In questi pochi mesi ho imparato tantissime cose sulle piante.
E anche su me stessa.
Ho sempre pensato di essere una a cui piacciono i fiori. Viene fuori che in realtà quello che mi entusiasma sono le radici.
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In questi pochi mesi ho imparato tantissime cose sulle piante.
E anche su me stessa.
Ho sempre pensato di essere una a cui piacciono i fiori. Viene fuori che in realtà quello che mi entusiasma sono le radici.
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Avrete tutti sentito dell'ennesima sparatoria in un istituto scolastico del Michigan un paio di settimane fa. Nella mia situazione, certe notizie richiedono una certa dose di autocontrollo. Voglio dire, non posso lasciarmi prendere la mano nè dalla curiosità nè ancor meno dall'emozione perchè di emozioni in gioco ce ne sono davvero troppe. C'è il senso di rabbia e impotenza che provano tutti, a cui si somma l'inquietudine del genitore che ogni mattina manda due bambini allo sbaraglio in uno stato in cui la passione per le armi oltrepassa tutto, anche l'appartenenza politica. E infine c'è la ciliegina sulla torta, la sofferenza impalpabile dell'insegnante che ogni mattina va a lavorare consapevole, in fondo, di potersi trovare in pochi secondi a dover fare scelte impensabili.
Innanzitutto grazie per i messaggi e le condivisioni del post e delle storie di ieri nonostante il famigerato algoritmo in questi giorni remi decisamente contro.
Vorrei aggiungere solo una cosa al discorso.
Vi parlo di nuovo di Joe, ma non solo. E' stato scelto per rappresentare la sua classe allo Spelling Bee. Lo Spelling Bee è una competizione in cui i concorrenti sono invitati a compitare parole. Le parole devono essere pronunciate in modo lento e spezzate lettera per lettera per indicarne la corretta grafia che in inglese si differenzia molto dalla pronuncia.
Ho sempre pensato che il più grande problema di Joe nella vita sarebbe stato la sua più totale indifferenza verso il giudizio altrui. Lo so che sembra una cosa positiva, ma se portata all'eccesso. Qualunque cosa abbia a che vedere con l'aspetto, la forma delle cose, non lo tocca. A lui interessa passare del tempo con le persone a cui vuole bene e imparare, tutto qui. In un mondo ideale, non avrebbe nessuna difficoltà. Cambiare scuola quest'anno però, dopo un anno e mezzo di pandemia a casa, non è stato per niente facile. Ha dovuto recuperare alcune nozioni che forse erano state affrontate in modo un po'
superficiale a distanza e poi soprattutto, credo sia stato preso di mira. Quello nuovo, quello con la mascherina, quello strano. Non ha trovato un ambiente amichevole. Con molta tranquillità, qualche volta mi ha raccontato dei piccoli episodi che lo hanno ferito. Gli consigliavo di giocare con gli altri durante l'intervallo invece di stare da solo (lui ama molto camminare da solo e pensare) e mi rispondeva che se giocava non poteva conoscere nessuno perché mentre si gioca non si parla e allora come fai a capire chi ti sta simpatico? Insomma, in un modo o nell'altro, ha recuperato tutto quello che aveva perso a livello accademico, portando a casa l'ennesima pagella perfetta. Con sforzo immane ha ottenuto un piazzamento decente alla famigerata corsa tradizionale del tacchino a cui in passato è stato capace di arrivare penultimo in tutta la scuola e 3 o 4 compagni hanno cominciato a seguirlo all'intervallo. Insomma, è forte e solido questo Joe, va avanti per la sua strada a dispetto delle circostanze. Oggi compie 11 anni e spero tanto che continui a mantenere questo tipo di attitudine verso la vita.