martedì 31 maggio 2011

non e’ divertente esaltarsi da soli (ma ci si esalta lo stesso)

Allora, qui ieri era Memorial Day, giorno di festa, e avevamo invitato alcuni amici per il classico barbecue di queste occasioni. Poi succede che ieri mattina mi sveglio, corro a vedere i risultati delle amministrative e scopro che Pisapia ha vinto e l’Italia e’ investita da questo incredibile vento di cambiamento e tutto il resto e sono di un felice che vorrei fare i salti di gioia. Pero’ in pratica, non e’ divertente esaltarsi da soli, cosi’ comincio col cercare di rendere partecipe Mr. Johnson. In teoria, con lui dovrebbe essere piu’ facile visto che un minimo di politica italiana la mastica. Niente.

- Si, d’accordo bello, ma non e’ la prima volta che succede. Pensa al 2006. Aveva vinto di nuovo Prodi, ti rendi conto? Come e’ andata? Dopo un anno e’ caduto il governo.

- Veramente erano quasi due gli anni.

Poi e’ stata la volta degli amici americani a cui avevo preannunciato che avevamo anche qualcos’altro da festeggiare. Io che mi affanno a raccontare e loro che si sforzano di partecipare al mio entusiasmo, lo vedo, ma proprio non capiscono, in fin dei conti non gliene frega. un po’ come a me quando raccontano dei campionati di football. La loro risposta e’ stata qualcosa tipo:

- Ah.

Nemmeno un brindisi perche’ uno di loro e’ un ex alcolista. Ma sapete che c’e’? Io sono felice lo stesso. Evviva evviva evviva.

giovedì 26 maggio 2011

l’unica tutela del lavoratore texano

Questa e’ l’ultima settimana di scuola. Come al solito sono un po’ dispiaciuta, ma questa volta anche sollevata: sono stanchissima, ho gia’ bisogno di una pausa. E’ vero che lavoro solo tre giorni alla settimana, ma ora che c’e’ il bimbo mi sembra di lavorare 24 ore su 24. Sono cosi’ indaffarata che mi sono perfino dimenticata di controllare che mi stessero pagando correttamente e infatti qualcosa e’ andato storto: la contabile della scuola si e’ inspiegabilmente dimenticata di pagarmi per due mesi. Appena l’ho realizzato, ho chiamato in ufficio per avvertire del problema e ho scoperto che la diretta interessata se ne era andata in vacanza, allora ho semplicemente lasciato un messaggio, molto cortese e rilassato per altro, alla segretaria dicendo di avvertire chi di dovere appena di ritorno. Dopo cinque minuti di orologio si e’ materializzata la direttrice visibilmente trafelata. Dobbiamo parlare da sole, mi dice. Era dir poco mortificata. Io tranquillissima, non capivo il motivo di tanta ansia da parte sua, ma osservavo devo ammettere, con un certo compiacimento, che ti fa sempre un certo effetto vedere il tuo capo che pende dalle tue labbra e si scusa e si scusa di nuovo e poi di nuovo ancora. Si e’ offerta addirittura di farmi un assegno seduta stante senza sapere nemmeno la cifra esatta dei miei stipendi arretrati. Allora le ho detto di non preoccuparsi, che a questo punto potevo aspettare che la commercialista tornasse dalle ferie. Nonostatnte cio’ ha continuato a chiedermi diverse volte se ero sicura.

La spiegazione di quello che a me e’ sembrato un comportamento lievemente bizzarro come sempre me l’ha fornita Mr. Johnson.

Dice che qui, pagare in ritardo i propri dipendenti e’ un fatto inaudito. Licenziarti in tronco e’ normale, pagarti un giorno dopo e’ inaudito. Che se accade puoi fargli causa e chiedere risarcimenti talmente esosi da costringerli a chiudere baracca. Per di piu’, ogni giorno di ritardo la situazione peggiora e l’eventuale risarcimento cresce a livello esponenziale, da qui la fretta di pagarmi il piu’ presto possibile.

Dice che questa di fatto in Texas e’ l’unica tutela per i lavoratori.

