venerdì 30 ottobre 2015

verso halloween







Stamattina Joe ha avuto un'idea geniale per rendere il suo famoso costume da scheletro ancora più spaventoso...

sabato 10 ottobre 2015

pensare confonde le idee

A volte penso che mi fanno moltissima paura le persone che sono troppo impegnate, quelle che hanno sempre i minuti contati e che anche quando sono con te stanno gia' pensando a quello che faranno dopo e tu lo percepisci e non ti senti mai completamente a tuo agio. Mi fanno cosi' paura che mi viene la tentazione di starne alla larga, anche quando mi piacciono molto. Mi fanno paura perche' se ti leghi a loro, poi e' un avvilimento continuo, l'ho gia' sperimentato. Pero' l'altro giorno, mi sono ritrovata ad andare nel panico perche' era tardi. Ho guardato l'orologio ed erano passati cinque minuti, cinque, ma la cosa non mi ha rassicurato. Certi giorni, cinque miseri minuti persi significano una serie di ritardi a catena e di corse. Non mi piace per niente ammetterlo, ma in parte sono anch'io come quelle persone che cerco di evitare. Ho sempre qualcosa da fare ed e' sempre stato cosi' indipendentemente dal tipo di lavoro o dalla situazione familiare: non mi sono mai annoiata in vita mia. Probabilmente la scrittura qualcosa c'entra con questo ragionamento e anche l'amore per la solitudine e i tanti interessi sparsi. Comunque quello che volevo dire e' che le volte che penso male di quelli che sono sempre impegnati, poi mi ricredo e decido che no, sono mille volte piu' pericolosi quelli che hanno troppo tempo libero (come me in questo momento particolare) perche' pensano, pensano troppo e puntualmente creano malintesi inutili. Quando uno ha troppo tempo libero fa quei pensieri che a volte confinano con la paranoia perche', come diceva Bruno Munari, pensare fondamentalmente confonde le idee.

venerdì 9 ottobre 2015

cose difficili

E cosi' arriva questo bambino di prima elementare che senza nessun motivo, mentre stiamo disegnando arcobaleni, viene da me e mi racconta che ha visto un incidente stradale con otto camion dei pompieri e fa gli incubi. Gli dico che forse i pompieri hanno salvato quelle persone, che non lo sappiamo. Mi fa no, il bambino è uscito dalla macchina, ma il padre è morto bruciato e la mia mamma ha detto che se le fiamme arrivavano fino a noi la nostra macchina sarebbe diventata un cumulo di cenere
Poi il racconto si e' fatto sempre piu' confuso. Non ho capito piu' se lui era davvero li' sul luogo dell'incidente in un'altra macchina con la sua famiglia e poi ha rivisto tutto al telegiornale o se era una notizia del telegiornale che lo ha particolarmente turbato. 
Ogni volta che cercavo di consolarlo, aggiungeva dei dettagli sempre più macabri. Mi sembrava spaventato e anche preoccupato.
Ma io non sono una psicologa, sono l'insegnante di arte. Ho avvertito chi di dovere, ma pare che i genitori non parlino neanche un po' di inglese, non  c'e' molto che si possa fare, credo. L'ho fatto sfogare un attimo, quello si', a volte aiuta. 
L'unica cosa che mi è venuto in mente di dirgli è che quando arriva quel brutto pensiero, la sera prima di dormire, c'è almeno una cosa che può fare: immaginare una storia tutta diversa, con un altro finale. Per me l'unico vero rifugio e' nell'immaginazione, nella capacita' di imparare a portare la mente in un posto piu' sicuro. Spero di non aver detto una cosa troppo sbagliata.

mercoledì 7 ottobre 2015

lo vedete quello?

Lo vedete quello?


