In questi giorni sono stata a Venezia a vedere la Biennale con mia sorella e Joe. Tanto caldo, tanto camminare. Tanto sorridere.
Varie persone mi hanno chiesto come fosse la Biennale e se mi fosse piaciuta. Beh, se il piacere è dato dalla sorpresa e dalla conoscenza, non ricordo una Biennale di Venezia che non mi sia "piaciuta", che non mi abbia insegnato nulla o che non mi abbia lasciato in qualche passaggio a bocca aperta. Certo è che questa è stata speciale. Essere in una delle mie città preferite con due delle mie persone preferite è stato un sogno per molto tempo ed è diventato realtà, quindi difficilmente potrò essere del tutto obiettiva sull'esperienza.
Dopo averci dormito su, l'immagine che spicca fra tutte nella memoria è quella di "Barca Nostra".
L'artista svizzero-islandese Christoph Büchel ha fatto collocare all'arsenale il relitto del peschereccio libico a bordo del quale nel 2015, circa 700-1000 persone hanno cercato di attraversare il Mediterraneo per giungere qui da noi. È stato il più imponente naufragio di questi anni di emigrazione. Solo 28 i superstiti.
La forza dell'arte. Ti ritrovi davanti a questo oggetto ed è tutto così chiaro: mille persone su quella cosa lì, impossibile. Non ci stanno, non ci possono stare.
Trovi questo barcone rosso-azzurro verso la fine del percorso e barcolli, ti tocca sul serio sederti un attimo. Per quanto fossi preparata e sapessi cosa sarei andata a vedere, la potenza evocativa emanata dall'oggetto in sé mi ha travolto.
E in quel momento il mio Joe si è messo a canticchiare ignaro, nell'allegria sacrosanta dei suoi otto anni. Così paradossale. Ho nascosto la commozione dietro agli occhiali scuri, un cenno a mia sorella e in un secondo abbiamo deciso che no, questa volta la verità non abbiamo il coraggio di raccontargliela. Che su quella nave c'era un bambino come lui che è affogato con la pagella cucita nella giacca, non glielo diremo.
Veniamo dal Texas, dove al confine con il Messico ci sono bambini che in questo momento vengono separati dai genitori e fatti dormire per terra, senza nemmeno la possibilità di togliersi i vestiti del viaggio disperato che li ha portati fino a lì, che non hanno una copertina o uno spazzolino da denti. Vedendo questo l'unica cosa chiara è che purtroppo da questa parte dell'oceano, in questo momento, regna la medesima mancanza di umanità.
Ci sono anche molti segni di rivolta sia di qua che di là, per il momento possiamo solo fare quello che possiamo e sperare.
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