Un po’ di serendipity, che era da tanto.
Buon fine settimana.
La settimana scorsa i rappresentanti dei genitori hanno chiesto a tutti gli insegnanti di compilare una wish list con tutto il materiale che gli piacerebbe usare in classe, ma che la scuola non ha potuto ancora comprare.
Anch’io ho chiesto qualcosa per la classe di arte e dopo solo una settimana e’ arrivato anche piu’ di quello che avevo chiesto. Non me lo sarei mai aspettato, e soprattutto non cosi’ in fretta.
Alcune delle donazioni mi sono arrivate addirittura da genitori di bambini che non sono nemmeno nelle mie classi perche’ sono troppo piccoli, non ci potevo credere, non capivo. Mi hanno detto che ammirano molto il mio lavoro per quello che vedono in giro per la scuola e hanno voluto contribuire. Insomma, se volevano, come hanno detto, dimostrare la loro stima e il loro supporto per il lavoro degli insegnanti, ci sono riusciti in pieno.
Io avevo chiesto giusto un paio di cose perche’ fondamentalmente non ho bisogno di nulla di importante e poi mi dispiaceva chiedere qualcosa in piu’ a persone che gia’ pagano cosi’ tanto per mandare i figli nella nostra scuola. Ma loro non ci hanno pensato due volte. Che slancio. Non solo ogni giorno ci portano cibo e bevande, alla fine dell’anno organizzano un’enorme “giornata di apprezzamento per gli insegnanti” in cui loro lavorano e noi festeggiamo e riceviamo regali tutta la mattina, ma anche questo. Non si tirano indietro di fronte a nulla. Mi stupisco cosi’ tanto perche’ per me l’idea e’ sempre stata che mandi i figli a scuola e al resto pensa la scuola, ma qui la mentalita’ e’ completamente diversa e devo dire che in questo caso, mi piace. La partecipazione e’ sempre una bella cosa. Aiuta noi a lavorare piu’ volentieri, loro a sentirsi parte dell’educazione dei figli e i figli a imparare il valore di un gesto che si fa non per un vantaggio individuale immediato ma per la collettivita’.
Nel Texas dell’est il paesaggio e' completamente differente rispetto a qui. Ci sono questi pini altissimi ovunque che a uno che vive a Dallas da un po' come me, fanno impressione e anche un minimo di paura. In realta', i venti sono molto meno violenti da queste parti e gli alberi cosi’ vicini alle case non sono un grande pericolo. La nonna Johnson ci raccontava che anche lei ci ha messo un po’ ad abituarcisi, ma che dopo tanti anni, ancora le sembra di vivere in un posto di vacanza. Prima di trasferirsi qui, ha vissuto per molti anni in una cittadina remota nel mezzo dell’Oklahoma. Come vi raccontavo qualche settimana fa, l’Oklahoma non e' altro che una prateria sterminata dove gli alberi sono stati introdotti per la prima volta dai pionieri inglesi e dove i venti fortissimi e I tornado sono all’ordine del giorno. Alberi come questi in Oklahoma, come del resto nel Texas del nord dove vivo io, sono impensabili. La nonna e’ una pittrice e ci raccontava che le ci e’ voluto un bel po’ di tempo prima di riuscire a dipingere piu’ di un albero nel paesaggio, non le sembrava ‘naturale’.
Oggi siamo andati a est, vicino alla Louisiana, a trovare la nonna Johnson. L’altro ieri, pensavamo a lei perche’ non la vedevamo da qualche mese, poi a un tratto ci siamo resi conto che ha ottantasei anni, sembra incredibile a vederla cosi’ bella, e siamo letteralmente corsi a farle una visita.
Dopo due ore in macchina con il piccolo Joe, Mr. Johnson faceva una considerazione che mi sono sentita di condividere pienamente:
- Mi sento come se il mio cervello fosse fatto di yogurt.
Ma non era questo che volevo raccontarvi.
