sabato 31 dicembre 2016

il 2016 e il 2017


Abbiamo passato qualche giorno sulle colline (foto qui). Ci voleva questo piccolo stacco. Normalmente dopo Natale, anzi a partire dal giorno di Natale, mi sento piuttosto depressa, e' sempre stato cosi'. Il non avere piu' niente da aspettare, e' questo che mi frega. Perche' il Capodanno non si puo' certo dire che lo abbia mai aspettato, tutt'al piu' ho sempre cercato di farlo passare nel modo piu' indolore possibile, diciamo. Pero' quest'anno sono stata brava anche se ho avuto un brutto momento il pomeriggio di Natale. 
A un certo punto, verso sera, Joe, sei anni, guarda tutti i suoi regali e dice tutto serio they don't make me happy
Io e Mr J ci guardiamo. Gli chiediamo di spiegarsi meglio. Ho tutte queste cose, ma non mi sento felice. Non sono i regali, le cose che ti fanno felice Joe, sono i momenti, le persone. Mr J gli ha fatto un bellissimo discorso, io invece sono rimasta senza parole.
Non so se fosse in overdose da zucchero e adrenalina il nostro bambino centenario, il giorno dopo si era dimenticato tutto. Ci ho dormito sopra anch'io a quel malumore e in qualche modo i pezzi sono ritornati al posto giusto. L'euforia per la fine di questo 2016 ha prevalso. Come tutti ho avuto qualche anno difficile -su due piedi ne ricordo solo uno in realta'- ma e' la prima volta che sembra che le mie difficolta' personali siano allineate con quelle del pianeta. Mi sento meno sola nelle mie angosce in un certo senso. 

Attraversavo il Texas in macchina, ieri, e vedevo il meglio e il peggio, musica ovunque, tanta creativita' e poi quelle piccole citta' fantasma dove ti capita di trovare quasi piu' bandiere confederate che americane. L'ignoranza, la sporcizia. 
Non e' il 2016, non e' Trump, non sono i miei problemi, e' solo la vita che a volte ci scappa di mano e ci fa paura.  
E allora e' vero che l'unica cosa che hai davvero il potere di cambiare, sei tu e lo sguardo che decidi di avere sulle cose. 
Non saro' mai una grande ottimista, ma so profondamente di avere la possibilita' di scegliere una buona percentuale di quello che mi succede e allora quest'anno, ricomincio da li'.
Tanti auguri per un anno migliore anche a voi.

giovedì 29 dicembre 2016

ancora sull'infermiera

Stamattina mi sono svegliata e ho trovato una richiesta di amicizia dell'infermiera di ieri. Sono rimasta sorpresa perché il nostro incontro mi ha lasciato un po' con l'amaro in bocca come vi dicevo. In effetti però, per essere due quasi sconosciute abbiamo fatto dei discorsi piuttosto impegnativi. Avrà apprezzato?
Ripensandoci, non c'è stata solo quella considerazione lì sulle colpe dei malati che non mi è piaciuta e che mi è rimasta impressa.  Abbiamo parlato anche di altre cose. Ad esempio, del fatto che si dice che quasi tutti prima di morire vedano o sognino la madre -che cosa suggestiva...- e anche del fatto che non serve a nulla chiedere perdono sul letto di morte perché la verità è che quando uno arriva a quel punto della sua vita non ha quasi mai la mente lucida. Insomma, a quanto pare tutte quelle storie dei film sull'ultima fondamentale parola prima di spirare, sarebbero leggende metropolitane. La considerazione finale del nostro incontro era: se vuoi dire qualcosa a qualcuno, se questa persona è importante per te, corri e diglielo subito. Mica male.
Mi sembra un'ottima idea da tenere a mente con l'arrivo imminente dell'anno nuovo.

martedì 27 dicembre 2016

ma come fanno gli infermieri?

Facevo due chiacchiere con un'altra mamma. Si parlava dei malanni dei figli e di quanto si soffra a vederli star male specialmente quando sono piccoli piccoli. 
Mi racconta scherzando che suo figlio non trova molta compassione quando sta male.

- Lavoro in terapia intensiva, vedo gente morire tutti i giorni, non mi commuovo certo per un raffreddore!

Ecco, dovete sapere che da quando sono stata ricoverata in ospedale la prima volta qualche anno fa, ho una venerazione e un'ammirazione sconfinata per gli infermieri. Non ho esperienza in Italia, ma qui fanno turni lunghissimi e sono sempre preparati e precisi oltre che umanamente disponibili a una parola di conforto o anche a tenerti un po' la mano se sei davvero a terra. Sono stata ricoverata quattro volte e non credo di avere mai incontrato un infermiere che non fosse eccellente. Mi sono fatta l'idea che siano esseri umani con un qualcosa in piu'.
Pero' mi sono sempre chiesta come facciano sia loro che i medici a sopportare di vedere tanto dolore ogni giorno e a preservare la propria salute mentale.
Siccome sono curiosa da matti e avevo un'infermiera a portata di mano gliel'ho chiesto, cioe' le ho chiesto se avesse ricevuto anche un qualche supporto psicologico prima di entrare in servizio. 

- No, non ti spiegano niente su come gestire le emozioni, ma io non ho problemi. Certo, non potrei mai lavorare con i bambini perche' loro non hanno vissuto abbastanza e non hanno scelto di essere li', ma se ho davanti una persona di quaranta, cinquanta o sessant'anni, mi dico che in fondo hanno vissuto e se sono li' e' per una loro scelta.

- In che senso? 

- Beh, se avessero avuto uno stile di vita piu' sano o se si fossero curati prima tante volte non sarebbero li'.


Una freddezza. Mi sono venute in mente tutte quelle storie delle infermiere serial killer. Come fai a essere tutti i giorni a contatto non solo con i malati, ma anche con i loro cari e a pensare una cosa simile?
Obietto che tanti qui non vanno dal medico perche' non hanno l'assicurazione e anche se ce l'hanno a volte aspettano il piu' possibile perche' costa comunque moltissimo farsi curare quando si ha qualcosa di serio o si deve essere operati. Noto una piccola luce accendersi nel suo sguardo come se l'idea non l'avesse mai sfiorata. Vorrei dirle, ma come fai a fare un lavoro cosi' dentro a un ospedale senza esserti mai fatta una domanda una sul sistema sanitario? 
Sara' un meccanismo di difesa o semplicemente un grande egoismo e un'immensa mancanza di empatia?
Mi ha detto un'unica cosa che ho trovato interessante.
- La gente non pensa mai alla morte. Non si rendono conto che ogni minuto c'e' qualcuno che muore e quando muore qualcuno che conoscono si disperano. Io invece vedo la morte tutti i giorni. Non e' cosi' terribile, l'importante e' aver vissuto almeno un po'.

sabato 24 dicembre 2016

buon natale

Un grande senso di riconoscenza nonostante le sfide che la vita ci obbliga a portare avanti. 
Buon Natale blogamici. 







venerdì 23 dicembre 2016

l'importanza del dialogo e della riconciliazione dopo le elezioni

Ho ascoltato un TED sull'importanza del dialogo e della riconciliazione dopo le elezioni. C'era un esperto di crisi diplomatiche che diceva che e' estremamente pericoloso quando succede quello che sta succedendo qui e cioe' che una parte del paese non capisce e non vede minimamente le ragioni dell'altra. Ho pensato perfetto, e' proprio quello che mi ci vuole. Ma ascoltando, ho cominciato a sentire subito
 un senso di disagio. Sono andata avanti. Sembravano discorsi belli, innegabile, ma un po' campati per aria alla luce dei fatti. Dopo una mezz'ora, hanno dato la parola a una donna. Una voce giovane, molto riflessiva. Diceva che lo scopo della sua vita era il benessere dei suoi pazienti, e' un medico. Ha cominciato a raccontare che le e' successo spesso che dei pazienti rifiutassero le sue cure o che le urlassero insulti davanti a tutti nello studio dove lavora solo perche' la sua testa e' coperta dal velo islamico. Spiegava con tutta la tranquillita' del mondo il suo modo di fronteggiare queste situazioni che sostanzialmente risiede nel cercare di convincere l'aggressore che lei personalmente non gli ha fatto nulla di male e che anzi si preoccupa solo della sua salute. Diceva di aver ottenuto spesso delle scuse in questo modo, che non bisogna mai smettere di mostrarsi per quello che si e', che e' l'unico modo di combattere i pregiudizi. Poi pero' ha raccontato che il suo vicino di casa bianco, americano, in Minnesota credo, qualche anno fa, un giorno ha suonato il campanello e ha ucciso per odio religioso, senza nemmeno una scusa o un pretesto qualsiasi, suo fratello, sua sorella e una loro amica. Ho spento. 
Mi spiace ma io con chi appoggia politiche espressamente razziste per adesso non ho nessuna voglia di parlare.