Sembra un piccolo alluce che esce da una tutina. In realta', e' l'emblema di quanto sia meraviglioso questo momento. Con tutte le imperfezioni che possono esserci -e guai se non ci fossero- non so cosa darei per fermare tutto. A volte ci provo anche, in modo molto maldestro, come potete vedere. Non la voglio mettere via quella tutina che ti sta cosi' bene, ma tu non ne vuoi sapere della tutina e giustamente continui a crescere e crescere. Assistere a questo spettacolo giorno dopo giorno e' il piu' grande privilegio che mi sia capitato, per ben due volte. So che sono stata immensamente fortunata e che nella mia vita ci sono anche tantissime altre cose a cui voglio dedicarmi e che per il momento ho dovuto accantonare, ma sono consapevole che in questo senso e' un po' l'ultimo giro di giostra, come diceva Terzani, e anche mettere via una tutina fa scendere una piccolissima lacrima.
Questo e' il guaio con le cose che si vogliono cosi' tanto e poi arrivano (e poi se ne vanno).

lunedì 5 ottobre 2015

le macchine di joe

L'altro giorno ho passato tutto il tempo al lavoro con un solo pensiero: tornare da Woody. Non mi era ancora successo cosi' forte da quando ho ripreso, ma quel giorno non lo avrei voluto lasciare per nessun motivo al mondo. Saranno gli ormoni, ma quando l'ho rivisto alla fine della giornata, e' stato come riprendere a respirare dopo otto ore di apnea. Cosi' ho detto a Joe che poteva fare una delle sue cose preferite, che mi chiede in continuazione di fare, giocare ai videogiochi e me ne sono andata un po' di la' a rilassarmi con Woody. Non volevo escluderlo, e' che in questi casi dopo un po' si stufa e comincia a farsi sgridare, pensavo fosse piu' contento con i suoi amati videogiochi. Invece quando sono uscita dalla mia stanza, ho visto che molto stranamente li aveva spenti e si era messo a disegnare. Prima che potessi chiedergli nulla, mi ha spiegato:
- Ho progettato un sistema per salvare Woody quando cade.
- Ah, inquietante interessante. E come funziona?
- Ti faccio vedere.

- Non capisco, me lo spieghi?
- Si. C'e' Woody che cade nell'acqua.
- E come si salva?
- La macchina non funziona adesso. Funziona quando diventa grande.

venerdì 2 ottobre 2015

il vocabolario di Woody

E' vero Woody ha solo quattro mesi, ma ha gia' cominciato a chiacchierarsela, come si dice dalle mie parti. 
La settimana scorsa, Mr. J. gli ha detto hi!, ciao, e lui ha risposto hi! come se fosse la cosa piu' normale del mondo.
Ci siamo guardati in faccia e poi io ho continuato quello che stavo facendo come se non fosse successo nulla, mentre Mr. J. era cosi' emozionato che quasi gli si spezzavano le parole in gola.
Lo ammetto. Con grande malignità, ho considerato di far finta di non aver sentito. E' che...hi....che parola e'? E' un suono, non vuol dir niente, e poi in inglese...e poi soprattutto non a me. Non ero per niente soddisfatta. No, no Woody, cosi' non andiamo d'accordo.
La prima parola di Joe mi diede molte piu' soddisfazioni a suo tempo, ma tant'e'.
Hi! teniamocela. Si dice che la prima parola di Picasso sia stata lapiz, matita in spagnolo, e sappiamo com'e' andata a finire. Nel caso di Joe potrebbero aprirsi prospettive un po' particolari, e' vero, ma hi e' proprio un po' insipida, eh. Staremo a vedere.
Come se non bastasse, il pomeriggio vado a prenderlo all'asilo e racconto l'accaduto alle maestre.
- Sapete, oggi ha detto la sua prima parola...
- Hi, vero? L'ha detto anche a noi prima, un paio di volte...
Come sarebbe a dire l'ha detto anche a voi? Praticamente questo bambino parla con tutti tranne che con la persona con cui passa il 90% del suo tempo.
Dopo un paio di giorni ha compiuto quattro mesi e l'ho portato a fare i suoi vaccini e la sua visita di controllo in cui il medico mi ha detto che devo cominciare a dargli della crema di riso.    
Primo pasto. Mangia tutto e si ciuccia pure le mani.
Allora chiedo in italiano Ehi Woody, ti e' piaciuto? e lui mi risponde Yeah! 
Tutto filmato. Altrimenti io stessa penserei di avere avuto le traveggole.
A quattro mesi, gli faccio una domanda in italiano e mi risponde...non in inglese, ma praticamente in Texano. E poi si parla di bilinguismo. Mi sa che abbiamo fra le mani uno dei piu' giovani bilingui al mondo. E mi sa anche che continueremo a sentirne delle belle qui a casa Johnson.