Il post di ieri ha suscitato numerose reazioni, cosi' per comodita', ho deciso di rispondervi con un nuovo post.
La domanda piu' frequente e' stata: tu cosa hai risposto?
E' andata cosi'.
Ho spiegato alla maestra che noi non diciamo mai a Joe cosa credere, ma che quando ci fa delle domande su Dio, la morte o qualunque altro argomento, cerchiamo di dirgli sempre la verità o almeno di fornirgli la quantità di informazioni che ci sembra adeguata alla sua eta'.
Devo dire che quello pero', si e' presto trasformato in un momento vagamente sconcertante perche' con piglio scherzoso ho aggiunto che se Joe ci chiede come si e' formato l'universo, gli raccontiamo del Big Bang e tutto il resto...non siamo mica creazionisti noi (ovviamente)!
E lei non ha riso. Ed e' calato il gelo ed e' finita cosi'. Arrivederci.
E questo ci porta alla seconda questione che e' emersa nei commenti: la maestra e' una deficiente.
Ecco io oggi, mentre andavo al lavoro (l'unico momento di relativa pace delle mie giornate) ci ho pensato molto a questa cosa. E sapete cosa vi dico? Che no, la maestra purtroppo non e' una deficiente. In un certo senso, sarebbe molto piu' semplice se lo fosse, ma cosi' non e'. Anzi la maestra e' una donna piena di energia, che dopo tanti anni, ama ancora molto il suo lavoro e cerca di rinnovarsi e farlo al meglio. Ci ho parlato abbastanza a lungo prima di decidere di iscrivere Joe nella sua classe e mi piace come la pensa sull'insegnamento.
D'altra parte, ha delle visioni religiose, che non conosco in modo approfondito, ma che sono lontane anni luce dalle mie.
Dovrei guardarla dall'alto in basso o considerarla una deficiente per questo? Non credo. Non siamo d'accordo, capita. Non capisco e non ho voglia di capire il suo credo, ma a parte questo mi sembra una gran brava persona. E' sufficiente. Anch'io sono andata all'asilo dalle suore, eppure non ho subito nessun trauma. Penso che i bambini piccoli abbiano bisogno di affetto, di allegria e di qualcuno che gli ricordi il valore dell'amicizia e della riconoscenza. Se tutto questo c'e', su altre cose sono disposta a chiudere un occhio.
E' facile dirsi tolleranti e poi appena si incontra qualcuno che la pensa diversamente assumere un atteggiamento di superiorita' o tagliare il dialogo. Per quanto mi riguarda, che ognuno faccia e creda un po' quello che gli pare, se non danneggia nessuno.
mercoledì 30 settembre 2015
martedì 29 settembre 2015
joe super cool (1)
La settimana scorsa sono stata mandata a chiamare dalla maestra di Joe. Non si preoccupi, eh, ci vediamo domani.
Gia' perche' e' del tutto normale prima o poi essere chiamati dagli insegnanti dei figli. Alle elementari, alle medie, alle superiori, ma - scusate- chi e' che viene fatto chiamare dalle maestre dell'asilo? I genitori di Jack lo Squartatore?
Quella sera le ho pensate davvero tutte. Che mi facessero chiamare perche' aveva picchiato qualcuno, l'ho subito escluso. Joe avra' tanti difetti, ma non e' mai stato manesco. Che fosse stato picchiato lui, non mi sembrava allo stesso modo possibile: me lo avrebbe raccontato. Allora che cosa mai avra' combinato? mi chiedevo. E non riuscivo a immaginare un motivo tanto grave da richiedere un colloquio privato e urgente.
