Stamattina è successa una cosa strana. Mi ero appena alzata e mi stavo preparando davanti allo specchio quando ho sentito Ms. Guorton esclamare:
- Hello! How are you, dear?
Lo so è assurdo ma per un attimo ho proprio pensato che fosse lei e non ci ho trovato nulla si strano. Poi però mi sono ripresa e sono andata a sentire meglio. Era Woody che giocava con uno dei suoi aggeggi infernali che ripetono sempre le stesse frasi. In realtà diceva:
- Hello! How are you today?
Eh no, non era Ms Guorton. Se avesse detto dear ci avrei creduto. Dear è proprio una parola sua. Avrei tanto voluto che dicesse dear.
È passato quasi un anno.
Sul frigo è appesa l'ultima cartolina che mi ha mandato. Non riesco a guardarla né a metterla via. Finché è lì se voglio posso sempre immaginare che sia in vacanza in Inghilterra e che ci rivedremo presto.
martedì 29 novembre 2016
lunedì 28 novembre 2016
cogliere l'attimo
Non ho moltissime foto di quando ero piccola, anche se sicuramente più di quelle di entrambi i miei genitori messi insieme. L'infanzia dei bambini di oggi, invece, è documentata nei minimi dettagli. Quanto li invidio in questo senso.
Noi, ad esempio, adesso abbiamo questo filmatino dell'accensione dell'albero di Natale che è un qualcosa di stupendo.
Si vede prima Woody che rimane a bocca aperta, poi ride, poi rimane di nuovo a bocca aperta e poi si mette a correre sul posto velocissimo per l'eccitazione, è meraviglioso. Impossibile assistere a un momento simile senza ritrovarsi a sorridere. E questa piccola scena era esattamente quello che speravo di catturare quando ho preso in mano il telefono: la prima volta che Woody vede l'albero di Natale. Poi però succede qualcosa di imprevisto. Sullo sfondo appare anche Joe. Osserva l'albero in una sorta di rapimento mistico e dice queste parole in inglese: "È così bello questo momento. Ho sognato un albero così e adesso è diventato realtà".
Noi, ad esempio, adesso abbiamo questo filmatino dell'accensione dell'albero di Natale che è un qualcosa di stupendo.
Si vede prima Woody che rimane a bocca aperta, poi ride, poi rimane di nuovo a bocca aperta e poi si mette a correre sul posto velocissimo per l'eccitazione, è meraviglioso. Impossibile assistere a un momento simile senza ritrovarsi a sorridere. E questa piccola scena era esattamente quello che speravo di catturare quando ho preso in mano il telefono: la prima volta che Woody vede l'albero di Natale. Poi però succede qualcosa di imprevisto. Sullo sfondo appare anche Joe. Osserva l'albero in una sorta di rapimento mistico e dice queste parole in inglese: "È così bello questo momento. Ho sognato un albero così e adesso è diventato realtà".
domenica 27 novembre 2016
ti va bene un fucile d'assalto, bambino?
Ieri sera siamo andati a festeggiare l'accensione di un albero di Natale qua vicino. Fra le altre cose c'era l'artista dei palloncini. Joe adora quelle cose e cosi' ci mettiamo in fila. Aspettiamo e aspettiamo. Finalmente arriva il nostro turno e tu ti immagini che gli faccia un Babbo Natale, un albero di Natale, un elfo, una stella, una renna, che so io, una calza, ma anche un angioletto, un omino di marzapane... e invece gli chiede (a un bambino di nemmeno sei anni, ricordiamolo):
- Ti va bene un fucile d'assalto?
E' uno scherzo, vero?
Poi pero' guardo meglio. Pensavo che il bambino davanti a noi avesse avuto una slitta di Babbo Natale e invece era una mitragliatrice. In effetti la forma e' piuttosto simile, basta capovolgere. Si vede che la festa era sponsorizzata dall'NRA.
E niente. Buon Natale, eh.
giovedì 17 novembre 2016
una settimana
I giorni passano e le crepe non si trovano, ma voglio continuare a documentare quello che sta succedendo nella mia vita e in quella di tanti altri che vivono questa esperienza con me a futura memoria.
Una settimana fa ci svegliavamo per la prima volta in questa sorta di realtà parallela in cui Donald Trump, l'eccentrico miliardario con il riporto, era stato eletto presidente. E una settimana fa sembrava davvero la fine del mondo in un certo senso. Ora pian piano ci stiamo abituando all'idea credo, cos'altro possiamo fare? Ci stiamo abituando soprattutto a guardare gli altri con sospetto. Fino al 7 novembre immaginavo che per tutti quelli che conosco Trump fosse poco piu' che una barzelletta di cattivo gusto, ma il silenzio assordante di molti di loro sull'argomento, mi ha insegnato a non dare nulla per scontato. Quando sentite dire che gli Stati Uniti adesso sono un paese diviso, prendetelo alla lettera.
Un paio di amici mi hanno confidato casualmente che le prime volte che hanno avuto l'occasione di parlare con dei fan di Trump dopo le elezioni, si sono sentiti come se gli si spegnesse il cervello. Per quanto possa sembrare strano e' successo anche a me. Attribuisco il bizzarro fenomeno osservato, al livello di repulsione che ti prende istintivamente quando hai di fronte qualcuno che vorrebbe tutti i musulmani fuori dal paese, qualcuno che pensa che tutti i messicani siano delinquenti e violentatori, qualcuno che offende le donne, gli handicappati, incita alla violenza e potrei continuare a lungo, ma mi fermo qui che tanto ci siamo capiti. Il problema e' che qui, almeno quaggiù in Texas dico, c'e' tanta gente che pensa queste cose, anzi in realta' loro continuano a dire che non le pensano. La scusa ufficiale per aver votato Trump e' che lui le sparava grosse per attirare l'attenzione, ma non e' cattivo e loro lo hanno votato solo perche' o odiano a morte Hillary e Obama o sono d'accordo con le sue proposte economiche e con il suo no all'aborto.
