Poche ore dopo la morte di Kobe Bryant, una giornalista del Washington Post ha postato un tweet che faceva riferimento a una brutta vicenda che nel 2003 lo aveva visto finire in tribunale e perdere molti sponsor per violenze sessuali. Il risultato è stato che nel giro di pochi istanti la giornalista è stata sommersa di minacce e il suo giornale invece di difenderla, l'ha sospesa.
Ora, ognuno può avere l'opinione che vuole su un giocatore di basket che muore insieme alla figlia tredicenne e a diverse altre persone in circostanze così tragiche, ma quello che la giornalista del WaPo ha diffuso non era un'opinione, era una notizia.
Una giornalista ha diffuso una notizia ed è stata sospesa.
E' sbagliato, no?
E infatti, nel giro di un paio di giorni grazie alla difesa di numerosi colleghi e lettori, il giornale è tornato sui suoi passi.
Evidentemente, come società, non siamo ancora in grado di accettare allo stesso tempo la grandezza, ma anche le ombre di un personaggio pubblico amato.
Mi viene in mente Michael Jackson. Per molti è difficile ammettere il genio musicale e anche l'orrore che suscitano alcuni episodi della sua vita.
Eppure non mi pare ci siano grandi dubbi su nessuna delle due cose.
Forse dobbiamo crescere tutti quanti e capire semplicemente che nella vita non è tutto bianco o tutto nero. Ognuno ha le sue ombre e quelle di chi sta sotto i riflettori, sono sotto gli occhi di tutti.
Chi fa le spese di questo tipo di situazioni sono soprattutto le vittime. E non solo le vittime dirette di questi personaggi, ma anche tutte quelle che hanno subito violenze simili e che realizzano di non poter nemmeno aprire bocca senza finire sotto tiro un'altra volta.
Per concludere c'è un'ultima cosa da sottolineare. La giornalista sospesa non è stata l'unica a postare quella notizia, ma gli altri sono quasi tutti uomini. Il messaggio che mi arriva forte e chiaro in quanto essere umano appartenente al suo stesso sesso è che una donna che disturba in qualunque modo, deve essere immediatamente azzittita e anche punita in modo esemplare.
E' la seconda volta nel giro di una settimana che qui negli Stati Uniti qualcuno cerca di intimidire e mettere alla gogna una giornalista donna solo per aver osato fare il proprio lavoro. Mi riferisco al caso, ancora più clamoroso di Mary Louise Kelly e del Segretario di Stato Mike Pompeo.
Vi ricordate quello che si diceva qualche giorno fa sul razzismo? Che quando dite a qualcuno frasi tipo "non tutto è una questione di razzismo" o "tu vedi il razzismo dappertutto" state facendo il gioco dei razzisti? Ecco si può benissimo sostituire la parola maschilismo alla parola razzismo e il concetto continua a reggere perfettamente.
C'è tanta strada da fare.
Ora, ognuno può avere l'opinione che vuole su un giocatore di basket che muore insieme alla figlia tredicenne e a diverse altre persone in circostanze così tragiche, ma quello che la giornalista del WaPo ha diffuso non era un'opinione, era una notizia.
Una giornalista ha diffuso una notizia ed è stata sospesa.
E' sbagliato, no?
E infatti, nel giro di un paio di giorni grazie alla difesa di numerosi colleghi e lettori, il giornale è tornato sui suoi passi.
Evidentemente, come società, non siamo ancora in grado di accettare allo stesso tempo la grandezza, ma anche le ombre di un personaggio pubblico amato.
Mi viene in mente Michael Jackson. Per molti è difficile ammettere il genio musicale e anche l'orrore che suscitano alcuni episodi della sua vita.
Eppure non mi pare ci siano grandi dubbi su nessuna delle due cose.
Forse dobbiamo crescere tutti quanti e capire semplicemente che nella vita non è tutto bianco o tutto nero. Ognuno ha le sue ombre e quelle di chi sta sotto i riflettori, sono sotto gli occhi di tutti.
Chi fa le spese di questo tipo di situazioni sono soprattutto le vittime. E non solo le vittime dirette di questi personaggi, ma anche tutte quelle che hanno subito violenze simili e che realizzano di non poter nemmeno aprire bocca senza finire sotto tiro un'altra volta.
Per concludere c'è un'ultima cosa da sottolineare. La giornalista sospesa non è stata l'unica a postare quella notizia, ma gli altri sono quasi tutti uomini. Il messaggio che mi arriva forte e chiaro in quanto essere umano appartenente al suo stesso sesso è che una donna che disturba in qualunque modo, deve essere immediatamente azzittita e anche punita in modo esemplare.
E' la seconda volta nel giro di una settimana che qui negli Stati Uniti qualcuno cerca di intimidire e mettere alla gogna una giornalista donna solo per aver osato fare il proprio lavoro. Mi riferisco al caso, ancora più clamoroso di Mary Louise Kelly e del Segretario di Stato Mike Pompeo.
Vi ricordate quello che si diceva qualche giorno fa sul razzismo? Che quando dite a qualcuno frasi tipo "non tutto è una questione di razzismo" o "tu vedi il razzismo dappertutto" state facendo il gioco dei razzisti? Ecco si può benissimo sostituire la parola maschilismo alla parola razzismo e il concetto continua a reggere perfettamente.
C'è tanta strada da fare.