Capita anche a voi a volte di sentirvi diffidenti nei confronti del prossimo? A me purtroppo succede sempre più spesso di aspettarmi il peggio dagli altri e questo non mi piace. E' che ti guardi intorno, senti un sacco storie e poi un paio di esperienze negative magari le hai già avute e per qualche strano motivo, ti vengono in mente sempre prima di quelle positive. Però l'altro giorno mi è successa una cosa -anzi più di una, una vera e propria catena di eventi direi- che mi ha fatto riflettere, e molto.
Stavo avendo una giornata no, capita. Del resto, dopo una nottata insonne anche la minima scocciatura diventa una montagna da scalare. Visto che ero più o meno nei paraggi, per consolarmi decido di concedermi qualcosa di buono al supermercato italiano.
Oramai si trovano un po' tutti i prodotti italiani qui, ma c'è un unico supermercato che considero più o meno autentico e sono andata proprio lì. La nostalgia del cibo è una cosa seria per gli emigranti. Mi sento sempre meglio dopo che ci sono stata. Non è il mangiare, è l'atmosfera.
Insomma, faccio la mia spesa come sempre. Scambio due parole con la cassiera che vuole sapere cosa ci si fa con l'orzata. L'orzata, vorrei risponderle, ma lei ovviamente non sa cosa sia e ora che ci penso non lo so nemmeno io. Una conversazione di grande spessore. Un altro cliente si mette in fila dietro di me e automaticamente tiro fuori il portafogli, mah? Non trovo la carta di credito. Non può essere, ho appena fatto benzina! Può essere. Accidenti.
Le chiedo se può tenermi un attimo le buste mentre vado a controllare se per caso mi sia caduta in macchina.
Cerco meglio che posso ma, alla fine mi devo arrendere. Evidentemente l'ho persa. Deve essere successo quando l'ho tirata fuori per fare benzina. Non è la fine del mondo. Devo solo farla bloccare e farmi fare una copia. Anzi, sono quasi contenta perchè almeno ho venti dollari e posso pagare il panino e i cannoli da portare a casa, se sono fortunata magari anche la mia amata orzata.
Quando rientro, spiego che mi dispiace lasciare là la spesa, ma purtroppo ho perso la carta di credito. La cassiera sussurra brevemente quello che é successo al proprietario e lui senza tanti convenevoli (perché lui è cosí), le risponde senza guardarmi: "Dalle le sue buste, tornerà".
Mi vergogno a morte ad ammetterlo, ma mi è venuto da piangere. Ottanta dollari. Questa persona che odia i convenevoli, questa persona che non gestisce, come dicevamo una multinazionale, ma un supermercatino di quartiere, ha dato fiducia a me, una perfetta estranea che gli riportassi ottanta dollari, sono davvero tanti. Un gesto incredibile per un piccolo esercizio commerciale come quello o forse anche per uno grande.
In un momento storico in cui sembra che tutti siano portati all'ostilità di default, questa persona ha deliberatamente scelto di dare fiducia a una sconosciuta, come se fosse la cosa più naturale del mondo e senza nemmeno pensarci un secondo.
Non ero in pericolo, non ero affamata, non avevo bisogno di aiuto, ma lui ha accettato il rischio lo stesso. Mi piace pensare che non lo abbia visto come un rischio, che gli sia sembrato ovvio che tornassi. Quanti lo farebbero?
Questa storia natalizia di buoni sentimenti potrebbe finire benissimo qui, ma se per caso avete un pezzo di carbone al posto del cuore e continuate ancora a essere pessimisti e sospettosi nei confronti del prossimo, vi racconto anche quello che è successo dopo.
Sulla strada del ritorno, ho chiamato sia la scuola in cui ero stata sia il benzinaio che ha chiesto scrupolosamente a tutti i dipendenti, ma nessuno aveva trovato la mia carta. Così sono andata in banca e in cinque minuti di orologio, mi hanno risolto il problema. Grazie banca, fra l'altro.
Appena arrivata a casa, suona il telefono: è la banca. Figurati, mi sembrava troppo facile. E invece no, non c'era nessun problema con la nuova carta. Avevano chiamato solo per avvertirmi che qualcuno aveva appena riportato la mia vecchia carta in banca. Cioè qualcuno non solo l'ha trovata, ma per essere sicuro al 100% che tornasse al legittimo proprietario, la sottoscritta, si è preso perfino la briga di riportarla nella banca giusta.
A quel punto ero davvero senza parole. Sola con il mio enorme senso di riconoscenza e una rinnovata fiducia nell'umanità, pensavo agli ottanta dollari. E se il signore si fosse pentito? Se fosse preoccupato? Non potevo tornare a pagare prima di tre giorni, magari uno fa un gesto di slancio e poi se ne pente. Mi viene in mente di mandare un messaggio alla pagina Facebook del supermercatino per rassicurarlo che andrò a pagare il prima possibile. Non sono sicura che qualcuno lo leggerà, ma scrivo un messaggio carino in cui cerco di esprimere in un paio di righe quanto sia stato apprezzato il gesto.
