Di ritorno dal Giappone, Cassandra mi racconta che alla fin fine, quello che piu’ l’ha colpita durante il suo viaggio, e’ la magrezza dei piccoli Johnson giapponesi. Dice che Sashimi li sottopone a una disciplina ferrea. Nessun dolce, m-a-i, questa probabilmente la cosa che l’ha scioccata di piu’. E poi porzioni moderate e via a lavarsi i denti immediatamente dopo i pasti per non farsi venire strane idee di andare avanti a mangiare. Nessuna merenda, a parte un paio di ‘pezzi di frutta’ al giorno. Mentre me lo raccontava un po’ soffrivo anch’io, lo ammetto. Non ci sono dubbi che la madre sia un piccolo generale, ma ho visto con i miei occhi come mangiano e sicuramente i bambini stanno benissimo. E’ che tutta questa atmosfera da caserma mi crea insofferenza. Insomma, dice Cassandra che il piccoletto che ha un anno piu’ di Baby J porta la sua stessa taglia, ma con la cintura perche’ se no gli cascano i calzoni. E’ minuscolo di costituzione, ma non mi sembra un bambino da mettere a dieta.
Ma veniamo al punto. Perche’ lo fa?
Pare che Sashimi abbia il terrore che i figli abbiano ereditato “i geni della grassezza” dal padre americano. Ha spiegato a Cassandra che nella cultura giapponese la grassezza e’ vista in modo molto negativo e non vuole che i figli vengano discriminati, o almeno non piu’ di quanto lo saranno gia’ per il fatto di essere per meta’ non giapponesi. Cassandra mi raccontava che in due settimane non si e’ imbattuta in nessun altro occidentale la’ dove abitano, appena fuori una delle citta’ piu’ importanti del Giappone. Ci raccontano di una societa’ ancora piuttosto chiusa verso gli stranieri, tanto e’ vero che il Johnson Giapponese, che conosce la lingua alla perfezione e ha un livello di istruzione altissimo, ha trovato solo lavoro da casa.
Quando Cassandra mi ha spiegato tutte queste cose a me e’ venuto spontaneo raccontarle la mia esperienza completamente diversa a riguardo, anche per tranquillizzarla in qualche modo.
Quando ero piccola in Italia, eravamo anche noi quasi tutti italiani, ma io ammiravo tantissimo quei rari compagni di scuola con una mamma o un papa’ francesi o olandesi o tedeschi, stranieri. Quando andavo a casa loro era diverso. Altri suoni, altri sapori, mi sembrava cosi’ interessante in confronto alla mia banalissima situazione di italiana al 100%. Banale poi evidentemente dipende sempre dai punti di vista.
Cassandra, infatti, era ammirata.
- Devi essere contenta di essere italiana al 100% perche’ almeno tu sai chi sei. Io non lo so mica.
10 commenti:
"Io non lo so mica"? Ma è poi un vero bene avere un'identità precisa? E pensare che i "mezzi" che conosco io di solito vanno abbastanza fieri della propria origine mista...
a me sembra un po' un complesso della societa' americana. e' un discorso che ho sentito fare spesso qui. e poi pensaci: tutto questo proclamarsi italiani, irlandesi...non e' un sintomo di questa eterna ricerca?
che poi spesso ne sanno piu' loro delle loro origini di noi. moltissime persone che conosco hanno fatto ricerche precise che ricostruiscono la storia della famiglia per centinaia di anni.
Io ho un'amica che vive in Giappone e riporta tutt'altra esperienza...!
Forse dipende dalle zone, comunque anche lei è in una zona abbastanza isolata.
Riguardo alla dieta... non so se hanno tutti i torti (anche se io non riuscirei mai!), tant'è che sono il popolo più longevo in assoluto!!!
questo post offre tanti spunti di riflessione...
in effetti questa dieta mi sembra esagerata, ma tra un bambino magro giapponese e uno obeso americano... preferirei quello magro giapponese
[ci starebbe bene una sana via di mezzo]
l'identita' e' un discorso molto complesso.
invece quello che volevo dire e' che quando mi capita di vedere figli di due genitori appartenenti ad etnie diverse, sono sempre bellissimi! :-)
Da bambina ero complessata dal fatto di avere una mamma straniera. Erano sempre domande, e com'è, e ci sei andata, e come si sta lì, e come si sono conosciuti... Troppe attenzioni e troppe domande per la bimba timida che ero.
Se potessi direi a questa mamma che a tirare su un bambino focalizzando troppo l'attenzione sul cibo - pur con intenti positivissimi - quello, appena potrà comprarsi patatine e schifezze da solo non saprà frenarsi e diventerà come minimo sovrappeso. L'ho visto succedere nella mia famiglia tante volte... per me la cosa migliore è insegnare ai bambini a riconoscere la fame e regolarsi in base all'appetito senza far diventare tentazioni proibite i cibi ingrassanti.
Invece sulla chiusura dei giapponesi ha completamente ragione, d'altra parte i lineamenti vagamente occidentalizzati sono molto apprezzati in Giappone... so che c'è gente che si opera per "assomigliarci" di più. o_O
Magari le influenze genetiche straniere non saranno un male, dopotutto
Dal punto vista alimentare, probabillmente quella madre giapponese fa bene. Ma bisogna vedere se nutrizionalmente suo figlio ha un apporto corretto. Oltretutto esagerare in un senso o nell'altro ha conseguenze a livello ormonale, nei bambini a livello dell'ormone della crescita. Però che tristezza privare i bimbi di tutti i dolcetti.... che infanzia è? Mah...
anche a me sembra che proibire non fa altro che aumentare la curiosita'. e poi c'e' anche il discorso dell'immagine di se'. mia nipote sta crescendo con quest'idea che se mette due chili e' la fine del mondo. mi sembra rischioso. speriamo in bene.
Qualche volta mi chiedo quale sia il modo per trasmettere sicurezza e fiducia in se stessi. Ho la sensazione che se ne nasca privi e che le cose del mondo non facciano che peggiorare le cose...
Interessantissimo racconto
grazie per la riflessione
grazie a te
Posta un commento