Fin qui. Ieri sera un mio amico carissimo ha detto passo a farti un saluto dopo cena. Ingenuamente immaginavo un saluto all'americana. Sono tornata a casa a mezzanotte passata, in realtà non so nemmeno che ore fossero. Parlavamo parlavamo... e la piazza era piena di gente, i bambini che giocavano a calcio alle dieci, gli amici che parlavano ad alta voce... e non mi sembrava vero di essere qui. Come al solito ho passato la notte in bianco con il fuso orario. Mi sono svegliata all'una del pomeriggio con la voce della dirimpettaia che gridava "Buon compleanno Emanuela!" dalla finestra. Poi ho sentito "Ah no, non era oggi, salutamela, vado a farmi una doccia". Adesso sto finalmente svuotando le valigie. Sento Joe e Woody ridere come dei matti di sotto con le nonne e la zia.
E sono così felice di essere qui.
🇮🇹
giovedì 29 giugno 2017
fin qui
lunedì 26 giugno 2017
cambiare prospettiva
Nel bel mezzo del delirio più totale, mentre mi accingo a fare una delle cose più stressanti per me in assoluto, andare in Italia con i due piccoli da sola, mi sono fermata e ho fatto una torta.
Non è che mi piaccia cucinare è che ho pensato di cambiare prospettiva per una volta.
Perché non festeggiare il fatto che passiamo un'ultima domenica qui tutti insieme invece di pensare a domani?
Il mio buon proposito prima dei Quaranta è cercare di stupirmi un po' di più da sola, di stupire me stessa. Sono stanca delle mie stesse reazioni, delle mie paure e delle mie insicurezze che sono sempre quelle.
Se è obbligatorio invecchiare allora è anche obbligatorio cambiare e migliorare, apprezzare di più il presente.
domenica 25 giugno 2017
trogloditi a noi?
Il Texas sembra sempre un posto un po' da trogloditi da fuori e in realtà per molti aspetti purtroppo lo è, ma è anche molto altro e nella direzione completamente opposta del progresso.
Cosi' mentre il presidente repubblicano Donald Trump ha preso un sacco di voti sfruttando la disperazione di tutti quelli che non si rassegnano al declino del carbone, Georgetown, una piccola città del Texas, lavora per arrivare a un futuro fatto esclusivamente di energia rinnovabile.
Cosi' mentre il presidente repubblicano Donald Trump ha preso un sacco di voti sfruttando la disperazione di tutti quelli che non si rassegnano al declino del carbone, Georgetown, una piccola città del Texas, lavora per arrivare a un futuro fatto esclusivamente di energia rinnovabile.
venerdì 23 giugno 2017
l'obbligo dei vaccini in italia
Qui c'e' un articolo che parla dell'obbligo dei vaccini in Italia, sono interessanti soprattutto i commenti degli americani. Il commento che a me ha piu' impressionato fra quelli dei miei conoscenti , e' stato quello del signore delle pulizie alla scuola Flanders.
Mi disse:
- Te lo dico io perche' si oppongono: hanno paura che il governo gli inietti qualche malattia come hanno fatto qua con i neri!
Lo lasciai parlare pensando fosse paranoico. Poi diedi un'occhiata a google e scoprii che e' successo davvero.
--> Tuskegee syphilis experiment
Sigh.
Mi disse:
- Te lo dico io perche' si oppongono: hanno paura che il governo gli inietti qualche malattia come hanno fatto qua con i neri!
Lo lasciai parlare pensando fosse paranoico. Poi diedi un'occhiata a google e scoprii che e' successo davvero.
--> Tuskegee syphilis experiment
Sigh.
mercoledì 21 giugno 2017
lo sai che a volte la verita' fa male?
Stamattina Joe si sveglia, viene da me e mi fa:
- Mamma, lo sai che a volte la verita' fa male?
Sometimes the truth is bad. Sono le 7, 30, apro gli occhi e decreto silenziosamente: oggi #noncelasifa
Praticamente la situazione è questa. La scuola è finita. Woody, il duenne, non parla ma urla tutto il giorno e il seienne, Joe, mentre il fratello fa Tarzan, ti chiede se sai a quale famiglia appartiene il panda rosso o ti spiega quando sono comparsi gli insetti sul pianeta Terra. Tutto questo va avanti per una quindicina di ore al giorno con sveglia all'alba. Per di più, la settimana scorsa, ero in una situazione di isolamento a causa del problema con il telefono. Nessun adulto all'orizzonte. Nessun villaggio all'orizzonte. E niente. Venerdì sera Mr. J e' arrivato a casa dal lavoro, mi ha guardato in faccia e mi ha preparato uno spritz.
Praticamente la situazione è questa. La scuola è finita. Woody, il duenne, non parla ma urla tutto il giorno e il seienne, Joe, mentre il fratello fa Tarzan, ti chiede se sai a quale famiglia appartiene il panda rosso o ti spiega quando sono comparsi gli insetti sul pianeta Terra. Tutto questo va avanti per una quindicina di ore al giorno con sveglia all'alba. Per di più, la settimana scorsa, ero in una situazione di isolamento a causa del problema con il telefono. Nessun adulto all'orizzonte. Nessun villaggio all'orizzonte. E niente. Venerdì sera Mr. J e' arrivato a casa dal lavoro, mi ha guardato in faccia e mi ha preparato uno spritz.
