mercoledì 19 ottobre 2016

l'individualismo

A una mia collega è appena morto il marito, sulla cinquantina, all'improvviso, una tragedia terribile. Il funerale è stato celebrato un paio di giorni fa, ma lei è voluta subito tornare al lavoro per ristabilire un minimo di ordine nella sua vita, dice, ed è comprensibile. Oggi è entrata nella mia classe con il suo solito splendido sorriso, come se non fosse successo nulla. Era con un visitatore e ho fatto finta anch'io che fosse tutto normale. Alla fine della giornata, però, ci siamo riviste un secondo da sole e, forse ho sbagliato, ma ho sentito di doverle dire qualcosa. Standole di fronte, avevo la sensazione di avere a che fare con una sorta di pentola a pressione che avrebbe potuto esplodere e travolgermi se solo l'avessi sfiorata o se avessi detto la frase sbagliata o con il tono sbagliato. Si deve essere commossa perché si è precipitata a cercare nella borsa un paio di occhiali scuri dietro a cui nascondersi prima di scappare via. Credo che domani le faro' trovare dei fiori, meglio che parlino loro. Mi fa ancora impressione vedere queste facciate impeccabili a dispetto di tutto. In Italia siamo decisamente piu' trasparenti nei nostri stati d'animo. Qui purtroppo, mi e' capitato di assistere a diversi lutti, soprattutto a scuola, e sia fra i miei colleghi che fra i bambini rarissimamente (una volta sola) ho visto versare una lacrima.
C'e' stata una mamma una volta che ha mandato un'email lunghissima a tutto il corpo docente per dire che il criceto di quel monellaccio di suo figlio era morto e di scusarlo se si fosse comportato peggio del solito. I genitori dei bambini che invece, negli anni, hanno perso un genitore o un fratello non hanno mai richiesto un trattamento speciale. Di quei lutti, grandi, immensi, non si e' mai parlato, come fossero un tabu'.  
Facevo un paio di considerazioni su questo piccolo episodio prima di andare a dormire. La prima e' che la gentilezza verso il prossimo e' un imperativo morale. Ma noi che ne sappiamo degli altri, di quello che hanno passato nella vita? Tu vai a visitare una nuova scuola per tuo figlio e incontri questa bella signora sorridente che ti porta in giro e ti racconta tante cose, ma non puoi immaginare in nessun modo cosa ci sia dietro a quel sorriso, non puoi. Dobbiamo maneggiarci tutti con grande cura. 
La seconda cosa su cui sto riflettendo stasera è che in un certo senso ammiro la facciata perfetta che ho visto tante volte qui in circostanze simili, quella che ti consente di portare avanti un'esistenza tutto sommato normale, ma non riesco mai a togliermi completamente dalla testa che questo non sia il modo più sano di viversi un dolore, specialmente un lutto cosi' grave. Tenere tutto dentro, non disturbare, non lasciare entrare nessuno, non condividere il dolore, non e' possibile e non e' giusto, siamo esseri umani. Se stai male e non lo dici come puoi ricevere aiuto?
Ma è una società fatta così questa e purtroppo l'ho capito a mie spese appena arrivata. La manifestazione del dolore viene costantemente stigmatizzata. Non bisogna mai farsi vedere fragili, mai uscire dai binari per nessun motivo, al contrario è indispensabile mantenere in qualunque situazione un'apparenza di normalità per essere accettati. Anche nelle tragedie più grandi della vita, il messaggio è taglia corto e vai avanti. Si parla sempre dell'individualismo della societa' americana e io lo vedo, confermo. C'e' e non mi piace neanche un po'.

1 commento:

La perfezione stanca ha detto...

Mamma mia, brrrrr. Sinceramente mi dà un pochino i brividi.