Bill Maher diceva l'altra sera che quando rimarranno senza assicurazione sanitaria potranno dire si', ma almeno non abbiamo una donna con un server per le email privato come presidente. Contenti loro.
Colpisce quanto sia personale tutto questo. Non mi e' mai capitata una cosa simile: un disaccordo politico che distrugge amicizie trentennali, famiglie all'apparenza unite, coppie. E parlo in parte per esperienza diretta.
Un'amica bianca, ad esempio, mi ha detto che certo le spiace che Trump abbia vinto, ma non riesce a preoccuparsene perche' proprio adesso la sua vita sta cominciando a andare per il verso giusto e non ha l'energia per sobbarcarsi questo peso sulle spalle. Peccato che la mia amica messicana nella stessa identica situazione non abbia questa fortuna: a lei tocca affrontare quello che sara' e mettere da parte tutto il resto. Siamo privilegiati e nemmeno ce ne accorgiamo.
All'inizio dell'anno e' entrato in vigore anche qui in Texas l'open carry. Si tratta di una legge che consente ai possessori di porto d'armi di accedere a qualsiasi edificio pubblico (che non sia una scuola o un ospedale o che non lo vieti esplicitamente) esibendo la propria pistola in una fondina collocata sulle spalle o alla cintura. In tutti questi mesi, non abbiamo mai visto nessuno in giro con la pistola a vista, questa settimana per la prima volta si'. Continuiamo a sentire dire che il Trump presidente sara' diverso da quello della campagna elettorale, ma ogni giorno si verificano episodi di intolleranza mai visti prima della sua elezione. I ragazzini del liceo che intonano cori razzisti durante una partitella a basket, quegli altri che strappano il velo alle ragazzine musulmane, gente che viene insultata solo perche' sentita parlare in spagnolo.
Joe il giorno dopo le elezioni e' tornato a casa da scuola cantando I'm glad to be an American because at least i know I'm free (Sono felice di essere americano perche' almeno so di essere libero). Gli ho spiegato che ci sono tanti paesi dove la gente e' libera e ho aggiunto che non mi piace molto quella canzone. Pare sia una canzone molto famosa, non la conoscevo. La versione originale dice I'm proud, sono orgoglioso, ma la maestra ha optato per un I'm glad, sono felice, almeno. A me pare che non ci sia bisogno di fargli il lavaggio del cervello gia' da piccoli.
Oggi ho deciso di parlare con il signore delle pulizie, continuava con il mutismo e non ce la facevo piu' a non dire nulla, volevo fargli sapere che mi spiace che si senta cosi' e che io e la mia famiglia siamo dalla sua parte e come del resto tanti altri. E' bastato questo a farlo debordare come un fiume in piena. Dopo essere stato muto e divorato dal risentimento per una settimana, non riusciva quasi piu' a smettere di parlare, ma quando una collega e' entrata nella stanza, si e' precipitato fuori con una scusa facendomi sentire come se stessi partecipando a un complotto o a un'assemblea segreta. Quando lei e' uscita e' tornato:
- Capisci quanto e' grande dal fatto che i bianchi protestano. Ti rendi conto? Protestano anche i bianchi!
Lui dice che gia' prima doveva lavorare il doppio rispetto a un bianco e che c'era un presidente nero e si diceva che siamo tutti uguali, ma non era vero. Ora non si dice nemmeno piu'. Lui si aspetta il peggio.
L'unica cosa che mi sento di ricordare a me stessa e agli altri in questi momenti di sconforto e' che la maggior parte degli americani non ha votato per Trump. Piu' di meta' del paese e' nauseato dalla sua politica e dalle sue dichiarazioni e grazie a questo prima o poi le cose cambieranno anche se per adesso e' dura.
Una settimana fa ci svegliavamo per la prima volta in questa sorta di realtà parallela in cui Donald Trump, l'eccentrico miliardario con il riporto, era stato eletto presidente. E una settimana fa sembrava davvero la fine del mondo in un certo senso. Ora pian piano ci stiamo abituando all'idea credo, cos'altro possiamo fare? Ci stiamo abituando soprattutto a guardare gli altri con sospetto. Fino al 7 novembre immaginavo che per tutti quelli che conosco Trump fosse poco piu' che una barzelletta di cattivo gusto, ma il silenzio assordante di molti di loro sull'argomento, mi ha insegnato a non dare nulla per scontato. Quando sentite dire che gli Stati Uniti adesso sono un paese diviso, prendetelo alla lettera.
Un paio di amici mi hanno confidato casualmente che le prime volte che hanno avuto l'occasione di parlare con dei fan di Trump dopo le elezioni, si sono sentiti come se gli si spegnesse il cervello. Per quanto possa sembrare strano e' successo anche a me. Attribuisco il bizzarro fenomeno osservato, al livello di repulsione che ti prende istintivamente quando hai di fronte qualcuno che vorrebbe tutti i musulmani fuori dal paese, qualcuno che pensa che tutti i messicani siano delinquenti e violentatori, qualcuno che offende le donne, gli handicappati, incita alla violenza e potrei continuare a lungo, ma mi fermo qui che tanto ci siamo capiti. Il problema e' che qui, almeno quaggiù in Texas dico, c'e' tanta gente che pensa queste cose, anzi in realta' loro continuano a dire che non le pensano. La scusa ufficiale per aver votato Trump e' che lui le sparava grosse per attirare l'attenzione, ma non e' cattivo e loro lo hanno votato solo perche' o odiano a morte Hillary e Obama o sono d'accordo con le sue proposte economiche e con il suo no all'aborto.
Bill Maher diceva l'altra sera che quando rimarranno senza assicurazione sanitaria potranno dire si', ma almeno non abbiamo una donna con un server per le email privato come presidente. Contenti loro.
Colpisce quanto sia personale tutto questo. Non mi e' mai capitata una cosa simile: un disaccordo politico che distrugge amicizie trentennali, famiglie all'apparenza unite, coppie. E parlo in parte per esperienza diretta.