Dice che c'é una sua collega che si e' appena fatta chiudere le tube a trent'anni e quando sente le nostre storie si convince ancora di più di aver fatto la scelta giusta.
Mi fa molto piacere avere questa funzione rassicurante, non è la prima volta che me lo dicono, ma mi sento anche in colpa a sentirmi così sopraffatta dagli eventi perché lo so che sono fortunata. Il weekend precedente lo abbiamo passato al mare. Quella stessa sera dello spritz aspettavamo amici per cena e avremmo passato una bella serata tranquilla, una volta messi a dormire i due agitatori domestici. La settimana prossima, vado in Italia per un mese, non si tratterà di passare così l'intera estate.
Come hanno potuto cinque giorni da sola con i miei due figli, due nemmeno fossero otto o nove, ridurmi cosi'?
Come hanno potuto cinque giorni da sola con i miei due figli, due nemmeno fossero otto o nove, ridurmi cosi'?
Quella notte non riuscivo a dormire. Ho cominciato a pensare a mia madre. Anche lei era da sola a Milano, lontano dalla sua famiglia, eppure non mi sembrava cosi' prostrata dalla situazione, anzi: aveva tante amiche, cucinava cose pazzesche e aveva la casa sempre in ordine.
Al mio asilo ci si poteva andare benissimo a piedi perche' era vicino a casa, ma se anche mia madre avesse voluto o dovuto venire a prendermi o portarmi in macchina, avrebbe dovuto camminare un bel po' lo stesso. L'asilo delle suore era in fondo all'oratorio. Per arrivarci dovevi attraversare tutto il campo da calcio e il bar con il grande spiazzo davanti ed era impossibile non incontrare qualcuno. Mi ricordo che tante volte rimanevamo a giocare, prendevamo il gelato oppure si tornava a casa insieme a altre mamme con altri bambini.
I nonni erano lontani, ma c'era una comunità intorno a noi, il famoso villaggio.
Nelle scuole dei miei figli, i genitori non devono nemmeno scendere dalla macchina. Tu arrivi li' e la maestra ti butta dentro il bambino al volo o quasi.
Nelle scuole dei miei figli, i genitori non devono nemmeno scendere dalla macchina. Tu arrivi li' e la maestra ti butta dentro il bambino al volo o quasi.
Se voglio che i miei figli giochino con degli amici al pomeriggio, devo mandare messaggi, fare mille appuntamenti, proporre attività e poi sono sempre tutti di fretta, e' questo.
Leggevo che essere percepiti come busy, impegnati, dà agli americani, perfino alle celebrities, più prestigio sociale che essere percepiti come felici. Non mi stupisce neanche un po'.
Leggevo che essere percepiti come busy, impegnati, dà agli americani, perfino alle celebrities, più prestigio sociale che essere percepiti come felici. Non mi stupisce neanche un po'.
Joe ha un amichetto con cui va molto d'accordo. Con la sua mamma si é detto mille volte di farli incontrare un fine settimana per giocare. Un sabato, dopo sei mesi, ci siamo accordate. Li avevo invitati a casa, ma lei ha preferito che andassimo in uno di questi centri pieni di gonfiabili che ci sono qui. Va bene. Solo che lei é arrivata per prima e ha prenotato solo un'ora. Ci sono rimasta malissimo: sei mesi di attesa per un'ora una di gioco una in un posto così dispersivo oltretutto in cui quasi rischiavano di non incontrarsi.
Ho pensato che magari avessero altri impegni successivamente, ma no, non avevano nulla da fare, me lo ha detto. Allora perché tutta questa fretta sempre?
Poi l'altro giorno, la stessa mamma, mi ha comunicato che si sta per trasferire in un'altra città perché qui non ha amici e si sente sola e vuole andare a vivere vicino ai suoi genitori. Ma se non aveva amici e si sentiva sola perche' non era mai disponibile?
Ho pensato che magari avessero altri impegni successivamente, ma no, non avevano nulla da fare, me lo ha detto. Allora perché tutta questa fretta sempre?
Poi l'altro giorno, la stessa mamma, mi ha comunicato che si sta per trasferire in un'altra città perché qui non ha amici e si sente sola e vuole andare a vivere vicino ai suoi genitori. Ma se non aveva amici e si sentiva sola perche' non era mai disponibile?
Mi sono successe talmente tante volte situazioni simili in questi anni che credo che la mia colpa sia la disponibilità, mi fa sembrare strana e non cool, immagino. Fra lavoro e tutto ho sempre avuto un milione di cose da fare anch'io, ma questo non mi ha mai impedito di lasciare dello spazio per i rapporti umani.
E' che qui mi sembra che il valore dell'amicizia sia il più bistrattato, infatti i nostri migliori amici sono stranieri. Sento spesso gli americani dire per me conta la famiglia che e' un'ovvietà, ma con quella frase intendono che le altre relazioni sono secondarie. E per famiglia normalmente intendono la famiglia nucleare, tanto è vero che si spostano da una città all'altra o da uno stato all'altro senza battere ciglio.
E' che qui mi sembra che il valore dell'amicizia sia il più bistrattato, infatti i nostri migliori amici sono stranieri. Sento spesso gli americani dire per me conta la famiglia che e' un'ovvietà, ma con quella frase intendono che le altre relazioni sono secondarie. E per famiglia normalmente intendono la famiglia nucleare, tanto è vero che si spostano da una città all'altra o da uno stato all'altro senza battere ciglio.
Discutevo di tutto questo con Mr. J ieri sera.
