martedì 14 dicembre 2021

ricordati che vogliono essere qui

Avrete tutti sentito dell'ennesima sparatoria in un istituto scolastico del Michigan un paio di settimane fa. Nella mia situazione, certe notizie richiedono una certa dose di autocontrollo. Voglio dire, non posso lasciarmi prendere la mano nè dalla curiosità nè ancor meno dall'emozione perchè di emozioni in gioco ce ne sono davvero troppe. C'è il senso di rabbia e impotenza che provano tutti, a cui si somma l'inquietudine del genitore che ogni mattina manda due bambini allo sbaraglio in uno stato in cui la passione per le armi oltrepassa tutto, anche l'appartenenza politica. E infine c'è la ciliegina sulla torta, la sofferenza impalpabile dell'insegnante che ogni mattina va a lavorare consapevole, in fondo, di potersi trovare in pochi secondi a dover fare scelte impensabili.

Oltretutto in questo periodo in cui sto facendo la supplente, non ve lo nascondo, ci penso di più a queste cose, agli imprevisti. Ci sono delle procedure certo, tante di quelle procedure, ma dovesse succedere qualcosa di serio, anche solo un'allerta meteo, probabilmente sarei in difficoltà. Non faccio supplenze lunghe, la mia missione in questo momento è specificamente quella di visitare più scuole possibili quindi di solito la mattina vengo accompagnata in classe munita di mappa dell'istituto e appena comincio a orientarmi è già ora di ricominciare tutto da capo da un'altra parte. Le scuole sono tutte diverse a livello architettonico. Ci sono quelle grandi, quelle piccole e poi anche gli studenti cambiano: ci sono quelli delle elementari, quelli delle medie, delle superiori e ognuno risponderebbe in modo appropriato all'età di fronte a un qualsiasi fuori programma.

Il giorno della sparatoria del liceo del Michigan, con quello stato d'animo lì che si può immaginare, sono andata a controllare dove avrei insegnato il giorno successivo. Dal sito non riuscivo a capire, non sembrava una scuola come le altre. Allora ingenuamente ho usato Google. Il primo risultato che è uscito: nome della scuola + sparatoria. Andiamo bene.
Per i motivi che esponevo all'inizio, ho evitato di indagare più di tanto, ma pare ci sia stata una sparatoria anche nei pressi di quella scuola qualche anno fa.
Da una parte mi veniva da sdrammatizzare. Mi pare ben difficile che ci siano due sparatorie nella stessa scuola, no? Dall'altra...boh, un po' di impressione me la faceva questa cosa. Soprattutto quel non sapere esattamente cosa avrei trovato il giorno dopo.