Un'amica bianca, ad esempio, mi ha detto che certo le spiace che Trump abbia vinto, ma non riesce a preoccuparsene perche' proprio adesso la sua vita sta cominciando a andare per il verso giusto e non ha l'energia per sobbarcarsi questo peso sulle spalle. Peccato che la mia amica messicana nella stessa identica situazione non abbia questa fortuna: a lei tocca affrontare quello che sara' e mettere da parte tutto il resto. Siamo privilegiati e nemmeno ce ne accorgiamo.
All'inizio dell'anno e' entrato in vigore anche qui in Texas l'open carry. Si tratta di una legge che consente ai possessori di porto d'armi di accedere a qualsiasi edificio pubblico (che non sia una scuola o un ospedale o che non lo vieti esplicitamente) esibendo la propria pistola in una fondina collocata sulle spalle o alla cintura. In tutti questi mesi, non abbiamo mai visto nessuno in giro con la pistola a vista, questa settimana per la prima volta si'. Continuiamo a sentire dire che il Trump presidente sara' diverso da quello della campagna elettorale, ma ogni giorno si verificano episodi di intolleranza mai visti prima della sua elezione. I ragazzini del liceo che intonano cori razzisti durante una partitella a basket, quegli altri che strappano il velo alle ragazzine musulmane, gente che viene insultata solo perche' sentita parlare in spagnolo.
Joe il giorno dopo le elezioni e' tornato a casa da scuola cantando I'm glad to be an American because at least i know I'm free (Sono felice di essere americano perche' almeno so di essere libero). Gli ho spiegato che ci sono tanti paesi dove la gente e' libera e ho aggiunto che non mi piace molto quella canzone. Pare sia una canzone molto famosa, non la conoscevo. La versione originale dice I'm proud, sono orgoglioso, ma la maestra ha optato per un I'm glad, sono felice, almeno. A me pare che non ci sia bisogno di fargli il lavaggio del cervello gia' da piccoli.
Oggi ho deciso di parlare con il signore delle pulizie, continuava con il mutismo e non ce la facevo piu' a non dire nulla, volevo fargli sapere che mi spiace che si senta cosi' e che io e la mia famiglia siamo dalla sua parte e come del resto tanti altri. E' bastato questo a farlo debordare come un fiume in piena. Dopo essere stato muto e divorato dal risentimento per una settimana, non riusciva quasi piu' a smettere di parlare, ma quando una collega e' entrata nella stanza, si e' precipitato fuori con una scusa facendomi sentire come se stessi partecipando a un complotto o a un'assemblea segreta. Quando lei e' uscita e' tornato:
- Capisci quanto e' grande dal fatto che i bianchi protestano. Ti rendi conto? Protestano anche i bianchi!
Lui dice che gia' prima doveva lavorare il doppio rispetto a un bianco e che c'era un presidente nero e si diceva che siamo tutti uguali, ma non era vero. Ora non si dice nemmeno piu'. Lui si aspetta il peggio.
L'unica cosa che mi sento di ricordare a me stessa e agli altri in questi momenti di sconforto e' che la maggior parte degli americani non ha votato per Trump. Piu' di meta' del paese e' nauseato dalla sua politica e dalle sue dichiarazioni e grazie a questo prima o poi le cose cambieranno anche se per adesso e' dura.
lunedì 14 novembre 2016
the lady on the bicycle
A me piace andare in bicicletta e non solo questo, mi piace anche portare Woody. Seggiolino, caschetto e si va. Il tempo e' splendido, la cosa piu' normale del mondo, no? Il fatto e' che nel mio quartiere nessuno va in bicicletta e men che meno si sognerebbe di portarsi dietro un bambino. Qui vedi la gente in bici al massimo nei parchi, ma loro caricano la bici in macchina e vanno al parco a fare il giro, io invece preferisco uscire direttamente in bici. Qualche settimana fa, mi presentano un tipo che mi chiede:
- Are you the lady on the bicycle?
Caspita sono famosa, ho pensato. In effetti, mi sento spesso osservata in questi casi e non sempre in modo cosi' benevolo, immagino mi giudichino una irresponsabile. Stamattina passeggiavamo in bici qua vicino e non c'era nessun traffico come sempre. A un certo punto, ai piedi di una salita, ho visto una macchina nella corsia opposta accostare. L'ho notata perche' stranamente, ha parcheggiato, cosi' sembrava, ma non e' sceso nessuno. E' ripartita solo quando siamo passati noi: evidentemente aveva paura di investirci, ma non riesco nemmeno a immaginare in che modo.
Lo so che in questo periodo sono... diciamo lievemente prevenuta, ma accidenti mi sento sempre diversa. Vi e' mai capitato?
In qualunque contesto essere sempre un pesce fuor d'acqua.
- Are you the lady on the bicycle?
Caspita sono famosa, ho pensato. In effetti, mi sento spesso osservata in questi casi e non sempre in modo cosi' benevolo, immagino mi giudichino una irresponsabile. Stamattina passeggiavamo in bici qua vicino e non c'era nessun traffico come sempre. A un certo punto, ai piedi di una salita, ho visto una macchina nella corsia opposta accostare. L'ho notata perche' stranamente, ha parcheggiato, cosi' sembrava, ma non e' sceso nessuno. E' ripartita solo quando siamo passati noi: evidentemente aveva paura di investirci, ma non riesco nemmeno a immaginare in che modo.
Lo so che in questo periodo sono... diciamo lievemente prevenuta, ma accidenti mi sento sempre diversa. Vi e' mai capitato?
In qualunque contesto essere sempre un pesce fuor d'acqua.
venerdì 11 novembre 2016
cercando delle crepe
E siamo a venerdì, il terzo giorno dell'era Trump, e le cose non vanno molto meglio. E' morto anche Leonard Cohen ieri sera, una tragedia dietro l'altra e il morale e' sotto i piedi. Lui scriveva:
I loro messaggi dicono cose tipo in questo momento tutto e' terribile, ma sapere di averti nella mia vita, mi aiuta. Ti voglio bene. Ci diciamo cose che non ci siamo mai detti prima perche' abbiamo disperatamente bisogno di riconoscere, come diceva Italo Calvino, quello che non e' inferno, in mezzo all'inferno e dargli spazio, dargli tutto lo spazio possibile.
