La settimana scorsa, ho pensato mille volte a una stessa cosa. Un po' tutti tiravano fuori l'argomento fortuna -la fortuna di essermi beccata la stessa patologia rara in due gravidanze e diverse altre cosine che mi sono successe tutte insieme recentemente- e io pensavo e ripensavo proprio il contrario: quanto sono fortunata. Fortunata per come e' andato il mio piccolo incidente quel brutto giorno e poi per tutto. Per tutte le persone che mi sono vicine, fisicamente e no, per avere avuto accesso a delle cure mediche ottime, per avere un marito che ha la possibilita' di assentarsi dal lavoro per stare con me ogni minuto e per avere una mamma che fra poco viene fin qui da sola, senza parlare una parola d'inglese, apposta per prendersi cura di me e della mia famiglia.
E' che avevo ancora negli occhi le immagini dei cadaveri nel Mediterraneo. Pensavo a quei bambini meravigliosi e a quei genitori che li hanno messi in pericolo di proposito, nella speranza di dargli un'esistenza migliore o chissa' forse nella convinzione che se non lo avessero fatto sarebbero morti lo stesso. Quanto devi essere disperato per fare una scelta simile. E' inimmaginabile. Perche' qualunque cosa ci succeda -qui o in Italia- partiamo da tutto un altro livello di difficolta'. Veniamo trattati e trattiamo gli altri con umanita', soprattutto questo. Ci sono problemi di tutti i tipi, ma non ci sono le bombe e gli scafisti, la fame.
Possiamo discutere del sistema sanitario americano quanto vogliamo, ad esempio, ma io che non sono assolutamente una persona ricca, stavo male e, come altre volte in passato, mi sono ritrovata in una sorta di hotel a cinque stelle, dove ho ricevuto non solo tutta la professionalita' possibile, ma anche la gentilezza e la partecipazione emotiva del personale. Tutti con una parola buona, la voglia di alleviare e confortare il mio dolore in tutti i sensi. Queste non sono cose che si comprano, in situazioni simili entra in campo il meglio dell'essere umano e questo atteggiamento l'ho trovato ogni volta che mi sono trovata in una qualche emergenza sanitaria. Ci ho parlato con quelle infermiere, alcune fanno turni di dodici ore, ma sempre con il sorriso perche' il malato non ha nulla a che vedere con la loro stanchezza o il loro umore del momento. Per me sono quasi degli angeli.
Dato che sono a riposo forzato, per la prima volta nella vita, ho ceduto e ho chiamato qualcuno a pulirmi un po' la casa. Si tratta di una persona di cui ho sentito un gran bene, che lavora per un'amica, ma non sapevo nient'altro perche' lei non parla inglese e la mia amica non parla spagnolo.
Si e' presentata qui puntualissima, nonostante il poco preavviso e ha lavorato senza mai fermarsi per tre ore di fila.
Quando stava per andarsene, ha notato la foto di Joe e abbiamo cominciato a chiacchierare.
Mi ha detto che lei non ha figli, cioe' ne aveva uno quando viveva a El Salvador, ma e' morto, nella pancia a sette mesi. Pero' da otto giorni c'e' un altro bambino nella sua vita e gli occhi le si sono di nuovo illuminati. Questo bambino e' il figlio della nipote e vivra' con lei d'ora in poi. Ha solo un mese. Lo ha adottato? No. La nipote e il bambino sono venuti qui via terra, attraverso un viaggio lunghissimo e pericolosissimo. E' un miracolo che siano arrivati tutti e due sani e salvi. Le ho chiesto se lo avesse portato da un medico, giusto per un controllo, i neonati sono cosi' delicati, ma per lei non e' cosi' semplice. Questa mattina, alle quattro, e' andata a fare una coda non so dove per chiedere di poter accedere al cosiddetto ospedale dei poveri di Dallas, dove non hai bisogno di assicurazione e non ti chiedono i documenti.
Io non riesco a smettere di pensare al piccolo Nixon (accidenti il nome non lo aiutera' in questo paese...), a lei, alla nipote, al coraggio che hanno avuto, a tutto quello che ho e che a loro manca. Al fatto che, a meno che non cambino le leggi, la loro massima speranza, dopo tutto quello che hanno affrontato, e' vivere nella clandestinita' in questo paese, senza mai piu' poter tornare indietro.