giovedì 22 dicembre 2016

effetto natale

A me il Natale fa l'effetto montagne russe emotive. A partire da un mesetto prima, mi rende euforica. Non vedo l'ora di fare l'albero, di mangiare il panettone, di sfondarmi i timpani di canzoni natalizie. Fino al 23 dicembre sono ancora mediamente entusiasta. Il 24 mi piace molto, ma e' li' che comincia lo stress vero. Il 25 e' la malinconia. Normalmente per capodanno sono sotto a un treno.
#celasifa

mercoledì 21 dicembre 2016

i ricchi e i poveri

Dallas e' una citta' scintillante e ricca, incredibilmente ricca. Pensate che io, che sono un'insegnante e che rappresento praticamente la definizione stessa di classe media- conosco almeno un paio di persone che si spostano in aereo privato. Non e' poi una cosa cosi' impossibile da queste parti, ma non pensate sia economico o alla portata di tutti. Quando vivi qui, pero' vieni anche sfiorato da storie di poverta' estrema che in Italia non ho mai sentito. 
Dicevano prima alla radio che adesso molte scuole non solo si adoperano a nutrire i ragazzi (alcune provvedendo anche alla colazione e alla cena tutto l'anno e restando aperte durante le vacanze), ma si stanno anche attrezzando con lavatrici e asciugatrici.
Sembra incredibile, ma hanno scoperto che tanti ragazzi finiscono spesso per saltare la scuola perche' non hanno vestiti puliti. In casa non hanno la lavatrice o i genitori per vari motivi non provvedono a questo bisogno e giustamente si sentono umiliati a presentarsi con i vestiti sporchi. Allora perdono giorni, rimangono indietro, magari finiscono per non diplomarsi e mettersi nei guai con la legge portando avanti lo stesso stile di vita in cui sono cresciuti. 
Alla conferenza degli insegnanti di arte texani, a Novembre, ho sentito alcune storie che mi sono rimaste scolpite dentro e a cui continuo a pensare spesso. 
C'e' questa maestra di Houston, insegna arte alle elementari come me, che a un certo punto, e' tornata a studiare per fare almeno un tentativo per aiutare i suoi studenti. Ha preso una specializzazione in arte terapia, ha trovato i fondi e ha messo su una classe pomeridiana per affrontare traumi che non avrei mai immaginato fossero cosi' comuni e diffusi. 
Ci sono ragazzi che si comportano male, che non studiano e che vengono costantemente espulsi o mandati dal preside che a casa hanno situazioni drammatiche. Bambini che magari hanno entrambi i genitori in prigione oppure drogati a cui si chiede semplicemente di comportarsi come tutti gli altri senza nessun supporto psicologico o di altro tipo.
Mi e' rimasta impressa la storia di una bambina che aveva un sogno piccolissimo, conoscere lo zio che era in prigione da tanti anni, ma con cui aveva stabilito un rapporto epistolare. Quando e' uscito di prigione la bambina ha raccontato alla maestra di non stare piu' nella pelle perche' la settimana successiva sarebbe andata a incontrarlo di persona. Ecco, lo zio lo ha visto, si', ma chiuso dentro una bara. Gli hanno sparato appena ha messo piede fuori dalla prigione e lei, a otto anni, vive con questo rimpianto e questo trauma di averlo visto morto e non vivo. Poi dall'esterno magari quello che si traspare e' una bulletta maleducata.
Ieri Joe si e' messo a piangere perche' gli ho detto che andremo a fare un viaggio tutti insieme durante le vacanze e lui vuole stare a casa. Non voglio mettergli il peso del mondo sulle spalle a sei anni, ma non voglio nemmeno che diventi un viziato egoista che non apprezza quello che ha. Quindi mi pongo questo problema di fare capire a lui come funziona il mondo e trovare dei modi anch'io per fare qualcosa di piu' per gli altri. 
Se c'e' una cosa buona, relativamente, nell'elezione di Trump e' che spinge quelli che non sono dalla sua parte ad agire. Ne ho parlato con molti amici e sentiamo tutti questa urgenza. Le comunita' afroamericane povere come quella della bambina che voleva vedere lo zio, ad esempio, che speranza possono avere sotto una presidenza che ha difficolta' a distanziarsi dal Ku Klux Klan? E i figli dei clandestini che vivono nel terrore di essere cacciati via? Bisogna rimboccarsi le maniche per tutti e soprattutto per i bambini che non hanno nessuna colpa e nessuno strumento per proteggersi.    

martedì 20 dicembre 2016

leggere per resistere

Ho la tavola da sparecchiare, ma il libro ancora impacchettato mi sta chiamando e non sono capace di ignorarlo. Annuso un po' le pagine fresche di stampa e trovo quasi subito qualcosa su cui meditare.
“Andarsene, invece. Filare via definitivamente, lontano dalla vita che avevamo sperimentato fin dalla nascita. Insediarsi in territori ben organizzati dove davvero tutto era possibile. Me l’ero battuta, infatti. Ma solo per scoprire, nei decenni a venire, che mi ero sbagliata, che si trattava di una catena con anelli sempre più grandi: il rione rimandava alla città, la città all’Italia, l’Italia all’Europa, l’Europa a tutto il pianeta. E oggi la vedo così: non è il rione a essere malato, non è Napoli, è il globo terrestre, è’ l’universo o gli universi. E l’abilità consiste nel nascondere e nascondersi lo stato vero delle cose”. 
- Elena Ferrante, Storia di chi fugge e di chi resta

venerdì 16 dicembre 2016

aleppo

E' da ieri che cerco sistematicamente di non leggere le notizie da Aleppo e soprattutto di non vedere quei poveri bambini. Lo so, e' sbagliato, ma mi si spezza il cuore, non ce la faccio. Adesso Joe ha acceso la televisione per guardare i cartoni e si e' imbattuto per caso nel telegiornale. Mi ha chiamato subito: 
- Mamma! Questo e' tristissimo!
Gli ho spiegato un po' cosa succede, che c'e' la guerra.
- Ma hanno detto che settanta bambini sono senza genitori!
- Purtroppo la guerra toglie i genitori ai bambini a volte.
- Ma e' successo tanto tempo fa?
- No, sta succedendo adesso.
Anche a un bambino di sei anni sembra assurdo che succedano ancora cose del genere.

giovedì 15 dicembre 2016

Trump e Berlusconi

Parlavo con un'amica americana di Trump. La pensiamo in modo molto simile e in piu' lei mi da' soddisfazione perche' e' agguerrita quanto me, e' arrabbiata e non lo nasconde. Tanti invece qui, per motivi diversi, non hanno piu' voglia di dire nulla o lamentarsi. Credo sia soprattutto una questione di quieto vivere e stanchezza mentale. 
Come me, la mia amica americana invece, non ha nessuna intenzione di cambiare argomento e andare avanti con la sua vita come ripetono tutti ultimamente. Come se l'elezione di Trump, con tutto quello che ne deriva, non fosse un aspetto centrale della nostra vita. Io e lei insieme in questo periodo siamo due dischi rotti, lo ammetto. 
Lei e' nata e cresciuta qua, ma conosce benissimo anche l'Italia e a un certo punto della discussione e' uscito fuori il paragone con Berlusconi, un classico. Io ho sostenuto che la differenza principale fra i due e' che Berlusconi non e' mai stato cosi' razzista. 
Lei e' saltata sulla sedia, e' stato l'unico momento di completo disaccordo.
Mi ha rimbrottato:
- Berlusconi e' un razzista, tu hai rimosso. Non ti ricordi di quella volta che ha chiamato Obama abbronzato?
Cioe' lei per esemplificare il razzismo di Berlusconi cita quell'imbarazzante episodio in cui fece delle battute grevi sul colore della pelle di Obama definendolo abbronzato.
Non sapevo come spiegarle che purtroppo quel modo di esprimersi e' estremamente diffuso in Italia, anche in modo bonario. Qui se fai una battuta del genere ti becchi del razzista, non se ne discute nemmeno, ma in Italia secondo me no. Non prenderei un episodio simile, per quanto di pessimo gusto, come prova inconfutabile di razzismo. Voi che ne pensate?