Lavoratori italiani, traete le vostre conclusioni.

mercoledì 25 maggio 2011

certe piccole ribellioni creative

Stavamo facendo un lavoro sul drago di San Giorgio, quando ho sentito la mia collega all’altro capo del tavolo rimproverare qualcuno per non aver seguito le istruzioni. Ero presissima dalle richieste dei bambini in quel momento e non ci ho fatto molto caso, sono cose che succedono continuamente in una scuola elementare. Dopo un po’ ho fatto un giro a dare un’occhiata ai vari lavori e sono rimasta letteralmente a bocca aperta di fronte a questo:

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Un drago enorme, diverso da tutti gli altri. E non ho saputo tenere a freno l’entusiasmo. Mi e’ sembrata un’idea originalissima e piena di fantasia. Ho mostrato il capolavoretto a tutti e mi sono anche complimentata con la piccola autrice. Solo in un secondo momento, ho notato lo sguardo della mia collega e ho realizzato che lei aveva appena sgridato la ragazzina davanti a tutta la classe per lo stesso motivo per cui io la stavo elogiando davanti a tutta la classe. Imbarazzante. E’ vero che sono io a decidere nella mia classe, pero’ non mi piace confondere le idee ai bambini mostrando due insegnanti in disaccordo, cosi’ ho cercato di salvare il salvabile, mischiando un po’ le carte in tavola. Ho argomentato che certo sono tenuti a seguire le istruzioni, ma se hanno un’idea devvero brillante possono traquillamente parlarmene prima invece di fare di testa loro. Che poi e’ anche giusto, no? Altrimenti sarebbe l’anarchia. Pero’ pero’. A me proprio non dispiacciono certe uscite dal seminato. Anzi ce ne fossero di piu’. Non c’e’ niente di meglio che assistere alla nascita di un’idea, a un autentico momento di ispirazione, che poi e’ il vero motivo per cui adoro questo lavoro. Ma il mondo non funziona come la classe di arte e forse questo i miei piccoli ribelli e’ bene che lo capiscano presto. Anche se probabilmente non saro’ io a insegnarglielo.

lunedì 23 maggio 2011

come si cambia

- Non ci credo! Non mi avresti mai fatto una cosa del genere!

- Mi dispiace.

- Noo.

- E’ stato un momento cosi’, tu sei sempre impegnata con lui ultimamente, non ci vediamo quasi piu’ e io l’altra sera ne avevo voglia, proprio tanta…

- Mi dispiace, si’, ma in fondo ti capisco. Almeno ti e’ piaciuto? Ti sei divertito? Ammettilo, mi sento quasi meglio se me lo dici.

- Ma no! Non l’avrei mai fatto se avessi pensato che potesse piacere anche a te! E’ stata una cosa senza importanza, devi credermi, la prima cosa che ho trovato, cosi’ a caso senza nemmeno pensarci! La prossima volta ti prometto che ti aspettero’, dovessero volerci anche mesi! Vedrai, fidati.

Netflix era la nostra cosa. Sceglievamo un film, dopo qualche giorno arrivava, lo guardavamo insieme anche a costo di aspettare giorni e giorni e poi se era bello ne parlavamo e poi se era bellissimo di solito litigavamo ognuno nel difendere la propria interpretazione. Ci divertivamo cosi’. Ma e’ da quasi sei mesi che non riusciamo a vedere un film insieme e oggi lui si e’ deciso, ne ha guardato uno senza di me. Credo se ne sia un po’ pentito perche’ poi ha congelato l’abbonamento. E questo mi ha fatto un po’ piacere. 

martedì 17 maggio 2011

dieci figli poverissimi e tante domande

Puglia anni Sessanta.

- Eravamo dieci figli poverissimi. Ogni tanto, visto che all’epoca non c’era tutta la burocrazia che c’e’ oggi, qualche famiglia benestante senza figli si offiva di adottare qualcuno di noi, ma i miei hanno sempre rifiutato perche’ ci amavano troppo e avrebbero fatto qualunque cosa per noi.