E' un motivo sufficiente questo per pensare di trasferirsi da qualche altra parte? E dove, ammesso che sia possibile?
E' un motivo sufficiente questo per pensare di trasferirsi da qualche altra parte? E dove, ammesso che sia possibile?
Ieri notte ho fatto un sogno. Woody correva velocissimo, proprio accanto a un fiume o qualcosa del genere. Avevo paura che cadesse di sotto. Lo rincorrevo, ma lui era molto piu' veloce di me, proprio sul ciglio del baratro. Alla fine sbucavano due mani e lo salvavano al posto mio. Era una mia carissima amica, anche lei mamma, che non vedo da tanto tempo. Un sogno cosi' chiaro.
Ho bisogno di qualcuno che mi aiuti e che voglia essere aiutato da me, ho bisogno del villaggio.
Aspetta un attimo pero'. Perche' non vedo quest'amica da cosi' tanto tempo? Perche' ha lasciato Milano esattamente per gli stessi motivi per cui io la sera prima fantasticavo di lasciare Dallas.
Ho bisogno di qualcuno che mi aiuti e che voglia essere aiutato da me, ho bisogno del villaggio.
Aspetta un attimo pero'. Perche' non vedo quest'amica da cosi' tanto tempo? Perche' ha lasciato Milano esattamente per gli stessi motivi per cui io la sera prima fantasticavo di lasciare Dallas.
sabato 17 giugno 2017
philando castile
Nell'ultimo post si accennava all'open carry e a come questa legge che in molti stati permette di girare con le armi da fuoco a vista, di fatto sia l'ennesimo privilegio dell'uomo bianco. Se appartieni a qualche minoranza etnica e giri con una pistola alla cintola, infatti, corri il serio rischio di essere scambiato immediatamente per un criminale e finire in un mare di guai senza nessun motivo. Purtroppo qualcosa di molto simile e' successo al povero Philando Castile di cui qui tutti stanno parlando in queste ore. E' stato fermato da un poliziotto forse per un'infrazione stradale, ha dichiarato subito di essere in possesso di un'arma da fuoco regolarmente denunciata e mentre si apprestava a eseguire l'ordine di favorire i documenti, il poliziotto lo ha ucciso. Morire cosi' a 32 anni e' pazzesco e quello che fa piu' rabbia e' che l'autore dell'omicidio, che fra l'altro e' stato quasi interamente ripreso e diffuso come Facebook live video dalla sua fidanzata, e' stato assolto.
giovedì 15 giugno 2017
da costa a costa
C'è un giornalista italiano che si chiama Francesco Costa che ha appena cominciato a fare un giro del Texas per cercare di comprendere il fenomeno Trump e ieri ho avuto il piacere di incontrarlo qui a Dallas.
Non conosco ancora bene il suo lavoro purtroppo, ma quello che mi ha colpito ascoltando un paio dei suoi podcast è che sembra avere il polso della situazione. Conosce i fatti in maniera approfondita, ti dà l'idea che viva qui, che sia immerso nel nostro sistema di informazione. Questo tipo di approccio rende le sue analisi stimolanti anche per me che normalmente preferisco i media americani su questi temi.
Noi qui -io e i miei amici per lo meno...- ci arrovelliamo sulla questione del trumpismo da mesi ormai. E' strano, è un po' come far parte di una gigantesca società segreta, osservi bene chi ti sta di fronte e solo quando sei sicuro ti lasci andare a un commento o a un ragionamento. Per questo motivo è stato molto interessante e bello non solo sentire un punto di vista esterno (anzi due visto che con lui c'era l'altrettanto acuto Marco Surace), ma anche sapere che non siamo affatto gli unici a porsi certi interrogativi e a cogliere la straordinarietà di una situazione in cui la politica e la vita privata delle persone collidono come mai prima e in una maniera inimmaginabile fino a solo un anno fa.
All'incontro ha partecipato anche un'amica americana e quando è finito, ci siamo confrontate un attimo fra noi. Non riuscivamo a smettere di pensare alla domanda che è tornata più volte durante la conversazione.
La vostra vita di tutti i giorni è cambiata dopo Trump?
Ecco, per noi è talmente lampante che la nostra vita sia cambiata che ci ha fatto impressione che dall'esterno, anche degli osservatori estremamente attenti, non vedano con chiarezza questo cambiamento. Gli aneddoti e i casi di cronaca sono innumerevoli, ne ho scritto spesso qui. Tanti conflitti familiari, amicizie finite, situazioni lavorative di grande disagio, gente che ha paura a uscire di casa o a parlare la sua lingua in pubblico.
A Dallas ad esempio, tre giorni fa c'è stata una protesta contro la shariah, la legge islamica, con manifestanti armati fino ai denti. Innanzitutto non capisco che senso abbia protestare contro qualcosa che nessuno si è mai sognato di introdurre nel tuo paese e poi vi immaginate cosa succederebbe se un gruppo di musulmani si presentasse con i fucili in spalla davanti a una chiesa, magari con in mano un bel cartello che dice Il problema è Gesù?
Li arresterebbero all'istante, è ovvio, perché la legge non è uguale per tutti, soprattutto quella sulle armi. Tutti sanno che il famigerato open carry, la legge che in molti stati compreso questo ti permette di girare con le armi da fuoco a vista, se sei nero o messicano probabilmente non fa per te perché rischieresti subito di essere preso per un bandito.
