Due o tre anni fa ho cominciato ad interessarmi di piante. Da ignorante assoluta, ho studiato scrupolosamente il da farsi. Ho seguito tutte le istruzioni nei minimi dettagli e ha funzionato. Le mie piante prese tutte o piccole o mezze morte in offerta si sono moltiplicate a dismisura. Durante questo viaggio, un amico generosamente è rimasto a casa a curare Mimì. Quando mi ha chiesto cosa doveva fare con le piante, gli ho risposto "they thrive on neglect, prosperano nell'abbandono". Insomma, il mio problema non è più come farle sopravvivere, ma casomai come non ritrovarmi un giungla in casa. Nei miei giri per serre oramai non compro più nulla, non ci sta più nulla. Però quando ho visto che qualcuno in un churro bar di Santa Fe aveva inavvertitamente rotto e calpestato questo ramoscello di begonia, non ho resistito, dovevo salvarlo. Dopo 700 e passa miglia delle tre foglie ne è rimasta una sola, ma sono convinta che possa farcela anche così. È il mio unico souvenir di questa meravigliosa città, quanto sarebbe bello se sopravvivesse! La begonia calpestata, l'echinacea sbucata a sorpresa fra le piastrelle... queste sono poi alla fine le cose che mi danno speranza.
Apparentemente insignificanti, considerate spazzatura dai più, ma poi, quando crescono e sciami di api e farfalle le popolano, ti rendi conto che non sono "niente". Sono tantissimo. Sono bellezza pura, e l’hai creata tu, con un po’ di cura e immaginazione.
È come fare un disegno, ci vuole fantasia. L'augurio è di notare e non calpestare. Coltivare tutto ciò che di bello ci circonda – che siano piante, amicizie o passioni. Ci vuole una mentalità di crescita in tutto.