Ieri mi è apparso un articolo scritto da uno psicologo che diceva che per alcuni la vittoria di Trump è un lutto e come tale va affrontato. Poi dava una serie di consigli su come superare questo lutto in modo pragmatico, step by step. Lì per lì mi è sembrato un po' eccessivo poi però mi sono guardata intorno. Casa Johnson è decisamente in lutto. Il signore delle pulizie a scuola ha perso tutta la voglia di parlare che aveva l'altro giorno. Ha uno sguardo che non gli ho mai visto, di sdegno e irritazione. Lui sa che sono dalla sua parte, ma era cosi' stizzito mentre spazzava il pavimento della mia classe ieri che sono dovuta uscire. Normalmente facciamo quattro chiacchiere in quei momenti, ma lui ha accuratamente evitato il mio sguardo e il mio sorriso. Sentivo che se fossi rimasta mi avrebbe intossicata con la sua collera. La maggior parte dei miei amici cercano rifugio nell'alcool, sul serio. A che ora posso iniziare a bere? Mi ha chiesto un'amica, e non è un'alcolizzata. Allora, leggiti questo articolo, le dico.
There is a crack in everything, that’s how the light gets in. C'e' una crepa in tutte le cose, e' cosi' che la luce passa.Ma al momento non vedo molte crepe. Una forse e' nei messaggi degli amici. Quelli in Italia che cercano di capire e soprattutto quelli qui, pochi, che sono disorientati e avviliti quanto me.
I loro messaggi dicono cose tipo in questo momento tutto e' terribile, ma sapere di averti nella mia vita, mi aiuta. Ti voglio bene. Ci diciamo cose che non ci siamo mai detti prima perche' abbiamo disperatamente bisogno di riconoscere, come diceva Italo Calvino, quello che non e' inferno, in mezzo all'inferno e dargli spazio, dargli tutto lo spazio possibile.
Ieri mi è apparso un articolo scritto da uno psicologo che diceva che per alcuni la vittoria di Trump è un lutto e come tale va affrontato. Poi dava una serie di consigli su come superare questo lutto in modo pragmatico, step by step. Lì per lì mi è sembrato un po' eccessivo poi però mi sono guardata intorno. Casa Johnson è decisamente in lutto. Il signore delle pulizie a scuola ha perso tutta la voglia di parlare che aveva l'altro giorno. Ha uno sguardo che non gli ho mai visto, di sdegno e irritazione. Lui sa che sono dalla sua parte, ma era cosi' stizzito mentre spazzava il pavimento della mia classe ieri che sono dovuta uscire. Normalmente facciamo quattro chiacchiere in quei momenti, ma lui ha accuratamente evitato il mio sguardo e il mio sorriso. Sentivo che se fossi rimasta mi avrebbe intossicata con la sua collera. La maggior parte dei miei amici cercano rifugio nell'alcool, sul serio. A che ora posso iniziare a bere? Mi ha chiesto un'amica, e non è un'alcolizzata. Allora, leggiti questo articolo, le dico.
Numero 1. Dai a te stesso il permesso di sentire tutto quello che senti. Numero 2. Non lasciare che altri ti dicano che le tue emozioni non sono valide. Numero 3. È normale provare rabbia, ma usala in modo costruttivo. Numero 4....
Sono sopraffatta dal pessimismo perche' vedo i danni di tutto questo, sono reali e sono gia' qui.
Negli ultimi anni, non parlo molto al telefono, con gli amici usiamo i vari messenger o ci incontriamo se dobbiamo dirci qualcosa. Ieri sera invece, ho parlato un'ora al telefono con un'amica. Era disperata e piangeva senza riuscire a fermarsi perche' suo padre le aveva appena detto di aver votato per Trump. Suo padre e' bianco e sua madre messicana, sono divorziati di molti anni. E' difficile immaginare che tuo padre sia in grado di votare per qualcuno che probabilmente rendera' la tua vita e quella del resto della tua famiglia e di tanti tuoi amici molto piu' difficile. Non sapevo cosa dirle. Nel frattempo il Peso e' crollato e paradossalmente ancora piu' messicani cercheranno di venire qui illegalmente. Vedo tante famiglie e amicizie rovinate. Conosco qualcuno che e' molto triste perche' probabilmente martedì ha perso il suo migliore amico, quello che vede quasi tutti i giorni dalla scuola elementare. Del resto se tu sei musulmano e il tuo migliore ha votato uno che vuole bandire i musulmani dal paese, come fai a rivolgergli di nuovo la parola? Lui non ci riesce eppure lo sa che l'altro non e' un razzista, che e' una brava persona ovviamente e che gli vuole bene, ma parlargli no, non ci riesce piu'.
Ci sono famiglie che verranno divise, gente che perdera' l'assicurazione sanitaria e morira'. Trump pensa che il surriscaldamento globale sia una bufala dei cinesi, chissa' come ridurra' questo paese, la natura, tutto. Nella mia zona ci sono gia' stati dei disordini. In un liceo qui vicino dei ragazzi hanno disegnato un muro per terra all'ingresso della scuola e scritto "costruiamo quel muro!". Hanno strappato il velo a delle ragazze musulmane e aggredito dei latinos. La figlia di una mia amica, sette anni, e' scoppiata in lacrime perche' un bambino le ha detto che adesso la rispediscono in Messico. Episodi simili stanno succedendo ovunque. Se il presidente definisce i messicani violentatori perche' il cittadino comune dovrebbe avere alcun rispetto per loro?