L'unica cosa che mi veniva in mente e' che mi volesse dire che mio figlio e' un asociale o qualcosa del genere. Dovete sapere che io ero esattamente come lui da piccola. Avevo pochi amici e mi piaceva giocare da sola, a casa e credo mi chiamassero timida o al massimo brava bambina. Qui invece, anche come insegnante, ho visto subito che questo tipo di personalita' non viene apprezzata. E' come se i bambini timidi andassero aggiustati. Mi ricordo che ai miei tempi a scuola c'erano grossomodo tre tipologie di bambini: quelli come me, quelli chiacchieroni e quelli vivaci (che poi sono quelli che in questi anni, in questo paese, vengono considerati iperattivi o ADHD e imbottiti di psicofarmaci). Il bambino vincente per la maestra, e forse anche per la societa', e' il piccolo leader, lo vedi subito, e Joe chiaramente per ora non lo e'.
Basta. Le cose devono cambiare, mi sono detta. Bisogna fargli fare sport, iscriverlo a qualcosa, farlo uscire da questo fantomatico guscio.
La mattina dopo mi presento puntuale all'appuntamento. La maestra mi fa tutto un pippone stranissimo, che si rendeva conto di toccare una sfera molto privata, ma che si era consultata con la direttrice e avevano concluso che genitori e insegnanti devono agire insieme per il benessere dei bambini e bla bla bla.
Insomma, per farla breve, e' successo questo. Un bambino ha portato in classe una Bibbia da far vedere ai compagni. Tutti erano estremamente gioiosi e contenti, ma Joe, il mio Joe, quattro anni, si e' alzato in piedi e ha annunciato a gran voce: "Non e' vero che Dio ha creato l'universo, e' stato il Big Bang!".
La maestra si e' detta mortificata perche' Joe continuava a chiedere perche' e non accettava le sue spiegazioni che, ha precisato, non erano idee sue ma della Bibbia stessa. Secondo lei Joe sarebbe un bambino ovviamente tormentato e diviso fra due visioni contrastanti del mondo. Tormentato certo.
Avrei solo voluto vedere la scena, ecco solo questo.
Continua qui.
Gia' perche' e' del tutto normale prima o poi essere chiamati dagli insegnanti dei figli. Alle elementari, alle medie, alle superiori, ma - scusate- chi e' che viene fatto chiamare dalle maestre dell'asilo? I genitori di Jack lo Squartatore?
Quella sera le ho pensate davvero tutte. Che mi facessero chiamare perche' aveva picchiato qualcuno, l'ho subito escluso. Joe avra' tanti difetti, ma non e' mai stato manesco. Che fosse stato picchiato lui, non mi sembrava allo stesso modo possibile: me lo avrebbe raccontato. Allora che cosa mai avra' combinato? mi chiedevo. E non riuscivo a immaginare un motivo tanto grave da richiedere un colloquio privato e urgente.
L'unica cosa che mi veniva in mente e' che mi volesse dire che mio figlio e' un asociale o qualcosa del genere. Dovete sapere che io ero esattamente come lui da piccola. Avevo pochi amici e mi piaceva giocare da sola, a casa e credo mi chiamassero timida o al massimo brava bambina. Qui invece, anche come insegnante, ho visto subito che questo tipo di personalita' non viene apprezzata. E' come se i bambini timidi andassero aggiustati. Mi ricordo che ai miei tempi a scuola c'erano grossomodo tre tipologie di bambini: quelli come me, quelli chiacchieroni e quelli vivaci (che poi sono quelli che in questi anni, in questo paese, vengono considerati iperattivi o ADHD e imbottiti di psicofarmaci). Il bambino vincente per la maestra, e forse anche per la societa', e' il piccolo leader, lo vedi subito, e Joe chiaramente per ora non lo e'.
Basta. Le cose devono cambiare, mi sono detta. Bisogna fargli fare sport, iscriverlo a qualcosa, farlo uscire da questo fantomatico guscio.
La mattina dopo mi presento puntuale all'appuntamento. La maestra mi fa tutto un pippone stranissimo, che si rendeva conto di toccare una sfera molto privata, ma che si era consultata con la direttrice e avevano concluso che genitori e insegnanti devono agire insieme per il benessere dei bambini e bla bla bla.
