Ieri ho avuto una conversazione molto interessante con una ragazza africana che vive qui da piu’ di dieci anni. Mi diceva:
- E’ ora di andare via da Dallas.
- Come mai? Non ti ci trovi bene?
- No, no, e’ il posto in cui mi sono fermata piu’ a lungo in assoluto, ma ora voglio vedere qualcosa di nuovo.
- Ma non ti dispiace lasciare tutte le amicizie che hai costruito in tutti questi anni, la tua casa… Non ti spaventa ricominciare da zero?
- Costruiro’ nuove amicizie e imparero’ a cavarmela anche in un altro posto, l’ho sempre fatto, ho voglia di cambiare.
Ho sempe pensato che il mio bisogno di fare nido, di un posto dove davvero mettere radici fosse dovuto alla mia italianita’. Dopo tutto li’ in genere la gente si compra una casa nella vita e difficilmente la lascia, e’ questo l’esempio con cui sono cresciuta, ma per combinazione sempre ieri, un’amica italiana che vive fuori da tantissimi anni e che e’ passata dal Brasile, al Messico, all’Egitto e non so quanti altri paesi prima di approdare qui, mi diceva piu’ o meno la stessa cosa che mi ha detto la ragazza africana e allora...
- Prima non dovevamo riparare mai nulla. Traslocavamo prima che le cose si rompessero, ora ci si e’ rotto il forno e dovremmo anche imbiancare.
E ha sottolineato con la voce ‘imbiancare’ con un certo imbarazzo, come un sintomo di estrema decadenza di cui vergognarsi.
- Non va bene, bisogna ripartire altrimenti ci rincoglioniamo.
Io questi spiriti liberi li ammiro da morire, ma quanto e’ diversa la mia idea di benessere dalla loro. Anche a me piace viaggiare, ma adoro anche il fatto di cominciare a conoscere la citta’ e di avere dei punti di riferimento qui. Non e’ per niente facile essere l’ultimo arrivato.
Non so se ora come ora, ce la farei a lasciare Dallas cosi’ tanto per fare qualcosa di diverso. Magari non e’ il paradiso terrestre, ma sto bene qui, la vita e’ gia’ abbastanza complicata senza continuare a ricomniciare daccapo. Le cameriere scorbutiche del ristorante vietnamita di fronte a casa che sanno gia’ cosa voglio prima che glielo dica, mi mettono un buon umore incredibile per dire, mi fanno sentire di casa. Mi piace avere delle consuetudini, me le sono dovute guadagnare in un certo senso.
Oggi siamo tornati in quel ristorante dove ci avevano servito il fantasmagorico tiramisu’ con la foglia di basilico. C’erano dei cartelli che spiegavano che il proprietario non gli ha rinnovato il contratto di affitto e dopo domani chiudono. Ci sono rimasta malissimo. Insomma, ci andiamo dai primissimi tempi qui, quando ancora non si sbizzarrivano con il basilico. E’ uno di quei posti in cui ti puoi anche portare il vino da casa. Tanti di quei ricordi. Eravamo li’ la sera che abbiamo scoperto di aspettare il piccolo Joe. Prima o poi mi manchera’ quello stupido tiramisu’ al basilico, vi rendete conto? Lo so che succedera’ e se mi puo’ mancare questo, vuol dire che potrei finire per struggermi di nostalgia davvero per qualsiasi cosa. Meglio fermarsi ancora un po’ qui prima di riaprire le danze.
11 commenti:
secondo me non e' una cosa legata alla nazionalita', anch'io ho sentito di persone che dopo qualche anno sentono il bisogno di ripartire. io, dopo una prima partenza, mi ero illusa di essere come queste persone. quando ero in germania, soprattutto all'inizio, quando non avevo nessun vero affetto per il posto, mi entusiasmava l'idea di potermene andare di nuovo e ricominciare altrove. poi il tempo e' passato, e' nato il tappo, e un giorno ho scoperto di sentirmi a casa. mi entusiasmava ripartire, ma sentivo che qualcosa era cambiato. poi siamo ripartiti un'altra volta, ma credevamo fosse "for good", dato che si veniva in inghilterra, casa di uno di noi due. ho fatto una gran fatica all'inizio, tantissima, piu' del solito. ma poi il tempo e' passato, e' nato il mio tappo piccolo, e un giorno mi sono accorta che ero a casa. ora purtroppo si deve ripartire, perche' senza il lavoro non si puo' stare e perche' e' un'ottima opportunita' a cui non si puo' dire di no eccetera eccetera. ma questa volta non ho nemmeno quel pizzico di entusiasmo che c'era nei due traslochi precedenti. ho solo tantissima nostalgia e il dolore preventivo dello strappo.