Oggi un pazzo, o per meglio dire un terrorista, ha sparato a un senatore repubblicano e ad altre persone. C'è stato un morto.
E' che il linguaggio è di un livore tale che dalle parole pian piano i deboli di mente, sopraffati dalla frustrazione, stanno passando ai fatti.
Trump è il responsabile morale principale, anche se non unico, di questo clima di odio. Con la sua violenza verbale, la sua ignoranza e il suo razzismo ha eliminato il rispetto reciproco fra i cittadini.
Prima un repubblicano e un democratico parlavano in maniera civile, ora é impossibile trovare un punto di contatto perché non ci si mette d'accordo nemmeno su fatti basilari, è l'epoca dei fatti alternativi.
Un elettore di Trump è un soggetto che un non elettore di Trump non può spiegarsi se non attribuendogli un giudizio morale negativo. E' un individuo che ha accettato e favorito il razzismo, il sessismo, discriminazioni di ogni tipo e una volgarità, una violenza verbale che non erano mai esistite prima, quindi che si tratti del tuo datore di lavoro, di tuo fratello o del tuo migliore amico, tendenzialmente adesso che sai in cosa queste persone si identificano, avverti una certa insofferenza quando le incontri. Ci si tollera, ma non c'è senso di comunità, di un interesse comune, ammesso che prima ci fosse.
Ci hanno chiesto anche se gli elettori di Trump che conosciamo hanno cambiato idea.
Non ci sembra. Qualcuno può ammettere di sentirsi in qualche modo in imbarazzo, ma nonostante tutto quello che è successo finora, sembra che chi ha votato Trump sia ancora convinto di aver fatto la scelta giusta.
Francesco qualche mese fa ha fatto un altro viaggio negli Stati Uniti. E' andato in Michigan per cercare di capire perché gente che ha votato anche due volte per Obama, abbia deciso di affidarsi a Trump alle ultime elezioni. La sua conclusione, mi sembra di aver capito, é che in quel caso le condizioni economiche sono state decisive. Con l'impoverimento e' salita la rabbia e la gente ha votato seguendo l'illusione di poter uscire dalla crisi. In Texas invece le cose vanno molto bene a livello economico, e allora cosa spinge tanti verso Trump?
Un'idea mia ce l'ho, ma muoio dalla voglia di conoscere la sua e per questo continuerò a seguire questo viaggio.
Non conosco ancora bene il suo lavoro purtroppo, ma quello che mi ha colpito ascoltando un paio dei suoi podcast è che sembra avere il polso della situazione. Conosce i fatti in maniera approfondita, ti dà l'idea che viva qui, che sia immerso nel nostro sistema di informazione. Questo tipo di approccio rende le sue analisi stimolanti anche per me che normalmente preferisco i media americani su questi temi.
Noi qui -io e i miei amici per lo meno...- ci arrovelliamo sulla questione del trumpismo da mesi ormai. E' strano, è un po' come far parte di una gigantesca società segreta, osservi bene chi ti sta di fronte e solo quando sei sicuro ti lasci andare a un commento o a un ragionamento. Per questo motivo è stato molto interessante e bello non solo sentire un punto di vista esterno (anzi due visto che con lui c'era l'altrettanto acuto Marco Surace), ma anche sapere che non siamo affatto gli unici a porsi certi interrogativi e a cogliere la straordinarietà di una situazione in cui la politica e la vita privata delle persone collidono come mai prima e in una maniera inimmaginabile fino a solo un anno fa.
All'incontro ha partecipato anche un'amica americana e quando è finito, ci siamo confrontate un attimo fra noi. Non riuscivamo a smettere di pensare alla domanda che è tornata più volte durante la conversazione.
La vostra vita di tutti i giorni è cambiata dopo Trump?
Ecco, per noi è talmente lampante che la nostra vita sia cambiata che ci ha fatto impressione che dall'esterno, anche degli osservatori estremamente attenti, non vedano con chiarezza questo cambiamento. Gli aneddoti e i casi di cronaca sono innumerevoli, ne ho scritto spesso qui. Tanti conflitti familiari, amicizie finite, situazioni lavorative di grande disagio, gente che ha paura a uscire di casa o a parlare la sua lingua in pubblico.
A Dallas ad esempio, tre giorni fa c'è stata una protesta contro la shariah, la legge islamica, con manifestanti armati fino ai denti. Innanzitutto non capisco che senso abbia protestare contro qualcosa che nessuno si è mai sognato di introdurre nel tuo paese e poi vi immaginate cosa succederebbe se un gruppo di musulmani si presentasse con i fucili in spalla davanti a una chiesa, magari con in mano un bel cartello che dice Il problema è Gesù?
Li arresterebbero all'istante, è ovvio, perché la legge non è uguale per tutti, soprattutto quella sulle armi. Tutti sanno che il famigerato open carry, la legge che in molti stati compreso questo ti permette di girare con le armi da fuoco a vista, se sei nero o messicano probabilmente non fa per te perché rischieresti subito di essere preso per un bandito.
Oggi un pazzo, o per meglio dire un terrorista, ha sparato a un senatore repubblicano e ad altre persone. C'è stato un morto.
E' che il linguaggio è di un livore tale che dalle parole pian piano i deboli di mente, sopraffati dalla frustrazione, stanno passando ai fatti.
Trump è il responsabile morale principale, anche se non unico, di questo clima di odio. Con la sua violenza verbale, la sua ignoranza e il suo razzismo ha eliminato il rispetto reciproco fra i cittadini.