lunedì 12 dicembre 2016

la piñata

Ieri siamo stati alla festa di compleanno di un'amichetta di Joe e c'era la piñata messicana. Non so se avete presente, qui in Texas e' un classico delle feste di compleanno.
Si tratta di un contenitore a forma di qualcosa, di solito un personaggio che piace ai bambini, che si appende e poi ogni invitato a turno deve prenderlo a bastonate finche' non si apre e escono tutte le caramelle. I bambini impazziscono per questa cosa. Vi dico solo che a me guardando la scena per la prima volta e' tornato in mente Il Signore delle Mosche perche' la piñata tira fuori la violenza piu' selvaggia e ti accorgi subito che questi istinti atavici entrano in campo non tanto per l'acquisizione delle caramelle, ma per la smania di distruzione.
E ancora una volta Joe si e' dimostrato contro corrente.
C'era questa bambina, ieri, vestita di tulle da piccola principessa con i capelli sciolti lunghissimi. Ecco, sembrava Giovanna D'Arco o un qualche arcangelo della vendetta. Ferma, concentrata con la sua mazza in mano, furiosa. Con grande uso della forza bruta riesce, dopo vari tentativi, a fare una piccola breccia nella piñata. Subito dopo tocca a Joe. Ed ecco che invece di colpire l'oggetto con tutta la sua forza, gli si avvicina lentamente e con cautela ficca il bastone proprio dentro a quel piccolo foro in modo da fare uscire altre caramelle. Praticamente stravolge tutto il senso della cosa.
Mi gratto la testa. Non so che dirvi, genitori che guardate me perplessi, lui e' cosi'.
Misurato e riflessivo, quasi sempre.
Tra l'altro, per la prima volta, ha avuto una piñata anche lui per il suo compleanno il giorno prima, a forma di Tirannosauro. Alla fine i bambini volevano infierire e distruggerla completamente. Lui tristissimo. L'abbiamo dovuta mettere da parte perche' vuole farci un trofeo da appendere al muro nella sua cameretta.
Pero' un po' questa cosa mi piace anche, devo ammettere, che creativita', che idee. Spero che questo suo modo di pensare sempre fuori dagli schemi gli sia utile nella vita.

P.S. Aggiungo qui in fondo, il risultato dell'idea balzana di Joe :)

venerdì 9 dicembre 2016

una cosa che mi e' successa

Nella mia scuola ci sono solo due persone di colore, il signore delle pulizie e un'assistente insegnante. La mia scuola e' anche sede di voto come vi raccontavo e un luogo dove la solidarieta' e' un valore centrale o almeno cosi' ho sempre sentito. Mi ha un abbastanza sconvolto, quindi, il silenzio totale riguardo alle elezioni. Vi ho detto del signore delle pulizie. C'e' stato un bel confronto, ma avevamo parlato anche prima delle elezioni delle nostre idee e delle nostre preoccupazioni. Con l'altra insegnante invece non c'e' mai stato nessuno scambio a riguardo, mai, nemmeno in passato. Non avevo idea di quali fossero le sue idee politiche, ma ci conosciamo da tanti anni e ci vogliamo un gran bene. Ci ho pensato molto, ma alla fine mi e' sembrato appropriato avvicinarla e chiederle direttamente come si sentiva dopo la vittoria di Trump, farle sapere che ero dalla sua parte. Non so se certe notizie arrivino in Italia, sembra che la politica interna sia l'unica priorita' al momento, ma qui si e' tornato a parlare di Ku Klux Klan. In poche settimane abbiamo imparato i nomi dei capi dell'estrema destra, neo nazisti che predicano senza nessuna vergogna la spinta verso un'America bianca, aperta solo agli europei. Ci sono state manifestazioni del KKK e altri fatti spiacevoli, sembra di essere di colpo tornati indietro di sessant'anni. E' come se Trump avesse dato il permesso alla gente di tirare fuori i comportamenti piu' selvaggi e incivili.
Eravamo in corridoio. Ho fatto appena in tempo a dirle ehi, riguardo alle elezioni...
Mi ha tirato dentro a una classe vuota e mi ha abbracciato fortissimo. E' stato commuovente. Mi ha raccontato di vivere nella paura, di chiamare sua figlia piu' volte al giorno per sapere come sta da quando un tale le ha gridato il peggior insulto che si possa fare a un afroamericano, una parola che prima di Trump non si poteva quasi nemmeno pensare e che adesso e' stata pressoche' sdoganata, ma che io adesso, francamente, non riesco nemmeno a scrivere in Italiano da quanto mi fa schifo. 
Mi ha raccontato l'umiliazione che ha sentito, l'angoscia. Vari episodi di questo tenore che sono successi dopo le elezioni a lei e alla sua famiglia. E mi ha ringraziato per essermi fatta avanti, per aver detto qualcosa. Non si capacita di come persone che considerava amiche, con cui magari e' cresciuta, possano aver votato per un razzista come Trump, contro lei, contro la sua famiglia. Il suo era un dolore personale piu' che politico e lo capisco bene. 
La situazione e' grave, e' davvero grave.  

giovedì 8 dicembre 2016

un privilegio immenso e un'esperienza esaltante

Domani e' il compleanno di Joe e come ogni anno gli abbiamo riempito la camera di palloncini. Non vedo l'ora di vedere la sua faccia quando si sveglia e li vede. 
Joe e' sempre cosi' nel suo mondo, buffo e imbranato, ma anche profondo e autoironico per la sua eta'. 

- Joe cosa ti piacerebbe per il tuo compleanno?
- Una festa.
- Una festa come?
- Una festa dei dinosauri.
- Di nuovo? E' il terzo anno!
- No ma questa volta sara' una festa T-Rex.
- Ah ecco. Ma cosa vorresti oltre alla festa? 
- Una torta.
- E poi?
- Una torta a forma di T- Rex.


La torta a forma di T-Rex francamente non so dove la recupereremo. Gli ho proposto di comprare delle mascherine dei dinosauri per i suoi amici, lui le ha esaminate bene e poi ha sentenziato. No, non si puo' fare. A quanto pare non sono abbastanza accurate a livello scientifico. Mi ha chiesto se gliele faccio io e ci perdero' del tempo, ma un po' sono stata contenta. La verita' e' che, a costo di rimetterci delle ore di sonno, mi diverto come una pazza a fare queste piccole cose.
Con lui non se ne esce mai facilmente. Non ti da' mai risposte scontate. Prende sempre tutto da un punto di vista lontano dal buon senso comune, ti stupisce e ti obbliga a fermarti a ragionare anche quando gli stai solo chiedendo che regalo vorrebbe per il compleanno. Ti lascia li' a chiederti...ma come? 
E cosi' ci ho pensato a questa cosa e ho capito che lui non vuole nulla in particolare, vuole dei regali. Vuole dei pacchetti da aprire, e piu' di tutto vuole essere sorpreso. E come dargli torto. 
Al momento e' indeciso se fare il paleontologo o il disegnatore di cartoni animati da grande. 
Vederlo diventare grande e' un privilegio immenso e un'esperienza esaltante.

lunedì 5 dicembre 2016

il referendum visto da qui

Come tanti altri non ho amato e forse nemmeno capito fino in fondo questo referendum. Quello che mi colpisce è che dai giornali italiani non si evinceva il respiro internazionale della cosa. Il fatto che perfino Obama si sia spinto a dare un'indicazione di voto, avrebbe dovuto creare interesse e approfondimenti oltre al si preoccupasse delle sue di beghe invece di dire a noi cosa fare. Qui si è parlato relativamente molto del referendum in Italia, considerando tutti i guai ben più gravi che abbiamo. Si è detto soprattutto che la vittoria del no avrebbe potuto spalancare la porta al populismo anche in Italia ed eventualmente nel resto d'Europa. Seguendo i siti italiani invece sembrava più che altro si trattasse del giudizio universale su Renzi. Pur non essendo stato molto amato, ho la sensazione che adesso che ha fatto quello che ha promesso e si è dimesso, si finira' per rimpiangerlo. Non avete idea della gente che si rimpiange quando va al potere un populista, qui rimpiangiamo chiunque, perfino Bush (storia vera).