Eravamo li’, ancora una volta nella famosa casa fra i pini, quella che dagli anni settanta non e’ cambiata di una virgola, quella fra Kubrick e Lynch, piena di libri e quadri, con i fiori di stoffa e il persiano di ceramica che fa da fermaporta, e abbiamo sentito il tempo passare. Non so come dire, la vita ci ha investito, travolto, tantissima tutta insieme. Nei ricordi di Mr. Johnson cosi’ come nei tanti racconti della nonna, vedevamo quello stesso giardino cosi’ silenzioso in cui nostro figlio stava giocando da solo, pieno di altre voci di altri bambini che ora, come noi, hanno bambini a loro volta. Chi c’e’ e chi non c’e’ piu’. Ti sembrava di vederli li’ mentre montavano insieme quel canestro che ancora oggi e’ davanti al garage oppure mentre giocavano con il trenino elettrico del nonno. In ogni angolo, un ricordo, un qualcosa e ti accorgi che loro, i nonni, che ti erano sempre sembrati cosi’ lontani, a un certo punto sono stati piu’ o meno come te ora e questa cosa cosi’ scontata ti da’ le vertigini.
Spiego alla maestra che il piccolo Joe si e’ svegliato con un po’ di raffreddore e che gli cola un po’ il naso, niente di che’.
La maestra, pero’, fa una faccia molto seria e stupita e risponde qualcosa tipo va bene tanto il bambino con il diabete oggi non c’e’.
Eh? Mi insospettisco giusto un attimo.
Per prima cosa esco e controllo sul dizionario che mi da’ ragione.
Io ho detto proprio cosi’, ‘he just caught a little cold’, ‘un raffreddore’.
Pero’ quella faccia…
Chiamo Mr. Johnson e gli racconto l’accaduto.
- Ma ho detto qualcosa di sbagliato?
- Siiii! Se gli dici che ha un ‘cold’ pensa che abbia un virus e che sia contagioso, non si va a scuola con il cold.
E cosi’ ho imparato che in questi casi, a scanso di equivoci, bisogna dire cose tipo He just woke up with a stuffed up nose o He’s got allergies.
Mrs. Monkey dice che da come l’ho detto la maestra avrebbe potuto benissimo capire, ma visto che non ha capito…
Va bene, basta saperlo. Cosi’ evito di essere marchiata come la cattiva madre che manda a scuola il figlio moribondo.
La cosa positiva, l’unica, e’ che dopo sei anni ho sviluppato una certa capacita’ intuitiva nel riconoscere le espressioni sconcertate dei miei interlocutori.
Quanti equivoci nella mia vita.
Un giorno guardando le sue foto da piccino, notera’ che quasi in tutte c’era lei. Qualche volta in un angolino sullo sfondo, qualche volta proprio li’ accanto a lui, ma c’era sempre lei. A controllare che stesse bene, a osservarlo, a cercare di rubargli il cibo. E’ un angelo custode un po’ imbranato, ma e’ proprio speciale la nostra Ragazzina. E nessuno mi toglie dalla testa che se il piccolo Joe e’ cosi’ sereno e socievole un pochettino e’ anche merito suo. Cara, grazie.
La settimana scorsa non sono stata del tutto onesta nella mia confessione.
La situazione era ben piu’ grave di quella descritta, eh si. Lo ammetto. Sono una, per dire, che quando si sta per finire il bagnoschiuma (o il dentifricio o la crema per il viso o i cereali…piu’ o meno qualunque cosa), invece di finirlo del tutto, apre quello nuovo e li tiene tutti e due per sempre, in caso un giorno che non arriva mai, abbia voglia di una variazione sul tema. Buttare le cose per me e’ una vera tragedia. Mi prende questo senso di ineluttabilita’, di ‘non ritorno, di giudizio universale, di…ma in fondo chi sono io per mandarti nella spazzatura? E rimando, rimando. Non riesco a svuotare nemmeno il cestino del computer per la miseria! Per non parlare di tutto quello che puo’ avere anche un vago valore affettivo.
Pero’ c’e’ un pero’. Devo dire che dopo una settimana di decluttering, si cominciano a vedere i primi veri risultati.
Innanzitutto mi sento molto meno agitata, senza questo senso di sopraffazione che ti viene quando non sai da che parte cominciare. Non l’avrei mai detto, ma seguendo quelle piccole regole che dicevamo, organizzare e soprattutto buttare hanno un non so che’ di liberatorio, sarei tentata quasi a dire, di piacevole. L’alleggerimento e’ immediato, anche a livello mentale, e lo senti.
