Quando sono arrivata qui, mi sono subito accorta che il mercato dell’usato e’ molto piu’ vivace che in Italia. Ci sono i ‘garage sale’, per esempio, che da noi non riesco proprio a immaginare e non so nemmeno spiegarmi il perche’. Forse, paradossalmente, mi sembra che sia un meccanismo troppo semplice per funzionare in Italia, ma ditemi voi. In pratica, se decidi di fare un po’ di pulizia in casa e ti rendi conto di avere un sacco di cose che non sono da buttare, ma che non ti servono piu’, nel fine settimana metti su un banchetto fuori dal tuo garage e vendi quello che vuoi ai tuoi vicini di casa. Conosco delle persone che se ne intendono proprio di garage sale e fanno ottimi affari, ci trovano davvero di tutto.
In realta’, ho cominciato a pensare all’usato solo da quando e’ nato il piccolo Joe. Quando ti nasce un bambino ti rendi conto davvero dello spreco sia economico che ambientale in cui viviamo. Devi comprare tantissime cose che nella migliore delle ipotesi userai per poche settimane o mesi e vorresti per lo meno risparmiare un po’ su certe cose secondarie. Non so come sia in Italia, ma qui, fra amiche ci si scambiano tranquillamente le cose ed e’ un bell’aiuto reciproco. Mia cognata in Giappone invece mi dice che li’ non si fa e che e’ quasi offensivo. Il problema e’ che con i bambini non sai mai di preciso cosa ti serve, con cosa si sentiranno piu’ comodi e con cosa gli piacera’ giocare, non e’ cosi’ facile capire cosa comprare. Ma anche volendo comprare tutto nuovo, resta la questione di cosa fare con tutta questa roba dopo che l’hai usata. A parte i garage sale, qui ci sono diverse catene di negozi che vendono cose per bambini ‘usate in modo gentile’. E’ semplicissimo, vai li’, vendi le tue cose al momento e ti pagano in contanti.
Ogni volta penso che sia un’idea geniale: potrei vendere le cose che non gli stanno piu’ e usare i soldi che ricavo (che non sarebbero pochi) per comprarne delle nuove. Ma poi non lo faccio mai. All’ultimo momento decido sempre che in fondo quei soldi non mi cambieranno la vita e che dovrei dare tutto in beneficienza. Che brava. Il problema e’ che alla fine non faccio nemmeno quello, o molto raramente. E’ che le cose che ha usato tuo figlio da piccolo hanno un valore affettivo immenso e a me viene molto difficile separarmene. Di solito, se decido di farlo lo faccio d’impulso davanti a un’amica col pancione e il resto sono cassetti che stanno per scoppiare.
Come vedete questo progetto di riorganizzazione della mia casa pian piano va avanti e mi sta facendo capire e affrontare moltissime cose di me. Comincio a pensare seriamente che magari quando avro’ finito con la casa, se mai finiro’, anche la mia vita sara’ un po’ piu’ in ordine.