Gli insegnanti di arte sono sempre piuttosto isolati. Facciamo un lavoro molto solitario rispetto al resto del corpo docente. Ogni tanto però parlo con qualcuno di nuovo a scuola e quasi sempre torno a casa e mi metto a fare ricerche su ricerche con la testa che mi scoppia di curiosità nuove. Questa settimana ho conosciuto una collega che avevo intravisto qualche volta, ma di cui non conoscevo il ruolo. Ha cominciato a raccontarmi quello che fa e sono rimasta rapita. In realtà non è proprio un'insegnante, ma una sorta di consulente. Fuori da scuola aiuta i malati gravi (ad esempio chi ha subito un ictus o ha una forma grave di autismo) a comunicare con il mondo esterno tramite il computer e tanti altri mezzi che variano a seconda dell'età e dei casi. La mia reazione alle meraviglie che mi stava raccontando è stata immediata e spontanea: offrirle il mio aiuto. Lei all'inizio è rimasta stupita perchè in teoria i nostri lavori non avrebbero moltissimi punti di contatto, ma ci ha messo giusto un secondo a intuire cosa avessi in mente. Abbiamo un bambino con dei problemi piuttosto seri che sembra sereno solo quando disegna e per di più disegna benissimo. Al tratto fermo di un Keith Haring associa le frasi evocative, misteriose e talvolta inquietanti di un piccolo Yoda. Io credo che potrebbe avere talento sul serio. Insomma, in quattro e quattr'otto ci è venuto in mente di proporgli di disegnare delle magliette da vendere per beneficienza (nella nostra scuola ogni studente usa due ore alla settimana per creare un progetto di largo respiro basato sulle proprie passioni e i propri interessi) e poi da lì mille altre idee. Sono tornata a casa così contenta. E' da mesi che mi chiedo come posso aiutare questo studente e finalmente forse è spuntato qualcosa di concreto. Quando ne ho parlato alla sua maestra, anche lei ha immediatamente iniziato a dare il suo contributo al progetto con un altro pezzettino e poi da lì un'altra idea e un'altra ancora.
Questa settimana è già la seconda volta che succede qualcosa di simile.
Non ero mai stata in un ambiente di lavoro così stimolante, in cui se ti guardi un po' intorno vedi prodigi come questo in ogni dove.
Un paio di settimane fa, ad esempio, c'erano delle elezioni in Texas. Giro per i corridoi e mi imbatto nei piccoletti di kindergarten tutti in fila che aspettavano orgogliosi di votare per il coniglietto o per il gattino. Da quanto ho capito le maestre gli hanno letto una storia e poi gli hanno chiesto di votare per il personaggio preferito. Il bello è che hanno ricreato il meccanismo di voto in modo abbastanza simile alla realtà con tanto di cabina elettorale e tutto: educazione civica ai massimi livelli, considerando che si parla di bambini di 5 o 6 anni.
Un altro giorno parlo con un'insegnante delle medie e mi dice che fa una sorta di educazione emotiva. Spiega ai ragazzi il funzionamento e lo sviluppo del loro cervello e sostanzialmente li aiuta a capire i disagi dell'adolescenza e come gestire le proprie emozioni e pulsioni. In un minuto mi ha spalancato anche lei un mondo.
Il mio programma stesso, quello che poi alla fine ho creato io, sta cambiando tantissimo in questa scuola. Mi sento ispirata da tutti questi stimoli. Appena accenno un'idea a qualcuno (che sia una classe, un genitore, la direzione o qualche collega) quell'idea prende forma concreta, cresce fino a diventare quello che avevo in mente oppure qualcosa di nettamente superiore o diverso che in passato non avrei mai immaginato possibile.
