Volevo fare una *precisazione* rispetto a questo post scritto a caldo subito dopo l'acquisto della casa ad aprile.
In tutte le famiglie quando capita un evento importante (una nascita, un matrimonio, un viaggio...) nascono mille storie che poi si ricordano per tantissimo tempo, a volte vengono magari anche tramandate di generazione in generazione e allora io voglio cambiare leggermente la mia versione dei fatti alla luce di riflessioni un po' più meditate.
Per noi l'acquisto di questa casa è stato un evento enorme.
Ha scatenato mille aneddoti.
La prima volta che sono venuta da queste parti, ad esempio, è stato pochissimi mesi fa. Con un'amica andammo a passare un pomeriggio al Ruscello di Pietra perché avevamo letto che era un posto carino. Io mi guardai intorno e le dissi: "Ma sai che io ci vivrei qui?". Mi piacque così tanto che smisi di cercare casa altrove.
Due mesi dopo ci trasferivamo.
Raramente ho avuto sensazioni come quella nella vita e l'ho seguita, mi sono fidata del mio istinto.
L'altro grande aneddoto è che la casa era appena stata messa in vendita e andammo a vederla per primi (in quel periodo controllavo ossessivamente il mercato immobiliare della zona. Refresh. Refresh. Refresh). Appena finito il nostro giro con l'agente, fuori dalla porta, entusiasti, decidemmo di provare a fare immediatamente un'offerta mentre i proprietari -abbiamo scoperto in seguito- ci osservavano seduti sulla panchina dall'altra parte della strada (erano dovuti correre fuori perché probabilmente non si aspettavano una visita 5 minuti dopo aver attivato la vendita). Secondo la storia a cui inizialmente ci era piaciuto credere, ci avevano preso così in simpatia come famiglia da decidere addirittura di accettare la nostra offerta senza mostrare la loro casa a nessun altro.
Il dramma è che probabilmente quella storia che ci raccontavamo è vera. Deve essere andata proprio così.
Passata la "sbornia" iniziale però sia io che Mr J quasi contemporaneamente, anche se ognuno per conto proprio, ci siamo fatti la stessa domanda.
Fossimo stati non bianchi o non eterosessuali, sarebbe andata allo stesso modo? La risposta onesta è no.
Nella migliore delle ipotesi avrebbero accettato l'offerta dopo aver mostrato la casa a più persone come si fa normalmente, nella peggiore, e sappiamo tutti che succede, avrebbero venduto ad altri.
Accettando la nostra offerta in quel modo hanno dimostrato innanzitutto fiducia (perchè qui le case si fermano con cifre abbastanza irrisorie, è un sistema molto basato sulla correttezza) e poi sì, anche di voler vendere a noi. Ma di noi cosa conoscevano?
Solo l'aspetto esteriore.
Non riuscire a comprare una casa implica una cascata di conseguenze che possono danneggiare perfino la generazione successiva.
Vivendo qui abbiamo tutta una serie di servizi che non avremmo altrove. Grazie a questi servizi i nostri figli avranno dei vantaggi, un'educazione migliore, la possibilità di fare una vita sana e tanto altro.
Tutti noi aspiriamo a essere riconosciuti come alleati, ma ricordiamoci che il razzismo è un sistema e se siamo bianchi di quel sistema beneficiamo che ci piaccia o no. È così.
Abbiamo una quantità di vantaggi che a pensarci gira la testa.
Ci sono studi che hanno dimostrato, ad esempio che a scuola i bambini neri vengono puniti di più di quelli bianchi.
Pensiamoci però anche in questi termini: mio figlio bianco viene punito meno, trattato meglio, magari andrà a scuola più volentieri, raggiungerà risultati migliori, da grande guadagnerà di più e poi il circolo vizioso ricomincerà.
I bianchi spesso sono profondamente convinti che gli altri si trovino in situazioni precarie perchè hanno fatto scelte sbagliate nella vita. La verità è che non tutti hanno le stesse scelte.
È molto più facile fare scelte giuste quando si hanno davanti buone opportunità.
Decidere se continuare a studiare, ad esempio, o aiutare la propria famiglia a sopravvivere, è poi una scelta?
Per tanto tempo mi sono chiesta da dove nascesse la rabbia e il vittimismo di tanti bianchi americani di destra.
La mia domanda è sempre stata: come fanno a non capire che per quanti problemi possano (o possiamo) avere nella vita siamo sempre incredibilmente avvantaggiati rispetto a tanti altri? Ho ascoltato mille approfondimenti giornalistici, documentari. Ho fatto scorpacciate di attualità. Volevo capire. La verità è che le uniche risposte per ora me le ha date questo vecchio libro di cui non vi dico niente, ma se per caso lo avete letto e avete voglia di parlarne, sapete dove trovarmi.
Mi sembrava giusto raccontare tutta la storia, non solo la parte a cui mi è più comodo credere.
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