Ricordo che appena mi sono trasferita qui, guardavo con molta perplessita’ alle varie tradizioni che mi venivano spacciate per italiane dagli italoamericani (che si spacciavano per italiani). Avevo inventato una specie di giochino che consisteva nel capire da dove diamine era partita la variante. Quasi sempre e’ possibile ricostruire piu’ o meno tutto. Una tradizione italoamericana puo’ essere cambiata per difficolta’ a trovare gli ingredienti originari per esempio o per incapacita’ a tramandare le ricette correttamente, per un equivoco linguistico, ma piu’ spesso -al contrario di quello che si possa immaginare- e’ autenticissima, e’ in Italia che e’ cambiata e non la riconosciamo piu’.
Mi sono sempre chiesta cosa ne sarebbe stato delle mie tradizioni, ma fino ad ora non ho fatto nulla per preservarle. Non perche’ non ci tenga, ma e’ una cosa che richiede sforzi non indifferenti e forse erroneamente mi sembrano ancora vicine, come se potessi dargli una spolverata quando volessi.
Ora che ho un figlio, pero’ ci ripenso alle tradizioni. Vorrei passargli anche le mie, ma non e’ cosi’ semplice.
A casa mia il Natale si e’ sempre festeggiato soprattutto il 24. Il cenone con tutta una serie di piatti particolari, la tombola o le carte, la statuina di Gesu’ bambino nel presepe e Babbo Natale che arriva a mezzanotte in punto.
La tradizione americana di Mr. Johnson e’ molto diversa invece. I regali si aprono la mattina di Natale e dopo si fa un gran pranzo, ma niente piatti speciali mi pare. A giudicare da come e’ andata quest’anno, deduco che la tradizione della nostra piccola famiglia da ora in poi sara’ un misto di tutto.
Guardiamoci in faccia. Aspettare la mezzanotte qui e’ improponibile. Gli altri non ne capirebbero il senso e poi a casa mia in Italia e’ bello perche’ siamo in tanti, ma qui in quattro gatti, sarebbe comunque una noia mortale. Allora che fare? Dovremmo aprire i regali la mattina di Natale? Anche questo non va bene per noi che siamo sparpagliati su tre continenti.
Quest’anno e’ andata cosi’. Abbiamo aperto i regali in diretta skype piu’ o meno alle otto di sera della Vigilia di Natale quando a Kioto, in Giappone, era la mattina del 25. E’ stato un po’ strano, ma simpatico. Una chiamata skype in cui nessuno dava retta a nessuno, pero’ si avvertiva tutto l’entusiasmo di tutti i nostri bimbi che aprivano i loro regali, mi e’ piaciuto. La mattina di Natale invece ci siamo collegati con l’Italia dove oramai era gia’ sera. A questo punto, Slipino che usa skype da quando e’ nato, e’ veramente convinto che i suoi nonni, gli zii e anche i cuginetti siano dentro al computer: appena sente il rumore di skype comincia a sorridere e salutare.
L’anno scorso, quando tutta la mia famiglia era qui abbiamo rispettato sia la tradizione italiana che quella americana. Suppongo faremo lo stesso anche quando i Johnson giapponesi verranno a trovarci o noi andremo da loro (che in teoria il Natale non e’ una festa propriamente giapponese, ma anche loro hanno le loro abitudini oramai). Ho la sensazione che le nostre tradizioni cambieranno leggermente ogni anno e dovremo inventarcele noi. Come tante altre cose nella vita, non e’ proprio quello che immaginavo, ma va bene cosi’ dai. Almeno le nostre tradizioni saranno uniche e solo nostre.