Pensavo che in passato avevo proprio bisogno di parlare. Parlare di tutto quello che mi passava per la testa, almeno con un paio di persone fidate. Ora invece qualche volta capita che quasi mi sforzi di tirare fuori determinate cose, anche cose banali, quotidiane, niente di speciale. Mi sforzo perche’ tante volte mi sembrerebbe piu’ proficuo limitarmi ad ascoltare, ma voglio fortemente che certe persone sappiano cosa sta succedendo nella mia vita, solo cosi’ possono farne parte. E’ una cosa che mi ha insegnato la lontananza. Se non mi racconto, per loro smetto di esserci sul serio e viceversa, anche se poi questo discorso non vale solo per chi e’ dall’altra parte del mondo. Mi chiedo spesso cosa e quanto sia giusto condividere, anche su queste pagine, ma in fin dei conti condivido un bel po’ di quello che mi succede, forse troppo, chi lo sa. Se lo faccio e’ perche’ mi sembra giusto. E’ difficile da spiegare, ci provo. Conosco delle persone privatissime, a cui magari sono cresciuta accanto, ma di cui in realta’ mi accorgo ora di non sapere quasi nulla e vedo che pian piano, malgrado l’affetto, le sto dimenticando. E’ triste perche’ c’e’ un passato e una grande familiarita’ alla base, ma la loro difficolta’ a condividere le loro esperienze rende impossibile un rapporto vero, specialmente a distanza. Chissa’, puo’ darsi che la lontananza fisica alla fine distrugga ogni rapporto a prescindere dal dialogo, ma dopo sei anni vedo che con le persone che non hanno paura di parlare e di dare un’idea di se’ piuttosto che un’altra, di fatto non e’ cambiato quasi nulla rispetto a quando vivevo in Italia. Le altre le ho perse, nel senso che non ci penso piu’, non so cosa fanno.
Qui si dice spessissimo thanks for sharing. Non sara’ un caso che in italiano non ci sia un’espressione esattamente speculare o che non la si usi cosi’ di frequente. Forse non fa parte della nostra cultura apprezzare chi ci ha detto, spiegato o confessato qualcosa, forse siamo piu’ circospetti, cosi’ mi pare almeno. Bisogna sempre stare attenti a quello che si dice, questo mi insegnavano da piccola ed e’ anche giusto, ma adesso vedo che per quanto mi riguarda, dalla mia apertura agli altri vengono per lo piu’ cose buone. Il silenzio invece, pian piano si trasforma in aridita’ e indifferenza. Stare zitti e’ facile, e’ sicuro, non si sbaglia quasi mai a non dire e a non fare, condividere al contrario e’ rischioso e difficile, ma puo’ far succedere cose inimmaginabili che possono anche riempirti la vita.
7 commenti:
Thanks for sharing, appunto. Ultimamente ho scelto il silenzio, e mi sto davvero inaridendo. E no, probabilmente non è la scelta giusta.
è una posizione controcorrente, ma che condivido pienamente.
Parole sante! Continui a leggermi nel pensiero... ;)
Ho due blog e un profilo facebook, l'idea di condividere è fondamentale, anche per "sfogare" quei silenzi urlanti su argomenti che spesso non hai modo di condividere con le persone che ti stanno attorno.
p.s.
hai un blog delle foto, sono cose personali o posso accedere?
Domanda: non sarà mica invece che l'espressione "thanks for sharing" esista in americano-inglese perchè generalmente c'è in loro un minore desiderio di condivisione rispetto a quello che abbiamo noi italiani? Odio le generalizzazioni, ma mi sto interrogando molto sull'idea che gli americani hanno dell'amicizia... Che ne pensi?
non ho commentato subito questo post quando lo ho letto giorni fa ma mi è rimasto in testa e mi sta cambiando! Grazie Nonsi. Io sono quella che piuttosto di dire una cagata non dice niente, ma se andiamo avanti così i miei colleghi non sentiranno mai la mia voce. Thanks for sharing quindi.
70mm: quel blog ha chiuso i battenti, non ho piu' tempo :/
sabina: non lo so...di sicuro pero' capiscono che condividere e' un gesto di amicizia, non sempre semplice, che permette alle persone di entrare davvero a far parte delle vite degli altri.
riru: mi fai felice <3
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