Mi e’ stata raccontata questa storia solo ora, che’ nella mia famiglia le storie complicate vanno un po’ guadagnate. Ovviamente mi sono un po’ rattristata, per una serie di ragioni. Subito, fra me e me ho pensato ma alla luce della vita che hanno fatto poi alcuni di questi dieci, non sarebbe stato forse piu’ giusto, un atto d’amore ancora piu’ grande, lasciarli andare? E’ sempre il solito pregiudizio nei confronti dell’adozione. Poi pero’ no, e’ troppo facile ragionare cosi’, bisogna fare uno sforzo. Come si fa a lasciare un figlio? Senza nemmeno poi i controlli che si fanno oggi sugli aspiranti genitori. Controlli che a volte, per quanto cavillosi, non sono nemmeno sufficienti. E poi come scegliere? Chi e’ che va e chi e’ che rimane? Un mio amico carissimo ha avuto proprio quest’esperienza: e’ stato adottato da una famiglia meravigliosa, ma poi divenuto maggiorenne ha conosciuto la sua mamma biologica e ha scoperto di avere altri fratelli. Ora e’ un adulto e ha un rapporto con la sua famiglia adottiva che mi sembra tale e quale a quello che chiunque ha con la propria famiglia e poi ha anche un rapporto non troppo ravvicinato, ma costante, con la madre biologica. Pero’ credo non si sia mai veramente spiegato perche’ lui, perche’ la madre abbia tenuto dei figli con se’ e dato in adozione proprio lui. Sono quelle cose che non hanno davvero un perche’, ma cambiano chi sei nel profondo.

Se devo essere davvero sincera, l’unica cosa che penso riguardo a questa storia e’ che bisognerebbe pensarci un paio di volte prima di fare un figlio. Pero' una volta andava cosi’, credo certe riflessioni non si facessero nemmeno in certi ambienti. La poverta’, l’ignoranza, come se non si fosse minimamente padroni del proprio destino, come se fosse Dio a decidere certe cose.

E cosi’ mentre mia nonna passava dieci anni incinta, la nonna del far west, contadina, prendeva non solo la prima ma anche la seconda laurea. 

lunedì 16 maggio 2011

il tempo vola, si suol dire

Le lezioni di arte cominciano a mezzogiorno e mezzo. Cosi’ tardi che perfino una ritardataria cronica come la sottoscritta ha quasi difficolta’ a non arrivare in orario, ma ultimamente sono sempre di corsa. E’ che cerco di passare piu’ tempo possibile con Baby J, odio lasciarlo. L’altro giorno l’ho messo sul mio letto e lo guardavo giocare allo specchio mentre mi truccavo. A un certo punto si e’ quasi girato sulla pancia e chi ha un bambino sa quanto sia importante il momento in cui imparano a girarsi sulla pancia, e’ una di quelle tappe, di quelle pietre miliari nel loro sviluppo, e’ un bel momento. Ecco proprio in quel momento sono dovuta andare via. Ho avuto il nodo in gola per tutto il giorno. Il lavoro va a gonfie vele come sempre, ma l’idea di non essere con lui quando sostanzialmente dovrei esserci, non mi fa bene, per niente. Per fortuna fra due settimane la scuola finira’ e tornera’ tutto piu’ o meno come prima. Prima. Guardo al periodo dopo la sua nascita, quello prima di ricominciare a lavorare come una fase incredibile della mia vita. Era tutto cosi’ perfetto e non lo dico ora perche’ e’ passato, me ne rendevo conto anche al momento. Sapete qual e’ la cosa peggiore? Che in realta’ la fine di quello stato di grazia, se cosi’ si puo’ chiamare, ha coinciso con il lavoro, ma in fondo non c’entra con il lavoro. C’entra con il fatto che la perfezione non dura, la felicita’ autentica, piena non dura e il tempo scappa via.

giovedì 12 maggio 2011

la nuova infermiera

Negli ultimi giorni purtroppo ho fatto un paio di visite non programmate alla dottoressa Chumbawamba e ho avuto ampia occasione di conoscere la sua nuova infermiera. E’ bionda, molto preparata, estremamente paziente. Ed e’ transgender, spero di aver usato il termine corretto. L’ho raccontato a mia madre che e’ qui in questo periodo e mi ha dato della provinciale. Dice eh beh? lei. Ma che e’ successo in Italia in questi quattro anni? Devo essermi persa qualcosa perche’ non ricordo tutta quest’apertura mentale [guardate che boiate riesce a dire una persona normalmente di grande buon senso come Severgnini sull’argomento]. Qui un’infermiera pediatrica transgender non e’ per niente comune. C’e’ un collega di Mr. Johnson, una volta mi sono imbattuta in una commessa in un negozio di vestiti e poi basta, in quattro anni. Mi auguro che la dottoressa Chumbawamba non perda clienti per questa scelta tutto sommato coraggiosa. Io dalla mia, ho gia’ provveduto a elogiare il nuovo acquisto dello studio, e solo per un motivo: e’ molto competente.

lunedì 9 maggio 2011

grazie per il cactus

E’ andata cosi’.