Due minuti dopo, il commerciante, quello che non fa convenevoli mi risponde "Mi fa piacere che sia andato tutto bene, non c'è bisogno che torni. Puoi pagare per telefono". Non si smentisce mai lui.
Alla fine ognuno ha il suo carattere e il suo modo di fare, ma ci pensate a quanti episodi di questo tipo succedono ogni giorno in tutto il mondo? Non sono eventi spettacolari come lo schianto di un treno o il prossimo tweet di Trump, però capitano anche queste cose e molto più frequentemente di quanto si sia portati a pensare.
E' dall'altro giorno, da quando mi è successa questa cosa, che ci penso: anche quando sembra che vada tutto a rotoli da qualche parte c'è qualcuno che sta facendo qualcosa di stupendo per il semplice gusto di farlo, anche in questo preciso momento. Bello, no?
Stavo avendo una giornata no, capita. Del resto, dopo una nottata insonne anche la minima scocciatura diventa una montagna da scalare. Visto che ero più o meno nei paraggi, per consolarmi decido di concedermi qualcosa di buono al supermercato italiano.
Oramai si trovano un po' tutti i prodotti italiani qui, ma c'è un unico supermercato che considero più o meno autentico e sono andata proprio lì. La nostalgia del cibo è una cosa seria per gli emigranti. Mi sento sempre meglio dopo che ci sono stata. Non è il mangiare, è l'atmosfera.
Insomma, faccio la mia spesa come sempre. Scambio due parole con la cassiera che vuole sapere cosa ci si fa con l'orzata. L'orzata, vorrei risponderle, ma lei ovviamente non sa cosa sia e ora che ci penso non lo so nemmeno io. Una conversazione di grande spessore. Un altro cliente si mette in fila dietro di me e automaticamente tiro fuori il portafogli, mah? Non trovo la carta di credito. Non può essere, ho appena fatto benzina! Può essere. Accidenti.
Le chiedo se può tenermi un attimo le buste mentre vado a controllare se per caso mi sia caduta in macchina.
Cerco meglio che posso ma, alla fine mi devo arrendere. Evidentemente l'ho persa. Deve essere successo quando l'ho tirata fuori per fare benzina. Non è la fine del mondo. Devo solo farla bloccare e farmi fare una copia. Anzi, sono quasi contenta perchè almeno ho venti dollari e posso pagare il panino e i cannoli da portare a casa, se sono fortunata magari anche la mia amata orzata.
Quando rientro, spiego che mi dispiace lasciare là la spesa, ma purtroppo ho perso la carta di credito. La cassiera sussurra brevemente quello che é successo al proprietario e lui senza tanti convenevoli (perché lui è cosí), le risponde senza guardarmi: "Dalle le sue buste, tornerà".
Mi vergogno a morte ad ammetterlo, ma mi è venuto da piangere. Ottanta dollari. Questa persona che odia i convenevoli, questa persona che non gestisce, come dicevamo una multinazionale, ma un supermercatino di quartiere, ha dato fiducia a me, una perfetta estranea che gli riportassi ottanta dollari, sono davvero tanti. Un gesto incredibile per un piccolo esercizio commerciale come quello o forse anche per uno grande.
In un momento storico in cui sembra che tutti siano portati all'ostilità di default, questa persona ha deliberatamente scelto di dare fiducia a una sconosciuta, come se fosse la cosa più naturale del mondo e senza nemmeno pensarci un secondo.
Non ero in pericolo, non ero affamata, non avevo bisogno di aiuto, ma lui ha accettato il rischio lo stesso. Mi piace pensare che non lo abbia visto come un rischio, che gli sia sembrato ovvio che tornassi. Quanti lo farebbero?
Questa storia natalizia di buoni sentimenti potrebbe finire benissimo qui, ma se per caso avete un pezzo di carbone al posto del cuore e continuate ancora a essere pessimisti e sospettosi nei confronti del prossimo, vi racconto anche quello che è successo dopo.
Sulla strada del ritorno, ho chiamato sia la scuola in cui ero stata sia il benzinaio che ha chiesto scrupolosamente a tutti i dipendenti, ma nessuno aveva trovato la mia carta. Così sono andata in banca e in cinque minuti di orologio, mi hanno risolto il problema. Grazie banca, fra l'altro.
Appena arrivata a casa, suona il telefono: è la banca. Figurati, mi sembrava troppo facile. E invece no, non c'era nessun problema con la nuova carta. Avevano chiamato solo per avvertirmi che qualcuno aveva appena riportato la mia vecchia carta in banca. Cioè qualcuno non solo l'ha trovata, ma per essere sicuro al 100% che tornasse al legittimo proprietario, la sottoscritta, si è preso perfino la briga di riportarla nella banca giusta.