Insomma, per farla breve, e' successo questo. Un bambino ha portato in classe una Bibbia da far vedere ai compagni. Tutti erano estremamente gioiosi e contenti, ma Joe, il mio Joe, quattro anni, si e' alzato in piedi e ha annunciato a gran voce: "Non e' vero che Dio ha creato l'universo, e' stato il Big Bang!".
La maestra si e' detta mortificata perche' Joe continuava a chiedere perche' e non accettava le sue spiegazioni che, ha precisato, non erano idee sue ma della Bibbia stessa. Secondo lei Joe sarebbe un bambino ovviamente tormentato e diviso fra due visioni contrastanti del mondo. Tormentato certo.
Avrei solo voluto vedere la scena, ecco solo questo.
Continua qui.
sabato 26 settembre 2015
quel momento li'
Continuo a pensare a quel passaggio di Turné di Salvatores dove il giovane e tormentato, e fighissimo, Fabrizio Bentivoglio dice a Diego Abatantuono che c'e' bisogno di rallentare, di gustarsi la vita, di coltivare i rapporti che valgono e lui risponde: "Uno passa la vita a farsi dire che prima è troppo giovane, poi dopo diventa troppo vecchio... Ci sarà una fase centrale in cui uno deve correre, no?"
Ecco, mi sa che per me e' proprio quel momento li'.
Ecco, mi sa che per me e' proprio quel momento li'.
venerdì 25 settembre 2015
oggi
Oggi abbiamo fatto un lavoro su La grande onda di Hokusai. Erano bambini di terza elementare e facevo delle domande aperte come sempre, cercando di costringerli a guardare bene e a provare a esprimere delle idee. Siamo arrivati presto alle emozioni ovviamente. Che cosa ti suscita quest'opera?
E una bambina, alza la mano e mi risponde che forse quel pittore ha dipinto quel quadro perche' ha perso il suo papa' su una barca, sotto una grande onda come quella li'.
E lo diceva con il sorriso sulle labbra, con serenita', con calma. Sono stata io che per una frazione di secondo ho quasi ceduto alla commozione.
La scorsa primavera il papa' di quella bambina, poco piu' che trentenne e' morto per una malattia tanto rara quanto orribile. La sua sofferenza, e' durata un paio d'anni e nessuno dei suoi quattro bambini piccolissimi, tutti miei studenti, ha mai espresso in nessun modo quel dolore a scuola, almeno che io sappia.
Le altre maestre mi hanno sempre detto che era perche' si erano "abituati" alla situazione, ma io non ho mai capito, in questa come in varie altre circostanze simili che mi sono capitate a scuola in questi anni qui, come sia possibile per dei bambini andare avanti apparentemente in tutta normalita' quando cose di questo tipo succedono. Potere dell'arte che unisce un vecchio giapponese vissuto tanto tempo fa con una bambina americana che ancora probabilmente non capisce cosa le e' successo, ma in un certo senso lo vede e lo rivede dappertutto.
Poi oggi e' successa un'altra cosa, di tutt'altro tenore, ma sempre legata al concetto delle emozioni inespresse e trattenute.
C'e' questa maestra che arriva sempre in ritardo alle lezioni di arte e tende in qualche modo a sopraffarmi. Ha una mania per la disciplina, che si sa, non e' proprio il mio forte, e mi interrompe spesso per richiamare i ragazzi all'ordine o per fargli vedere correzioni che sta facendo su compiti che non c'entrano nulla con la mia materia.
Entra in classe trafelata spiegandomi il motivo del ritardo e le dico che va bene, ma e' anche la terza settimana di fila e in realta' non va bene. E non va bene nemmeno interrompere il lavoro dei ragazzi, per nessun motivo. Non ero per niente alterata, pero' le ho detto quello che pensavo con l'intenzione di poter lavorare piu' tranquillamente il resto dell'anno scolastico. Cosa avrei dovuto fare altrimenti?
E' successo che si e' offesa a morte e questo ci puo' stare. Ma poi...e' scoppiata a piangere e ha detto che ho, testualmente, ferito i suoi sentimenti. E io ero, non so come dirvi...incredula.
