La maestra di Woody - che è una donna americana bianca e eterosessuale ça va sans dire- purtroppo quest'anno ha dimostrato più volte una certa insensibilità nei confronti delle differenze culturali. Più volte ha usato materiali problematici che mettevano in ridicolo determinate minoranze.
Qualche esempio.
A Thanksgiving diede a intendere che i nativi americani e i pellegrini fossero grandi amici e facessero delle gran feste insieme. Un'altra volta decise di fare una sorta di giro del mondo immaginario e scelse di raccontare alcune tradizioni di USA, Messico, India, Israele, ben quattro paesi europei (fra cui l'Italia, su cui fece molta confusione) e tutta l'Africa come se l'Africa non fosse un continente, ma una nazione. La sua risorsa preferita, per dire, sono i video di un vecchio uomo bianco che per insegnare concetti basilari di grammatica con più brio spesso e volentieri fa il verso alla cultura hop hop (maggiori informazioni su di lui in questo video ).
Sono episodi gravi e ripetuti e immagino succedessero anche prima di quest'anno, almeno qui in Texas, ma prima della scuola online, non avrei mai avuto modo di scoprirli. Il fatto è che questo è anche un anno molto particolare (pandemia + scuola ancora oggi inagibile a causa della tempesta Uri) e tante cose sono state fatte passare.
Questa settimana è toccato agli italiani. Guarda caso un paio di giorni dopo un nostro acceso scambio di opinioni, la maestra ha mostrato un video (questo) pieno zeppo di luoghi comuni sugli italiani. C'è l'alce Fabio (Fabio è il nome tipico delle macchiette italiane nella comicità americana di qualche anno fa) che deve correre dalla zia con un piatto di polpette in mano per non farle raffreddare. Chiaramente ha un fortissimo accento italiano e qualcuno gli sta tirando delle pizze. Del resto, se è italiano ci deve essere per forza di mezzo una pizza, suppongo.
Vedere quel video in ambito didattico mi ha lasciato un senso di sbigottimento. L'ipotesi che questa persona possa aver pensato di colpirmi per via del mio accento e della mia cultura mi lascia allibita di per sé e anche se così non fosse -voglio sperarlo- rimane il fatto che si tratta di un video di cattivo gusto che alimenta pregiudizi razzisti e non dovrebbe in nessun modo trovare spazio in un contesto educativo. Il mio istinto però in questo caso, l'unico in cui la persona discriminata sono proprio io è stato quello di lasciare perdere.
E' strano, in passato non ho esitato a farmi portavoce delle istanze di altri in situazioni simili, ma in questo caso, non so cosa sia scattato. Ho capito perché è così difficile denunciare certe cose. Ti immagini le risposte che ti daranno e non vuoi né che la tua offesa venga sminuita né che venga aggravata e reiterata da ulteriori commenti. Vorresti solo dimenticartene e andare avanti con la tua vita. Ci sono cose ben più piacevoli a cui dedicarsi.
In questo caso, Mr J di sua iniziativa ha preso in mano la situazione e ha scritto alla maestra. Lei non ha risposto. Ha girato l'email alla preside che a sua volta non si è scusata, non é minimamente entrata nel merito del problema sollevato, ma si è limitata a dirsi dispiaciuta e ad esprimere quanto la maestra fosse *triste*. L'unica soluzione che ha proposto è stata quella di darci la possibilità di cambiare immediatamente maestra se questa non ci piaceva.
In parole povere: white fragility da manuale. Ci si aspetta che la persona che ha subito l'offesa debba perdonare all'istante e perfino dispiacersi per quella che ha compiuto il gesto discriminatorio e ora é *triste*. Il fatto è che non é *triste* per quello che ha fatto, altrimenti come minimo chiederebbe scusa, ma perché è stata scoperta.
Per quanto sia difficile da credere, da qui la situazione non ha fatto altro che peggiorare come in una spirale senza fine.
Per prima cosa la maestra ha comunicato a tutta la classe che dato che *qualcuno* si è lamentato avrebbe cancellato l'attività che prevede l'uso di quel video, una delle preferite dai bambini.
Anche questo meccanismo è arcinoto. Il messaggio é: siccome c'è la *dittatura del politicamente corretto*, non possiamo più divertirci. Peccato che ci siano migliaia e migliaia di video analoghi fra cui scegliere, basterebbe non far vedere proprio quello che insulta una parte della popolazione.
Successivamente ha disdetto tutte le lezioni per il resto della settimana alludendo un'altra volta al fatto che siccome *qualcuno* aveva trovato alcuni materiali da lei usati offensivi, si era dovuta mettere a riconsiderare tutto il suo programma con il team amministrativo.
A me però questa era sembrata comunque una vittoria. Il mio obiettivo era che la smettesse di mostrare certe cose in classe e lo stava facendo anche se controvoglia e senza dimostrare di averne capito il motivo. Mi andava bene, il risultato era la cosa più importante.
Purtroppo aveva un'altra brutta sorpresa in serbo per tutti noi.
Alla fine della settimana ha comunicato alla classe che visto che *qualcuno* considera offensivi molti contenuti da lei proposti, *per preservare il suo benessere personale e professionale* (ancora una volta si presenta lei stessa come vittima) sospende tutte le lezioni dal vivo fino alla fine dell'anno.
Per quanto possa sembrare assurdo, la scuola è dalla sua parte e la partita è chiusa.
Riassumendo la maestra ha mostrato un video che si prende gioco di una minoranza, le è stato fatto notare e lei ha cancellato tutte le lezioni dal vivo fino alla fine dell'anno.
Se una famiglia bianca e piena di privilegi come la nostra viene trattata in questo modo, posso solo immaginare cosa succeda alle persone di colore o a quelle che magari non hanno la completa padronanza della lingua. Si capisce perchè la maggior parte delle volte non denuncino neanche.
Sono una persona che cerca di mettere la giustizia sociale in cima alle proprie preoccupazioni e che queste cose le studia da anni. Tutti i meccanismi che si sono innescati in questa situazione li conosco perfettamente. Il problema è che un conto è studiare il razzismo sui libri principalmente con l'intenzione di non essere mai razzisti verso gli altri, un conto è subire una discriminazione in prima persona.
Quello che ho scoperto è quanto fa male. Non importa quanto tu possa essere preparato, ben equipaggiato a difenderti e a capire quello che sta succedendo, fa male lo stesso.
Adesso che è passato qualche giorno e ho assorbito il colpo mi rimane l'amaro in bocca per tutta questa situazione, certo. Mi dispiace tantissimo che tutti questi bambini che hanno avuto la sfortuna di cominciare il proprio percorso scolastico in questo particolare momento storico, subiscano questo ulteriore danno, ma sono, se possibile, più motivata di prima a dare il mio contributo.
Anche le battaglie perse hanno il loro valore e ci avvicinano sempre anche se di poco all'obbiettivo finale, ne sono convinta. L'importante è continuare a insistere perché questo modo di trattare le persone é stato accettato per troppo tempo, ma non é giusto.