Ci sono i delusi dalle elezioni che protestano anche qui a Dallas. Se da una parte la cosa mi conforta, dall'altra mi sembra che sbaglino. Ci siamo scandalizzati quando Trump ha detto che non avrebbe accettato il risultato e ora stiamo facendo lo stesso. Certo che pero' brucia. Brucia perche' il sistema democratico americano, quello che qualcuno a un certo punto ha perfino pensato di esportare, non e' poi cosi' democratico. Clinton ha ricevuto piu' voti, ma ha perso le elezioni. Scrive l'amico di New York:
La prossima volta che ci saranno delle elezioni truccate nel mondo e i diplomatici americani protesteranno, gli verra' ricordato che Donald Trump non ha vinto il voto popolare (esattamente come George W. Bush nel 2000). La prossima volta che protesteranno perche' da qualche parte qualcuno ha messo in galera il suo oppositore politico, gli verra' ricordato che Donald Trump ha promesso di mettere il suo avversario dietro le sbarre.
mercoledì 9 novembre 2016
No.
Ieri c'era qualcosa di strano nell'aria qui a Dallas. Election Day e tutto taceva. Un'amica mi scriveva da New York dicendo che li' sembrava capodanno, qui invece assolutamente nulla di fuori dall'ordinario. Ho passato la giornata fuori casa e nessuno diceva una parola, nemmeno una battuta sulle elezioni. A scuola, e la mia non solo e' in pieno centro, ma e' anche sede di voto - avevamo le televisioni fuori dalla porta- eppure l'unico che ha tirato fuori l'argomento e' stato il signore delle pulizie, afroamericano, anziano, era in grande ansia. Abbiamo parlato brevemente del fatto che all'improvviso si risente parlare del Ku Klux Klan. Prima nessuno li ascoltava, adesso dicono toh mica male questo Trump e tutti i giornali gli danno di nuovo voce, quasi fossero un elemento come un altro del dibattito, quasi fossero degni di rispetto e ascolto. Mi ha consigliato di tenermi stretta il mio passaporto italiano. Chissa' quanti colleghi, gente che conosco, con cui parlo, ha votato per Trump o forse non dicono niente perche' sanno che non si puo' parlare di questo argomento senza trascendere.
Quando ho chiesto apertamente a qualcuno, una donna, per chi aveva votato ha ammesso di aver scelto Trump perche' non puo' accettare la posizione a favore dell'aborto di Hillary. Ma si, dei bambini messicani o di quelli musulmani che stamattina avevano paura di andare a scuola, chi se ne frega, ormai non sono piu' feti loro.
Tutti questi cristiani devoti della Bible Belt che odiano Obama, un uomo che per 8 anni ha incarnato insieme alla sua splendida famiglia l'emblema stesso dei valori di cui si dicono portatori, ma ci hanno messo cinque minuti a passare sopra al fatto che Trump e' accusato di aver molestato una lista di donne, fra cui una tredicenne, che ha azzittito minacciando azioni legali. Vi racconto un piccolo aneddoto per darvi un esempio della gente che c'e' qua in giro. Vado in palestra con una conoscente. Quando durante qualche lezione di danza c'e' un passo un po' sexy, si gira sempre verso di me e mi fa ridendo...io non voglio farlo! So che non scherza, lo pensa davvero. E' di origine messicana, super cattolica, pensate che abbia votato per Hillary? Io non ne sono per niente sicura.
Sono fuori di me oggi. Ieri notte non abbiamo chiuso occhio. Eravamo sconvolti, abbiamo parlato a lungo. Non e' semplicemente l'elezione di un presidente, e' un qualcosa che ci cambia la vita, una delusione che tocca corde delicatissime del nostro io come persone e ancor piu' come genitori. Che si fa? A me viene voglia di andarmene, non tanto dagli Stati Uniti per ora, ma proprio dal Texas, non ne posso piu' di tutti questi bigotti razzisti che ci sono in giro. Mr. J invece e' convinto che bisogna rimanere e che vuole lavorare perche' questo non succeda di nuovo fra quattro anni, che vuole impegnarsi, fare volontariato. Io non lo so, probabilmente siamo ancora tutti troppo stanchi e stravolti. Prima sono andata a camminare nel bosco con un'amica anche lei straniera, stanca e disorientata. Lei e' un'ebrea scappata dalla Russia che ora si trova a vivere in un paese guidato da un razzista. Mi parlava di Hitler, di come e' salito al potere. Abbiamo gli stessi problemi qui. Stiamo bene, abbiamo una vita piacevole, ma stiamo sempre fra noi stranieri, non riusciamo a integrarci e nemmeno vogliamo piu' di tanto in realta'. Lei soprattutto si chiedeva se poi e' giusto. Non dovremmo forse aprirci? Aprire le porte di casa nostra a chi la pensa in modo diverso da noi, a chi ha votato per Trump per esempio?
No.
Quando ho chiesto apertamente a qualcuno, una donna, per chi aveva votato ha ammesso di aver scelto Trump perche' non puo' accettare la posizione a favore dell'aborto di Hillary. Ma si, dei bambini messicani o di quelli musulmani che stamattina avevano paura di andare a scuola, chi se ne frega, ormai non sono piu' feti loro.
Tutti questi cristiani devoti della Bible Belt che odiano Obama, un uomo che per 8 anni ha incarnato insieme alla sua splendida famiglia l'emblema stesso dei valori di cui si dicono portatori, ma ci hanno messo cinque minuti a passare sopra al fatto che Trump e' accusato di aver molestato una lista di donne, fra cui una tredicenne, che ha azzittito minacciando azioni legali. Vi racconto un piccolo aneddoto per darvi un esempio della gente che c'e' qua in giro. Vado in palestra con una conoscente. Quando durante qualche lezione di danza c'e' un passo un po' sexy, si gira sempre verso di me e mi fa ridendo...io non voglio farlo! So che non scherza, lo pensa davvero. E' di origine messicana, super cattolica, pensate che abbia votato per Hillary? Io non ne sono per niente sicura.
