In questi giorni ho ricevuto tante domande e tanti auguri per la nuova casa. Mi ha fatto molto piacere sapere che alcuni di voi mi sentano vicino e pensino a me quasi come a un'amica lontana.
In realtà è successa una cosa un po' strana. Ho passato i primi giorni dopo il trasloco quasi interamente alla vecchia casa da sola. Una volta portato via il più grosso, sono rimaste tante piccole cose da buttare e mettere a posto. Ho pulito quella casa come mai prima, per ore e ore, perdendo completamente la cognizione del tempo. Un'esperienza abbastanza catartica, direi.
E' che in questo cambiamento di case, ci sono in gioco tante di quelle circostanze che non saprei neanche da dove cominciare a spiegare. Di sicuro ho avuto bisogno di fermarmi e pensare, e non pensare, e fare qualcosa con le mani.
Sullo specchio del vecchio bagno, c'era una frase che mi ero segnata ai tempi in cui il piccolo Woody aveva deciso di non dormire più e ogni mattina sentivo il peso del mondo sulle spalle. Dice:
"Considera il tuo viaggio un'entusiasmante avventura invece che una prova straziante".
Era lì da così tanto tempo che oramai era diventata invisibile, eppure è ancora valida. In giardino sono finalmente spuntate poche ortensie e la magnolia comincia timidamente a fiorire. C'è un fiore vicino all'ingresso, una sorta di grossa margherita, che rispunta puntuale ogni anno. Solo che ha cambiato colore, prima era fucsia e ora gialla, misteri della natura.
La verità è che quella casa non l'ho mai amata. La comprammo in fretta e furia perchè stanchi dell'appartamento che avevamo preso in affitto appena arrivati qui con l'idea di cambiarla presto, ma come succede in questi casi la vita accade, le priorità cambiano e siamo rimasti lì per 14 anni costruendo di fatto una famiglia e una vita che giorno dopo giorno è stata tante cose, ma soprattutto felice.
Finché é arrivata la pandemia.
La mia sensazione è che abbia spazzato via non solo il mio equilibrio, almeno inizialmente, ma anche un po' tutto quello che avevo costruito intorno a quella casa, il mio lavoro e diverse amicizie. Tante esigenze familiari sono cambiate, una stanza in più era assolutamente necessaria e così ci siamo finalmente messi all'opera per cercare una nuova casa. All'inizio cercavamo ingenuamente la casa della vita, la chiamavamo proprio così perchè abbiamo capito che traslocare non ci piace granché. Ben presto però abbiamo dovuto fare i conti con la realtà e il delirio del mercato immobiliare americano attuale, così abbiamo abbassato di molto le nostre aspettative. E come sempre accade in questi casi, quando abbiamo smesso di agitarci, la casa giusta, forse davvero la casa della vita, si è come materializzata.
Le persone cool in questi casi fanno sempre finta che sia tutto normale e in effetti una casa come questa qui in Texas è piuttosto normale, io però non dimentico da dove vengo. Ho passato la mia infanzia in un bilocale alla periferia di Milano e per me tutto questo spazio non è per niente normale e non lo sarà mai.
Questa mattina ho aperto gli occhi nella mia nuova camera da letto in cui i vecchi mobili sembrano all'improvviso rimpiccioliti e ho pensato di non aver mai dormito in un posto più bello, nemmeno in vacanza credo.
Viviamo in un vicolo cieco con un parco davanti, i bambini giocano fuori come negli anni Ottanta, come nei telefilm. Li vedo contenti, spensierati, hanno per la prima volta un po' di autonomia, una vita sociale propria, che non passa necessariamente da me.
E' un'altra vita.
In questo momento sento un profondo senso di meraviglia e riconoscenza per tutte quelle situazioni che sono confluite insieme al momento opportuno per permettermi di arrivare qui.
E da qui si riparte.
2 commenti:
Ecco, vedi, questa tua riconoscenza è leggera e bellissima, fa bene a chi legge; e mi vedo i tuoi due piccoli giocare nel vicolo.
Grazie Maria Grazia, sei molto gentile. Mi spiace aver visto il tuo commento così in ritardo. A presto!
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