Il mio programma stesso, quello che poi alla fine ho creato io, sta cambiando tantissimo in questa scuola. Mi sento ispirata da tutti questi stimoli. Appena accenno un'idea a qualcuno (che sia una classe, un genitore, la direzione o qualche collega) quell'idea prende forma concreta, cresce fino a diventare quello che avevo in mente oppure qualcosa di nettamente superiore o diverso che in passato non avrei mai immaginato possibile.
Leggo che qui negli USA la maggior parte degli insegnanti abbandonano la professione entro cinque anni e non mi stupisce.
Questo è un lavoro così pesante sia fisicamente che psicologicamente che si può fare solo tenendo ben presente il perchè si è cominciato a farlo.
Questo è un lavoro così pesante sia fisicamente che psicologicamente che si può fare solo tenendo ben presente il perchè si è cominciato a farlo.
Adesso, ad esempio, ho una classe che mi sfianca. Sono i più grandi e saranno con me solo per tre mesi, ma sono indifferenti a tutto, completamente in balia dei propri alti e bassi adolescenziali, alcuni sembrano manifestare dei disagi profondi che gli impediscono di seguire normalmente le lezioni. E' la prima volta che mi capita tutta una classe così. Certi giorni mi hanno fatto venire voglia di fare il minimo e lasciare perdere perchè la sensazione di parlare al muro è una di quelle che non ho mai tollerato. Parliamo molto apertamente di tutto questo. Ieri, abbiamo finalmente avuto una lezione tutto sommato positiva. Gli stavo spiegando un'ultima cosa sulla porta prima che uscissero e all'improvviso li ho persi, stavo di nuovo parlando al muro. Gli ho detto quello che pensavo e cioè che avevo l'impressione che si stessero attivamente opponendo a imparare qualcosa. Sì è così, mi hanno risposto senza nessun timore. E allora? Via con la sperimentazione.
Ti scatta un senso di rivalsa, di rabbia quasi vedendoli buttare via tante occasioni di crescita. Così la prossima volta lavoreremo con un materiale nuovo, gli porterò dei palloncini. Parleremo di Jeff Koons, dell'importanza del respiro. Partiamo dalle basi, ma con creatività.
Sono convinta che prima o poi il loro muro crollerà, prima o poi ci sarà qualcosa che li risveglierà dal loro torpore. E se non ne fossi convinta, non potrei mai trovare la forza per trovarmeli di fronte un'altra volta.
Ti scatta un senso di rivalsa, di rabbia quasi vedendoli buttare via tante occasioni di crescita. Così la prossima volta lavoreremo con un materiale nuovo, gli porterò dei palloncini. Parleremo di Jeff Koons, dell'importanza del respiro. Partiamo dalle basi, ma con creatività.
Sono convinta che prima o poi il loro muro crollerà, prima o poi ci sarà qualcosa che li risveglierà dal loro torpore. E se non ne fossi convinta, non potrei mai trovare la forza per trovarmeli di fronte un'altra volta.
4 commenti:
Guarda, fare l'insegnante è un lavoro durissimo, lo capisco bene (anche se io non lo sono davvero).
Non perdere mai la speranza.
Sono sicura che prima o poi riuscirai a riacciuffarli...
Ti abbraccio,
Che bella scuola, finalmente hai trovato il tuo ambiente. Credo che tu riuscirai a fare breccia su di loro. Alla fine dei tre mesi ti rimpiangeranno. Gli insegnanti lì dopo 5 anni mollano? Oggi inizio il mio 32esimo anno di insegnamento. Se potessi lascerei per fare altro. In realtà sto seriamente pensando a un piano B.
Credo che tu riuscu
Ovviamente l'ultima riga andava eliminata. Uff.
Bulut: me lo auguro, soprattutto per loro. Grazie!
Speranza: lo dicono le statistiche. In alcuni stati (non in Texas per fortuna) gli insegnanti sono così malpagati che spesso devono fare un secondo lavoro. Non sorprende che dopo un po'. Ti auguro di trovare un ottimo piano B al più presto!
Anonimo: ?
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