giovedì 1 dicembre 2016

l'ignoranza

La settimana scorsa, per il giorno del Ringraziamento, abbiamo fatto un bel giro di parenti e amici vari nel far west ovvero nella famigerata America rurale che ha votato in blocco per Trump. Sono state fatte moltissime battute sul fatto che questo sarebbe stato il Thanksgiving piu' imbarazzante della storia per tutte quelle famiglie americane che si sarebbero ritrovate e scoperte piu' divise che mai dopo le elezioni. In parte e' vero, si e' divisi e non si sa bene di che parlare, in parte, nel mio caso almeno, c'e' stato una specie di tacito accordo nel preservare la pace domestica e non tirare mai (mai!) in ballo l'argomento politico. 
Cosi' ho colto l'occasione per osservare la situazione. E' dal nove di novembre che mi sforzo in tutti i modi di capire cosa passi nella testa degli elettori di Trump, gli insospettabili razzisti della porta accanto. 
Ho osservato principalmente due categorie: i bianchi benestanti e i bianchi del ceto medio che fanno fatica ad andare avanti. I primi si sentono affini a Trump e immaginano che verranno tutelati per una questione di interesse comune. I secondi sono arrabbiati. Non sono andati all'universita', fanno lavori che venti o trent'anni fa venivano pagati bene e ora sono sempre piu' a rischio. Hanno figli e nipoti che a loro volta non hanno un livello di istruzione elevato ne' tantomeno un buon lavoro. Con chi sono arrabbiati? Con Obama, lo odiano, e con gli stranieri. Lo stato protegge i clandestini e non i cittadini. Sono convinti in buona fede di essere loro i discriminati, le vittime della societa'. Tra l'altro a me che sono italiana tutto questo suona vagamente familiare. 
Quello che mi fa impazzire e che cerco disperatamente di capire e' se gli elettori di Trump siano davvero razzisti come sembrano. In teoria è semplice: sostieni una persona idolatrata dai neonazisti, che odia e promette di perseguitare intere categorie di esseri umani, allora sei razzista. Hitler ha schedato gli ebrei, lui promette di schedare i musulmani, il principio e' estremamente simile. Ma come sempre le cose non sono lineari come appaiono. Poi questa parola, razzista, la usiamo talmente spesso ultimamente che sta cominciando a perdere significato.
Vi parlo solo di situazioni che conosco personalmente.
Tante volte il conservatore bianco della classe media (ne conosco diversi) ha sposato una latina, ad esempio, e ha figli dalla carnagione scura oppure ha per vie traverse altri stranieri in famiglia e ci va d'accordo, non li odia assolutamente, tutto normale. 
Ma nelle zone sperdute che abbiamo visitato la settimana scorsa si respira una sorta di avvilimento collettivo. L'ignoranza e la poverta' sono piaghe sociali radicatissime, pero' c'e anche tanta solidarieta' mi pare. 
C'e' questo ragazzino, ad esempio che va ancora al liceo, che e' stato abbandonato dai genitori dopo il divorzio. Dei nostri parenti, tipici personaggi ottusi di quelli che credono ai link complottistici di Facebook per intenderci, se lo sono preso a casa e lo trattano come un figlio. L'affido in queste zone e' comunissimo. Abbiamo una cugina che al momento ha in affido ben tre bambini oltre ai suoi tre o quattro. Dice che le dispiace non essere in grado di insegnargli lo spagnolo perche' e' l'unica lingua con cui potrebbero comunicare con i membri piu' anziani della loro famiglia di origine. Non sono discorsi o comportamenti da razzisti questi, al contrario.
C'e' un'altra coppia che ha adottato due fratellini messicani, di cui uno con un problema cognitivo. Adesso hanno scoperto che esiste anche una terza sorellina, per di piu' malata, e stanno cercando di adottare anche lei. Queste sono brave persone e per quanto le semplificazioni siano tentatrici non si possono liquidare banalmente come razzisti
Quindi continuo a non capirne la logica. Mi e' rimasta impressa la testimonianza di una ragazza musulmana su Humans of New York. Diceva che magari quelli che hanno scelto Trump, ti trattano bene e ti invitano anche il giorno del Ringraziamento, ma in fondo al cuore pensano che questo paese appartenga ai bianchi. Chissa' forse e' cosi'. Oppure sono solo profondamente ignoranti e non ne faccio una questione di titoli di studio. Questa e' un'ignoranza infida, di ritorno, che forse comincia ad affacciarsi in Italia solo adesso. Sembra essere contagiosa perche' e' l'atteggiamento piu' semplice. Informarsi, verificare le fonti, costa fatica, parlare con chi non la pensa come te, con chi sembra diverso da te anche, invece odiare, respingere, sentirsi superiori e' facile sulla corta distanza o cosi pensano. Ma si puo' giustificare questo tipo di ignoranza?     

martedì 29 novembre 2016

dear

Stamattina è successa una cosa strana. Mi ero appena alzata e mi stavo preparando davanti allo specchio quando ho sentito Ms. Guorton esclamare:
- Hello! How are you, dear?
Lo so è assurdo ma per un attimo ho proprio pensato che fosse lei e non ci ho trovato nulla si strano. Poi però mi sono ripresa e sono andata a sentire meglio. Era Woody che giocava con uno dei suoi aggeggi infernali che ripetono sempre le stesse frasi. In realtà diceva:
- Hello! How are you today?
Eh no, non era Ms Guorton. Se avesse detto dear ci avrei creduto. Dear è proprio una parola sua. Avrei tanto voluto che dicesse dear.
È passato quasi un anno.
Sul frigo è appesa l'ultima cartolina che mi ha mandato. Non riesco a guardarla né a metterla via. Finché è lì se voglio posso sempre immaginare che sia in vacanza in Inghilterra e che ci rivedremo presto.

lunedì 28 novembre 2016

cogliere l'attimo

Non ho moltissime foto di quando ero piccola, anche se sicuramente più di quelle di entrambi i miei genitori messi insieme. L'infanzia dei bambini di oggi, invece, è documentata nei minimi dettagli. Quanto li invidio in questo senso.
Noi, ad esempio, adesso abbiamo questo filmatino dell'accensione dell'albero di Natale che è un qualcosa di stupendo.
Si vede prima Woody che rimane a bocca aperta, poi ride, poi rimane di nuovo a bocca aperta e poi si mette a correre sul posto velocissimo per l'eccitazione, è meraviglioso. Impossibile assistere a un momento simile senza ritrovarsi a sorridere. E questa piccola scena era esattamente quello che speravo di catturare quando ho preso in mano il telefono: la prima volta che Woody vede l'albero di Natale. Poi però succede qualcosa di imprevisto. Sullo sfondo appare anche Joe. Osserva l'albero in una sorta di rapimento mistico e dice queste parole in inglese: "È così bello questo momento. Ho sognato un albero così e adesso è diventato realtà".

domenica 27 novembre 2016

ti va bene un fucile d'assalto, bambino?

Ieri sera siamo andati a festeggiare l'accensione di un albero di Natale qua vicino. Fra le altre cose c'era l'artista dei palloncini. Joe adora quelle cose e cosi' ci mettiamo in fila. Aspettiamo e aspettiamo. Finalmente arriva il nostro turno e tu ti immagini che gli faccia un Babbo Natale, un albero di Natale, un elfo, una stella, una renna, che so io, una calza, ma anche un angioletto, un omino di marzapane... e invece gli chiede (a un bambino di nemmeno sei anni, ricordiamolo):
- Ti va bene un fucile d'assalto?
E' uno scherzo, vero?
Poi pero' guardo meglio. Pensavo che il bambino davanti a noi avesse avuto una slitta di Babbo Natale e invece era una mitragliatrice. In effetti la forma e' piuttosto simile, basta capovolgere. Si vede che la festa era sponsorizzata dall'NRA.
E niente. Buon Natale, eh.