Era una situazione totalmente surreale. Ho avuto una sorta di esperienza ultracorporea, di quelle in cui ti sembra di vederti dal di fuori. Questa donna, molto piu' alta, molto piu' irruente e molto piu' anziana di me, mi si stava sbriciolando davanti, a causa di qualcosa che io le avevo detto. Incredibile. Io. Proprio io che mi sono sentita dire per tutta la vita che sono troppo dolce/ buona/ gentile/ comprensiva/ tollerante, e chi piu' ne ha piu' ne metta.
E mentre tutto questo succedeva, pensavo due cose.
La prima e' che forse queste cose succedono a causa del maledetto atteggiamento passivo aggressivo che va tanto per la maggiore da queste parti e di cui si e' ampiamente disquisito in passato su queste pagine. Mi sembra che a furia di trattenere le emozioni e di farsi perennemente vedere sorridenti e in forma, le persone non siano piu' in grado di esprimere quello che realmente provano e vogliono che l'altro sappia di loro. Se non siamo d'accordo su qualunque cosa, sempre, diventiamo automaticamente nemici. Ma perche'? Non si puo' discutere?
E la seconda e' che sono davvero cambiata. Una volta forse ero io quella a cui veniva da piangere o per lo meno quella che si faceva trascinare dal vortice emotivo della controparte. Ora, invece - non so, credo che sia per via di tutte le cose che mi sono successe negli ultimi mesi- mi sembra che ben poche cose importino. Non ho tempo da perdere in stupidate come queste e, non so se lo sono davvero, ma mi sento piu' forte, molto piu' forte di prima. E rido anche molto di piu' delle cose che mi succedono.
Non proprio tutti tutti i mali vengono per nuocere, forse.
(Pero' al di la' di tutto, che fatica lavorare con le donne. Bisogna ammetterlo e magari darsi anche una calmata.)
E una bambina, alza la mano e mi risponde che forse quel pittore ha dipinto quel quadro perche' ha perso il suo papa' su una barca, sotto una grande onda come quella li'.
E lo diceva con il sorriso sulle labbra, con serenita', con calma. Sono stata io che per una frazione di secondo ho quasi ceduto alla commozione.
La scorsa primavera il papa' di quella bambina, poco piu' che trentenne e' morto per una malattia tanto rara quanto orribile. La sua sofferenza, e' durata un paio d'anni e nessuno dei suoi quattro bambini piccolissimi, tutti miei studenti, ha mai espresso in nessun modo quel dolore a scuola, almeno che io sappia.
Le altre maestre mi hanno sempre detto che era perche' si erano "abituati" alla situazione, ma io non ho mai capito, in questa come in varie altre circostanze simili che mi sono capitate a scuola in questi anni qui, come sia possibile per dei bambini andare avanti apparentemente in tutta normalita' quando cose di questo tipo succedono. Potere dell'arte che unisce un vecchio giapponese vissuto tanto tempo fa con una bambina americana che ancora probabilmente non capisce cosa le e' successo, ma in un certo senso lo vede e lo rivede dappertutto.
Poi oggi e' successa un'altra cosa, di tutt'altro tenore, ma sempre legata al concetto delle emozioni inespresse e trattenute.
C'e' questa maestra che arriva sempre in ritardo alle lezioni di arte e tende in qualche modo a sopraffarmi. Ha una mania per la disciplina, che si sa, non e' proprio il mio forte, e mi interrompe spesso per richiamare i ragazzi all'ordine o per fargli vedere correzioni che sta facendo su compiti che non c'entrano nulla con la mia materia.
Entra in classe trafelata spiegandomi il motivo del ritardo e le dico che va bene, ma e' anche la terza settimana di fila e in realta' non va bene. E non va bene nemmeno interrompere il lavoro dei ragazzi, per nessun motivo. Non ero per niente alterata, pero' le ho detto quello che pensavo con l'intenzione di poter lavorare piu' tranquillamente il resto dell'anno scolastico. Cosa avrei dovuto fare altrimenti?