Tra l’altro, anche al lavoro ho lo stesso identico problema. La mia classe e’ stata per anni una specie di deposito e ancora oggi, ogni settimana ricevo scatole su scatole di ‘donazioni’. La gente regala a un’insegnante di arte qualunque cosa, non potete immaginare. Asciugamani, fazzoletti, set da punto croce, di tutto (quasi mai materiale artistico ovviamente), e il brutto e’ che con un po’ di creativita’ in teoria puoi usare davvero di tutto, quindi la tentazione di tenere e’ immensa. L’altro giorno mi sono arrivati 50 cucchiai di legno per fare un esempio. Sembra che le persone si sentano molto meno in colpa a donare generosamente a me i loro acquisti folli invece di buttarli via. Comunque, quest’anno sono decisamente piu’ spietata nella selezione e ho anche cominciato a riorganizzare tutto il materiale. Per di piu’ ai bambini, il nuovo sistema piace un sacco, molto piu’ colorato delle vecchie etichette da leggere, li spinge a guardarsi un po’ piu’ intorno forse.
Un’altra cosa che volevo raccontarvi e’ che poi ho parlato con quella mia amica del caffe’ quel giorno e le ho detto praticamente tutto quello che avevo scritto qui.
[In questi casi mi immagino sempre la persona imbattersi in un blog a caso e cominciare a leggere tutto quello che le e’ successo il giorno prima…guarda te che coincidenza…]
Era completamente d’accordo con me. Tanto e’ vero che mi ha chiamato l’altro giorno all’ultimo momento (tipo dopo pranzo! Ma chi ti chiama all’ultimo momento a Dallas? Ma nemmeno a MIlano forse…) per una bellissima cena improvvisata all’italiana, non potevo essere piu’ felice della sorpresa.
Per il resto, l'altro giorno ho visto un film italiano bellissimo, dove questo pover'uomo faceva una fine triste, ma triste, schiacciato da una societa' che calpesta i sogni piu' genuini e le persone piu' integre. Uno di quei film che ti lasciano l’amaro in bocca. Poi, a corto di serie americane, ho deciso di cercarmente una italiana ed eccolo li’, sempre lui, in un bel ruolo brillante. Mi ha fatto proprio piacere rivederlo sano e salvo e anche di buon umore.
L’altra mattina siamo andati al parco con i compagnuzzi dell'asilo del piccolo Joe. Ben tre mamme cercavano mio figlio: erano curiose di vedere chi e' questo famoso bambino che le figlie nominano continuamente.
A un certo punto una mi fa:
- Non capisco perche’ sia sempre preoccupata per Joe. Vuole sempre sapere dov’e’ Joe, vuole sempre seguire Joe…
E Joe non poteva essere piu’ indifferente. E’ cool, e’ proprio un piccolo Joe Cool lui.
Un’ultima cosa perche’ so che anche voi andate matti per le coincidenze: mi sono imbattuta in una persona che ha frequentato il mio stesso piccolissimo liceo in Italia, che era addirittura nella stessa sezione pochi anni prima. Piuttosto emozionante.
Buona settimana!
Stamattina in un parcheggio:
- Guarda! Quella macchina ha un adesivo di Sarah Palin for Vice President! Nemmeno McCain - Palin…incredibile…mai visto e poi dopo quattro anni…
- Pazzesco…
- Guarda arrivano…
- Ma come sono fatti? Dai passagli davanti che voglio vedere che faccia hanno.
Completamente anonimi.
In questi giorni, la mia vita e’ un bel po’ complicata dal fatto che un paio di persone mi hanno chiesto aiuto. Pero’ in fondo mi fa piacere. Ho realizzato oggi mentre guidavo che ci sono voluti sei anni per avere qualcuno che mi chiede aiuto. L’aiuto, soprattutto in situazioni serie come queste qui, non lo chiedi a chiunque, ma solo a qualcuno che consideri davvero tuo amico o per lo meno di cui ti fidi veramente. Per me questo e’ un segno di amicizia e mi lusinga. Si’, domani mi lamentero’ di essere stanca, ma e’ un piccolo passo avanti nella mia difficile vita relazionale da emigrante.