Sono fuori di me oggi. Ieri notte non abbiamo chiuso occhio. Eravamo sconvolti, abbiamo parlato a lungo. Non e' semplicemente l'elezione di un presidente, e' un qualcosa che ci cambia la vita, una delusione che tocca corde delicatissime del nostro io come persone e ancor piu' come genitori. Che si fa? A me viene voglia di andarmene, non tanto dagli Stati Uniti per ora, ma proprio dal Texas, non ne posso piu' di tutti questi bigotti razzisti che ci sono in giro. Mr. J invece e' convinto che bisogna rimanere e che vuole lavorare perche' questo non succeda di nuovo fra quattro anni, che vuole impegnarsi, fare volontariato. Io non lo so, probabilmente siamo ancora tutti troppo stanchi e stravolti. Prima sono andata a camminare nel bosco con un'amica anche lei straniera, stanca e disorientata. Lei e' un'ebrea scappata dalla Russia che ora si trova a vivere in un paese guidato da un razzista. Mi parlava di Hitler, di come e' salito al potere. Abbiamo gli stessi problemi qui. Stiamo bene, abbiamo una vita piacevole, ma stiamo sempre fra noi stranieri, non riusciamo a integrarci e nemmeno vogliamo piu' di tanto in realta'. Lei soprattutto si chiedeva se poi e' giusto. Non dovremmo forse aprirci? Aprire le porte di casa nostra a chi la pensa in modo diverso da noi, a chi ha votato per Trump per esempio?
No.
martedì 8 novembre 2016
election day 2016
Domani e' Election Day e mi sento come quando stai guardando un film di quelli un po' beceri e sai che probabilmente succedera' qualcosa di terribile, ma la tensione e' troppa e vuoi solo sapere come va a finire per non pensarci piu'.
Non tifo per Trump e credo fermamente che se vincera' lui avremo un razzista esaltato alla guida di uno dei paesi piu' potenti del mondo. Hillary Clinton e' stata dipinta come una sorta di demonio in questi mesi, ma a me sembra un politico come tanti con tutta l'esperienza e le qualifiche per svolgere questo lavoro. Direi che i due candidati non sono paragonabili quanto a professionalita' e buon senso. L'unica cosa che mi preoccupa di un'eventuale vittoria di Hillary e' la reazione dei seguaci piu' estremisti di Trump.
E' da mesi e mesi che tutti i santi giorni vengono incitati all'odio come galli da combattimento. Trump non si stanca mai di ripetere che se vince e' tutto regolare e se per caso perde, significa che le elezioni sono truccate. Dubito che sia in grado di percepire il paradosso e l'ironia di questo suo ragionamento, ma il guaio e' che i suoi elettori lo prendono sul serio. Lo sceriffo di Milwaukee a questo proposito ha dichiarato che e' ora di andare a prendere i forconi e le torce. Qui c'e' un estratto di un bel documentario che ho guardato ieri sera, se vi interessa, e' da brividi e fa vedere con chiarezza dove portano certe parole. Del resto ad agosto Trump non si e' fatto scrupoli a suggerire un eventuale omicidio di Hillary (qui) e durante il secondo dibattito ha dichiarato che se vince la mette subito in prigione (non importa che l'FBI l'abbia scagionata per la seconda volta per la questione delle email). Ha questo suo modo subdolo di suggerire la violenza o il complotto per poi assicurare che scherzava e ripetere il concetto un'altra volta e poi ribadire che scherzava cosi' da non assumersi mai la responsabilita' delle sue parole mentre il messaggio arriva forte e chiaro lo stesso dove deve arrivare. In realta', credo che in tutta questa storia la responsabilita' vera sia del partito repubblicano. Avrebbero dovuto bloccarlo subito, dichiararlo non idoneo, non in linea con i valori del partito, invece, visto il seguito che aveva, hanno taciuto per paura di non essere rieletti e pian piano siamo arrivati fin qui. In questi mesi abbiamo toccato tutti con mano il razzismo e il personalismo dei seguaci di Trump che, fra le altre cose, vogliono cacciare i musulmani e costruire un muro al confine con il Messico. Non sono idee su cui sia facile passare sopra, il paese e' estremamente diviso. Non c'e' un sano confronto con chi la pensa in modo diverso, non c'e' rispetto reciproco questa volta.
La conseguenza piu' grave dell'avvento di Trump in politica e' la scomparsa definitiva della verita'. Abbiamo visto qualcosa di simile in Italia con Berlusconi che in qualche modo veniva sempre frainteso dai giornalisti. Tutto questo con la tecnologia attuale e' ancora piu' lampante. Trump continua imperterrito a dichiarare il falso anche quando viene messo di fronte all'evidenza filmata o registrata, e' piuttosto incredibile. E ancora piu' incredibile e' che i suoi sostenitori credano a lui invece che a quello che vedono e sentono. Tante volte si contraddice seduta stante come quando ha affermato che nessuno rispetta le donne quanto lui e un minuto dopo ha chiamato Hillary Clinton nasty woman. Freud si sarebbe divertito un mondo a esaminare questi mentecatti.
La bugia forse piu' celebre inventata da Trump, molto prima di entrare in politica, e' che Barack Obama non sarebbe nato negli Stati Uniti. E' una menzogna rivoltante per il razzismo che implica: sei nero, tuo padre e' africano, ti chiami Hussein di secondo nome ergo non puoi essere americano e men che meno presidente. Ecco, in settembre Trump, sotto enormi pressioni interne, perfino familiari, ha finalmente ammesso di credere che Obama sia nato negli Stati Uniti, ma -ha aggiunto come se questa ammissione non fosse abbastanza umiliante- e' stata Hillary Clinton a inventare questa storia. Che Hillary Clinton abbia messo in giro la storia che Obama non sia nato negli Stati Uniti, e' un'assurdita' senza precedenti, eppure cosi' e' nata un'altra legenda (se vi interessa qui) e c'e' chi ci crede. Tu assisti a tutto questo e non puoi fare altro che sperare che sia tutto uno stranissimo sogno da cui ti risveglierai presto sudato e tremante, ma felice di essere tornato nel mondo reale.
Forse di tutto quello che ho sentito in questi mesi, questa nuova visione malleabile della verita' e' quello che mi spaventa di piu'.
