Oggi era la giornata Hawaii a scuola. Non è ancora finita la seconda settimana di dicembre e già non ne posso più con tutti questi costumi assurdi, così ho fatto la furba e mi sono presentata in borghese.
Indovinate chi c'era bella e pronta ad aspettarmi sulla maniglia della porta? Una collana di fiori hawaiiana.
Sigh.
Ci ho provato.
Passa con il solletico dei malefici fiorellini di stoffa sul collo, tutto il giovedi hawaiiano.
La notizia del giorno però è che l'altro motivo di martellamento continuo di questo dicembre, la raccolta di giocattoli per i bambini poveri, ha prodotto i suoi frutti. Abbiamo raggruppato più di mille giocattoli nuovi, che sono tantissimi ed è una cosa fantastica che ha fatto quasi resuscitare il mio defunto spirito natalizio.
Mentre finisco di mettere in ordine la classe, Joe spalanca la porta con un sorriso da orecchio a orecchio. E' un tipo serio lui. Che bello, penso, deve essergli successo qualcosa di speciale oggi a scuola. Dice solo una cosa:
- Perchè non mi hai dato la merenda oggi?
Forse sorrideva per non farmi sentire in colpa. Mi sono dimenticata di mettergli la merenda nella cartella, sono pessima lo so.
Mentre uscivamo abbiamo incontrato uno dei signori che dirigono il traffico all'entrata e all'uscita della scuola. Arriva tutti i giorni molto prima di me, con qualunque tipo di temperatura, è sempre lì: ero convinta che fosse un dipendente della scuola, invece è solo un papà. Di più: tutti quelli che dirigono il traffico, sono genitori. Sono rimasta senza parole di fronte a tale dedizione.
Mi ha raccontato come è arrivato alla nostra scuola e mi è piaciuto tanto il fatto che fosse così entusiasta.
Dice che la figlia nella scuola precedente, era sempre sotto stress "perchè gli insegnanti pensavano solo agli esami".
Qui in Texas ci sono degli esami standard a partire dalla terza elementare che sono fondamentali per la sopravvivenza stessa delle scuole visto che da quelli dipendono buona parte dei fondi che le scuole ricevono. Il buon nome della scuola si misura in un punteggio basato sui risultati di questi test. Gli insegnanti rischiano di perdere il posto se i loro studenti non passano i test e questo fa sì che spesso purtroppo l'ansia di tutti, fin dalle elementari, sia a mille.
Preoccupato per la serenità e l'educazione della figlia, si mise a cercare un'altra scuola e per caso trovò la nostra. La iscrisse ancora prima che esistesse un edificio scolastico vero e proprio. I primi tempi come mi hanno raccontato un po' tutti, furono pieni di inconvenienti logistici di ogni tipo, ma lui questo non me lo ha detto. Che non si è mai pentito della sua scelta, questo sì che me lo ha detto e ripetuto.
Mi è capitato qualche volta di chiedermi se questa scuola sia davvero quella giusta per Joe. Non ci sono compiti e ci sono materie che altrove non ho mai nemmeno sentito nominare. Funzionerà?
L'idea è che questi bambini stanno a scuola tutti i giorni fino alle tre del pomeriggio e queste ore se usate bene sono sufficienti a imparare tutto quello che serve. Dopo scuola devono pensare al gioco, ai rapporti sociali e allo sport.
Noi insegnanti non possiamo nemmeno nominarli questi esami standardizzati.
Gli esami vanno bene automaticamente seguendo questo metodo e le statistiche in effetti lo dimostrano.
Finalmente arriviamo alla macchina e Joe sorride di nuovo.
- Niente... stavo pensando alla medusa immortale.
E mi racconta vita, morte... cioè... vita e miracoli dell'unico animale attualmente conosciuto in grado di tornare bambino dopo essere diventato adulto. Interessante, non ne avevo mai sentito parlare.
- No guarda mamma che te ne ho già parlato, una volta ti ho anche fatto vedere un video.
Seconda figuraccia della giornata.
Dopo qualche ora, arriviamo a casa e mi racconta in tutta scioltezza:
- Lo sai che oggi la maestra quando ha corretto il mio esame mi ha detto una cosa bella?
_ Cosa ti ha detto?
- Che in quattro mesi sono migliorato quanto normalmente si migliora in un anno.
Non avevo idea che oggi avesse un test e probabilmente nemmeno lui.
Alla fine di una giornata come questa, al netto delle follie varie e della stravaganza del mio posto di lavoro e di un po' tutti quelli che ci lavorano dentro (inclusa la sottoscritta), mi sembra davvero di avere imboccato il lato giusto del bivio.