Appena arrivati a La Jolla ci siamo fermati a guardare l'oceano. Impossibile non rimanere incantati. Poca gente in giro. Onde altissime e una piccola schiera di fotografi muniti di teleobiettivi mezzi nascosti nella vegetazione. Un pugno di surfisti si battevano fra le onde come moderni Don Chisciotte. In quel momento è arrivato un tipo sui quaranta e si è messo a riprendere la scena con il cellulare alle nostre spalle. Fremeva. Appena ha incontrato il nostro sguardo ha cominciato a spiegarci con frenesia quello che stava succedendo. Forse aveva bisogno di parlare. Eravamo capitati lì proprio la mattina del primo winter swell cioè l'inizio del periodo migliore per surfare. Chiaramente il tipo era un grande esperto di surf. E anche un surfista dall'età di sette anni, ci ha poi fatto sapere, ma sfortunatamente quella mattina gli toccava andare a lavorare e non poteva fare altro che guardare con invidia i suoi colleghi. Ci ha raccontato della preparazione sia fisica che psicologica necessaria per praticare questo sport. Quasi tutti i surfisti lavorano in proprio per poter star dietro alle onde migliori. Bisogna cogliere l'attimo. L'amicizia è un elemento chiave dello stile di vita del surfista californiano, ci ha spiegato. Le condizioni sono così estreme che è molto più probabile sopravvivere in gruppo. Gli esercizi di respirazione sono duri, ma indispensabili per riemergere da mostri d'acqua simili. Ci raccontava che d'estate, quando il mare è calmo, ad esempio, si legano dei pesi addosso e camminano sul fondo dell'oceano. La disciplina è tutto. Lavorano tutto l'anno per questi pochi giorni di gloria. "Forse non vi sembrano molto alte quelle onde da qui, ma c'è gente che ci si è rotta il collo". A quel punto gliel'ho chiesto. E gli squali? Ci sono! Mi ha risposto subito con sincerità. C'è lo squalo bianco, il più grande predatore dell'oceano. E non hai paura? Gli ho chiesto. Tantissima, mi ha risposto strizzando gli occhi verdi circondati da quelle piccole rughe di chi passa un sacco di tempo sotto al sole. Gli è capitato di rendersi conto di avere sotto i piedi uno squalo di quattro metri, guardare in faccia l'amico e andare avanti. Non posso nemmeno immaginare il terrore. E anche lui che è coraggioso se li sogna la notte gli squali, ma gli incubi non lo fermano. In fondo, con tutte le foche che ci sono in giro non hanno certo bisogno di attaccare gli uomini gli squali bianchi, no? Vorrei dargli ragione anche se non ne so nulla, ma si capisce subito che il rischio di morire è ciò che lo tiene in piedi e lo fa fremere in quel modo in una mattina d'inverno.
Non posso fare a meno di pensare che sia una fortuna avere qualcosa che ti faccia provare quello che prova lui per il surf nella vita.
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