Ieri per caso siamo venuti a sapere che c'era una manifestazione di protesta contro la morte di George Floyd e la violenza della polizia proprio qui vicino a casa. Un picchetto in pieno giorno davanti alla sede della polizia locale. Viviamo in una zona molto tranquilla e, sembrerà strano, ma conosco relativamente bene la polizia.
La polizia qui lavora molto con le scuole e organizza varie manifestazioni. Vivo qui da molti anni e non ho mai sentito o visto niente di preoccupante anche se, certo - non sono di colore - non faccio parte della categoria a rischio quindi non posso davvero sapere cosa succede.
D'istinto mi è sembrata un'ottima idea andarci, ma si sa in questi casi l'istinto è meglio metterlo da parte. Il giorno prima a Washington, Trump aveva fatto lanciare lacrimogeni su una manifestazione pacifica per brandire una bibbia davanti a una chiesa e farsi fare una foto (qui). Anche qui a Dallas ci sono stati disordini e il coprifuoco da diversi giorni. Non c'è da stare tranquilli in questo periodo, ma dopo un'estenuante discussione durata un paio d'ore buone, abbiamo deciso di non farci prendere dalla paura e di andare. Non posso davvero immaginare di dover spiegare ai miei figli, un giorno, che è successo quello che è successo e noi siamo rimasti a guardare in silenzio.
La parte più complicata è stata spiegare a Joe e Woody in modo diverso e appropriato alla loro età, quello che è successo.
Uno dei motivi per cui abbiamo deciso di partecipare è che ci è arrivata voce di altre manifestazioni pacifiche qui intorno. Notizie che non fanno notizia e che non abbiamo letto da nessuna parte, ma che ci sono state raccontate a voce da amici.
Arrivati lì abbiamo trovato molte più persone di quello che si sarebbe potuto immaginare per una manifestazione di periferia, annunciata all'ultimo minuto. Tante famiglie, tanti bambini, tanti colori.
Faceva moltissimo caldo e gli organizzatori distribuivano acqua, crema solare, mascherine e perfino qualche snack.
La polizia dal canto suo, si limitava a osservare tutto molto attentamente, ma non abbiamo visto grande sfoggio di armi o dispiegamento di forze.
Mi ha colpito moltissimo il capo della polizia. Un omone di colore alto due metri che sotto quel sole bollente del pomeriggio texano, non si è fermato un secondo. Credo abbia cercato di parlare con ogni singolo partecipante alla manifestazione.
Vicino a noi c'era un piccolo gruppo di Sikh e lui gli ha chiesto se vivessero qui e gli ha proposto di contattarlo per organizzare qualcosa per far conoscere la loro cultura agli abitanti della zona.
A tutti diceva la stessa frase: - Grazie per essere venuti a fare sentire la vostra voce. Non lo dimenticherò mai.
E' vero, è un piccolissimo episodio, ma dimostra che la convivenza civile è possibile, perfino qui in Texas con la mentalità che c'è.
Come ci ha insegnato Angela Davis, in una società razzista non basta non essere razzisti, bisogna essere anti-razzisti. E questo è quello che stiamo provando a fare in tutti i modi a nostra disposizione.
6 commenti:
mi sono commossa a leggerti. perché sicuramente la percezione del problema e dei suoi risvolti etici, morali e concreti è assai diversa tra chi vive qui in Europa e chi come te, voi, siete sul territorio. il senso di impotenza qui è grande perché altrettanto grande è la prepotenza che vediamo (e meno male che la si riesca a vedere dal momento che purtroppoepurtroppo . però la resistenza che si sta manifestando fa ben sperare in una presa di coscienza singola e collettiva maggiore. e poi io ricordo sempre con orgoglio le manifestazioni a cui partecipavo con i miei, sin da piccola! :)
(che purtroppo esiste)
Questo post è davvero bellissimo :)
e.le.n.a e Bulut: grazie, io spero tanto che loro saranno orgogliosi da grandi. Mi sembra di vedere qualche piccolo segno di speranza stavolta. Per la prima volta, parlano un po' tutti.
Questo post è bellissimo :-)
Grazie Francesca Bianca!
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