E' successo che si e' offesa a morte e questo ci puo' stare. Ma poi...e' scoppiata a piangere e ha detto che ho, testualmente, ferito i suoi sentimenti. E io ero, non so come dirvi...incredula.
Era una situazione totalmente surreale. Ho avuto una sorta di esperienza ultracorporea, di quelle in cui ti sembra di vederti dal di fuori. Questa donna, molto piu' alta, molto piu' irruente e molto piu' anziana di me, mi si stava sbriciolando davanti, a causa di qualcosa che io le avevo detto. Incredibile. Io. Proprio io che mi sono sentita dire per tutta la vita che sono troppo dolce/ buona/ gentile/ comprensiva/ tollerante, e chi piu' ne ha piu' ne metta.
E mentre tutto questo succedeva, pensavo due cose.
La prima e' che forse queste cose succedono a causa del maledetto atteggiamento passivo aggressivo che va tanto per la maggiore da queste parti e di cui si e' ampiamente disquisito in passato su queste pagine. Mi sembra che a furia di trattenere le emozioni e di farsi perennemente vedere sorridenti e in forma, le persone non siano piu' in grado di esprimere quello che realmente provano e vogliono che l'altro sappia di loro. Se non siamo d'accordo su qualunque cosa, sempre, diventiamo automaticamente nemici. Ma perche'? Non si puo' discutere?
E la seconda e' che sono davvero cambiata. Una volta forse ero io quella a cui veniva da piangere o per lo meno quella che si faceva trascinare dal vortice emotivo della controparte. Ora, invece - non so, credo che sia per via di tutte le cose che mi sono successe negli ultimi mesi- mi sembra che ben poche cose importino. Non ho tempo da perdere in stupidate come queste e, non so se lo sono davvero, ma mi sento piu' forte, molto piu' forte di prima. E rido anche molto di piu' delle cose che mi succedono.
Non proprio tutti tutti i mali vengono per nuocere, forse.
(Pero' al di la' di tutto, che fatica lavorare con le donne. Bisogna ammetterlo e magari darsi anche una calmata.)
mercoledì 23 settembre 2015
odori e ricordi
Succede spessissimo, soprattutto all'inizio dell'anno. Entrano in classe e qualcuno dice "che buon odore che ha la classe di arte, ma che cos'è questo profumo?". E io dovrei dirgli forse che è muffa, umidità, vecchia pittura, sporcizia, ma non lo faccio perché in fondo io lo so benissimo cos'è che sentono. È il profumo di tutte le sensazioni belle che associano a quello che facciamo li dentro. E questa cosa mi riempie di gioia. Pensare che per molti di loro questo sarà sempre un posto magico dell'infanzia e per questo indimenticabile.
domenica 20 settembre 2015
i miei robot invisibili
- Mamma, Woody sta giocando con i miei robot invisibili!
- Quali robot?
- Quelli invisibili!
- Ah...e tu li vedi?
- Io no perche' sono invisibili, ma Woody si.
Tempo di dire queste parole e Woody si era gia' addormentato, seduta stante.
Osservo:
- Caspita, si e' proprio stancato a giocare con i robot invisibili...dovrai prestarglieli quando non riesce a dormire. Mah... cosa stai facendo Joe?
- Li metto via.
Ecco Joe e' questo tipo di bambino. Non credo sia eccezionalmente fantasioso come alcuni dicono. Credo solo che per intravedere uno spiraglio del mondo di un bambino, bisogna guardare a lungo e con molta attenzione e io lo faccio e lo faro' sempre perche' e' la cosa piu' interessante e misteriosa che mi sia mai capitata di poter fare nella vita sia come insegnante che come genitore. Spero che questo filo speciale di comprensione e comunicazione fra noi non si spezzi mai, che lui non smetta mai di sentirsi libero di esprimersi e che mi trovi sempre li' ad ascoltarlo.
- Quali robot?
- Quelli invisibili!
- Ah...e tu li vedi?
- Io no perche' sono invisibili, ma Woody si.