ho tanta voglia di radici, di vedere crescere i miei bambini in un luogo che posso finalmente chiamare casa.
a me piace viaggiare, ma piace anche tornare. le citta` mi piace "viverle", anche quando faccio il turista. non credo mi piacerebbe vivere cosi` sradicato ...
io sono tra quelle persone che scoppiano a stare ferme nello stesso posto. Me ne andrei da L.A. senza pensarci due volte, come me ne sono andata dall'Italia. Io dopo un po' soffoco. E infatti e' da un po' che sento di soffocare :)
valescrive
Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi.
Ho sempre sognato l'america, ho vinto la famosa lotteria della green card proprio adesso che sto per andare a convivere e ho 6 mesi per organizzare il trasloco in America, 2 per organizzare quello nella nuova casa. Ma senza la mia metà, che non vuole venire. E allora perché partire?
Anche io vorrei essere come quegli spiriti liberi, ma non mi è chiaro se sono persone sole a cui piace stare sole, oppure se hanno a fianco uno spirito libero come loro che li accompagna e che li fa sentire "a casa" ovunque siano.
@pola: credo che la chiave sia non sentirsi a casa da nessuna parte e quindi non sentire la differenza tra un posto e l'altro. Io mi sento a casa nella mia citta' ma e' cosi' noiosa che preferisco non starci. Dopodiche', una volta lasciata la mia citta', posso vivere ovunque perche' ovunque sono un'estranea e so che non potro' mai mettere radici e quella familiarita' con i luoghi che rassicura alcuni, a me soffoca.
Io ho accanto uno spirito libero come me.
valescrive
Io l'America la vedo cosi', fatta di gente che non compra le cose perche' sa che altrove c'e' un lavoro migliore e meglio pagato ed e' disposta a trasferirsi su due piedi. Magari sbaglio tutto eh, ma questa e' la sensazione. Pero' credo anche io che noi italiani abbiamo una cultura molto piu' stanziale.
E il ristorante aprira' altrove, non e' una fine :)
Bello il commento di cowdog. I miei cugini hanno vissuto in questo modo per tantissimo tempo, e in effetti ora, da adulti, faticano un po' all'idea di cambiare nazionalita'.
in spagnolo c'è un'espressione per gente così (come me ed il torinese) - "culo inquieto"
negli ultimi mesi ho proprio sentito una necessità urgente di andarmene, di cambiare, di veder delle cose nuove... adesso che manca un mese e mezzo per partire, ci viene una tristezza enorme. Sarà dura, lasciare Spagna, si vive troppo bene, il sole è troppo bello,.. è casa
chissà come sarà la casa nuova
tanti baci, e pensaci un po'
ah ecco. io pure sono affetta da tarantolite, mi friccicano i piedi a restare troppo nello stesso posto, e tutto sommato il fatto di non aver scelta, dovermi spostare per forza mi aiuta a giustificare con me stessa quei momenti difficili di distacco da cui si passa ogni volta che si fanno i pacchi. i tralsochi han qualcosa di catartico. andare e cambiare, non significa non mettere radici secondo me, piu' sapersele portare dietro.
il tuo counter dice "haooy bday a slipino". Ma davvero? Allora tanti auguri al tuo cucciolo. E' già un anno, sarà grandissimo. :-)
cowdog: ti capisco. se ti puo' consolare, pero' pensa che di solito gli amici veri, quelli per la vita si incontrano al liceo e all'universita', magari a quel punto avrete trovato davvero la vostra casa. ve lo auguro tanto. in bocca al lupo!
markino: tu pero' sei fortunato perche' riesci a viaggiare tanto, mi sembra la cosa migliore: avere una base piu' o meno fissa e riuscire poi a 'guardarsi intorno'
valescrive: allora speriamo che si presenti una nuova opportunita', magari in texas ;)
pola: mi viene in mente solo una frase fatta...ironia della sorte, ma davvero. sogni tanto una cosa e poi quando la raggiungi sei costretta a rifiutarla...
ero lucy: si riaprira', ma non sara' lo stesso...
katerina: vi penso vi penso...
sulle punte: hai ragione, anche sul fatto che i momenti di distacco sono difficili per tutti, anche per quelli che hanno il senso dell'avventura.
zion: deve essere impazzito, dopo vado a vdere cosa succede :))
ha 20 mesi oramai, grazie lo stesso degli auguri!
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