Gli Stati Uniti sono sempre stata terra fertile per le teorie piu' assurde, basti pensare ai creazionisti, ai mormoni e alle tantissime sette che ci sono, ma anche in Italia ci difendiamo bene con le scie chimiche, i terremoti falsati e tutto il resto.
E' impossibile per tanti distinguere fra una verita' scientifica e un'informazione postata su Facebook da un tizio in mutande nello scantinato dei suoi. Non l'ho detto io ma Barack Obama in una delle sue interviste piu' recenti e ha anche aggiunto che uno dei suoi obiettivi futuri e' quello di creare un qualche tipo di piattaforma che permetta di distinguere le informazioni su cui si puo' discutere dalle verita' scientifiche e i fatti inconfutabili. Ci sono fatti non contestabili come l'Olocausto o l'efficacia dei vaccini e poi ci sono le idee su cui ci si puo' confrontare. Se qualcuno riuscira' davvero a creare qualcosa di simile, possiamo essere sicuri che non avremo altri Trump in futuro. Nel frattempo, speriamo.
Non tifo per Trump e credo fermamente che se vincera' lui avremo un razzista esaltato alla guida di uno dei paesi piu' potenti del mondo. Hillary Clinton e' stata dipinta come una sorta di demonio in questi mesi, ma a me sembra un politico come tanti con tutta l'esperienza e le qualifiche per svolgere questo lavoro. Direi che i due candidati non sono paragonabili quanto a professionalita' e buon senso. L'unica cosa che mi preoccupa di un'eventuale vittoria di Hillary e' la reazione dei seguaci piu' estremisti di Trump.
E' da mesi e mesi che tutti i santi giorni vengono incitati all'odio come galli da combattimento. Trump non si stanca mai di ripetere che se vince e' tutto regolare e se per caso perde, significa che le elezioni sono truccate. Dubito che sia in grado di percepire il paradosso e l'ironia di questo suo ragionamento, ma il guaio e' che i suoi elettori lo prendono sul serio. Lo sceriffo di Milwaukee a questo proposito ha dichiarato che e' ora di andare a prendere i forconi e le torce. Qui c'e' un estratto di un bel documentario che ho guardato ieri sera, se vi interessa, e' da brividi e fa vedere con chiarezza dove portano certe parole. Del resto ad agosto Trump non si e' fatto scrupoli a suggerire un eventuale omicidio di Hillary (qui) e durante il secondo dibattito ha dichiarato che se vince la mette subito in prigione (non importa che l'FBI l'abbia scagionata per la seconda volta per la questione delle email). Ha questo suo modo subdolo di suggerire la violenza o il complotto per poi assicurare che scherzava e ripetere il concetto un'altra volta e poi ribadire che scherzava cosi' da non assumersi mai la responsabilita' delle sue parole mentre il messaggio arriva forte e chiaro lo stesso dove deve arrivare. In realta', credo che in tutta questa storia la responsabilita' vera sia del partito repubblicano. Avrebbero dovuto bloccarlo subito, dichiararlo non idoneo, non in linea con i valori del partito, invece, visto il seguito che aveva, hanno taciuto per paura di non essere rieletti e pian piano siamo arrivati fin qui. In questi mesi abbiamo toccato tutti con mano il razzismo e il personalismo dei seguaci di Trump che, fra le altre cose, vogliono cacciare i musulmani e costruire un muro al confine con il Messico. Non sono idee su cui sia facile passare sopra, il paese e' estremamente diviso. Non c'e' un sano confronto con chi la pensa in modo diverso, non c'e' rispetto reciproco questa volta.
La conseguenza piu' grave dell'avvento di Trump in politica e' la scomparsa definitiva della verita'. Abbiamo visto qualcosa di simile in Italia con Berlusconi che in qualche modo veniva sempre frainteso dai giornalisti. Tutto questo con la tecnologia attuale e' ancora piu' lampante. Trump continua imperterrito a dichiarare il falso anche quando viene messo di fronte all'evidenza filmata o registrata, e' piuttosto incredibile. E ancora piu' incredibile e' che i suoi sostenitori credano a lui invece che a quello che vedono e sentono. Tante volte si contraddice seduta stante come quando ha affermato che nessuno rispetta le donne quanto lui e un minuto dopo ha chiamato Hillary Clinton nasty woman. Freud si sarebbe divertito un mondo a esaminare questi mentecatti.
La bugia forse piu' celebre inventata da Trump, molto prima di entrare in politica, e' che Barack Obama non sarebbe nato negli Stati Uniti. E' una menzogna rivoltante per il razzismo che implica: sei nero, tuo padre e' africano, ti chiami Hussein di secondo nome ergo non puoi essere americano e men che meno presidente. Ecco, in settembre Trump, sotto enormi pressioni interne, perfino familiari, ha finalmente ammesso di credere che Obama sia nato negli Stati Uniti, ma -ha aggiunto come se questa ammissione non fosse abbastanza umiliante- e' stata Hillary Clinton a inventare questa storia. Che Hillary Clinton abbia messo in giro la storia che Obama non sia nato negli Stati Uniti, e' un'assurdita' senza precedenti, eppure cosi' e' nata un'altra legenda (se vi interessa qui) e c'e' chi ci crede. Tu assisti a tutto questo e non puoi fare altro che sperare che sia tutto uno stranissimo sogno da cui ti risveglierai presto sudato e tremante, ma felice di essere tornato nel mondo reale.
Forse di tutto quello che ho sentito in questi mesi, questa nuova visione malleabile della verita' e' quello che mi spaventa di piu'.
Gli Stati Uniti sono sempre stata terra fertile per le teorie piu' assurde, basti pensare ai creazionisti, ai mormoni e alle tantissime sette che ci sono, ma anche in Italia ci difendiamo bene con le scie chimiche, i terremoti falsati e tutto il resto.
