La settimana scorsa e’ stata davvero pesante per me. Il piccolo Joe non e’ per niente facile da gestire in questo periodo e il fatto che senta dire sempre e solo cose positive su di lui e su quanto sarebbe piu’ bravo e tranquillo degli altri bambini della sua eta’, mi ha fatto venire un bel po’ di sensi di colpa per questa improvvisa stanchezza mentale che sento, per questo bisogno di staccare un attimo la spina proprio da lui visto che e’ sempre con me perfino al lavoro e non ho davvero mai un momento di silenzio. Vorrei solo non sentirmi chiamare, tirare, non capire cosa vuole almeno per qualche ora ogni tanto. Sto considerando addirittura di mandarlo all’asilo una mezza giornata in piu’ se continua cosi’. Fa fatica a dormire e fa fatica a stare sveglio, nel senso che sembra che voglia dormire solo quando c’e’ qualcosa da fare. L’altro giorno ho invitato due amichetti a casa per giocare. Quando se ne sono andati sembrava che avessero lanciato una bomba a mano in salotto, la casa era completamente sottosopra e io avevo rimediato un fantastico mal di testa visto che dopo un’oretta di inseguimenti, mentre i suoi amici si divertivano, lui era gia’ esausto e nervoso. Insomma, e’ un momento po’ cosi’, i famigerati terrible two, suppongo.
Ho fatto tutta questa premessa semplicemente per farvi capire quanto possa essere solidale con un genitore alla frutta, stanco, frustrato e che non dorme a sufficienza come me.
Pero’.
Pero’ poi questi sono momenti che passano e che comunque all’interno di una giornata sono intervallati da mille sorrisi e da innumerevoli altri momenti pieni di gioia e scoperte e cose indicibilmente meravigliose.
Posso capire molto bene il momento di demoralizzazione di un genitore, ne ho anch’io, ci sta, ma non di piu’. Quello che voglio dire, e ci tengo a dirlo chiaro e tondo, e’ che un genitore che alza le mani sul figlio, non lo giustifico in nessun modo, sotto nessun tipo di circostanza.
E’ successo che sabato pomeriggio, essendomi resa conto di avere davvero bisogno di una pausa, ho lasciato il bimbo con il papa’ e sono andata a farmi un bel giro per conto mio. Era da talmente tanto che non succedeva che all’inizio non sapevo quasi cosa fare con quel tempo libero, avevo paura di sprecarlo.
Che cos’e’ che proprio non posso fare con lui? Shopping!
Cosi’, dopo mesi, sono andata a fare un bel giro per negozi. Mi sono divertita e rilassata al punto che dopo tre ore non vedevo l’ora di tornarmene a casa da lui. E’ per questo che ogni tanto e’ giusto staccare, per tornare insieme piu’ carichi di prima. Ero li’ che mi provavo l’ultimo paio di jeans quando ho cominciato a sentire dal camerino accanto delle urla di bambino disperate.
Qualcosa tipo shhh e botte, proprio rumore di botte, e poi ancora rimproveri, shhh e ancora urla e pianti.
Mi sono rivestita in fretta e furia e sono uscita chiedendo ad alta voce ma cosa sta succedendo? C’e’ qualcuno che sta picchiando un bambino la’ dentro!
Un altro paio di clienti sembravano turbate quanto me e un’altra invece ha cominciato a fare tutt’altro ragionamento a bassa voce, verso di me, ma senza guardarmi in faccia.
- No, no! Non e’ contro la legge, non lo e’ nello stato del Texas. In Texas puoi picchiare i tuoi figli, lo dice la legge.
- Ma cosa dice? E’ assurdo!
- No cara! C’e’ stato un poliziotto che mi ha detto di sculacciare mio figlio una volta! La signora non sta facendo niente di illegale!
A un certo punto sembrava quasi una questione razziale, una cosa un po’ complicata da spiegare ora, ma che ho avvertito piuttosto chiaramente nella voce di questa donna che continuava stranamente a prendere le parti della madre manesca senza essere stata nemmeno interpellata.
Nel frattempo i rimproveri e i pianti continuavano dentro a quel camerino. Dieci minuti forse. Avevo lo stomaco aggrovigliato dalla tensione e dal fastidio.
Il problema e’ che non sapevo come comportarmi, sono stata colta completamente alla sprovvista. Li’ per li’ mi e’ sembrato che la cosa migliore fosse che intervenissero i proprietari del negozio. Ho pensato fosse loro responsabilita’ che nessuno si facesse del male la’ dentro. Mi ci e’ voluto un po’, ma alla fine ho trovato il manager, mentre le urla continuavano dentro al camerino, ma niente. Mi ha detto che non possono dire a un genitore come comportarsi con i figli.
Me ne sono andata furibonda, tanto che ho dimenticato li’ una camicia che avevo appena comprato (e che poi gentilmente mi e’ stata restituita).
Mr. Johnson mi ha detto in seguito che se pensavo che quella persona stesse davvero picchiando la figlia avrei dovuto semplicemente chiamare la polizia, il 911 che si fa per le emergenze. Il fatto e’ che non ho visto, ho solo sentito anche se molto chiaramente. Avrei potuto bussare forse, ma per dire cosa? A che tipo di persona e in che stato? Cosi’ me ne sono andata e non ho risolto niente. La prossima volta, se mai ce ne sara’ una, cerchero’ di perdere meno la calma e rendermi piu’ utile. Che brutta esperienza pero’, non smettevo piu’ di tremare.