La settimana scorsa ho letto dei commenti mostruosi riguardo alla tragedia dei clandestini nel Mediterraneo e mi hanno turbato moltissimo. Non immaginavo tanta cattiveria, tanto disprezzo indiscriminato verso gli uomini, le donne, i bambini, i vivi e anche i morti. Perfino Gianni Morandi! Eppure, io penso che basterebbe parlarsi. Non per risolvere il problema dei clandestini, ma almeno per eliminare l'odio. Quando hai davanti una persona che ti parla della sua vita e delle sue lotte che poi sono in fondo anche le tue, quelle di tutti, non puoi non sentire quello che sente, non ci credo.
mercoledì 29 aprile 2015
lunedì 27 aprile 2015
non devi essere mai paura
Quello che mi rimarra' di piu' di questa esperienza, probabilmente e' il chiaro senso dell'ineluttabilità' della vita. Il fatto che un giorno, tu magari aspiri al massimo a trastullarti nella tua banale quotidianità' e invece lei, la vita, arriva e ti preleva. Qualunque cosa tu stia facendo o avessi deciso di fare, guida lei.
Era un giorno come tanti altri, anzi un gran bel giorno. Ero a scuola, mi sentivo bene. Sapevo di essere alla mia penultima settimana lavorativa prima della maternita' e forse ho fatto un po' di piu' di quello che avrei dovuto, questo si', ma niente di particolare, credo. Joe era felicissimo con i suoi amichetti e mi ha chiesto di rimanere per il dopo scuola. Mi e' sembrata una buona idea, cosi' potevo andare avanti a lavorare ancora un po'. Mentre lo facevo sedere in macchina, un paio d'ore dopo, ha cominciato a parlarmi del suo fratellino. Ultimamente e' il suo argomento preferito, pero' mi ha detto delle cose che mi hanno fatto fermare un attimo ad ascoltare con piu' attenzione.
- Lo sai? Io ho fatto un pensiero sul mio bambino.
- Quale pensiero?
- Che quando lui esce dalla pancia, voglio fare tante cose per lui.
E poi e' andato avanti a raccontarmi le sue idee che erano cosi' belle che l'ho ringraziato. Mi fa proprio felice sentirlo parlare cosi'. Dopo un po', ha ricominciato:
- Mamma, sai...non devi essere mai paura.
La sua traduzione letterale di don't be afraid, suppongo.
Non gli ho dato peso, anzi l'ho ignorato, ero troppo stanca. Si era fatto tardi, il traffico era probabilmente orribile e il mio unico pensiero era tornare a casa. Dopo un po' ha ripetuto la stessa cosa, non devi essere mai paura, e ha ricominciato a raccontare cose che ho fatto scivolare via senza prestare la minima attenzione. Anzi, poi l'ho fermato e gli ho spiegato che non potevo parlare perche' dovevo concentrarmi a guidare, ma dopo una decina di minuti buoni dal nulla, si e' rifatto avanti, con la stessa frase, per la terza volta.
- Mamma, ricordati, tu non devi essere mai paura.
A quel punto, il messaggio e' davvero arrivato a destinazione. Gli ho chiesto perche' mi dicesse quelle cose, se fosse successo qualcosa che lo avesse spaventato a scuola, non sapevo nemmeno io cosa pensare. Non ricordo la sua risposta, probabilmente qualcosa di lungo e complicato che non ho capito, ma eravamo quasi arrivati.
A casa, purtroppo, e' successo quello che i medici temevano che succedesse fin dall'inizio della gravidanza. Avevo gia' avuto lo stesso problema alla placenta mentre aspettavo Joe, ma evidentemente ero stata molto fortunata e la situazione paventata non si era mai verificata.
E' stato un momento indescrivibile. Trovarmi da sola con Joe, senza nessun dolore (e' cosi' che si manifesta questa cosa), ma in teoria in pericolo di vita. Avevo immaginato talmente tante volte questa cosa nei miei peggiori incubi che non facevo altro che ripetermi che non stava succedendo, non ci volevo credere.
All'ospedale, dove siamo arrivati poco dopo, gia' conoscevano il mio caso alla perfezione perche' purtroppo questa era una delle possibilita' e sia io che i medici, eravamo abbastanza preparati anche al peggio.
Ricordati...non devi essere mai paura.