Per due settimane, urlava disperato il nome del suo peluscetto preferito:
- Dudu’! Duduuuuuu’! Duduuuuu’!
E ogni volta che lo faceva, la maestra inspiegabilmente gli controllava il pannolino.
In inglese, i bambini chiamano la cacca, doodoo.
Povero piccolo Joe, che vitaccia con questo bilinguismo.
Ieri sera, guardavamo l'ultimo episodio di Breaking Bad sul divano, mentre abbiamo sentito il rumore del vento contro la canna fumaria. Ci siamo guardati e abbiamo sorriso.
- Deve essere lui.
Ed era lui, il fronte freddo.
Dopo un'intera estate a quaranta gradi con la siccita', svegliarsi e respirare una boccata di aria fresca, e' una sensazione che non si puo’ descrivere.
Vivendo lontano da quasi tutti i miei parenti e migliori amici, mi sono addestrata a fare una cosa piuttosto difficile per i principianti: mettere da parte le preoccupazioni e immaginarli tutti contenti e tranquilli. Se non sento nulla, mi dico che va tutto piu’ o meno liscio e non e’ menefreghismo, e’ l’unico modo per sopravvivere. Il fatto e’ che tante cose non si dicono finche’ non ci si vede di persona e cosi’ ogni volta che incappo in qualcuno che mi sbatte in faccia una realta’ ben diversa da quella che avevo in mente per lui, soffro e non posso fare a meno di soffrire perche’ mi spiace, perche’ non c’ero, per tutto.
Qualche giorno fa ci siamo imbattuti quasi per caso in un amico dei bei vecchi tempi andati. La fortuna di essere tutti un po’ sparpagliati e’ che prima o poi, per puro caso, da qualche parte, ci si ritrova.
All’inizio non capivo bene perche’ fosse qui e al telefono sembrava sfuggente. Ho immaginato che avesse lasciato moglie e figlia in Europa per sistemare tutto prima di far arrivare anche loro o che fosse venuto a trovare i suoi. Davanti a una birra, dopo essersi fatto coraggio, mi racconta che la moglie gli ha chiesto il divorzio sulla chat di facebook. Nemmeno, che ne so, skype, no, una stupida chat da quattro soldi senza guardarlo negli occhi. Ora lui tornera’ indietro per litigare un po’ sulla figlia e poi basta, dopo tutti questi anni di vita insieme, ognuno a casa sua, ma ai lati opposti del pianeta. Mi sembra tutto cosi’ deprimente. E’ la prima volta che vedo una coppia mista sposata, in teoria solida, cadere a pezzi in maniera cosi’ rovinosa, ed e’ orribile, anche perggio di un divorzio normale. Piu’ che altro penso a quella bimba che non ci capira’ quasi nulla. Prima si sentira’ abbandonata dall’adorato papa’ e poi si ritrovera’ a dover lasciare di punto in bianco la madre per passare un mese all’anno con quello che a quel punto sara’ poco piu’ che un completo sconosciuto. Le ragioni di marito le comprendo benissimo, ma come madre un po’ mi fa rabbia lui. So che non e’ facile, ma non capisco proprio come faccia ad andarsene cosi’ lontano dalla figlia. Le madri non agiscono quasi mai cosi’. Forse non si rende conto delle conseguenze del suo gesto o forse gli sembra la cosa tutto sommato piu’ semplice da fare. Mi dispiace tanto.
Vado a prendere il piccolo Joe a scuola. Una delle maestre esce dal bagno dopo aver cambiato un pannolino, e porge sia a me che a un altro paio di genitori un foglio, dimenticandosi pero’ di togliersi i guanti. Uno di questi genitori, che tra l’altro e’ anche una collega, ha avuto una reazione seriamente disgustata e glielo ha fatto presente. Anzi l’ha palesemente messa in difficolta’. Per me e’ stato imbarazzante vedere una persona di sessant’anni, che conosciamo benissimo, costretta ad arrampicarsi sui vetri per una semplice dimenticanza che, va bene, sarebbe stato meglio non ci fosse stata, ma mi sembra scusabile dopo otto ore in una stanza piena di duenni urlanti. E comunque, se ne sarebbe potuto parlare in privato.
