venerdì 15 maggio 2015

non sono le parole in se'. sul dialetto

Quando Joe era piccolo, pian piano, mi sono tornate in mente -come succede a tutti i genitori suppongo- tantissimi dettagli della mia infanzia che pensavo di avere dimenticato. Fra questi una filastrocca o un giochino in dialetto leccese, non saprei bene come definirlo, che facevamo sempre con mio padre e che mio padre raccontava di aver imparato dal nonno a sua volta. Io il salentino lo capisco perfettamente tutto e in teoria potrei anche parlarlo, ma sono sempre stata fortemente scoraggiata a farlo. In effetti, un milanese che cerca di parlare in salentino non si puo' sentire, lo riconosco. Il dialetto non e' come una lingua straniera. Se non lo parli alla perfezione, suona un po' come una presa in giro, questo l'ho visto in tenerissima eta': vieni preso in giro tu per provarci e forse sotto sotto anche loro si sentono presi in giro a sentirti storpiare la loro lingua. Ti accettano piu' facilmente se rimani quello che sei, anzi di solito piaci di piu' perche' porti qualcosa di nuovo, o questo almeno e' cio' che ho sperimentato nelle mie numerose e lunghissime estati pugliesi.
Ad ogni modo, sono almeno un paio d'anni che facciamo questo giochino dialettale, anche con Mr. J. Anche lui capisce abbastanza bene il dialetto, lo interessa molto e si stupisce quando sente dire agli italiani di non capirlo. Joe si e' sempre divertito, ma non ha mai imparato o provato a dire una singola parola, anzi, sembrava le storpiasse intenzionalmente.
Stamattina invece si e' svegliato e ha voluto fare il giochino con me e la nonna Squalo.
Ha detto tutte le parole alla perfezione, non ci potevo credere.
Due anni con me e non ha imparato niente, due giorni con la nonna e mi diventa trilingue!

Il punto e' che lui non sa niente di lingue e dialetti, ma deve essere in azione un qualche tipo di istinto: una milanese e un americano che dicono parole che non capisce, sono assurdi ed e' inutile anche prenderli sul serio, una nonna salentina che parla il suo dialetto evidentemente ha piu' senso e gli ha fatto scattare la molla dell'apprendimento.    

E' tutto molto affascinante.

4 commenti:

G ha detto...

Sto proprio studiando Glottodidattica e credo sia per il fatto che sia stato esposto alla versione 'originale' della lingua! :-)
A me invece fa sorridere pensare a Mr.J che parli salentino!

nonsisamai ha detto...

g: eheh...non lo parla, ma lo capisce molto bene ;)

Anonimo ha detto...

Io sono rimasta stupita dai miei figli che, dopo un mese che la nonna era qui con noi, dicevano frasi in dialetto veneto con un accento perfetto!

E' che chi parla più lingue di solito vede il dialetto come un'altra lingua. Se percepisce che chi gli sta davanti lo preferisce all'italiano, allora lo parla.

I miei figli, quando incontrano persone nuove, dopo qualche frase riaggiustano la lingua della comunicazione su quella che loro pensano sia la lingua più' comoda per il loro interlocutore. L'ho visto fare loro più' volte.
Per esempio, un sacco di famiglie che sono state in italia parlerebbero in italiano con noi, ma alla fine solo io parlo italiano con loro, i bambini cambiano alla lingua locale perche', io credo, avvertono che quella e' la lingua che chi gli sta di fronte preferisce...

[Nuvola]

nonsisamai ha detto...

nuvola: interessante, ci faro' caso...
vedo che Joe parla italiano con chi gli parla italiano, pero' con Mr. J. ora preferisce l'inglese, anche se gli si rivolge in italiano come faccio io.