E invece e' stato tutto piuttosto tremendo e di paura ne ho avuta tantissima. Di sicuro anche lui, ma non sembrava. Mi hanno tenuto in ospedale un po' di giorni e ora sembra che la situazione si sia stabilizzata. Sono a casa, a riposo forzato fino alla fine della gravidanza with only bathroom privileges, mi hanno detto in modo un po' surreale. Devo veramente concentrarmi per non fare movimenti che non mi costano nessuna fatica.
Una sera, mentre ero ricoverata, una mia amica si e' portata Joe a casa per non fargli passare troppo tempo in ospedale. Mi ha raccontato che si e' comportato sempre bene, tranne quando lei gli ha vietato di disegnare perche' era ora di cena. Teneva cosi' tanto a quel disegno che e' stata obbligata poi a tornare a casa a prenderlo perche' lo aveva dimenticato e lui non le dava tregua, doveva portarmelo assolutamente.
Li' per li' ho pensato a un capriccio qualunque, ma quando gli ho chiesto di spiegarmi cosa avesse disegnato, ho capito perche' era cosi' importante.
Aveva fatto il dottore, con la mamma a letto e un cartello con disegnato un bambino. Un cartello barrato che significava: "Niente bambini fuori dalla pancia". Mi ha fatto sorridere.
Joe disegna e io scrivo, noi due le cose che ci succedono abbiamo bisogno di raccontarcele in qualche modo.
Era un giorno come tanti altri, anzi un gran bel giorno. Ero a scuola, mi sentivo bene. Sapevo di essere alla mia penultima settimana lavorativa prima della maternita' e forse ho fatto un po' di piu' di quello che avrei dovuto, questo si', ma niente di particolare, credo. Joe era felicissimo con i suoi amichetti e mi ha chiesto di rimanere per il dopo scuola. Mi e' sembrata una buona idea, cosi' potevo andare avanti a lavorare ancora un po'. Mentre lo facevo sedere in macchina, un paio d'ore dopo, ha cominciato a parlarmi del suo fratellino. Ultimamente e' il suo argomento preferito, pero' mi ha detto delle cose che mi hanno fatto fermare un attimo ad ascoltare con piu' attenzione.
- Lo sai? Io ho fatto un pensiero sul mio bambino.
- Quale pensiero?
- Che quando lui esce dalla pancia, voglio fare tante cose per lui.
E poi e' andato avanti a raccontarmi le sue idee che erano cosi' belle che l'ho ringraziato. Mi fa proprio felice sentirlo parlare cosi'. Dopo un po', ha ricominciato:
- Mamma, sai...non devi essere mai paura.
La sua traduzione letterale di don't be afraid, suppongo.
Non gli ho dato peso, anzi l'ho ignorato, ero troppo stanca. Si era fatto tardi, il traffico era probabilmente orribile e il mio unico pensiero era tornare a casa. Dopo un po' ha ripetuto la stessa cosa, non devi essere mai paura, e ha ricominciato a raccontare cose che ho fatto scivolare via senza prestare la minima attenzione. Anzi, poi l'ho fermato e gli ho spiegato che non potevo parlare perche' dovevo concentrarmi a guidare, ma dopo una decina di minuti buoni dal nulla, si e' rifatto avanti, con la stessa frase, per la terza volta.
- Mamma, ricordati, tu non devi essere mai paura.
A quel punto, il messaggio e' davvero arrivato a destinazione. Gli ho chiesto perche' mi dicesse quelle cose, se fosse successo qualcosa che lo avesse spaventato a scuola, non sapevo nemmeno io cosa pensare. Non ricordo la sua risposta, probabilmente qualcosa di lungo e complicato che non ho capito, ma eravamo quasi arrivati.
A casa, purtroppo, e' successo quello che i medici temevano che succedesse fin dall'inizio della gravidanza. Avevo gia' avuto lo stesso problema alla placenta mentre aspettavo Joe, ma evidentemente ero stata molto fortunata e la situazione paventata non si era mai verificata.
E' stato un momento indescrivibile. Trovarmi da sola con Joe, senza nessun dolore (e' cosi' che si manifesta questa cosa), ma in teoria in pericolo di vita. Avevo immaginato talmente tante volte questa cosa nei miei peggiori incubi che non facevo altro che ripetermi che non stava succedendo, non ci volevo credere.
All'ospedale, dove siamo arrivati poco dopo, gia' conoscevano il mio caso alla perfezione perche' purtroppo questa era una delle possibilita' e sia io che i medici, eravamo abbastanza preparati anche al peggio.
Ricordati...non devi essere mai paura.