[Per la cronaca, ne e’ uscita sostenendo di avere la pelle secca e di aver cominciato a lavarsi i guanti usa e getta invece delle mani, imbarazzante appunto]
Quando ho raccontato l’episodio a Mrs. Monckey, lei si e’ detta completamente d’accordo con la persona che ha chiesto spiegazioni. Io invece, non avrei mai messo in difficolta’ qualcuno che conosco bene per una dimenticanza come questa, mi sembra umiliante. Le chiedo:
- Ma quindi se vedi che un tuo collega esce dal bagno senza lavarsi le mani glielo dici?
- Certo, se facciamo un lavoro dal quale dipende la salute di altre persone! Oppure andrei dal direttore.
Cioe’ lei andrebbe dal capo a lamentarsi che tizio non si e’ lavato le mani, io sinceramente non credo proprio.
Non immagino uno zelo simile in Italia e soprattutto non immagino qualcuno ricevere un’osservazione simile con tanto savoir faire.
Voi cosa fareste? Cosa ne pensate? E’ una cosa italiana il soprassedere finche’ la situazione non diventa insopportabile e poi esplodere invece di fare subito le pulci sul lavoro?
Mi chiedo come facciano qui a non metterla mai sul piano personale e a fare conversazioni di questo tipo senza scomporsi minimamente.
Non so se con il piccolo Joe sia un periodo particolarmente complicato questo (ha 21 mesi) o se sia solo stato tutto troppo facile fin qui, fatto sta che ora come ora per la prima volta, faccio fatica, tanta. La notte dorme sempre molto bene, ma mi impegna cosi’ tanto durante il giorno che la sera crolliamo praticamente insieme e non ho piu’ ne’ il tempo ne’ soprattutto l’energia per occuparmi ne’ della casa ne’ tantomeno dei miei interessi. Mi sembra di essere in una centrifuga mentre il tempo vola e quello che voglio fare mi sfugge dalle mani. Ho bisogno di fermarmi a ragionare sulle mie cose come ho sempre fatto, non e’ cambiato nulla, ma adesso non ne ho piu’ il tempo, non posso permettermi distrazioni, lui vuole il cento per cento. E allora come si puo’ fare? Da una parte, vorrei che fosse gia’ in grado di passare un po’ di tempo per conto suo senza farsi male o mandare a fuoco la casa, dall’altra vorrei che crescesse piu’ lentamente possibile per potermi gustare ogni suo piu’ piccolo cambiamento. Vorrei tutto e in effetti ho piu’ o meno tutto, mi mancano solo un po’ di giornate da trentadue ore.
Il lavoro almeno, l’unico momento veramente mio, va a gonfie vele. Quest’anno ho piu’ tempo per fare le cose come voglio, per concentrarmi, e i risultati cominciano gia’ a vedersi. Adoro quello che faccio, lo sapete, e mi piace molto il fatto che ora anche il piccolo Joe ne faccia parte in un certo senso. Appena finisco l’ultima lezione, lascio tutto com’e’ e corro al piano di sopra da lui. Poi me lo porto in classe e gli do qualcosa di buono mentre finisco di mettere a posto le ultime cose.
Tornando a casa, ho sempre dei bei pensieri. Mi sembra di stare facendo qualcosa di buono ecco, o almeno quello che voglio, esattamente quello che voglio senza nessuno che mi dica niente. Mi prendo le colpe e i meriti, ma decido io. Mi sento soddisfatta anche del rapporto che ho con i miei bambini e soprattutto di essere quella persona nella loro vita che e’ addetta ad aiutarli a tirare fuori la creativita’, le cose piu’ belle che hanno dentro senza giudicarli mai veramente. Mi sento molto privilegiata. E stanca.
Sono in Oklahoma che non e' un posto particolarmente esaltante (anzi avete presente tutte quelle notizie folli sugli Stati Uniti che ogni tanto arrivano in italia? Ecco, la maggior parte arriva da qui) pero' c'e' un cielo in Oklahoma...e' pazzesco. Mai visto un posto piu' piatto di questo. Che tu dici guarda che tramonto mozzafiato, ti giri e dall'altra parte c'e' questa luna gigantesca mentre alla classic rock station stanno dando questa e, niente, e' un gran bel momento.