La classe è grande, ma non è una palestra. Glielo dico una volta, due volte ... Alla fine ero esasperata.
La loro maestra viene a riprenderseli e dice quasi come per sgridare me:
- Non è possibile che tutte le settimane li trovi così (esagitati NdR).
Concordo. "Quali sono le conseguenze per questo comportamento?" le chiedo.
- Li fai mettere uno in un angolo e uno nell'altro.
Dico: - Certo, peccato che non lo facciano.
Sorride con aria di sufficienza: - Guardami!
Caccia un urlo e per tutta risposta i due monelli corrono a mettersi uno in un angolo e l'altro nell'altro. Lei se ne va soddisfatta come se mi avesse dato una grande lezione di vita e in un attimo i due cominciano a disperarsi. Uno dei due chiama la mamma fra le lacrime e i singhiozzi.
Quiero mamá 💔
Cerco di ragionarci con calma. Mi promettono che non lo faranno più e non ci credo neanche per sogno, ma non importa.
Non voglio che piangano e si spaventino: hanno sei anni per la miseria.
Non voglio diventare come quella maestra, ma non so più cosa inventarmi.
Come faccio in un'ora alla settimana a dargli basi comportamentali che dovrebbero avere acquisito lungo tutta la vita?
Una caratteristica che distingue questi studenti da quelli che ho avuto in passato è che nella grande maggioranza dei casi non fanno quello che gli chiedi. Non è sufficiente dire
spostati,
vieni,
alzati,
ti metto un brutto voto,
ti mando in direzione,
chiamo la mamma,
la polizia,
il presidente del Messico,
niente. O urli o non ottieni niente.
Io però non ho mai approvato né i metodi coercitivi né i premi (ci sono maestri che ricompensano i buoni risultati con caramelle, gomme, adesivi, ecc). Il bastone e la carota li lascio volentieri ai cavalli. Sono molto montessoriana in questo senso.
Credo che sia fondamentale per la scuola e per la vita che gli studenti scelgano per propria convinzione di comportarsi in modo corretto. Uso altri espedienti come la gentilezza, la logica, il senso dell'umorismo, il controsenso, cose così.
Non dico che sia facile, ma una volta che ci si comincia a conoscere di solito, non ho problemi (o almeno non li ho mai avuti prima di quest'anno).
Forse qualcuno di voi si ricorderà il mio fastidio verso i buongiorno buongiornino ipocriti di tanti ambienti texani: ecco, ora sono diventata io la maestra che dice "grazie per aver detto grazie". Sono talmente rari i grazie e i per favore che mi sembra vadano sottolineati e incoraggiati in tutti i modi. Senza rispetto reciproco e gentilezza non si va da nessuna parte.
La situazione socio/familiare di questi bambini è disastrosa. I più grandi fanno paura.
Rubano, vandalizzano la scuola, si menano.
Non voglio dargli altre scuse per odiare gli adulti e la società. Voglio trattarli come tratto i miei figli, anzi come tratto tutti.
Non voglio urlare, voglio parlare. Voglio ascoltarli, ma loro a volte si comportano in un modo tale per cui diventa impossibile comunicare.
Sto provando in tutti i modi a venirgli incontro e ad adattarmi a loro. Ho cambiato il mio metodo di insegnamento, ho imparato a farmi scivolare tutto addosso e vedo molti progressi, ma ci sono anche dei limiti.
Tutti dicono la stessa cosa: ci vuole la voce grossa, conoscono solo quella.
Non sono d'accordo.
Conoscono solo la voce grossa, è vero, quindi devono assolutamente conoscere altre voci.
Comincio a chiedermi seriamente se un'altra strada, una che sia percorribile in pratica, esista. Non voglio diventare quello che non sono per esasperazione, vorrei trovare un modo di fare quadrare tutto.
Ma quale?
Tra l'altro gli studenti sono tantissimi.
Centinaia e centinaia. Li vedo solo un'ora alla settimana, e vanno e vengono.
È difficile stabilire una relazione e anche solo ricordare tutti i nomi. Un'altra caratteristica di questi studenti infatti è la mobilità. Ogni giorno arrivano studenti nuovi e altri se ne vanno. Raramente riusciamo a salutarci, succede tutto all'improvviso.
Mi hanno spiegato che molte famiglie cambiano casa in continuazione per usufruire del mese gratis che viene offerto spesso qui quando si inizia il contratto di affitto. Questa cosa dà davvero la misura del disagio.
Per preferire affrontare un trasloco dietro l'altro e sballottare i bambini da una scuola all'altra a pagare l'affitto, bisogna avere molto poco, credo.
Per concludere, vorrei chiarire che non ho nulla contro la maestra che ha urlato. Cioè è chiaro che non approvi il metodo.
Ha traumatizzato anche me urlando così!
E oltretutto so per certo che fare così non funziona dal momento che la stessa cosa succede ogni settimana agli stessi studenti. Evidentemente non stanno imparando a non correre in classe.
È innegabile però che da agosto, quando non sapevano sedersi sulla sedia (non è un'esagerazione) questi bambini ne hanno fatta di strada. Io mi concentro più su questo, lei più su quanto ancora siano lontani da un barlume di autocontrollo.
A volte penso: io cosa farei se dovessi passare intere giornate con una classe di questo tipo, nunerosa e senza il minimo sentore di quello che significa essere a scuola?
È come se l'avessero messa lì per fallire quella maestra.
Ci sono insegnanti pessimi e insegnanti che commettono errori, lo sappiamo tutti, ma la maggior parte delle volte quelli che cadono vengono messi in una situazione impossibile dal sistema di cui fanno parte.
Con tutti i problemi gravi che ci sono nella scuola in cui lavoro, raramente si sente un insegnante perdere la pazienza.
Non tutti i giorni sono uguali però.
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