lunedì 30 agosto 2021
pigiama day
venerdì 27 agosto 2021
le prime due settimane di scuola
mercoledì 25 agosto 2021
un chiarimento
Volevo fare una *precisazione* rispetto a questo post scritto a caldo subito dopo l'acquisto della casa ad aprile.
In tutte le famiglie quando capita un evento importante (una nascita, un matrimonio, un viaggio...) nascono mille storie che poi si ricordano per tantissimo tempo, a volte vengono magari anche tramandate di generazione in generazione e allora io voglio cambiare leggermente la mia versione dei fatti alla luce di riflessioni un po' più meditate.
Per noi l'acquisto di questa casa è stato un evento enorme.
Ha scatenato mille aneddoti.
La prima volta che sono venuta da queste parti, ad esempio, è stato pochissimi mesi fa. Con un'amica andammo a passare un pomeriggio al Ruscello di Pietra perché avevamo letto che era un posto carino. Io mi guardai intorno e le dissi: "Ma sai che io ci vivrei qui?". Mi piacque così tanto che smisi di cercare casa altrove.
Due mesi dopo ci trasferivamo.
Raramente ho avuto sensazioni come quella nella vita e l'ho seguita, mi sono fidata del mio istinto.
L'altro grande aneddoto è che la casa era appena stata messa in vendita e andammo a vederla per primi (in quel periodo controllavo ossessivamente il mercato immobiliare della zona. Refresh. Refresh. Refresh). Appena finito il nostro giro con l'agente, fuori dalla porta, entusiasti, decidemmo di provare a fare immediatamente un'offerta mentre i proprietari -abbiamo scoperto in seguito- ci osservavano seduti sulla panchina dall'altra parte della strada (erano dovuti correre fuori perché probabilmente non si aspettavano una visita 5 minuti dopo aver attivato la vendita). Secondo la storia a cui inizialmente ci era piaciuto credere, ci avevano preso così in simpatia come famiglia da decidere addirittura di accettare la nostra offerta senza mostrare la loro casa a nessun altro.
Il dramma è che probabilmente quella storia che ci raccontavamo è vera. Deve essere andata proprio così.
Passata la "sbornia" iniziale però sia io che Mr J quasi contemporaneamente, anche se ognuno per conto proprio, ci siamo fatti la stessa domanda.
Fossimo stati non bianchi o non eterosessuali, sarebbe andata allo stesso modo? La risposta onesta è no.
Nella migliore delle ipotesi avrebbero accettato l'offerta dopo aver mostrato la casa a più persone come si fa normalmente, nella peggiore, e sappiamo tutti che succede, avrebbero venduto ad altri.
Accettando la nostra offerta in quel modo hanno dimostrato innanzitutto fiducia (perchè qui le case si fermano con cifre abbastanza irrisorie, è un sistema molto basato sulla correttezza) e poi sì, anche di voler vendere a noi. Ma di noi cosa conoscevano?
Solo l'aspetto esteriore.
Non riuscire a comprare una casa implica una cascata di conseguenze che possono danneggiare perfino la generazione successiva.
Vivendo qui abbiamo tutta una serie di servizi che non avremmo altrove. Grazie a questi servizi i nostri figli avranno dei vantaggi, un'educazione migliore, la possibilità di fare una vita sana e tanto altro.
Tutti noi aspiriamo a essere riconosciuti come alleati, ma ricordiamoci che il razzismo è un sistema e se siamo bianchi di quel sistema beneficiamo che ci piaccia o no. È così.
Abbiamo una quantità di vantaggi che a pensarci gira la testa.
Ci sono studi che hanno dimostrato, ad esempio che a scuola i bambini neri vengono puniti di più di quelli bianchi.
Pensiamoci però anche in questi termini: mio figlio bianco viene punito meno, trattato meglio, magari andrà a scuola più volentieri, raggiungerà risultati migliori, da grande guadagnerà di più e poi il circolo vizioso ricomincerà.
I bianchi spesso sono profondamente convinti che gli altri si trovino in situazioni precarie perchè hanno fatto scelte sbagliate nella vita. La verità è che non tutti hanno le stesse scelte.
È molto più facile fare scelte giuste quando si hanno davanti buone opportunità.
Decidere se continuare a studiare, ad esempio, o aiutare la propria famiglia a sopravvivere, è poi una scelta?