A quel punto ero davvero senza parole. Sola con il mio enorme senso di riconoscenza e una rinnovata fiducia nell'umanità, pensavo agli ottanta dollari. E se il signore si fosse pentito? Se fosse preoccupato? Non potevo tornare a pagare prima di tre giorni, magari uno fa un gesto di slancio e poi se ne pente. Mi viene in mente di mandare un messaggio alla pagina Facebook del supermercatino per rassicurarlo che andrò a pagare il prima possibile. Non sono sicura che qualcuno lo leggerà, ma scrivo un messaggio carino in cui cerco di esprimere in un paio di righe quanto sia stato apprezzato il gesto.
Due minuti dopo, il commerciante, quello che non fa convenevoli mi risponde "Mi fa piacere che sia andato tutto bene, non c'è bisogno che torni. Puoi pagare per telefono". Non si smentisce mai lui.
Alla fine ognuno ha il suo carattere e il suo modo di fare, ma ci pensate a quanti episodi di questo tipo succedono ogni giorno in tutto il mondo? Non sono eventi spettacolari come lo schianto di un treno o il prossimo tweet di Trump, però capitano anche queste cose e molto più frequentemente di quanto si sia portati a pensare.
E' dall'altro giorno, da quando mi è successa questa cosa, che ci penso: anche quando sembra che vada tutto a rotoli da qualche parte c'è qualcuno che sta facendo qualcosa di stupendo per il semplice gusto di farlo, anche in questo preciso momento. Bello, no?
8 commenti:
A me piace da matti cercare di restituire le cose che trovo: forse è infantile, ma diventa una specie di sfida. Solo l’anno scorso ho rintracciato i proprietari di due cellulari, un borsellino con bancomat e le chiavi di una macchina. Per un mazzo di chiavi ho dovuto arrendermi: portate dai vigili.
Le giornate no vengono, ah se vengono! Ma poi se ne vanno anche :)
(Maria Angela non riconosciuta da google)
Bravissima Maria Angela, per chi è dall'altra parte è un aiuto enorme sia pratico che morale :)
Cara, gli ultimi due paesi che ci hanno ospitati sono il Giappone e la Svizzera, entrambi paesi con un senso civico fortissimo, quindi a questi episodi che racconti siamo abbastanza abituati, purtroppo. Dico purtroppo perché i miei ragazzi pensano che sia così dappertutto. e adesso che mio figlio è all'estero (un altro estero, anche noi siamo all'estero, tecnicamente) si è già fatto rubare di tutto...
Qui a Zurigo abbiamo sempre ritrovato le varie borse di sport e cartelle e felpe e chiavi che lui e sua sorella hanno dimenticato sui vari tram, ma il Giappone è assolutamente strabiliante in questo. Soprattutto nella gentilezza tra estranei che nonostante viaggino come sardine nella metropolitana, quando è venuto a trovarmi mio padre schizzavano in piedi per farlo sedere, perché una testa bianca per loro è sacra. Si spostavano anche diverse persone per fare in modo che si liberassimo abbastanza posti consecutivi perché potessimo sederci vicini.
Una volta una mia amica italiana ha dimenticato sulla metro di Tokyo dei DVD affittati (si, erano gli anni in cui affittavamo ancora i DVD). È andata al negozio per dire che li aveva persi e per ripagarli e loro le hanno detto che se sapeva dove li aveva lasciati (sul treno) non erano "persi", e di non preoccuparsi. Pochi giorni dopo le hanno telefonato per dirle che qualcuno glieli aveva riportati al negozio, e questo in una città con più di 9 milioni di abitanti!
Quello che posso dire è che secondo me è contagioso, quindi sono storie da divulgare assolutamente.
Ciao!
In italia purtroppo non è così.
Ricordo che anni fa io ed un'amica trovammo un maglione da donna appeso ad un albero, ne l giardino dell'ateneo che frequentavamo.
Lei se lo provò e lo prese, io rimasi senza parole: le dissi che doveva lasciarlo lì in modo che il legittimo proprietario lo trovasse, o portarlo in portineria.
Lei disse che lo avrebbe preso qualcun altro,perciò meglio se lo faceva lei.
E si tratta di una persona di famiglia benestante, a cui non mancava certo un maglione.Io ero rimasta senza parole.
Qualche mese dppo però al termine di una lezioen non trovò più una giacca appesa all'attaccapanni.
Il karma :-)
simona
Mi pare che qui a livello di civiltà siamo una via di mezzo fra quello che raccontate. Non credo episodi come quelli del Giappone siano all'ordine del giorno, ma tanti lasciano le bici fuori senza legarle e non succede nulla. A me o a nessuno che conosca hanno mai rubato nulla in 12 anni. Nelle scuole sono esposti tutti i maglioni, bottiglie termiche, cappotti e qualunque altra cosa gli studenti perdano. In teoria chiunque può passare e prendersi qualcosa, ma non succede. L'esempio più tipico è il free refill o la mancia nei ristoranti: lasciati alla buona volontà che non abusano. Il caso del commerciante è eccezionale perchè ha accettato di rimetterci del suo.
Grazie, ne avvo bisogno :)
Catia: anch'io, non sai quanto ;)
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