- Allora cosa mi regali per la festa della mamma?

- Pensavo un mazzo di fiori.

- Ma no dai, basta il pensiero.

- No davvero, ci tengo.

- Ok, allora a questo punto preferisco una pianta…

- Qualche idea?

- Mah lo sai che mi piacciono i cactus…si, un bel cactus mi piacerebbe.

Cosi’ torno a casa e trovo un cactus sul tavolo della cucina, nemmeno impacchettato, direttamente dal supermercato e senza biglietto di auguri, che lui dice ma come non sei contenta? L’hai detto tu che volevi il cactus! Ci ha pure i fiori sto cactus, non sai quanto ho girato.

Si certo come no. Tu pensi davvero che volessi il catus? Perche’ gli uomini non decodificano mai? Dopo anni insieme dovrebbe venirgli naturale, no? Niente invece, non decodificano. Allora facciamo un po’ di esegesi.

Il vero significato della conversazione riportata in alto:

- Sai che sono entusiasta della mia prima festa della mamma e che tocca a te IMG_20110508_175126farmi il regalo? Te lo dico perche’ sono davvero davvero entusiasta e tocca a te…capito?

- Pensavo di regalarti un mazzo di fiori.

- Si, ma se me lo dici mi spieghi che gusto c’e’? Lo sai che mi piacciono le sorprese, soprattutto se si tratta di fiori, lo sai. Mi piace quando torni a casa con un  mazzo di fiori senza motivo, l’hai fatto tante volte, lo sai che mi piace di piu’, lo sai, dai impegnati di piu’!

- No davvero, ci tengo.

- [Oddio, possibile che non capisci? Ok, proviamo cosi’, non puoi non capire!] ……si, un bel cactus mi piacerebbe [Ti pare che ti chieda di regalarmi un cactus??]

Ora, si puo’ dire che gli uomini siano sinceri e limpidi e le donne complicate e un po’ bugiarde, ma che gusto c’e’ a dire sempre tutto quello che si vuole? E’ troppo facile cosi’. Non mi sembra tanto complicato.

sabato 7 maggio 2011

la festa di tutte le mamme

Non mi sono mai soffermata a riflettere sulla festa della mamma. Facevo un regalino alla mia, ma a dire il vero non mi e’ mai sembrata una cosa importante. Quest’anno invece, lo ammetto, sono un po’ emozionata e si’, ci ho pensato. Sapete cosa ho pensato? Che in fondo, cosi’ com’e’, non e’ giusta questa festa. Da’ un’idea fuorviante della maternita’ almeno per me. Implica in qualche modo che la mamma sia una sola ad esempio, quando ho imparato che non e’ necessariamente cosi’, non per tutti. L’amore si moltiplica non si divide e tu puoi benissimo avere una mamma che ti lascia nelle mani di un’altra proprio per il troppo amore. Per me madre e’ chi si sente madre. Chi vuole esserlo davvero e’ gia’ madre. A volte si aspetta un bambino ben prima che cresca la pancia e non e’ certo un’attesa meno intensa o meno bella, e’ solo diversa. E poi ci sono tutte quelle mamme che per qualche scherzo della vita non lo sono mai diventate. Mi vengono in mente certe maestre, certe infermiere, certe suore. Mamma e’ chi dedica la propria vita alla crescita di un altro. Ho voglia di ringraziare soprattutto loro oggi augurandomi che passino una festa della mamma felice, come meritano.

mercoledì 4 maggio 2011

pero’ non e’ merito di obama

C’e’ una cosa che vedo qui e che vi riporto perche’ non sono sicura possa arrivare facilmente all’esterno. Una consistente parte dell’opinione pubblica -mi riferisco ai cosiddetti ultraconservatori, ai repubblicani, a parte della destra insomma- detesta il fatto che l’uccisione di Bin Laden sia avvenuta durante il mandato di Obama. Nel dare la notizia, molti la farciscono di illazioni e sospetti.

