Una cosa a cui la scuola Flanders non mi ha minimamente preparato è la mancanza di fondi della scuola pubblica americana. Quando ho cominciato questo nuovo lavoro, non avrei mai immaginato che avrei fatto fatica a ricevere il materiale minimo che mi serve per insegnare. Stavo usando tutto ciò che ha lasciato il mio predecessore nella convinzione che appena avessi avuto bisogno di qualcosa me lo avrebbero comprato. Poi un giorno sono rimasta senza cose basilari come la gomma, le matite o la colla, le ho chieste e qualcuno mi ha detto semplicemente: no. Non ci sono soldi, sorry. Non ci potevo credere. Mi togli i materiali, mi togli i superpoteri. I genitori sono molto generosi qui, chiedi a loro, mi hanno consigliato. Ma i genitori comprensibilmente dopo un po' hanno rallentato le donazioni. Non ci dormivo la notte. E' difficile pianificare anche solo una settimana di lezioni di arte se non hai il minimo indispensabile. Mi sono guardata intorno e mi sono accorta che molti miei colleghi organizzavano raccolte fondi di tutti i tipi, anzi la scuola stessa è sempre impegnata in mille fundraising. Ho cominciato a leggere, a informarmi, a studiare come scrivere una richiesta di donazione a fondo perduto, trovare degli sponsor... ma le mie necessità erano impellenti. Cosí l'altro giorno sono andata a parlare con la commercialista della scuola e ho spiegato la mia situazione. Non so bene cosa sia successo, ma poco dopo la preside è venuta a cercarmi per chiedermi se avessi tutto quello di cui ho bisogno.
- Mi raccomando butta subito giù una lista e dalla direttamente a me. Me ne occuperò personalmente. Tutto quello che vuoi, non lesinare. Arte è la cosa migliore che abbiamo quest'anno e dobbiamo metterti nelle condizioni ideali per continuare così. Non devi preoccuparti di niente, devi solo continuare a fare quello che stai facendo.
Avete presente Cenerentola quando arriva la fata madrina? Cosa posso dire? Evidentemente i sogni son desideri. Bah, ancora non mi sembra vero sinceramente.
Comunque mi sono messa di buona lena a passare al setaccio i vari siti di materiali artistici per trovare i prezzi migliori per un pomeriggio intero. Non ho un budget, ma conoscendo la situazione, non volevo assolutamente esagerare e soprattutto togliere risorse ad altri. La mia richiesta (un cifra folle, considerando i precedenti, ma più che ragionevole dato il numero di studenti) è stata firmata in bianco e con mille scuse per la confusione e il disagio causato.
A volte ho la sensazione di non soffermarmi abbastanza sulla quantità di soddisfazioni personali e professionali che sto ricevendo da questo nuovo lavoro. A volte ho la sensazione di non riuscire a godermi a pieno l'attimo. Quell'impressione fetente di star sempre dimenticando o trascurando qualcosa.
Eppure sono così riconoscente.
La maggior parte dei colleghi che ho conosciuto mi sembrano ottime persone che condividono le mie stesse idee sull'insegnamento. Ne ho visti diversi che sono pieni di entusiasmo e non si tirano mai indietro. Si buttano nelle cose come faccio normalmente io e mi danno il coraggio di spingermi anche oltre perchè so che se vado avanti mi seguono e mi sostengono. Qualche gelosia può esserci, ma per lo più è una competizione sana, costruttiva. Anche i vari sovrintendenti hanno una mentalità aperta e illuminata. I miei piccoli studenti sono una gioia infinita. E mi insegnano. Mi insegnano tutti i giorni molto più di quello che io possa mai insegnare loro.
Le giornate volano.
Poi la sera arrivo a casa e sono a pezzi. Voglio solo sedermi sul divano e stare in silenzio assoluto. Ma non posso, c'è troppo da fare (la cena, i piatti, i pranzi del giorno successivo...). Allora continuo a lavorare anche a casa, ma a casa non sono così brava, anzi sono davvero scarsa. Mi perdo in chiacchiere, mi metto a scrivere o a leggere nei momenti peggiori. Se Woody mi chiede di dipingere mentre sto preparando la cena, non dico mai di no. Lì per lì è fantastico, ma poi magari finisce che ceniamo tardi, ceniamo male e ci irritiamo perchè siamo affamati. Il lavoro casalingo ha il terribile difetto di non terminare mai, tutto quello che fai per forza di cose viene distrutto nel giro di mezz'ora al massimo. E così l'umore cambia, peggiora. Ti senti sempre di arrancare, di sbagliare.
A volte ho l'angosciante sensazione che per la mia famiglia rimangano solo le briciole di quello che sono, di quello che ho da offrire. E' vero anche che tutto questo sta creando altre vicinanze, altre complicità e nessuno sembra risentirne particolarmente, tranne io che vorrei sempre essere al centro delle vite di tutti quelli che amo. In questo periodo forse sorrido di più a scuola. E' che mi si è appena spalancato un mondo davanti agli occhi e non è un mondo ostile come avevo percepito all'inizio, al contrario è pieno di possibilità.
Il problema nella vita è sempre trovare un equilibrio fra gli inciampi di tutti i giorni e le cose che contano davvero.
L'altro giorno una bambina stupenda mi ha regalato un disegno buffissimo di un vecchietto che sembra molto allarmato e allarga le braccia e ha i baffi sopra il naso.
- Grazie! Ma chi è?
- Mio nonno.
Ecco, è tutto un po' così nella mia vita e forse anche nella vostra. Un senso ci sarà, eh, ma vallo a trovare.
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