Tempo di dire queste parole e Woody si era gia' addormentato, seduta stante.
Osservo:
- Caspita, si e' proprio stancato a giocare con i robot invisibili...dovrai prestarglieli quando non riesce a dormire. Mah... cosa stai facendo Joe?
- Li metto via.
Ecco Joe e' questo tipo di bambino. Non credo sia eccezionalmente fantasioso come alcuni dicono. Credo solo che per intravedere uno spiraglio del mondo di un bambino, bisogna guardare a lungo e con molta attenzione e io lo faccio e lo faro' sempre perche' e' la cosa piu' interessante e misteriosa che mi sia mai capitata di poter fare nella vita sia come insegnante che come genitore. Spero che questo filo speciale di comprensione e comunicazione fra noi non si spezzi mai, che lui non smetta mai di sentirsi libero di esprimersi e che mi trovi sempre li' ad ascoltarlo.
venerdì 18 settembre 2015
mai dimenticarsi di ascoltare le conversazioni degli sconosciuti
Ero in fila e due donne sulla sessantina parlavano di qualcuno che aveva avuto dei problemi di salute.
- Come sono andati gli esami del sangue? Fa una.
Una terza donna, al principio della fila -forse le conosceva o aveva solo voglia di attaccare bottone- si gira e chiede con un sorriso:
- Posso sapere se state parlando di una persona a due o quattro zampe?
Allora una delle due donne risponde ridendo:
- E' mio figlio a quattro zampe, ha 14 anni...
Poi spiega, in modo che si sentisse, con gioia direi, che quattordici anni fa suo figlio, quello umano, e' morto in un incidente stradale e quattro mesi dopo questo cane e' apparso sulla porta di casa. E non se ne andava. Un giorno suo marito gli ha preso la testa fra le mani e ha chiesto al cane sei lui?
Alla fine hanno cominciato a pensare che fosse li' per loro, per aiutarli credo e lo hanno tenuto.
- Quindi non scherzavo, lui e' davvero mio figlio a quattro zampe.
- Come sono andati gli esami del sangue? Fa una.
Una terza donna, al principio della fila -forse le conosceva o aveva solo voglia di attaccare bottone- si gira e chiede con un sorriso:
- Posso sapere se state parlando di una persona a due o quattro zampe?
Allora una delle due donne risponde ridendo:
- E' mio figlio a quattro zampe, ha 14 anni...
Poi spiega, in modo che si sentisse, con gioia direi, che quattordici anni fa suo figlio, quello umano, e' morto in un incidente stradale e quattro mesi dopo questo cane e' apparso sulla porta di casa. E non se ne andava. Un giorno suo marito gli ha preso la testa fra le mani e ha chiesto al cane sei lui?
Alla fine hanno cominciato a pensare che fosse li' per loro, per aiutarli credo e lo hanno tenuto.
- Quindi non scherzavo, lui e' davvero mio figlio a quattro zampe.
lunedì 14 settembre 2015
ma d'estate babbo natale cosa fa?
Questo fine settimana siamo stati in un parco naturale qui in Texas, in cui sono visibili delle impronte di dinosauro. Si trovano sul fondo di un piccolo fiume. L'acqua e' bassa, pulitissima. Joe si e' divertito come un matto e anche Woody ha tenuto botta molto bene schiacciando pisolini meravigliosi all'ombra dei grandi alberi, nella brezza di fine estate.
Appena fuori dal parco c'e' il Museo della Prova della Creazione, giusto per non dimenticare che siamo pur sempre nella Bible Belt. Mi ha fatto molto ridere questa cosa e avrei voluto andare a darci un'occhiata, ma la mia propostafortunatamente non e' stata presa sul serio.
La sera siamo andati nel centro del paesino a cercare qualcosa da mangiare e siamo capitati in un ristorante molto bello, ricavato da una vecchia casa vittoriana.
