Mi piace molto l'espressione "mixed feelings".
Il Giorno del Ringraziamento mi ha sempre suscitato sentimenti molto contrastanti.
Da una parte, c'è tutto il discorso della gratitudine che così per come è strutturato, per me quando sono venuta a vivere qui, era completamente nuovo. La gratitudine è un valore che è diventato in realtà uno stile di vita e mi ha arricchito infinitamente.
Poi però Thanksgiving non si ferma a questo.
Il giorno prima si sta insieme per la gioia di condividere un pasto. Le famiglie, riconoscenti, macinano miglia su miglia solo per rivedersi, senza nemmeno lo scambio dei regali come a Natale. E il giorno dopo è il delirio consumistico con gente che fino a poco tempo fa, rischiava letteralmente la vita per entrare nei negozi prima degli altri.
E una parola bisognerebbe spenderla anche per la positività tossica. Ci sono tante persone che non trovano molti motivi per essere riconoscenti e sono sole o non vanno d'accordo con la famiglia. Ecco, in questo periodo non se la passano benissimo.
C'è la retorica del tacchino che oramai mi disturba. Non sono vegetariana o vegana, ma penso che soprattutto con i bambini si esageri. La sistematica trasformazione del tacchino, che è un essere vivente con tutta la sua dignità, in uno scherzo è terribilmente diseducativo, oltre che di cattivo gusto. A scuola, ad esempio, un progetto che ho visto assegnare mille volte è quello in cui i bambini creano un travestimento per il tacchino che così riesce a scappare e non farsi mangiare.
"Sono un piccolo tacchino spaventato. Indosso questo travestimento così non mi mangerai!".
Nell'indifferenza generale vengono lanciati dei messaggi molto contraddittori a livello etico.
Queste sono riflessioni che richiedono una certa fiducia per essere condivise, quasi nessuno le vuole ascoltare, nemmeno chi fondamentalmente è d'accordo.
Una volta ne feci parola con una collega con cui mi trovavo in sintonia su tante cose. Mi disse che per lei era completamente normale, che era cresciuta in una fattoria e a cena i genitori le dicevano il nome dell'animale -perché nominavano tutti gli animali - che stavano mangiando.
Fa ridere.
Oppure no.
Poi ogni volta cala il silenzio oppure mi dicono che non capisco perchè sono una "city girl".
E poi ovviamente c'è il problema principale. Il nostro cosiddetto Giorno del Ringraziamento coincide con la giornata di lutto dei nativi (qui) perché tutta questa tradizione è basata su un clamoroso falso storico.
Come fai a festeggiare sapendo che il tuo festeggiamento in sé apre delle ferite?
Semplice: molti non lo sanno perché a scuola viene insegnato altro. Alle elementari viene ancora raccontata la storiella degli indiani e dei pellegrini che mangiavano insieme allegramente (questo post molto brevemente vi dà un'idea di come davvero andarono le cose). Per dirlo in modo semplice: per i nativi festeggiare il Giorno del Rigraziamento sarebbe come per i non nativi festeggiare l'11 settembre (qui). Io dico solo: ascoltiamo le persone coinvolte, educhiamoci (io per prima).
Se fai presente tutto questo, ti dicono che tanto nessuno sa più la storia e che quello che si celebra è la gratitudine, lo stare insieme, la famosa gioia di condividere un pasto.
Io dico va bene. Ma non è un privilegio enorme anche questo?
I nativi non possono farlo questo ragionamento, non gli si può chiedere di dimenticare. E allora come la mettiamo?
Se vogliamo festeggiare la gratitudine dobbiamo anche conoscere e insegnare come sono andate realmente le cose e soprattutto dare una mano economicamente ai nativi che ancora subiscono le conseguenze di quegli eventi storici.
Un po' di equilibrio.