giovedì 17 novembre 2016

una settimana

I giorni passano e le crepe non si trovano, ma voglio continuare a documentare quello che sta succedendo nella mia vita e in quella di tanti altri che vivono questa esperienza con me a futura memoria. 
Una settimana fa ci svegliavamo per la prima volta in questa sorta di realtà parallela in cui Donald Trump, l'eccentrico miliardario con il riporto, era stato eletto presidente. E una settimana fa sembrava davvero la fine del mondo in un certo senso. Ora pian piano ci stiamo abituando all'idea credo, cos'altro possiamo fare? Ci stiamo abituando soprattutto a guardare gli altri con sospetto. Fino al 7 novembre immaginavo che per tutti quelli che conosco Trump fosse poco piu' che una barzelletta di cattivo gusto, ma il silenzio assordante di molti di loro sull'argomento, mi ha insegnato a non dare nulla per scontato. Quando sentite dire che gli Stati Uniti adesso sono un paese diviso, prendetelo alla lettera. 
Un paio di amici mi hanno confidato casualmente che le prime volte che hanno avuto l'occasione di parlare con dei fan di Trump dopo le elezioni, si sono sentiti come se gli si spegnesse il cervello. Per quanto possa sembrare strano e' successo anche a me. Attribuisco il bizzarro fenomeno osservato, al livello di repulsione che ti prende istintivamente quando hai di fronte qualcuno che vorrebbe tutti i musulmani fuori dal paese, qualcuno che pensa che tutti i messicani siano delinquenti e violentatori, qualcuno che offende le donne, gli handicappati, incita alla violenza e potrei continuare a lungo, ma mi fermo qui che tanto ci siamo capiti. Il problema e' che qui, almeno quaggiù in Texas dico, c'e' tanta gente che pensa queste cose, anzi in realta' loro continuano a dire che non le pensano. La scusa ufficiale per aver votato Trump e' che lui le sparava grosse per attirare l'attenzione, ma non e' cattivo e loro lo hanno votato solo perche' o odiano a morte Hillary e Obama o sono d'accordo con le sue proposte economiche e con il suo no all'aborto. 
Bill Maher diceva l'altra sera che quando rimarranno senza assicurazione sanitaria potranno dire si', ma almeno non abbiamo una donna con un server per le email privato come presidente. Contenti loro.
Colpisce quanto sia personale tutto questo. Non mi e' mai capitata una cosa simile: un disaccordo politico che distrugge amicizie trentennali, famiglie all'apparenza unite, coppie. E parlo in parte per esperienza diretta. 
Un'amica bianca, ad esempio, mi ha detto che certo le spiace che Trump abbia vinto, ma non riesce a preoccuparsene perche' proprio adesso la sua vita sta cominciando a andare per il verso giusto e non ha l'energia per sobbarcarsi questo peso sulle spalle. Peccato che la mia amica messicana nella stessa identica situazione non abbia questa fortuna: a lei tocca affrontare quello che sara' e mettere da parte tutto il resto. Siamo privilegiati e nemmeno ce ne accorgiamo. 
All'inizio dell'anno e' entrato in vigore anche qui in Texas l'open carry. Si tratta di una legge che consente ai possessori di porto d'armi di accedere a qualsiasi edificio pubblico (che non sia una scuola o un ospedale o che non lo vieti esplicitamente) esibendo la propria pistola in una fondina collocata sulle spalle o alla cintura. In tutti questi mesi, non abbiamo mai visto nessuno in giro con la pistola a vista, questa settimana per la prima volta si'. Continuiamo a sentire dire che il Trump presidente sara' diverso da quello della campagna elettorale, ma ogni giorno si verificano episodi di intolleranza mai visti prima della sua elezione. I ragazzini del liceo che intonano cori razzisti durante una partitella a basket, quegli altri che strappano il velo alle ragazzine musulmane, gente che viene insultata solo perche' sentita parlare in spagnolo. 
Joe il giorno dopo le elezioni e' tornato a casa da scuola cantando I'm glad to be an American because at least i know I'm free (Sono felice di essere americano perche' almeno so di essere libero). Gli ho spiegato che ci sono tanti paesi dove la gente e' libera e ho aggiunto che non mi piace molto quella canzone. Pare sia una canzone molto famosa, non la conoscevo. La versione originale dice I'm proud, sono orgoglioso, ma la maestra ha optato per un I'm glad, sono felice, almeno. A me pare che non ci sia bisogno di fargli il lavaggio del cervello gia' da piccoli.
Oggi ho deciso di parlare con il signore delle pulizie, continuava con il mutismo e non ce la facevo piu' a non dire nulla, volevo fargli sapere che mi spiace che si senta cosi' e che io e la mia famiglia siamo dalla sua parte e come del resto tanti altri. E' bastato questo a farlo debordare come un fiume in piena. Dopo essere stato muto e divorato dal risentimento per una settimana, non riusciva quasi piu' a smettere di parlare, ma quando una collega e' entrata nella stanza, si e' precipitato fuori con una scusa facendomi sentire come se stessi partecipando a un complotto o a un'assemblea segreta. Quando lei e' uscita e' tornato:

- Capisci quanto e' grande dal fatto che i bianchi protestano. Ti rendi conto? Protestano anche i bianchi!

Lui dice che gia' prima doveva lavorare il doppio rispetto a un bianco e che c'era un presidente nero e si diceva che siamo tutti uguali, ma non era vero. Ora non si dice nemmeno piu'. Lui si aspetta il peggio.
L'unica cosa che mi sento di ricordare a me stessa e agli altri in questi momenti di sconforto e' che la maggior parte degli americani non ha votato per Trump. Piu' di meta' del paese e' nauseato dalla sua politica e dalle sue dichiarazioni e grazie a questo prima o poi le cose cambieranno anche se per adesso e' dura.

lunedì 14 novembre 2016

the lady on the bicycle

A me piace andare in bicicletta e non solo questo, mi piace anche portare Woody. Seggiolino, caschetto e si va. Il tempo e' splendido, la cosa piu' normale del mondo, no? Il fatto e' che nel mio quartiere nessuno va in bicicletta e men che meno si sognerebbe di portarsi dietro un bambino. Qui vedi la gente in bici al massimo nei parchi, ma loro caricano la bici in macchina e vanno al parco a fare il giro, io invece preferisco uscire direttamente in bici. Qualche settimana fa, mi presentano un tipo che mi chiede:

- Are you the lady on the bicycle?

Caspita sono famosa, ho pensato. In effetti, mi sento spesso osservata in questi casi e non sempre in modo cosi' benevolo, immagino mi giudichino una irresponsabile. Stamattina passeggiavamo in bici qua vicino e non c'era nessun traffico come sempre. A un certo punto, ai piedi di una salita, ho visto una macchina nella corsia opposta accostare. L'ho notata perche' stranamente, ha parcheggiato, cosi' sembrava, ma non e' sceso nessuno. E' ripartita solo quando siamo passati noi: evidentemente aveva paura di investirci, ma non riesco nemmeno a immaginare in che modo.
Lo so che in questo periodo sono... diciamo lievemente prevenuta, ma accidenti mi sento sempre diversa. Vi e' mai capitato?
In qualunque contesto essere sempre un pesce fuor d'acqua.

venerdì 11 novembre 2016

cercando delle crepe

E siamo a venerdì, il terzo giorno dell'era Trump, e le cose non vanno molto meglio. E' morto anche Leonard Cohen ieri sera, una tragedia dietro l'altra e il morale e' sotto i piedi. Lui scriveva:
There is a crack in everything, that’s how the light gets in. C'e' una crepa in tutte le cose, e' cosi' che la luce passa. 
Ma al momento non vedo molte crepe. Una forse e' nei messaggi degli amici. Quelli in Italia che cercano di capire e soprattutto quelli qui, pochi, che sono disorientati e avviliti quanto me.  
I loro messaggi dicono cose tipo in questo momento tutto e' terribile, ma sapere di averti nella mia vita, mi aiuta. Ti voglio bene. Ci diciamo cose che non ci siamo mai detti prima perche' abbiamo disperatamente bisogno di riconoscere, come diceva Italo Calvino, quello che non e' inferno, in mezzo all'inferno e dargli spazio, dargli tutto lo spazio possibile. 
Ieri mi è apparso un articolo scritto da uno psicologo che diceva che per alcuni la vittoria di Trump è un lutto e come tale va affrontato. Poi dava una serie di consigli su come superare questo lutto in modo pragmatico, step by step. Lì per lì mi è sembrato un po' eccessivo poi però mi sono guardata intorno. Casa Johnson è decisamente in lutto. Il signore delle pulizie a scuola ha perso tutta la voglia di parlare che aveva l'altro giorno. Ha uno sguardo che non gli ho mai visto, di sdegno e irritazione. Lui sa che sono dalla sua parte, ma era cosi' stizzito mentre spazzava il pavimento della mia classe ieri che sono dovuta uscire. Normalmente facciamo quattro chiacchiere in quei momenti, ma lui ha accuratamente evitato il mio sguardo e il mio sorriso. Sentivo che se fossi rimasta mi avrebbe intossicata con la sua collera. La maggior parte dei miei amici cercano rifugio nell'alcool, sul serio. A che ora posso iniziare a bere? Mi ha chiesto un'amica, e non è un'alcolizzata. Allora, leggiti questo articolo, le dico.

Numero 1. Dai a te stesso il permesso di sentire tutto quello che senti. Numero 2. Non lasciare che altri ti dicano che le tue emozioni non sono valide. Numero 3. È normale provare rabbia, ma usala in modo costruttivo. Numero 4....

Sono sopraffatta dal pessimismo perche' vedo i danni di tutto questo, sono reali e sono gia' qui. 
Negli ultimi anni, non parlo molto al telefono, con gli amici usiamo i vari messenger o ci incontriamo se dobbiamo dirci qualcosa. Ieri sera invece, ho parlato un'ora al telefono con un'amica. Era disperata e piangeva senza riuscire a fermarsi perche' suo padre le aveva appena detto di aver votato per Trump. Suo padre e' bianco e sua madre messicana, sono divorziati di molti anni. E' difficile immaginare che tuo padre sia in grado di votare per qualcuno che probabilmente rendera' la tua vita e quella del resto della tua famiglia e di tanti tuoi amici molto piu' difficile. Non sapevo cosa dirle. Nel frattempo il Peso e' crollato e paradossalmente ancora piu' messicani cercheranno di venire qui illegalmente. Vedo tante famiglie e amicizie rovinate. Conosco qualcuno che e' molto triste perche' probabilmente martedì ha perso il suo migliore amico, quello che vede quasi tutti i giorni dalla scuola elementare. Del resto se tu sei musulmano e il tuo migliore ha votato uno che vuole bandire i musulmani dal paese, come fai a rivolgergli di nuovo la parola? Lui non ci riesce eppure lo sa che l'altro non e' un razzista, che e' una brava persona ovviamente e che gli vuole bene, ma parlargli no, non ci riesce piu'.     
Ci sono famiglie che verranno divise, gente che perdera' l'assicurazione sanitaria e morira'. Trump pensa che il surriscaldamento globale sia una bufala dei cinesi, chissa' come ridurra' questo paese, la natura, tutto. Nella mia zona ci sono gia' stati dei disordini. In un liceo qui vicino dei ragazzi hanno disegnato un muro per terra all'ingresso della scuola e scritto "costruiamo quel muro!". Hanno strappato il velo a delle ragazze musulmane e aggredito dei latinos. La figlia di una mia amica, sette anni, e' scoppiata in lacrime perche' un bambino le ha detto che adesso la rispediscono in Messico. Episodi simili stanno succedendo ovunque. Se il presidente definisce i messicani violentatori perche' il cittadino comune dovrebbe avere alcun rispetto per loro?
Ci sono i delusi dalle elezioni che protestano anche qui a Dallas. Se da una parte la cosa mi conforta, dall'altra mi sembra che sbaglino. Ci siamo scandalizzati quando Trump ha detto che non avrebbe accettato il risultato e ora stiamo facendo lo stesso. Certo che pero' brucia. Brucia perche' il sistema democratico americano, quello che qualcuno a un certo punto ha perfino pensato di esportare, non e' poi cosi' democratico. Clinton ha ricevuto piu' voti, ma ha perso le elezioni. Scrive l'amico di New York:
La prossima volta che ci saranno delle elezioni truccate nel mondo e i diplomatici americani protesteranno, gli verra' ricordato che Donald Trump non ha vinto il voto popolare (esattamente come George W. Bush nel 2000). La prossima volta che protesteranno perche' da qualche parte qualcuno ha messo in galera il suo oppositore politico, gli verra' ricordato che Donald Trump ha promesso di mettere il suo avversario dietro le sbarre.