E' impossibile per tanti distinguere fra una verita' scientifica e un'informazione postata su Facebook da un tizio in mutande nello scantinato dei suoi. Non l'ho detto io ma Barack Obama in una delle sue interviste piu' recenti e ha anche aggiunto che uno dei suoi obiettivi futuri e' quello di creare un qualche tipo di piattaforma che permetta di distinguere le informazioni su cui si puo' discutere dalle verita' scientifiche e i fatti inconfutabili. Ci sono fatti non contestabili come l'Olocausto o l'efficacia dei vaccini e poi ci sono le idee su cui ci si puo' confrontare. Se qualcuno riuscira' davvero a creare qualcosa di simile, possiamo essere sicuri che non avremo altri Trump in futuro. Nel frattempo, speriamo.
lunedì 7 novembre 2016
io
Alla visita di controllo dei 15 mesi la pediatra mi disse che stavo dando a Woody decisamente troppo latte e anche che era meglio che smettessi di darglielo nel biberon se volevo che finalmente cominciasse a dormire tutta la notte. Mi spiego' tutto quello che dovevo fare ogni sera. Bicchiere di latte, lavaggio denti, lettura e buonanotte (con la luce accesa). Una settimana dopo tornai da lei per un'otite e le dissi che avevo seguito scrupolosamente tutti i suoi consigli. Scoppio' a ridere, disse che era incredibile e che nessuno segue tutti i suoi consigli, specialmente quando si tratta di togliere il biberon di colpo. Sembrava molto contenta della fiducia che le avevo attribuito. Le dissi anche che stava funzionando alla perfezione. Sembrava che Woody auspicasse quel cambiamento e non aveva fatto nessuna fatica ad abituarsi. La pediatra aveva capito tutto o per lo meno aveva capito me grazie alla sua esperienza. Avevo una tale paura che non dormisse e che piangesse che usavo il biberon come una sorta di ansiolitico. Sapevo che la sazieta' lo avrebbe fatto crollare dal sonno solo che poi quando un'ora o due dopo si svegliava, non era piu' capace di rimettersi a dormire da solo. E come avrebbe potuto? Non glielo avevo mai insegnato. In pratica, i consigli della pediatra servivano a quello, a fargli capire che dormire non e' un dramma, che si fa e e' anche molto piacevole. Questo per dire che sono quasi tre mesi che Woody dorme undici ore a notte. Mi sembra decisamente un fatto da festeggiare di lunedi mattina. Certo, nel frattempo Joe ha cominciato a svegliarsi tutte le notti, piu' volte, perche' non sia mai che i problemi scorrano via in modo semplice, ma da un paio di settimane e' tornato a dormire anche lui e sto davvero ricominciando a sentirmi me stessa. Quando non dormivo era sempre come se avessi davanti due realta', come se ci vedessi doppio, non so nemmeno spiegarlo o comunque non ho il tempo di farlo adesso. Dico solo che non ero io, non completamente. I pensieri erano di un'altra qualita'. Adesso, invece, sto ricominciando a occuparmi delle cose a cui tengo. Leggo, scrivo, sono di nuovo una persona, non solo una mamma, un'infermiera, una cuoca.
Mi sento bene, mi sento io.
Mi sento bene, mi sento io.
domenica 6 novembre 2016
una benedizione?
Parlavo con una persona molto religiosa. Lei ha la mia eta' e una malattia genetica di quelle brutte che ti costringono a cambiare completamente lo stile di vita da quando era bambina. Mi diceva che ha preparato il suo corpo alla gravidanza per due anni per essere al massimo della forma e avere il minore numero di possibilita' di passare questa malattia ai figli e nonostante cio' ha avuto molti problemi. L'ammiro perche' fa tutto quello che deve fare, sempre. Per quanto possa essere stanca, in viaggio o in qualsiasi altra situazione sa sempre cosa mangiare e come comportarsi, e' bravissima. E non si lamenta mai, anzi ieri non si sentiva molto bene eppure continuava a ripetermi che questa malattia e' una benedizione. E' una benedizione. E' una benedizione. E' una benedizione. Mi veniva da dirle....ma sei proprio sicura? A me sembra un problema con cui nel migliore dei casi si impara a convivere, se penso a una benedizione, mi vengono alla mente altre immagini. Lei, invece, sostiene che la malattia le ha fatto imparare come prendersi cura del suo corpo. Quindi Dio l'ha fatta ammalare per insegnarle a fare movimento e ad avere una sana alimentazione? Ci si aggrappava talmente forte a questa convinzione che non ho detto assolutamente nulla. E' una benedizione. E' una benedizione. E' una benedizione. Credo sia meglio che non si faccia troppe domande se questa idea davvero l'aiuta tanto quanto sembra. Suppongo che pero' questo sia il motivo per cui ha accettato, apparentemente senza grandi dubbi, il rischio di mettere al mondo altri esseri umani con la stessa malattia. Del resto perche' farsi degli scrupoli, se e' una benedizione. Insomma, io continuo purtroppo a farmi domande e a non capire.
mercoledì 2 novembre 2016
e' ufficiale
Ho uno studente di cinque anni che continua a dire 'caccoso'. Caccoso e scoppia a ridere. Non mi sembra ci sia nulla di particolamente strano data l'eta', ma ieri era talmente euforico che per farlo calmare e continuare la mia lezione, sono stata costretta a farlo sedere da solo a mettere a posto una scatola enorme di pastelli. Niente di trascendentale, ma ho mandato un'email alla sua maestra per spiegarle l'accaduto. La sua risposta.
"So che e' un bambino difficile, prego per te ogni volta che li mando nella tua classe!".
Ma?! Non e' un tantino eccessivo? Non puoi banalmente venire giu' a darmi una mano?
E' ufficiale: questo 'prego per te' e' una scusa per lavarsi le mani dei problemi degli altri.
E ora per favore, pregate per me.
"So che e' un bambino difficile, prego per te ogni volta che li mando nella tua classe!".
Ma?! Non e' un tantino eccessivo? Non puoi banalmente venire giu' a darmi una mano?
E' ufficiale: questo 'prego per te' e' una scusa per lavarsi le mani dei problemi degli altri.
E ora per favore, pregate per me.
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