. E noi mamme si sta li’ un po’, si fanno quattro chiacchere e cosi’ senza pensarci li ho invitati alla sua festa di compleanno.
A cena racconto a Mr. Johnson che li ho invitati, ma che mi ricordo solo il nome dei bambini, lui nemmeno quelli. Quando gli dico il nome della bambina, fa un salto dalla sedia:
- Ma e’ razzista!
- Ma figurati!
- Lo so, neanche a me sembrano razziste, ma chi altro chiamerebbe la figlia Ivory?
Da li’ nasce una discussione infinita. A me quel nome non dice nulla e loro non mi sembrano assolutamente razziste. Lui insiste che chiamare una bambina bianca Ivory e’ quantomeno ambiguo. Chiedo a una serie di amici americani e ognuno ha la sua opinione, ma sono tutti piu’ o meno d’accordo con lui sull’ambiguita’. La poverina dovra’ vivere con queste discussioni per il resto della vita. Dice un nostro amico che conosce un ragazzo di colore che si chiama cosi’ e a me viene spontaneo immaginare un omaccione che si chiama qualcosa tipo Chiara, anche se non so se il paragone sia proprio calzante.
C’e’ una persona con cui la discussione si fa davvero appassionante e si sposta su una moltitudine di altri livelli come spesso succede in questi casi. Un nome e’ una questione delicata.
Dico a questo amico, quasi vergognandomi di doverlo specificare…
- Ma per te cambia qualcosa il fatto che si tratti di una coppia di donne?
- Assolutamente no. Dimentichi che il razzismo e’ spesso latente proprio nelle persone che si percepiscono come suscettibili di discriminazione, basti pensare ai cristiani radicali per esempio....
- Ma hanno anche un figlio con la sindrome di down, con questo fanno due possibili enormi fonti di discriminazione nella stessa famiglia, come fanno a essere razziste proprio loro? Mi spiace, ma non me lo spiego…
- Il razzismo latente e’ fuori controllo in questo paese, me ne sono accorto durante le elezioni. Nel posto in cui sono cresciuto ogni sorta di fanatismo era assolutamente inaccettabile. Nessuno si sarebbe mai definito ‘razzista’, ma il 99% della nostra cultura era bianco, in altre parole: era semplice. Ora invece, con la tecnologia che ci avvicina sempre di piu’, cominciano a vedersi i ‘veri colori’ delle persone. Quindi, queste persone sono razziste? Se glielo chiedi ti diranno sicuramente di no, ma osservali un po’ piu’ da vicino…
Finalmente arriva il giorno della festa e soprattutto la possibilita’ di parlare un po’ meglio.
NON CI POSSO CREDERE.
La bambina si chiama Avery non Ivory!
Confesso il malinteso ai miei amici e ci facciamo una gran risata. Il mio inglese, dopo sei anni, continua a essere un’inesauribile fonte di imbarazzo, ma non me la prendo, in fondo sono un po’ svampita anche in italiano e poi ho imparato tante cose, e’ stato un buon malinteso dai.
2 commenti:
Ma non potevano chiamarla, che so, Carol???
si infatti che poi anche avery non e' che sia sto granche'...
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