Ho ascoltato un TED sull'importanza del dialogo e della riconciliazione dopo le elezioni. C'era un esperto di crisi diplomatiche che diceva che e' estremamente pericoloso quando succede quello che sta succedendo qui e cioe' che una parte del paese non capisce e non vede minimamente le ragioni dell'altra. Ho pensato perfetto, e' proprio quello che mi ci vuole. Ma ascoltando, ho cominciato a sentire subito
un senso di disagio. Sono andata avanti. Sembravano discorsi belli, innegabile, ma un po' campati per aria alla luce dei fatti. Dopo una mezz'ora, hanno dato la parola a una donna. Una voce giovane, molto riflessiva. Diceva che lo scopo della sua vita era il benessere dei suoi pazienti, e' un medico. Ha cominciato a raccontare che le e' successo spesso che dei pazienti rifiutassero le sue cure o che le urlassero insulti davanti a tutti nello studio dove lavora solo perche' la sua testa e' coperta dal velo islamico. Spiegava con tutta la tranquillita' del mondo il suo modo di fronteggiare queste situazioni che sostanzialmente risiede nel cercare di convincere l'aggressore che lei personalmente non gli ha fatto nulla di male e che anzi si preoccupa solo della sua salute. Diceva di aver ottenuto spesso delle scuse in questo modo, che non bisogna mai smettere di mostrarsi per quello che si e', che e' l'unico modo di combattere i pregiudizi. Poi pero' ha raccontato che il suo vicino di casa bianco, americano, in Minnesota credo, qualche anno fa, un giorno ha suonato il campanello e ha ucciso per odio religioso, senza nemmeno una scusa o un pretesto qualsiasi, suo fratello, sua sorella e una loro amica. Ho spento.
Mi spiace ma io con chi appoggia politiche espressamente razziste per adesso non ho nessuna voglia di parlare.
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