In questi giorni ho fatto fatica.
Si può dire quando si fa fatica?
LE RICORRENZE SONO MICIDIALI.
Torno sempre in Italia intorno al mio compleanno e quando sono lì potrei anche dimenticarmene se non fosse per tutti quelli che affettuosamente me lo ricordano. Qui invece, la maggior parte delle persone che conosco, anche amici stretti, non sanno quando è il mio compleanno e finisce che ci penso tantissimo, i giorni prima e anche quelli dopo. Mi genera una tristezza abbastanza subdola, di quel tipo che sembra venire per fermarsi.
Il fatto di passarlo qui per la seconda volta di seguito mi sbatte in faccia il fatto che non vedo la mia famiglia da due anni.
È un pensiero che mi fa venire le vertigini e una realtà su cui al momento purtroppo non ho nessun tipo di controllo.
Odio quelli che dicono che la felicità sia una scelta. Penso che di fronte a determinate circostanze, la cosiddetta felicità sia semplicemente impossibile da raggiungere.
Certo, tante volte si può scegliere di provare a tirarsi su, in questo ci credo molto. Si può scegliere su cosa concentrarsi e anche di buttarsi fuori di casa a forza quando la malinconia raggiunge i livelli di guardia. Si può sempre provare a ribaltare o a scuotere in qualche modo la situazione e stare a vedere cosa succede.
La vita è tante cose tutte insieme.
E così poi alla fine sono stata bene. Joe e Woody hanno generosamente deciso di accompagnarmi al Dallas Museum of Art visto che era il mio compleanno. E' stato carino prendere una pausa dai soliti dinosauri per una volta.
Abbiamo visto una mostra sul concetto di migrazione.
Guardate questa piccola meraviglia opera di Fannie Nampeyo della tribù Hopi.
La migrazione è una parte centrale della loro identità e della loro storia. Questo disegno ondulato visualizza l'idea delle orme lasciate dai migranti sul paesaggio.
Il/la curator* chiedeva: cosa porteresti con te?
Le risposte sono affascinanti.
Proprio davanti al Dallas Museum of Art c'è uno dei parchi più belli della città, il Klyde Warren Park. A ottobre la situazione era questa. Mai avremmo potuto immaginare allora di essere tutti più o meno vaccinati e tornati a una vita abbastanza normale già in primavera. Il senso di riconoscenza verso chi ha lavorato per portarci fino a qui è immenso.
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