Abbiamo chiacchierato amabilmente con la proprietaria, una spumeggiante giovane donna di Fort Worth, che ci ha raccontato, fra le altre cose, che il marito, lo chef, sta cercando di convincerla a trasferirsi al piano di sopra, ma lei non ne vuole sentire parlare perche' e' convinta che nella casa ci sia un fantasma. Nel prato, sotto un albero, abbiamo notato una vecchia sedia a dondolo vuota che ha fatto piuttosto presa sulla mia immaginazione e anche su quella di Joe.
Si stava proprio bene li', nel patio, clima perfetto, lucine, musica jazz in sottofondo. Era quasi ora di chiusura ed eravamo da soli a goderci la serata finche' un altro gruppo di clienti e' uscito dalla sala interna del ristorante. Fra loro...Babbo Natale.
Si e' seduto al tavolo accanto al nostro e ha sfilato qualcosa dalle scarpe. Al posto dei lacci, aveva dei palloncini sgonfi. Con destrezza ne ha gonfiato subito uno e lo ha piegato in modo da farlo diventare una sorta di animaletto, suppongo. Joe era completamente rapito quando lo ha ricevuto in dono.
Ma allora ecco cosa fa Babbo Natale d'estate! Va a trovare i dinosauri!
E' stato un bel fine settimana, ma quello che mi porto davvero a casa e' il ricordo di quel vecchio Babbo Natale. Ha fatto un piccolissimo gesto che non era in realta' piccolo per niente. Ha portato un po' di magia e incanto nella vita di un bambino di quattro anni, ha creato un minuscolo momento unico, una piccolissima storia. A volte ce ne dimentichiamo, ma ci vuole cosi' poco per riempire giornate qualunque di significato per noi e per gli altri. Una persona che fa un gesto cosi', ti insegna a guardare quelli che incontri, anche solo per un attimo e a dargli valore e attenzione.
Appena fuori dal parco c'e' il Museo della Prova della Creazione, giusto per non dimenticare che siamo pur sempre nella Bible Belt. Mi ha fatto molto ridere questa cosa e avrei voluto andare a darci un'occhiata, ma la mia proposta
La sera siamo andati nel centro del paesino a cercare qualcosa da mangiare e siamo capitati in un ristorante molto bello, ricavato da una vecchia casa vittoriana.
Abbiamo chiacchierato amabilmente con la proprietaria, una spumeggiante giovane donna di Fort Worth, che ci ha raccontato, fra le altre cose, che il marito, lo chef, sta cercando di convincerla a trasferirsi al piano di sopra, ma lei non ne vuole sentire parlare perche' e' convinta che nella casa ci sia un fantasma. Nel prato, sotto un albero, abbiamo notato una vecchia sedia a dondolo vuota che ha fatto piuttosto presa sulla mia immaginazione e anche su quella di Joe.
Si stava proprio bene li', nel patio, clima perfetto, lucine, musica jazz in sottofondo. Era quasi ora di chiusura ed eravamo da soli a goderci la serata finche' un altro gruppo di clienti e' uscito dalla sala interna del ristorante. Fra loro...Babbo Natale.
Si e' seduto al tavolo accanto al nostro e ha sfilato qualcosa dalle scarpe. Al posto dei lacci, aveva dei palloncini sgonfi. Con destrezza ne ha gonfiato subito uno e lo ha piegato in modo da farlo diventare una sorta di animaletto, suppongo. Joe era completamente rapito quando lo ha ricevuto in dono.
Ma allora ecco cosa fa Babbo Natale d'estate! Va a trovare i dinosauri!
E' stato un bel fine settimana, ma quello che mi porto davvero a casa e' il ricordo di quel vecchio Babbo Natale. Ha fatto un piccolissimo gesto che non era in realta' piccolo per niente. Ha portato un po' di magia e incanto nella vita di un bambino di quattro anni, ha creato un minuscolo momento unico, una piccolissima storia. A volte ce ne dimentichiamo, ma ci vuole cosi' poco per riempire giornate qualunque di significato per noi e per gli altri. Una persona che fa un gesto cosi', ti insegna a guardare quelli che incontri, anche solo per un attimo e a dargli valore e attenzione.
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