Su FB in questi giorni gira molto un messaggio che dice piu’ o meno cosi’:

“Diciamo le cose come stanno: OBAMA NON ha ucciso Bin Laden. Lo ha fatto un soldato americano, che Obama solo poche settimane fa discuteva se pagare oppure no. Obama e’ semplicemente stato in carica quando i nostri soldati hanno finalmente trovato Obama Bin Laden. Questa NON e’ una vittoria di Obama, ma dell’America” 

Tengono a distinguere il successo dell’uccisione di Bin Laden dall’operato del presidente Obama. Perche’? Perche’ in un paese dove ogni presidente ha sempre avuto oneri e onori di ogni operazione militare all’improvviso si comincia solo ora cambiare le carte in tavola?

Per alcuni il motivo e’ semplice e ha a che fare con il colore della pelle.

Fa specie, ma sono tanti quelli che ancora oggi non riescono nemmeno ad accettare l’elezione di Obama. Solo cosi’ si spiega la stupida legenda che e’ stato necessario smentire ufficialmente, che il presidente non fosse americano.

martedì 3 maggio 2011

da casa mia

Lo so che avete gia’ sentito tutte le reazioni possibili all’uccisione di Bin Laden, ma vi manca giusto quella di casa mia e lo so che l’aspettate con ansia.

Allora, domenica sera, vado a svegliare Mr. Johnson che si era addormentato sul divano guardando un assurdo documentario dei suoi su Military Channel.

- Ue’, ma hai sentito che hanno ucciso Bin Laden?

- Ah si e’ vero, che sonno.

Mentre guardavamo la folla festante radunata a New York sulla Cnn, eravamo un po’ perplessi. Ci siamo guardati in faccia con un’espressione del tipo ma cosa c’e’ esattamente da festeggiare? Insomma si’, grande risultato dell’intelligence bla bla bla, ma sembrava capodanno. Tutti questi anni e queste guerre per prendere un uomo. E nemmeno vivo.

Non mi piace tutto questo display di vendetta e altri sentimenti negativi in salsa stelle e strisce. E’ un messaggio che non mi piace neanche un po’, per non parlare dei cori U.S.A. U.S.A. E poi e’ tutto ancora cosi’ confuso e misterioso. Se l’avessero preso vivo e processato avrei capito di piu’ l’entusiasmo. Mi sento quasi meno sicura oggi che due giorni fa. Facciamo anche senza il quasi.  

lunedì 2 maggio 2011

nonne di qua e nonne di la'

Questo weekend siamo andati nella citta' preferita dei pensionati texani, vicino alla Luisiana, a trovare la nonna (a questo punto bisnonna) Johnson e a farle finalmente conoscere Slipino. La prima reazione alla vista del pronipote e' stata:
- Oh. E' tale e quale alle foto.  Buon appetito.
Dopo un po' per fortuna, ha preso un po' piu' confidenza e se non le fosse venuto un crampo al femore ("nonna nonna, stai bene?!"" ""Ho 84 anni, sto da dio"), non l'avrebbe piu' lasciato.
La cosa piu' divertente e' stata il momento del cambio del pannolino. Il bimbo si era appena svegliato ed era piuttosto accaldato. Il ventilatore sul soffitto girava forte come sempre e mia madre che non parla inglese, senza dare nell'occhio cercava un punto nella stanza che fosse un po' piu' riparato per spogliare il bambino. Io speravo semplicemente la bisnonna non ci facesse caso perche' sapevo che avrei dovuto spiegare a tradurre un sacco di cose altrimenti.
Infatti, quando mi ha guardato con aria interrogativa sono stata costretta a spiegarle.
- Vedi, nonna Johnson, in Italia c'e' una cosa, che si chiama cervicale....
Alla fine della spiegazione e' scoppiata letteralmente a ridere (fenomeno quantomeno raro per il personaggio).
Insomma, la nonna italiana dice non ti mettere sotto al ventilatore quando sei sudato che ti viene un accidente. La nonna texana dice mettiti sotto al ventilatore quando sei sudato che se no ti viene un accidente. Povero Slipino non ci capira' nulla.