mercoledì 9 novembre 2016

No.

Ieri c'era qualcosa di strano nell'aria qui a Dallas. Election Day e tutto taceva. Un'amica mi scriveva da New York dicendo che li' sembrava capodanno, qui invece assolutamente nulla di fuori dall'ordinario. Ho passato la giornata fuori casa e nessuno diceva una parola, nemmeno una battuta sulle elezioni. A scuola, e la mia non solo e' in pieno centro, ma e' anche sede di voto - avevamo le televisioni fuori dalla porta- eppure l'unico che ha tirato fuori l'argomento e' stato il signore delle pulizie, afroamericano, anziano, era in grande ansia. Abbiamo parlato brevemente del fatto che all'improvviso si risente parlare del Ku Klux Klan. Prima nessuno li ascoltava, adesso dicono toh mica male questo Trump e tutti i giornali gli danno di nuovo voce, quasi fossero un elemento come un altro del dibattito, quasi fossero degni di rispetto e ascolto. Mi ha consigliato di tenermi stretta il mio passaporto italiano. Chissa' quanti colleghi, gente che conosco, con cui parlo, ha votato per Trump o forse non dicono niente perche' sanno che non si puo' parlare di questo argomento senza trascendere.
Quando ho chiesto apertamente a qualcuno, una donna, per chi aveva votato ha ammesso di aver scelto Trump perche' non puo' accettare la posizione a favore dell'aborto di Hillary. Ma si, dei bambini messicani o di quelli musulmani che stamattina avevano paura di andare a scuola, chi se ne frega, ormai non sono piu' feti loro.
Tutti questi cristiani devoti della Bible Belt che odiano Obama, un uomo che per 8 anni ha incarnato insieme alla sua splendida famiglia l'emblema stesso dei valori di cui si dicono portatori, ma ci hanno messo cinque minuti a passare sopra al fatto che Trump e' accusato di aver molestato una lista di donne, fra cui una tredicenne, che ha azzittito minacciando azioni legali. Vi racconto un piccolo aneddoto per darvi un esempio della gente che c'e' qua in giro. Vado in palestra con una conoscente. Quando durante qualche lezione di danza c'e' un passo un po' sexy, si gira sempre verso di me e mi fa ridendo...io non voglio farlo! So che non scherza, lo pensa davvero. E' di origine messicana, super cattolica, pensate che abbia votato per Hillary? Io non ne sono per niente sicura.
Sono fuori di me oggi. Ieri notte non abbiamo chiuso occhio. Eravamo sconvolti, abbiamo parlato a lungo. Non e' semplicemente l'elezione di un presidente, e' un qualcosa che ci cambia la vita, una delusione che tocca corde delicatissime del nostro io come persone e ancor piu' come genitori. Che si fa? A me viene voglia di andarmene, non tanto dagli Stati Uniti per ora, ma proprio dal Texas, non ne posso piu' di tutti questi bigotti razzisti che ci sono in giro. Mr. J invece e' convinto che bisogna rimanere e che vuole lavorare perche' questo non succeda di nuovo fra quattro anni, che vuole impegnarsi, fare volontariato. Io non lo so, probabilmente siamo ancora tutti troppo stanchi e stravolti. Prima sono andata a camminare nel bosco con un'amica anche lei straniera, stanca e disorientata. Lei e' un'ebrea scappata dalla Russia che ora si trova a vivere in un paese guidato da un razzista. Mi parlava di Hitler, di come e' salito al potere. Abbiamo gli stessi problemi qui. Stiamo bene, abbiamo una vita piacevole, ma stiamo sempre fra noi stranieri, non riusciamo a integrarci e nemmeno vogliamo piu' di tanto in realta'. Lei soprattutto si chiedeva se poi e' giusto. Non dovremmo forse aprirci? Aprire le porte di casa nostra a chi la pensa in modo diverso da noi, a chi ha votato per Trump per esempio?
No. 

martedì 8 novembre 2016

election day 2016

Domani e' Election Day e mi sento come quando stai guardando un film di quelli un po' beceri e sai che probabilmente succedera' qualcosa di terribile, ma la tensione e' troppa e vuoi solo sapere come va a finire per non pensarci piu'. 
Non tifo per Trump e credo fermamente che se vincera' lui avremo un razzista esaltato alla guida di uno dei paesi piu' potenti del mondo. Hillary Clinton e' stata dipinta come una sorta di demonio in questi mesi, ma a me sembra un politico come tanti con tutta l'esperienza e le qualifiche per svolgere questo lavoro. Direi che i due candidati non sono paragonabili quanto a professionalita' e buon senso. L'unica cosa che mi preoccupa di un'eventuale vittoria di Hillary e' la reazione dei seguaci piu' estremisti di Trump.
E' da mesi e mesi che tutti i santi giorni vengono incitati all'odio come galli da combattimento. Trump non si stanca mai di ripetere che se vince e' tutto regolare e se per caso perde, significa che le elezioni sono truccate. Dubito che sia in grado di percepire il paradosso e l'ironia di questo suo ragionamento, ma il guaio e' che i suoi elettori lo prendono sul serio. Lo sceriffo di Milwaukeequesto proposito ha dichiarato che e' ora di andare a prendere i forconi e le torceQui c'e' un estratto di un bel documentario che ho guardato ieri sera, se vi interessa, e' da brividi e fa vedere con chiarezza dove portano certe parole. Del resto ad agosto Trump non si e' fatto scrupoli a suggerire un eventuale omicidio di Hillary (qui) e durante il secondo dibattito ha dichiarato che se vince la mette subito in prigione (non importa che l'FBI l'abbia scagionata per la seconda volta per la questione delle email). Ha questo suo modo subdolo di suggerire la violenza o il complotto per poi assicurare che scherzava e ripetere il concetto un'altra volta e poi ribadire che scherzava cosi' da non assumersi mai la responsabilita' delle sue parole mentre il messaggio arriva forte e chiaro lo stesso dove deve arrivare. In realta', credo che in tutta questa storia la responsabilita' vera sia del partito repubblicano. Avrebbero dovuto bloccarlo subito, dichiararlo non idoneo, non in linea con i valori del partito, invece, visto il seguito che aveva, hanno taciuto per paura di non essere rieletti e pian piano siamo arrivati fin qui. In questi mesi abbiamo toccato tutti con mano il razzismo e il personalismo dei seguaci di Trump che, fra le altre cose, vogliono cacciare i musulmani e costruire un muro al confine con il Messico. Non sono idee su cui sia facile passare sopra, il paese e' estremamente diviso. Non c'e' un sano confronto con chi la pensa in modo diverso, non c'e' rispetto reciproco questa volta. 
La conseguenza piu' grave dell'avvento di Trump in politica e' la scomparsa definitiva della verita'. Abbiamo visto qualcosa di simile in Italia con Berlusconi che in qualche modo veniva sempre frainteso dai giornalisti. Tutto questo con la tecnologia attuale e' ancora piu' lampante. Trump continua imperterrito a dichiarare il falso anche quando viene messo di fronte all'evidenza filmata o registrata, e' piuttosto incredibile. E ancora piu' incredibile e' che i suoi sostenitori credano a lui invece che a quello che vedono e sentono. Tante volte si contraddice seduta stante come quando ha affermato che nessuno rispetta le donne quanto lui e un minuto dopo ha chiamato Hillary Clinton nasty woman. Freud si sarebbe divertito un mondo a esaminare questi mentecatti
La bugia forse piu' celebre inventata da Trump, molto prima di entrare in politica, e' che Barack Obama non sarebbe nato negli Stati Uniti. E' una menzogna rivoltante per il razzismo che implica: sei nero, tuo padre e' africano, ti chiami Hussein di secondo nome ergo non puoi essere americano e men che meno presidente. Ecco, in settembre Trump, sotto enormi pressioni interne, perfino familiari, ha finalmente ammesso di credere che Obama sia nato negli Stati Uniti, ma -ha aggiunto come se questa ammissione non fosse abbastanza umiliante- e' stata Hillary Clinton a inventare questa storia. Che Hillary Clinton abbia messo in giro la storia che Obama non sia nato negli Stati Uniti, e' un'assurdita' senza precedenti, eppure cosi' e' nata un'altra legenda (se vi interessa qui) e c'e' chi ci crede. Tu assisti a tutto questo e non puoi fare altro che sperare che sia tutto uno stranissimo sogno da cui ti risveglierai presto sudato e tremante, ma felice di essere tornato nel mondo reale. 
Forse di tutto quello che ho sentito in questi mesi, questa nuova visione malleabile della verita' e' quello che mi spaventa di piu'. 
Gli Stati Uniti sono sempre stata terra fertile per le teorie piu' assurde, basti pensare ai creazionisti, ai mormoni e alle tantissime sette che ci sono, ma anche in Italia ci difendiamo bene con le scie chimiche, i terremoti falsati e tutto il resto. 
E' impossibile per tanti distinguere fra una verita' scientifica e un'informazione postata su Facebook da un tizio in mutande nello scantinato dei suoi. Non l'ho detto io ma Barack Obama in una delle sue interviste piu' recenti e ha anche aggiunto che uno dei suoi obiettivi futuri e' quello di creare un qualche tipo di piattaforma che permetta di distinguere le informazioni su cui si puo' discutere dalle verita' scientifiche e i fatti inconfutabili. Ci sono fatti non contestabili come l'Olocausto o l'efficacia dei vaccini e poi ci sono le idee su cui ci si puo' confrontare. Se qualcuno riuscira' davvero a creare qualcosa di simile, possiamo essere sicuri che non avremo altri Trump in futuro. Nel frattempo, speriamo.