Prima un repubblicano e un democratico parlavano in maniera civile, ora é impossibile trovare un punto di contatto perché non ci si mette d'accordo nemmeno su fatti basilari, è l'epoca dei fatti alternativi.
Un elettore di Trump è un soggetto che un non elettore di Trump non può spiegarsi se non attribuendogli un giudizio morale negativo. E' un individuo che ha accettato e favorito il razzismo, il sessismo, discriminazioni di ogni tipo e una volgarità, una violenza verbale che non erano mai esistite prima, quindi che si tratti del tuo datore di lavoro, di tuo fratello o del tuo migliore amico, tendenzialmente adesso che sai in cosa queste persone si identificano, avverti una certa insofferenza quando le incontri. Ci si tollera, ma non c'è senso di comunità, di un interesse comune, ammesso che prima ci fosse.
Ci hanno chiesto anche se gli elettori di Trump che conosciamo hanno cambiato idea.
Non ci sembra. Qualcuno può ammettere di sentirsi in qualche modo in imbarazzo, ma nonostante tutto quello che è successo finora, sembra che chi ha votato Trump sia ancora convinto di aver fatto la scelta giusta.
Francesco qualche mese fa ha fatto un altro viaggio negli Stati Uniti. E' andato in Michigan per cercare di capire perché gente che ha votato anche due volte per Obama, abbia deciso di affidarsi a Trump alle ultime elezioni. La sua conclusione, mi sembra di aver capito, é che in quel caso le condizioni economiche sono state decisive. Con l'impoverimento e' salita la rabbia e la gente ha votato seguendo l'illusione di poter uscire dalla crisi. In Texas invece le cose vanno molto bene a livello economico, e allora cosa spinge tanti verso Trump?
Un'idea mia ce l'ho, ma muoio dalla voglia di conoscere la sua e per questo continuerò a seguire questo viaggio.
giovedì 8 giugno 2017
e' temporaneo
E cosi' Joe ha finito il kindergarten, che e' un po' come la nostra prima elementare.
E' stato un anno fondamentale per lui, lo vedo molto cambiato, piu' maturo. Ha portato a casa una pagella praticamente perfetta. Del resto, la maestra gia' al primo colloquio lo aveva definito con una certa dose di esagerazione, outstanding, eccezionale. Disse semplicemente sa tutto.
[Ad esempio, mi ha appena interrotto per dirmi mamma, lo sai che i fiori sono apparsi nel Cretaceo? No, non lo sapevo, sfortunatamente non sono io la fonte del suo sapere enciclopedico]
Ma quello che preoccupava me in quel momento, non erano certo i suoi risultati accademici che poi a sei anni potrebbero non essere indicativi di nulla. A me e' sempre sembrato che qui gli insegnanti corressero un po' troppo e che non dessero la giusta importanza al gioco e alla socializzazione. Io ero preoccupata che giocasse, che facesse amicizia, che si inserisse bene fra gli altri bambini, che fosse sereno e contento.
Nella sua scuola quest'anno, hanno fatto un esperimento: invece di formare subito le classi, hanno provato a mettere tutti i bambini insieme e poi li hanno osservati giocare per una settimana con l'obiettivo di formare classi piu' equilibrate. Sulla carta un'idea geniale, ma per Joe e' stato un mezzo trauma ritrovarsi all'improvviso con tutti quei bambini mai visti prima e non so quante maestre nuove.
Il terzo giorno di scuola gli venne l'orticaria per dire. Il medico disse che non aveva origini psicologiche, ma non mi ha mai convinto del tutto. Joe in quegli stessi giorni, aveva anche cominciato a non dormire bene. Si svegliava diverse volte a notte.
Veniva da me in silenzio e mi guardava dormire finche' non miveniva un infarto svegliavo di soprassalto e gli chiedevo cosa c'e'? Cosa ci fai qui in silenzio al buio? Allora lui mi rispondeva sempre la stessa cosa.
Ho paura, ma non so di che cosa.
Poi comincio' a ciucciarsi il collo delle magliette, un'abitudine orribile. Feci qualche ricerca e gli comprai una di quelle collane fatte apposta per i bambini che hanno questo problema (gia', a quanto pare e' una cosa relativamente comune). Quello che non avevo considerato e' che avrebbe sostituito al collo delle magliette quella collana e ne sarebbe stato ossessionato allo stesso modo.
A un certo punto Joe comincio' a raccontare che c'era un bambino che gli faceva i dispetti e gli dava i pizzicotti sulle braccia e chiesi alla maestra se poteva per cortesia farci caso. Non ero molto preoccupata perche' non avevo mai visto nessun segno, avevo la sensazione che Joe potesse esagerare. La maestra invece prese la cosa molto sul serio, nessuna tolleranza per i bulli, e ci consiglio' di mandarlo dalla psicologa della scuola. Il colloquio con la psicologa fu un'esperienza molto particolare, diciamo cosi'.
Aveva fatto quattro chiacchiere con Joe durante la ricreazione prima di incontrarci e, ecco, Joe le racconto' una marea di storie. Le maestre avevano i superpoteri: una diventa invisibile, l'altra si allunga e la sua, che e' molto molto alta e imponente al contrario della mamma, controlla la mente. Io mi allarmai molto, Mr. J invece si rivide in Joe, disse che aveva la stessa propensione a mescolare realta' e fantasia a quell'eta'. La psicologa confermo' che e' normale per alcuni bambini dalla fantasia particolarmente spiccata.