Per tanto tempo mi sono chiesta da dove nascesse la rabbia e il vittimismo di tanti bianchi americani di destra.
La mia domanda è sempre stata: come fanno a non capire che per quanti problemi possano (o possiamo) avere nella vita siamo sempre incredibilmente avvantaggiati rispetto a tanti altri? Ho ascoltato mille approfondimenti giornalistici, documentari. Ho fatto scorpacciate di attualità. Volevo capire. La verità è che le uniche risposte per ora me le ha date questo vecchio libro di cui non vi dico niente, ma se per caso lo avete letto e avete voglia di parlarne, sapete dove trovarmi.
Mi sembrava giusto raccontare tutta la storia, non solo la parte a cui mi è più comodo credere.
venerdì 20 agosto 2021
si può ancora dire 'expat'?
Vi segnalo una discussione interessantissima che va avanti da ieri sul termine "expat" nelle storie su Instagram (qui, le storie scadute sono in evidenza nel cerchietto 'expat sì o no').
Lo usate ancora questo termine?
Da un piccolissimo sondaggio è risultato che la maggior parte di chi legge questo blog, non lo usa.
Nemmeno io uso più il termine 'expat'.
Mi sono trasferita all'estero nel 2006 e forse allora il significato di questa parola che continua ad evolversi, era meno 'carico' rispetto a oggi. L'ho usata per tanto tempo in buona fede senza pormi nessuna domanda.
Quando mi sono fermata a rifletterci, però ho smesso.
Chi può definirsi expat e chi no?
Perché un africano o un filippino nella mia stessa identica situazione non vengono visti come expat e io invece sì?
È un termine che ora trovo ambiguo e potenzialmente discriminatorio. Ne faccio a meno volentieri.
Tra l'altro, non è solo una questione di vocabolario, ma anche di sostanza.
I primi anni qui frequentavo quasi esclusivamente persone che si definivano 'expat' di vari paesi, pochi italiani. Poi pian piano molti sono partiti e ho preferito cercare le mie amicizie altrove. Purtroppo, nella mia esperienza almeno, quelli degli expat sono ambienti piuttosto tossici, inutilmente competitivi e superficiali. Si passa molto tempo a lamentarsi fra privilegiati e parlare di quanto sia migliore casa propria. Ecco, a me quel tipo di discorsi non interessano.
Ho la fortuna di aver conosciuto questo paese complicatissimo attraverso lo sguardo di un americano -uno colto, di quelli che hanno viaggiato e parlano diverse lingue- e attraverso lui che paradossalmente è super critico verso la cultura americana e texana in particolar modo, ho imparato ad apprezzare e capire quello che mi circonda. Se capisci i motivi dietro alle contraddizioni, ti appassioni altrimenti c'è il rischio di cominciare a sentirsi superiori. Ho la sensazione che spesso i cosiddetti 'expat' si limitino al piacere o al fastidio di imbattersi in determinate differenze, ma che poi non vadano effettivamente molto oltre le apparenze, non studino la storia, le circostanze, le attenuanti. Chi si definisce expat di solito sa di essere di passaggio e non va per il sottile perché in un certo senso è già proiettato verso la prossima meta.
Sono quelli che ti vengono a dire che gli americani sono scemi perché hanno le case di legno, quel tipo di discorsi lì.
Spero di non aver offeso nessuno, lo so ci sono andata un po' giù pesante stavolta, ma questa è la mia esperienza. Tra l'altro poi fra i cosiddetti expat sono nate alcune delle mie più care e longeve amicizie perché singolarmente siamo sempre i soliti esseri umani, io ho un problema un po' con la mentalità del gruppo e con il concetto in base al cui alcuni sono expat e altri immigrati.
Probabilmente se usate questo termine, lo interpretate in modo differente.
Se volete parlarne, lasciate un commento o scrivetemi.
venerdì 13 agosto 2021
woody (non) è cambiato
Ieri Woody mi ha raccontato che qualcuno a scuola gli ha fatto presente che non è costretto a portare la mascherina. In effetti, la maestra non ce l'ha e nemmeno la maggior parte degli altri bambini nella sua classe.
mercoledì 11 agosto 2021
back to school
Mentre molti di quelli che stanno leggendo questo post saranno probabilmente nel bel mezzo delle vacanze, qui in Texas oggi è ricominciata la scuola. Questi giorni sono stati un po' strani per me.