lunedì 7 novembre 2016

io

Alla visita di controllo dei 15 mesi la pediatra mi disse che stavo dando a Woody decisamente troppo latte e anche che era meglio che smettessi di darglielo nel biberon se volevo che finalmente cominciasse a dormire tutta la notte. Mi spiego' tutto quello che dovevo fare ogni sera. Bicchiere di latte, lavaggio denti, lettura e buonanotte (con la luce accesa). Una settimana dopo tornai da lei per un'otite e le dissi che avevo seguito scrupolosamente tutti i suoi consigli. Scoppio' a ridere, disse che era incredibile e che nessuno segue tutti i suoi consigli, specialmente quando si tratta di togliere il biberon di colpo. Sembrava molto contenta della fiducia che le avevo attribuito. Le dissi anche che stava funzionando alla perfezione. Sembrava che Woody auspicasse quel cambiamento e non aveva fatto nessuna fatica ad abituarsi. La pediatra aveva capito tutto o per lo meno aveva capito me grazie alla sua esperienza. Avevo una tale paura che non dormisse e che piangesse che usavo il biberon come una sorta di ansiolitico. Sapevo che la sazieta' lo avrebbe fatto crollare dal sonno solo che poi quando un'ora o due dopo si svegliava, non era piu' capace di rimettersi a dormire da solo. E come avrebbe potuto? Non glielo avevo mai insegnato. In pratica, i consigli della pediatra servivano a quello, a fargli capire che dormire non e' un dramma, che si fa e e' anche molto piacevole. Questo per dire che sono quasi tre mesi che Woody dorme undici ore a notte. Mi sembra decisamente un fatto da festeggiare di lunedi mattina. Certo, nel frattempo Joe ha cominciato a svegliarsi tutte le notti, piu' volte, perche' non sia mai che i problemi scorrano via in modo semplice, ma da un paio di settimane e' tornato a dormire anche lui e sto davvero ricominciando a sentirmi me stessa. Quando non dormivo era sempre come se avessi davanti due realta', come se ci vedessi doppio, non so nemmeno spiegarlo o comunque non ho il tempo di farlo adesso. Dico solo che non ero io, non completamente. I pensieri erano di un'altra qualita'. Adesso, invece, sto ricominciando a occuparmi delle cose a cui tengo. Leggo, scrivo, sono di nuovo una persona, non solo una mamma, un'infermiera, una cuoca.
Mi sento bene, mi sento io.

domenica 6 novembre 2016

una benedizione?

Parlavo con una persona molto religiosa. Lei ha la mia eta' e una malattia genetica di quelle brutte che ti costringono a cambiare completamente lo stile di vita da quando era bambina. Mi diceva che ha preparato il suo corpo alla gravidanza per due anni per essere al massimo della forma e avere il minore numero di possibilita' di passare questa malattia ai figli e nonostante cio' ha avuto molti problemi. L'ammiro perche' fa tutto quello che deve fare, sempre. Per quanto possa essere stanca, in viaggio o in qualsiasi altra situazione sa sempre cosa mangiare e come comportarsi, e' bravissima. E non si lamenta mai, anzi ieri non si sentiva molto bene eppure continuava a ripetermi che questa malattia e' una benedizione. E' una benedizione. E' una benedizione. E' una benedizione. Mi veniva da dirle....ma sei proprio sicura? A me sembra un problema con cui nel migliore dei casi si impara a convivere, se penso a una benedizione, mi vengono alla mente altre immagini. Lei, invece, sostiene che la malattia le ha fatto imparare come prendersi cura del suo corpo. Quindi Dio l'ha fatta ammalare per insegnarle a fare movimento e ad avere una sana alimentazione? Ci si aggrappava talmente forte a questa convinzione che non ho detto assolutamente nulla. E' una benedizione. E' una benedizione. E' una benedizione. Credo sia meglio che non si faccia troppe domande se questa idea davvero l'aiuta tanto quanto sembra. Suppongo che pero' questo sia il motivo per cui ha accettato, apparentemente senza grandi dubbi, il rischio di mettere al mondo altri esseri umani con la stessa malattia. Del resto perche' farsi degli scrupoli, se e' una benedizione. Insomma, io continuo purtroppo a farmi domande e a non capire.

mercoledì 2 novembre 2016

e' ufficiale

Ho uno studente di cinque anni che continua a dire 'caccoso'. Caccoso e scoppia a ridere. Non mi sembra ci sia nulla di particolamente strano data l'eta', ma ieri era talmente euforico che per farlo calmare e continuare la mia lezione, sono stata costretta a farlo sedere da solo a mettere a posto una scatola enorme di pastelli. Niente di trascendentale, ma ho mandato un'email alla sua maestra per spiegarle l'accaduto. La sua risposta.
"So che e' un bambino difficile, prego per te ogni volta che li mando nella tua classe!".
Ma?! Non e' un tantino eccessivo? Non puoi banalmente venire giu' a darmi una mano? 
E' ufficiale: questo 'prego per te' e' una scusa per lavarsi le mani dei problemi degli altri. 
E ora per favore, pregate per me.

sabato 29 ottobre 2016

e tu aggiungi un posto a tavola?

Siamo stati alla festa di compleanno di un compagno di scuola di Joe, una festicciola molto riuscita in un parco pubblico. Ho sempre molta ammirazione per i genitori che riescono a mettere insieme questi eventi cosi' caotici con grande cura dei dettagli. Io mi perdo irrimediabilmente, ci provo, ma sono un disastro.
Questa famiglia invece ha pensato proprio a tutto, anche al pranzo per i tantissimi invitati.
A un certo punto ho notato sul tavolo accanto, appartata, la mamma di una bambina che e' in classe di Joe. Mangiava il pranzo al sacco con le altre due figlie non invitate.
Ecco, mi ha fatto una tristezza che non vi so dire.
Il fatto che nessuno le abbia detto di unirsi agli altri nonostante di cibo ce ne fosse in abbondanza.
Mi piacerebbe pensare che sia stata una dimenticanza nella confusione o un malinteso, ma ne dubito.
E' sempre la paura di disturbare da una parte e i paletti dall'altra. La festa e' dall'ora tale all'ora tale, rispondi entro questo giorno, specifica chi ti accompagna e poi arrivera' anche il biglietto di ringraziamento per aver partecipato. E' tutto giusto, non si discute, pero' poi la vita accade, gli imprevisti ci sono. Come fai a non aggiungere un posto a tavola? Bah.
Una cosa e' certa, l'unica che si e' fatta immalinconire dalla suddetta scena e' la sottoscritta. Qui mangiare insieme non e' importante, e' importante non dare fastidio e non prendere troppa confidenza, secondo me.
Non avrei mai pensato di dire questo, ma forse l'eccessivo rispetto per gli altri, prima di tutto e' una cosa che esiste e secondo poi, puo' far male.

