L'estate scorsa in Italia, ho comprato delle bellissime tazzine da espresso. Sono fra le poche cose che qui non si trovano. Il fatto è che appena la scuola è iniziata, ho smesso di usarle. Non dormo e la mattina una tazzina non mi basta più.
Ho cercato su Google 'come smettere di pensare al lavoro di notte'. Sorprendentemente ci sono un sacco di articoli, ma nessuno mi ha aiutato a risolvere questo mio attuale inconveniente professionale.
Lo scorso fine settimana mi sono rilassata come se me lo avesse ordinato il medico. Un po' di tempo di qualità con la famiglia, un po' con gli amici e un po' nella natura. Avessi potuto sarei stata in pigiama per due giorni, ma avevo come un presentimento. Pensavo al pulsante che abbiamo in classe per chiedere aiuto. Pensavo che era da qualche lunedì che non lo premevo più, pensavo ok, è dura, ma posso farcela a tenerli sotto controllo. Certo, posso farcela solo se sono tranquilla e riposata, ci vuole la mente fresca.
La preside ci ha spiegato che tutti gli incidenti peggiori a scuola succedono il venerdì e il lunedì. Il venerdì perchè molti studenti non vogliono andare a casa e rimanere magari senza cibo in balia di genitori problematici o abbandonati a se stessi. Il lunedì è un giorno di assestamento dopo i vari drammi familiari del fine settimana.
Lunedì scorso è stato il giorno peggiore di tutta la mia carriera e, non vorrei esagerare, ma forse anche fra i peggiori di tutta la mia vita. I ragazzi più grandi, quelli che in teoria sarebbero in quinta elementare e prima media, ma chissà quanti anni hanno, erano fuori controllo. Ci sono stati una serie di incidenti che preferisco non descrivere. Ho premuto il pulsante. Sono arrivati i rinforzi e ho avuto un attacco di panico. Sono riuscita a finire la giornata grazie al supporto dei colleghi che facevano la processione per venire a vedere come stavo e darmi coraggio.
Preciso che le aggressioni non erano rivolte a me. Ho sempre sentito tanto affetto da parte degli studenti.
I problemi ce li hanno fra di loro o per meglio dire, dentro di loro.
Per la prima volta mi sono sentita in pericolo a scuola. Credo che tutti noi abbiamo dei limiti, assistere a gravi aggressioni fisiche e verbali nella mia classe deve essere il mio.
La cosa più devastante è che non faccio questo lavoro per caso. Avevo altre offerte e possibilità. Sto lavorando in questo tipo di scuola perchè l'ho desiderato intensamente e nonostante ciò, non ne posso più. Il carico psicologico per me al momento è insostenibile. Non sono ancora capace a essere distaccata, a non farmi coinvolgere.
Una collega nella mia stessa situazione mi ha detto 'sento che sto assorbendo il loro trauma'. Assorbendo. Accidenti se ci ha preso.
L'altro giorno un bambino grande e grosso ha avuto un accesso d'ira. Nessuno in classe ha capito il motivo, ma i compagni mi hanno raccontato che è una cosa che gli succede relativamente spesso. Respirava forte, guardava nel vuoto, pugni chiusi, stava per esplodere. Gli ho messo una mano sulla spalla e l'ho tenuta lì immobile, pesante, mentre gli parlavo piano. Il respiro ha rallentato. Le lacrime hanno cominciato a bagnargli il naso. E' tornato in sè. Si è rimesso a lavorare, stava bene. Io invece ho ripensato alle parole della collega. Quanto aveva ragione, avevo assorbito tutta quella rabbia, quel dolore. Tutta quella roba era passata da lui a me. Difatti a sera ero completamente esausta.
Neanche quella notte ho dormito.
In qualche modo sono arrivata a venerdì. Venerdì mattina volevo licenziarmi. Sul serio, stavo per andare a casa lì per lì. avevo raggiunto il limite. Poi non so cosa mi sia passato per la testa. Probabilmente ho pensato a qualcuno che entra in classe e dice, la maestra non torna più. Ho immaginato le facce, la delusione e il senso di colpa anche perchè loro lo conoscono perfettamente il motivo per cui ci sono sempre tutti questi nuovi insegnanti e se ne dispiacciono da morire, anche quelli che provocano i problemi ne soffrono. Non sono capaci di fermarsi in tempo, ma non significa che non lo vogliano. E' un problema di regolazione degli impulsi.
Non so cosa mi sia scattato. Un colpo di genio forse. E' stato come riemergere dopo essere stati troppo a lungo sott'acqua. Ho ripreso a respirare. All'improvviso mi sono resa conto che avevo io un grosso limite mentale: non riuscivo ad accettare quanto i miei studenti fossero indietro rispetto ai coetanei. Ho semplificato tutto (hanno tantissimo bisogno di sentirsi competenti!) e ho dato anche modo di scegliere a ognuno la propria attività. Dovevano imparare a collaborare prima di qualunque altra cosa. Vedere il presunto bullo e il presunto bullizzato divertirsi insieme è stato surreale. Alcuni di questi bambini, non li avevo mai visti sorridere. Li guardavo e mi erano del tutto estranei. Non avevo mai realizzato quanto un sorriso possa cambiare i connotati di una persona. Ero entrata in un universo parallelo dove erano semplicemente dei bambini, come tutti gli altri.
C'era un bambino di nove anni che mi è sempre sembrato clinicamente depresso, che all'improvviso ha cominciato a parlarmi in spagnolo. Non sapevo parlasse spagnolo. E sorrideva, e rideva.
E' stato il giorno più bello della mia carriera e, non vorrei esagerare, ma forse anche uno dei più belli di tutta la mia vita.
Per questo, sono rimasta molto sorpresa quando anche quella notte non sono riuscita a dormire.
Ci sono volute 24 ore buone per uscire da quel tunnel emotivo. Ieri notte ho dormito almeno sette ore e bene, senza aiuti esterni.
Il fatto è che domani è un'altra volta lunedì e penso di nuovo a quel pulsante.
Ho ottenuto di avere un altro adulto in classe con me quando il gruppo piú aggressivo arriverà e stavolta ho un piano. Ho fatto dei cambiamenti che venerdì ho sperimentato e hanno dato ottimi risultati. Oltretutto, quello che è successo la settimana scorsa, ha sollevato il velo. Mi ha reso umana ai loro occhi. Ho una quantità di lettere, confessioni, disegni, abbracci, ti voglio bene, sei la migliore, posso aiutarti? Niente niente, la catastrofe sfiorata ci ha unito.
Un ragazza delle più grandi mi ha regalato un disegno. Da un lato c'è un bel cuore rosso e grande e dall'altra c'è un omino tutto triste e grigio che cerca di legarlo con una corda e tirarlo a sè. L'omino è grigio perchè è solo e senza amore, mi ha spiegato meglio. Lo vuole tanto e cerca di tirarlo verso sé con la forza, ma non funziona. Guardando attentamente si intravede una scritta in bianco; non puoi farcela da solo. La ragazza mi ha spiegato ancora: è che nessuno può amare e essere felice da solo.
Sarò pazza, ma un po' di speranza, lo confesso, ancora ce l'ho.
Chissà se riuscirò a dormire questa notte.