La mattina successiva si è chiarito tutto. Mi trovavo in una sorta di istituto per il recupero anni scolastici frequentato da ragazzi con problemi molto seri. Problemi personali (dipendenze, guai con la giustizia, malattie, gravidanze precoci...) o familiari (alcuni con situazioni molto complesse, altri che una famiglia o una casa non ce l'hanno del tutto). E' una scuola molto più piccola delle altre che accoglie solo chi dimostra di essere altamente motivato a risollevarsi. Questa è una cosa che mi é stata ripetuta da almeno tre persone diverse come una sorta di rassicurazione, ma di quelle rassicurazioni che poi in realtà ti allarmano perchè fin lì non avevi capito di dover essere rassicurato. 'Ricordati che questi ragazzi vogliono essere qui', ripetevano tutti come una sorta di mantra. Avevo l'impressione che tutte quelle spiegazioni avessero il duplice scopo di suggerirmi una certa condotta e anche prepararmi a eventuali fuori programma.
Quando è arrivata la prima classe non ci credevo. I ragazzi più disciplinati e silenziosi che abbia mai visto. Tanto silenziosi che dopo un po' ho cominciato a sentirmi a disagio.
Guardate che siete liberi di fare due chiacchiere mentre lavorate. No, eh? Che dite, ascoltiamo un po' di musica? Niente, silenzio e nessun eye contact.
Non era un'ambiente per niente allegro, adatto all'età. Si percepiva al contrario una depressione di fondo e anche una grande tensione come di bomba che sta per esplodere o forse no, forse non c'era nessuna bomba in quella classe, forse erano alberi che stanno per fiorire, difficile dirlo. All'ora di pranzo mi hanno mandato a piantonare la piccola mensa e poi il bagno insieme a un altro insegnante. C'era anche un poliziotto dotato di giubbotto antiproiettile e tutto, ma ho scoperto che questa è una figura professionale presente in tutte le scuole medie e superiori qui.
La giornata è volata senza il minimo intoppo. Una ragazza incinta all'ultima ora era radiosa, l'unica persona visibilmente felice che abbia incontrato in tutta la giornata. Mi ha colpito tantissimo nel panorama generale. Un'altra ragazza invece ha pianto per più di un'ora di fila fissando il vuoto e un ragazzo si è addormentato in classe. Mi avevano avvertito anche di questo, alcuni lavorano la sera e la mattina proprio non ce la fanno a star su.
Dopo avere lavorato un po' con tutte le età nell'ambito della didattica museale in Italia, mi sono innamorata della creatività dei bambini delle elementari. Amo insegnare arte alle elementari perchè i bambini, soprattutto prima dei 9-10 anni, sono liberi dal giudizio altrui e la scuola, a differenza del museo, per me ha il vantaggio della relazione personale, del poter vedere i progressi. Facendo supplenze, però qualche volta sono stata tentata dalla possibilità di spostarmi alle medie o alle superiori visto che sono abilitata e sta a me scegliere). Indubbiamente sotto il profilo pratico il lavoro è più semplice, ma mi sono resa conto subito che c'è un altro ostacolo.
Un giorno piombai in una scuola di quelle un po' complesse (anche se al momento non lo sapevo), nel mezzo di una lezione. Non so perchè l'insegnante di arte si fosse assentata all'improvviso. In classe trovai ad accogliermi il professore di sostegno. Dopo un po' che parlavamo notai che molti ragazzi avevano approfittato della nostra distrazione per fare altro, ma lui non interveniva. Quando uscì, in tutta tranquillità, chiesi a una ragazza di mettere via il telefono e lavorare. Lei scattò in piedi come una molla e mi si piantò davanti come a minacciarmi fisicamente. Ecco, in quel momento ho capito che quel tipo di lavoro non fa per me, non ho il physique du role e poi c'è anche un'altra cosa. Alle elementari hai davvero la sensazione di poter ancora contribuire con un verso, diciamo così. Oltre una certa età invece si cambia solo se lo si vuole fortemente.
Ci sono certe scuole dove immaginare che un ragazzo (ragazzo, maschio) disperato tiri fuori un fucile, non è così inconcepibile. E infatti succede e continua a succedere.
Sarebbe bello se in Texas l'accesso alle armi venisse ostacolato almeno quanto l'accesso all'aborto.

1 commento:

Bulut/Nuvola ha detto...

...in in certo senso, è un bel post. Nel senso: fa aprire gli occhi su tante cose.

Però capisco meglio quello che intendi e non è per niente bello.
È brutto che ci siano ragazzi in situazioni così difficili...

Per le armi: anch'io mi troverei a disagio, anche se mi piacerebbe imparare a usare un'arma (ma non portarmela appresso, solo sapere fare).
Credo che l'accesso alle armi vada regolato, sì. Non si può lasciare uno strumento del genere in mano a chiunque.

Per le sparatorie nelle scuole (e scusami se preciso, non dovrei, lo so): se è successa una volta, non conta. È come la barzelletta del portarsi la bomba personale in aereo per "evitare che ci sia una seconda bomba". Insomma, se è già successo non inficia la probabilità che succeda di nuovo (con l'unica cosa a favore che, se è successo, è probabile che ci stiano più attenti e controllino...)

Mando un abbraccio a tutti voi, spero non succeda nulla mai.