Ogni volta che torno in Italia vedo episodi di intolleranza di ogni tipo, cose che qui in quello che viene definito universalmente uno dei paesi più razzisti del mondo, non esistono da tantissimi anni. Quando lo faccio notare di solito le persone, anche quelle in teoria più progressiste o quelle più colte
o quelle che mi dicono "ma come fai a vivere in America con il razzismo che c'è?"
si offendono e mi dicono che sono 'diventata americana'. Succede tutte le volte. Pian piano però continuando a ragionarci finiamo puntualmente per essere tutti più o meno d'accordo per fortuna. È che in Italia di tante cose non si è mai parlato.
Siamo cresciuti con l'idea malsana che 'siamo tutti uguali' e solo ora capiamo che questo far finta di essere tutti 'uguali' serviva più che altro a placare i sensi di colpa continuando a ignorare il punto di vista di chi è in minoranza.
Ci sono stati tanti brutti episodi di razzismo sulla televisione italiana in queste ultime settimane. Episodi gravissimi. Ho visto Michelle Hunziker e Gerry Scotti, ad esempio, prendere in giro gli asiatici a Striscia La Notizia (qui). Non ditemi 'ma io quei programmi non li guardo', non è questo il punto.
Mi è capitata davanti agli occhi quella scena e per prima cosa mi sono chiesta chissà quanti fra quelli che guardano quel programma sanno che il gesto di stirarsi la palpebra e parlare con la L è offensivo.
Ho ascoltato un'attivista afrodiscendente dire di non avere mai sentito i propri genitori lamentarsi del razzismo in Italia negli anni Ottanta e Novanta e mi è venuto in mente, fatte le dovute distinzioni, che anche io non ho mai sentito i miei genitori pugliesi emigrati a Milano negli anni Settanta lamentarsi di niente, anzi hanno sempre detto solo cose buone dei milanesi.
Chiaramente il razzismo c'era allora come oggi. Forse i nostri genitori stavano cercando di proteggerci quando ci dicevano quelle cose oppure davvero non vedevano, non saprei.
Non sono gli unici comunque. Sapete cosa mi è venuto in mente anche? Quanto io stessa abbia affermato più volte soprattutto nei miei primi viaggi all'estero tanti anni fa, che non è vero che in Italia ci sia un problema di maschilismo. E come mi infervoravo! Mi sembrava impossibile che delle 'brave persone' come le mie figure maschili di riferimento potessero anche portare avanti comportamenti sessisti. E invece no. In qualche momento tutti abbiamo avuto (e avremo) delle defaillance in questo senso, non si tratta di essere brave o cattive persone.
Le "brave persone" sono semplicemente quelle che non appena capiscono di aver offeso qualcuno, si fermano, riflettono e cambiano rotta.
Tra l'altro ho avuto fantastici esempi in famiglia di persone che hanno cambiato completamente idea su tante cose (dal razzismo all'omofobia) anche in età molto avanzata e senza avere una grande cultura alle spalle. Non mi si dica che non si può cambiare una certa mentalità.
Insomma, tutto questo per dire che quando si vive all'interno di certi meccanismi, certi privilegi e stereotipi per tutta la vita, ci vuole una notevole apertura mentale sia per rendersi conto di avere un qualche comportamento discriminatorio sia di essere vittime di una discriminazione.
L'unica arma che abbiamo è ascoltare chi ci fa notare le problematicità che ci circondano e parlare di tutto questo senza stancarci mai, con calma e possibilmente senza attribuirci giudizi morali, riconoscendo che brucia parecchio essere colti in flagrante (sapeste quante volte mi è successo), ma senza scatenare la propria frustrazione su chi ce lo fa notare. Al contrario, ringraziare sempre chi gentilmente ci fa notare un errore inconsapevole perchè di fatto ci permette di migliorare.
E' così che si cresce come individui e come società.
2 commenti:
L'italia è provinciale e razzista purtroppo. Profondamente maschilista (basta guardare la TV ).Tra l'altro il razzismo si vede di più..ma il maschilismo è così permaeto che neanche noi donne ,a volte, ce ne accorgiamo.
simona
Simona è così purtroppo. Come dicevo nel post me ne sono accorta sulla mia pelle.
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