Infatti, nel giro di qualche mese tutto torno' piu' o meno in ordine. Joe smise di svegliarsi e di tormentarsi e comincio' a fare amicizia.
Ma torniamo a oggi. Oltre alla pagella Joe ha portato a casa un quaderno in cui incollava le fotocopie delle poesie che leggevano in classe. Intorno alla poesia aveva la possibilita' di fare dei disegni liberi. Quando ho chiesto spiegazioni di quei disegni, come faccio sempre per deformazione professionale e perche' adoro sentire tutte le sue invenzioni, ho notato che, per la prima volta ha abbassato lo sguardo come se si vergognasse. No, ma quelli sono disegni vecchi di quando avevo paura della maestra.
In ogni pagina, c'e' un disegno in cui a questa povera maestra, per quello che ho potuto vedere, bella, brava e intelligente, succede praticamente di tutto. C'e' un disegno in cui Joe salta sul cappello di Abramo Lincoln per arrivare alla sua altezza. Un altro in cui costruisce una macchina per calcolare dov'e' la maestra, scopre che e' sulla luna e con una specie di canna da pesca l'acchiappa. Vicino alla poesia di Natale, c'e' il disegno dell'albero di Natale che casca addosso alla povera malcapitata. Si ritrova in una caverna piena di pipistrelli e viene anche ricoperta di germi (vicino alla poesia sui germi chiaramente), ma il mio preferito e' quello in cui viene trasformata in pupazzo di neve e appesa a testa in giu' per i piedi (si' per i piedi) sotto al sole. Joe e' un po' strano, quando ha un problema, inventa delle storie, in realta' anche quando non ha un problema inventa delle storie, lui e' cosi'. Racconta la realta' a se stesso nella maniera che gli e' piu' consona. Quando e' nato il fratello, cantava ninne nanne truculente ad esempio. Ninna nanna ninna oh e questo povero bimbo...finiva sempre fra le fauci di un serpente che lo masticava o se ne andava a casa della nonna per un anno intero. Inquietante, mi disse qualcuno. Bah. I bambini sono inquietanti soprattutto finche' non acquisiscono il concetto di morte, per fortuna e' inquietante soprattutto il loro linguaggio, le immagini senza filtro che scaturiscono dalle loro menti. Vi siete mai chiesti il perche' di tutti quei film del terrore?
Ma io mi preoccupavo lo stesso perche' mi preoccupo sempre, fa parte del mio lavoro di genitore mi sembra, solo che recentemente ho avuto una specie di illuminazione, una di quelle banalissime.
Eravamo dalla pediatra e Joe probabilmente si sentiva a disagio, cosi' ha cominciato a mettere in bocca il collo della maglia. In quel momento, ho provato un grande fastidio anche perche' pensavo avesse smesso.
La pediatra se ne accorse subito e mi disse una cosa che non dimentichero' mai:
- E' temporaneo.
Cioe' rovinera' delle maglie, ti fara' anche un bel po' schifo, pero' poi smettera' cosi' come ha cominciato. Non e' una cosa importante e soprattutto non ci puoi fare niente.
Mi si e' come accesa una luce nel cervello.
Quante cose sono temporanee e incontrollabili eppure la mia vita e' un affanno continuo.
Devo imparare a lasciare andare tante, tante cose che poi si risolvono da sole e usare le mie energie per quelle su cui ho la possibilita' di esercitare un'influenza.
Il problema grosso sta nel distinguere le une dalle altre.
Poi all'improvviso ho realizzato un'altra cosa: le magliette le ho sempre lasciate in pace, ma ancora adesso alla mia veneranda età, devo far appello a tutto il mio autocontrollo per non mangiarmi le unghie quando sono sotto stress.
Ognuno ha le sue ansie e ognuno ha i propri meccanismi di autodifesa.
Mi sorge il dubbio che se avessi passato piu' tempo a pensare alle mie cattive abitudini e alle mie paturnie, invece che a quelle di Joe lo avrei aiutato di piu'.
E' stato un anno fondamentale per lui, lo vedo molto cambiato, piu' maturo. Ha portato a casa una pagella praticamente perfetta. Del resto, la maestra gia' al primo colloquio lo aveva definito con una certa dose di esagerazione, outstanding, eccezionale. Disse semplicemente sa tutto.
[Ad esempio, mi ha appena interrotto per dirmi mamma, lo sai che i fiori sono apparsi nel Cretaceo? No, non lo sapevo, sfortunatamente non sono io la fonte del suo sapere enciclopedico]
Ma quello che preoccupava me in quel momento, non erano certo i suoi risultati accademici che poi a sei anni potrebbero non essere indicativi di nulla. A me e' sempre sembrato che qui gli insegnanti corressero un po' troppo e che non dessero la giusta importanza al gioco e alla socializzazione. Io ero preoccupata che giocasse, che facesse amicizia, che si inserisse bene fra gli altri bambini, che fosse sereno e contento.
Nella sua scuola quest'anno, hanno fatto un esperimento: invece di formare subito le classi, hanno provato a mettere tutti i bambini insieme e poi li hanno osservati giocare per una settimana con l'obiettivo di formare classi piu' equilibrate. Sulla carta un'idea geniale, ma per Joe e' stato un mezzo trauma ritrovarsi all'improvviso con tutti quei bambini mai visti prima e non so quante maestre nuove.