mercoledì 26 ottobre 2016

chi vince le elezioni

E' da qualche settimana che con un vecchio amico di New York ci si scambiano impressioni su questa pazza campagna presidenziale.
Se mi percepisce in apprensione mi manda tutti quegli articoli e quei sondaggi da cui si evince chiaramente che le possibilita' che Trump diventi il prossimo presidente degli Stati Uniti sono a dir poco esigue, ma da quaggiu' nei suburbi di Dallas, le certezze non sono cosi' nette. 
Ammettiamo che andasse come dicono i sondaggi, non e' comunque una vittoria enorme che Trump, che era partito come una barzelletta, uno scherzo, sia arrivato fino a qui? Che abbia messo sottosopra il partito Repubblicano e sia riuscito a intossicare il paese per mesi e mesi con le sue bugie e i suoi proclami pieni di odio. Litigano su Trump e Hillary perfino i miei studenti della scuola elementare e quel che e' peggio e' che alcuni hanno paura. Non credo riusciro' a guardare il vicino con l'adesivo sulla macchina o con il cartello di Trump sul prato davanti a casa con gli stessi occhi. Qualunque cosa succeda, siamo un paese piu' diviso, si e' andato troppo oltre.
L'altra sera, abbiamo messo i bimbi a letto e abbiamo cominciato a guardare l'ultimo dibattito. Trump stava dicendo con la sua solita foga che "al nono mese, tu puoi strappare (strappare!) il bambino dall'utero della madre appena prima che nasca" quando Joe e' uscito dalla sua stanza per chiedere un bicchiere d'acqua o qualcosa. Panico. Tuo figlio arriva mentre parla il diocenescampi futuro presidente degli Stati Uniti e tu ti fiondi sul telecomando come se stessi guardando un porno. E' normale? Mi sono sentita quasi mancare io come donna a quelle parole, rip the baby out of the womb, posso solo immaginare cosa possa aver provato una madre che ha perso il figlio al nono mese o in circostanze simili. Ma adesso non ci sono piu' limiti al cattivo gusto e forse a niente. Si puo' prendere in giro un handicappato, si possono mettere alla berlina i genitori di un soldato morto da eroe solo perche' musulmano, ci si puo' difendere da un'accusa di molestie sessuali dicendo che la tipa e' brutta e un minuto dopo, di fronte all'evidenza, negare. Tutto e' lecito perche' l'ha fatto un candidato presidenziale. Preferivo di gran lunga il tanto vituperato politicamente corretto.
Il mio amico newyorkese e' ottimista, ma io non credo senta e veda le stesse cose che succedono qui nel profondo sud. L'altro giorno sentivo un bambino di otto anni dire ai suoi amici che non conosce nessuno che non abbia una pistola e penso che anche in questo la maggior parte del Paese somigli piu' a qui che a New York. Peccato che con tutti questi scandali del gun control, nessuno se ne occupi in questa campagna.
Quando mi chiedo chi vincera' le elezioni, penso alla composizione sociale del mio quartiere e alle persone che conosco per concludere che le cose sono estremamente piu' complicate di quello che appaiono e il risultato finale qualunque sara', non riflettera' questa complessita'.
C'e' un bambino che andava all'asilo con Joe l'anno scorso che si e' trasferito in Colorado con la mamma, il papa' e i due fratellini. A vederli, sembrano una famiglia della pubblicita', sono perfetti nell'aspetto e negli outfit, ma sapete che ci vanno a fare in Colorado? Vanno a fondare una chiesa. Ma non ci sono abbastanza chiese in Colorado? A chi verrebbe in mente di fondare una chiesa e perche'? Pazzi? Esaltati? Fanatici? Mi auguro nulla di tutto questo, ma il dubbio rimane.
Il nostro dirimpettaio Joe, invece, si e' trasferito giusto pochi mesi fa. E' andato a vivere in una comune nudista vicino ad Austin. 
Un'altra vicina di casa e' lesbica, ha due bambini, di cui uno disabile e ha appena divorziato. E' una persona di ampie vedute, liberal, contraria alle armi, favorevole all'aborto, ma gira in incognito. Adesso tutti la aiutano e la stimano perche' la vedono come una mamma single con due figli e soprattutto uno disabile (bless your heart le dicono), ma se sapessero che e' lesbica tutto cambierebbe o almeno questo e' quello che pensa lei. 
La storia dei vicini della croce ha avuto un epilogo piu' surreale del suo inizio. Un giorno ci hanno comunicato che traslocavano. Sembravano molto allegri.
- Andiamo in Kansas.
- Bene! Avete trovato un nuovo lavoro?
- No, andiamo a unirci a una chiesa.
Anche loro. Nei giorni successivi sono arrivate tantissime persone di questa 'chiesa' ad aiutarli. Come formichine hanno preparato la casa per la vendita aggiustando, dipingendo, riarredando e nel giro di appena due settimane, hanno venduto la casa e sono spariti. 
Un paio di domande te le fai. Chi con due figli da mantenere, lascerebbe un buon lavoro per andare in un luogo sperduto e per loro stessa ammissione, alquanto inospitale per unirsi a una chiesa? Per quale motivo questa chiesa dovrebbe impegnarsi cosi' tanto affiche' si trasferiscano? 
Al loro posto e' arrivata una giovane coppia. La loro caratteristica piu' saliente e' che lui gira sempre mezzo nudo. Con qualunque tipo di clima, a qualunque ora. Che debba potare il prato nel giardino o fare una corsetta, lo troverete con indosso unicamente i suoi striminzitissimi pantaloncini anni Settanta, purtroppo non e' un gran bel vedere, ma va bene, se e' contento cosi'. Tu passi di qui un pomeriggio qualsiasi e vedi la vicina che fa yoga appesa a un albero e quella mormona con il cagnolino, il geologo in pensione, l'avvocato e l'idraulico messicano. Un altro vicino fa il poliziotto ed e' stato ferito dal cecchino che l'estate scorsa ha fatto irruzione alla manifestazione di Black Lives Matter nel centro di Dallas. C'e' una signora che da molti anni vedo passeggiare nel quartiere con i suoi due bambini, ormai grandicelli. Sono sempre qui perche' lei che e' molto cristiana, non si fida del sistema scolastico e li tiene a casa, gli fa da insegnante oltre che da mamma. 
Insomma, questo per dirvi che abbiamo davvero di tutto. Ho letto molti articoli in questi mesi sul fatto che Trump in realta' non punti alla vittoria. Si dice che abbia fatto tutto questo per un'ulteriore affermazione del proprio brand, che e' in fondo la sua maggiore fonte di profitto. Lui ha sempre fatto soldi grazie al suo nome e dopo questa avventura, comunque vada, ancora di piu', tanto e' vero che pare stia per fare partire la Trump TV per continuare a spremere la base dei suoi fan piu' estremisti. Ancora poche settimane e capiremo meglio le proporzioni di tutto questo. Speriamo di tornare presto alla normalita'.

venerdì 21 ottobre 2016

l'individualismo/2

Sul tavolo della sala insegnanti c'era un biglietto di condoglianze comuni, cosi' ho dato un'occhiata a quello che hanno scritto tutti. Parlavano del paradiso, la felicita' eterna, le braccia del Signore. Non e' il mio modo di esprimermi, anche perche' sinceramente non ho idea di dove vadano i morti e se siano poi cosi' contenti di essere separati da tutti quelli che amano.  
Piu' che dire, mi andava di fare qualcosa per questa persona che non e' una mia amica, ma e' qualcuno che conosco da molti anni e per cui nutro un sincero affetto. In passato e' capitato anche a me purtroppo di ricevere pile di biglietti e fa piacere per carita', ma poi? Rimane tutto li', sono solo parole dette sull'onda emotiva, parole che non vengono quasi mai seguite da nessuna dimostrazione d'affetto o di aiuto concreto.
Avevo pensato di portarle dei fiori, poi pero' mentre ero li' bloccata nell'imbarazzo della scelta, mi sono ricordata all'improvviso del funerale del nonno. Erano rimasti tutti quei fiori a ricordarci per settimane non solo la sua assenza, ma soprattutto il giorno del funerale. Allora ho cercato di ragionare su cosa potesse essere d'aiuto in modo pratico, considerando che non mi avrebbe mai permesso di fare nulla per lei. Un buon libro. Come non arrivarci subito? Un libro e' cio' che mi ha sempre aiutato a superare i momenti difficili della vita. Le regalo un libro, decido, e non ho il minimo dubbio, scelgo quello su cui forse sono tornata piu' spesso nei momenti bui, Le Citta' Invisibili di Calvino, che incredibilmente trovo subito in inglese alla libreria di fronte alla scuola. L'ironia sta nel fatto che la citazione che le ho segnalato parla dell'inferno piu' che del paradiso, ma capira', spero.


“L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”