Ieri ho passato la serata in giro per Milano con un paio delle mie migliori amiche. Si tratta di alcune delle persone che mi mancano di più sempre, amiche che si è perso il conto da quanti anni. Abbiamo parlato fitto fitto per tutto il tempo cercando di vivere al massimo il momento così breve e raro che avevamo a disposizione. La città sullo sfondo però continuava anche lei a fare i suoi discorsi. Quello che mi ha ripetuto più volte, la città dico, sostanzialmente è... non sei sola.
Quando giro per Dallas sono sola o sono con chi sono, ma ognuno sta nel suo, a Milano invece la gente interagisce, nel bene come nel male.
Le mie amiche mi hanno subito messa in guardia sul mio zainetto. Tienilo sul davanti, mettici il braccio sopra, non lo appoggiare allo schienale della sedia, non perderlo d'occhio, te lo portano via in un attimo. Un tipo si è avvicinato alla bici della mia amica e lei ha subito cambiato faccia.
L'avrebbe davvero rubata? Così? A mezzo metro da noi? In una piazza piena di gente?
Ho una bici vecchissima a cui sono affezionata e mi faccio accompagnare alla stazione in macchina perché mio padre è convinto che me la ruberebbero in un attimo anche con la catena. Questa cosa mi dà un fastidio che non vi so spiegare. Può darsi che Dallas sia sicura per via delle armi, è vero -chi rischierebbe di farsi sparare per rubare una bici?- ma di fatto la paura di essere derubati, non esiste. Le case sono dei colabrodi, ma non conosco nessuno che sia mai stato derubato. Il mio vicino lascia spesso la bici in giardino senza catena e nessuno gliel'ha mai toccata. Se vado a prendere i bimbi a scuola, normalmente lascio la borsa sul sedile, in piscina non ho l'ansia che mi portino via il portafoglio mentre sono in acqua. Non so come dire... è davvero piacevole vivere così e oramai lo do per scontato, mi piace rivolgere le mie energie a cose più importanti, mi piace illudermi che non ci sia sempre qualcuno lì pronto a fregarmi.
In realtà, l'interazione di cui parlavo all'inizio è soprattutto di un altro tipo a Milano.
Le persone si parlano, succedono cose.
C'era un piccolo gruppo di ragazzi e ragazze accanto a noi a un certo punto. Due africani e alcuni italiani. Già questo in Texas è raro, è molto più comune vedere bianchi con bianchi e neri con neri. Oltretutto i ragazzi neri avevano un forte accento che mi faceva pensare che si fossero trasferiti qui relativamente da poco. Io in Texas, nella stessa situazione, ci ho messo anni a fare amicizia con gente del posto. Gli americani tendono a stare nel proprio, gli italiani invece di solito sono più curiosi. Se hai un'esperienza diversa alle spalle, ti fanno mille domande, vorrebbero sapere tutto. Mi faceva impressione a Dallas i primi tempi che non mi chiedessero nulla. Credo che per loro, culturalmente, sia maleducato fare troppe domande. Questo piccolo gruppo di amici italiani e africani ci ha invitato a unirci a loro, così per chiacchierare, in modo molto semplice. Eravamo seduti talmente vicini in effetti..."volete unirvi a noi?" ci hanno chiesto senza giri di parole. Noi abbiamo rifiutato, i piani erano altri, ma a me è piaciuta questa spontaneità, dall'altra parte dell'oceano non sarebbe mai successo. Non mi immagino una scena del genere a Dallas, lì sei proprio da solo, a volte ti senti invisibile, esisti solo per chi ti conosce o questo almeno è quello che percepisco.
Insomma, bello girare per la mia città con gli occhi spalancati e accorgermi di tante piccole e grandi cose. Una città che gli stranieri tendono a saltare per concentrarsi su altre più spettacolari come Firenze o Venezia e che invece è di una bellezza, in alcuni angoli, da togliere il fiato.
Vengo spesso scambiata per straniera in Italia in questi ultimi anni, chissà perché. Forse lo stupore che ho dentro si riflette anche fuori.