Il terzo giorno di scuola gli venne l'orticaria per dire. Il medico disse che non aveva origini psicologiche, ma non mi ha mai convinto del tutto. Joe in quegli stessi giorni, aveva anche cominciato a non dormire bene. Si svegliava diverse volte a notte.
Veniva da me in silenzio e mi guardava dormire finche' non mi
Ho paura, ma non so di che cosa.
Poi comincio' a ciucciarsi il collo delle magliette, un'abitudine orribile. Feci qualche ricerca e gli comprai una di quelle collane fatte apposta per i bambini che hanno questo problema (gia', a quanto pare e' una cosa relativamente comune). Quello che non avevo considerato e' che avrebbe sostituito al collo delle magliette quella collana e ne sarebbe stato ossessionato allo stesso modo.
A un certo punto Joe comincio' a raccontare che c'era un bambino che gli faceva i dispetti e gli dava i pizzicotti sulle braccia e chiesi alla maestra se poteva per cortesia farci caso. Non ero molto preoccupata perche' non avevo mai visto nessun segno, avevo la sensazione che Joe potesse esagerare. La maestra invece prese la cosa molto sul serio, nessuna tolleranza per i bulli, e ci consiglio' di mandarlo dalla psicologa della scuola. Il colloquio con la psicologa fu un'esperienza molto particolare, diciamo cosi'.
Aveva fatto quattro chiacchiere con Joe durante la ricreazione prima di incontrarci e, ecco, Joe le racconto' una marea di storie. Le maestre avevano i superpoteri: una diventa invisibile, l'altra si allunga e la sua, che e' molto molto alta e imponente al contrario della mamma, controlla la mente. Io mi allarmai molto, Mr. J invece si rivide in Joe, disse che aveva la stessa propensione a mescolare realta' e fantasia a quell'eta'. La psicologa confermo' che e' normale per alcuni bambini dalla fantasia particolarmente spiccata.
Infatti, nel giro di qualche mese tutto torno' piu' o meno in ordine. Joe smise di svegliarsi e di tormentarsi e comincio' a fare amicizia.
Ma torniamo a oggi. Oltre alla pagella Joe ha portato a casa un quaderno in cui incollava le fotocopie delle poesie che leggevano in classe. Intorno alla poesia aveva la possibilita' di fare dei disegni liberi. Quando ho chiesto spiegazioni di quei disegni, come faccio sempre per deformazione professionale e perche' adoro sentire tutte le sue invenzioni, ho notato che, per la prima volta ha abbassato lo sguardo come se si vergognasse. No, ma quelli sono disegni vecchi di quando avevo paura della maestra.
In ogni pagina, c'e' un disegno in cui a questa povera maestra, per quello che ho potuto vedere, bella, brava e intelligente, succede praticamente di tutto. C'e' un disegno in cui Joe salta sul cappello di Abramo Lincoln per arrivare alla sua altezza. Un altro in cui costruisce una macchina per calcolare dov'e' la maestra, scopre che e' sulla luna e con una specie di canna da pesca l'acchiappa. Vicino alla poesia di Natale, c'e' il disegno dell'albero di Natale che casca addosso alla povera malcapitata. Si ritrova in una caverna piena di pipistrelli e viene anche ricoperta di germi (vicino alla poesia sui germi chiaramente), ma il mio preferito e' quello in cui viene trasformata in pupazzo di neve e appesa a testa in giu' per i piedi (si' per i piedi) sotto al sole. Joe e' un po' strano, quando ha un problema, inventa delle storie, in realta' anche quando non ha un problema inventa delle storie, lui e' cosi'. Racconta la realta' a se stesso nella maniera che gli e' piu' consona. Quando e' nato il fratello, cantava ninne nanne truculente ad esempio. Ninna nanna ninna oh e questo povero bimbo...finiva sempre fra le fauci di un serpente che lo masticava o se ne andava a casa della nonna per un anno intero. Inquietante, mi disse qualcuno. Bah. I bambini sono inquietanti soprattutto finche' non acquisiscono il concetto di morte, per fortuna e' inquietante soprattutto il loro linguaggio, le immagini senza filtro che scaturiscono dalle loro menti. Vi siete mai chiesti il perche' di tutti quei film del terrore?
Ma io mi preoccupavo lo stesso perche' mi preoccupo sempre, fa parte del mio lavoro di genitore mi sembra, solo che recentemente ho avuto una specie di illuminazione, una di quelle banalissime.
Eravamo dalla pediatra e Joe probabilmente si sentiva a disagio, cosi' ha cominciato a mettere in bocca il collo della maglia. In quel momento, ho provato un grande fastidio anche perche' pensavo avesse smesso.
La pediatra se ne accorse subito e mi disse una cosa che non dimentichero' mai:
- E' temporaneo.
Cioe' rovinera' delle maglie, ti fara' anche un bel po' schifo, pero' poi smettera' cosi' come ha cominciato. Non e' una cosa importante e soprattutto non ci puoi fare niente.
Mi si e' come accesa una luce nel cervello.
Quante cose sono temporanee e incontrollabili eppure la mia vita e' un affanno continuo.
Devo imparare a lasciare andare tante, tante cose che poi si risolvono da sole e usare le mie energie per quelle su cui ho la possibilita' di esercitare un'influenza.
Il problema grosso sta nel distinguere le une dalle altre.
Poi all'improvviso ho realizzato un'altra cosa: le magliette le ho sempre lasciate in pace, ma ancora adesso alla mia veneranda età, devo far appello a tutto il mio autocontrollo per non mangiarmi le unghie quando sono sotto stress.
Ognuno ha le sue ansie e ognuno ha i propri meccanismi di autodifesa.
Mi sorge il dubbio che se avessi passato piu' tempo a pensare alle mie cattive abitudini e alle mie paturnie, invece che a quelle di Joe lo avrei aiutato di piu'.
martedì 6 giugno 2017
è semplice, ma non è semplice.
Ci chiedevamo l'altro giorno con un'amica americana, come mai la maggior parte della sua famiglia abbia votato e ancora sostenga, anche se fra mille imbarazzi, Trump e lei no. Se ci pensate e' strano, si tratta di valori, eppure sembra che due persone cresciute nella stessa casa, che hanno ricevuto la stessa educazione, con gli stessi genitori, possano averne di completamente diversi.
Alla fine, abbiamo trovato l'unica vera differenza:
lei e' la sola ad aver viaggiato.
In effetti, viaggiare e' fondamentale, soprattutto intorno ai vent'anni, credo. E' l'unico modo per vedere gli altri come esseri umani e non come astrazioni dell'immaginazione, titoli di giornale.
Tra l'altro, questa e' la stessa cosa che mi ha raccontato un'amica israeliana. Diceva che si e' resa conto del lavaggio del cervello che aveva subito contro i palestinesi, solo quando li ha incontrati e ha capito che erano esattamente persone come lei.
E' semplice, ma non è semplice.
sabato 3 giugno 2017
stupidi o cattivi?
Allora. Immaginate un parcheggio semivuoto. Tornate alla vostra macchina e scoprite che qualcuno si e' messo cosi' vicino a voi che siete costretti a intrufolarvi dalla parte del passeggero. In questi casi, io mi chiedo sempre...ma chi e' sto genio?
I mille adesivi sul suo pick up e, in fondo il tipo di pick up stesso, mi hanno subito fornito degli indizi.
Il tale e' un veterano, a favore della secessione del Texas, che non crede nei media liberal (significa che e' un complottista), orgoglioso di tutte le sue armi e che ti sfida a avvicinarti e vedi cosa ti fa, che sta dalla parte dei poliziotti (significa che crede che i neri che vengono fermati e a volte ammazzati durante i controlli di polizia se lo meritano), che non esita a esibire la bandiera degli stati confederati (che rappresenta razzismo, schiavitu' e suprematismo bianco) e per finire -chevelodicoafare- e' un trumpista.
Ecco, questo piccolo episodio del parcheggio e' un esempio perfetto della domanda fondamentale che mi faccio da mesi e mesi e a cui ancora non sono riuscita a trovare un risposta.
Un individuo simile e' cattivo dentro (blocca perfino uno sconosciuto in un parcheggio tanto per rompere le balle) oppure e' stupido (non capisce che se si mette cosi' vicino non posso aprire la portiera/ non sa parcheggiare)?
Ognuno tragga le sue conclusioni.
giovedì 1 giugno 2017
buongiorno, ti amo
Qui quando i bambini entrano e escono da scuola, c'e' un volontario, di solito un pensionato che li aiuta ad attraversare la strada. Noi andiamo a scuola in macchina, pero' vedere questo anziano che tutti i santi giorni con la pioggia e con il sole, aiuta la comunita' e' un'esperienza bellissima e piena di significato. Per me avere la possibilita' di mostrare ai miei bambini un esempio concreto di individuo che aiuta la comunita' in maniera incondizionata e per di piu' sempre con il sorriso sulle labbra, e' importante. Perfino Woody tutte le mattine gli fa ciao ciao con la manina. A Natale gli abbiamo fatto un piccolo regalo accompagnato da un biglietto in cui sentitamente ringraziavo e spiegavo il valore enorme del suo contributo alla societa'. Oggi e' finita la scuola e gli abbiamo regalato una scatola di biscotti accompagnata da un disegno di Joe dove c'e' lui con in mano la paletta rossa che eroicamente ferma una sorta di macchina da Formula Uno (durante gli ingressi e le uscite dei bambini le auto per legge vanno a passo d'uomo). Mr. J ha obiettato "Ma perche' gli fai il regalo se i nostri non vanno nemmeno a piedi?". Cinico. Non capisce lui il valore, l'esempio, il senso civico, la generosita', il sorriso di chi da' con gioia senza ricevere nulla in cambio e ti fa bene al cuore in questo mondo che va alla rovescia e perche' no? Lo cambia il mondo, lo rende un posto leggermente migliore. Diciamolo una volta per tutte che se ognuno facesse il suo pezzettino qui si starebbe tutti molto meglio. Stavolta, invece di passargli il regalo dal finestrino, ho deciso di parcheggiare un secondo e darglielo in mano, scambiare una parola. Mi sembrava piu' giusto, piu' umano. Gli ha fatto molto piacere. Il fatto e' che mentre ce ne andavamo, quando eravamo oramai a quattro o cinque metri di distanza, dopo aver ripetuto per l'ennesima volta take care, che e' qualcosa tipo stammi bene, stammi bene, eh...ha mormorato testualmente e mentre mi scannerizzava dai piedi alla testa: "Sei cosi' giovane e bella, e' per questo che ti dico I love you tutte le mattine".
Ma come non dicevi buongiorno?!
Quando ti dicono di non avvicinarti troppo ai tuoi eroi, ecco quello li' si che e' un buon consiglio.
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