E invece e' stato tutto piuttosto tremendo e di paura ne ho avuta tantissima. Di sicuro anche lui, ma non sembrava. Mi hanno tenuto in ospedale un po' di giorni e ora sembra che la situazione si sia stabilizzata. Sono a casa, a riposo forzato fino alla fine della gravidanza with only bathroom privileges, mi hanno detto in modo un po' surreale. Devo veramente concentrarmi per non fare movimenti che non mi costano nessuna fatica.
Una sera, mentre ero ricoverata, una mia amica si e' portata Joe a casa per non fargli passare troppo tempo in ospedale. Mi ha raccontato che si e' comportato sempre bene, tranne quando lei gli ha vietato di disegnare perche' era ora di cena. Teneva cosi' tanto a quel disegno che e' stata obbligata poi a tornare a casa a prenderlo perche' lo aveva dimenticato e lui non le dava tregua, doveva portarmelo assolutamente.
Li' per li' ho pensato a un capriccio qualunque, ma quando gli ho chiesto di spiegarmi cosa avesse disegnato, ho capito perche' era cosi' importante.
Aveva fatto il dottore, con la mamma a letto e un cartello con disegnato un bambino. Un cartello barrato che significava: "Niente bambini fuori dalla pancia". Mi ha fatto sorridere.
Joe disegna e io scrivo, noi due le cose che ci succedono abbiamo bisogno di raccontarcele in qualche modo.
martedì 21 aprile 2015
cosa mi ha insegnato gwyneth paltrow
In questi giorni, piu' o meno tutti hanno dato addosso a Gwyneth Paltrow per aver accettato la sfida di sfamarsi per una settimana spendendo solo 29 dollari, la cifra che il governo americano elargisce alle famiglie povere sotto il programma SNAP, Supplemental Nutrition Assistance Program, meglio noto come food stamps. Prima l'hanno attaccata per il tipo di spesa fatta, per lo piu' cibi freschi e costosi e poi, chiaramente, per aver fallito ed essersi andata a mangiare un pollo dopo quattro giorni. Pero', di una cosa bisogna darle atto, di aver portato l'attenzione su questo problema.
Ho letto un po' come funziona, mi sono informata meglio e mi ha dato da riflettere. Lei era completamente fuori strada e destinata a fallire con quello che ha comprato, ma ci sta anche che volesse fallire di proposito per dimostrare che quei soldi non sono sufficienti, almeno se aspira a un'alimentazione sana.
Ho notato qualcuno usare i food stamps solo in quei negozi dove vendono tutto a un dollaro. Ci vado spesso perche' sono perfetti per comprare i materiali che uso in classe o a casa con Joe per fare i miei lavori di arte. Una cosa vi posso garantire: non sono un tipo schizzinoso, ma non ho mai pensato di comprare del cibo in quei posti. Semplicemente, non sembrano supermercati e non c'e' nulla di fresco, frutta o verdura, ho visto piu' che altro scatolette, pasta di infinitesima sottomarca e surgelati.
Mi sono chiesta cosa avrei comprato con 29 dollari per una settimana e non mi sono saputa dare una buona risposta. Anche solo il latte che beviamo ogni mattina costa piu' di cinque dollari per un gallone che dura circa una settimana. Poi ho pensato a quello che compro e al fatto che la maggior parte delle volte, non guardo nemmeno il prezzo del cibo, compro quello che serve. Guardo i prezzi di tutto, ma non del cibo, a meno che non salti all'occhio qualcosa di estremamente costoso. Non siamo ricchi, come non lo era la mia famiglia di origine, ma sono sempre stata abituata a pensare che il cibo buono e' fondamentale. Si puo' risparmiare su tutto, ma il cibo non si tocca. Evidentemente sono stata molto fortunata. Questa settimana, invece, ho prestato piu' attenzione ai dettagli. Joe mi ha chiesto un mango, l'altro giorno, e glielo ho comprato con molto piacere, sono felice quando si entusiasma per un cibo sano, pero' costava piu' di un dollaro e mezzo, non avrei potuto comprarglielo con un badget di 29 dollari. Mi sono immaginata dover dire a mio figlio no, la frutta fresca no, ti compro quella in lattina o qualche altro cibo artificiale che costa molto meno. Perche' qui i cibi sani sono il vero lusso. Mi ha sempre colpito come costi meno, in proporzione, mangiare in un fast food che comprare gli ingredienti freschi. Lo raccontavo ai miei genitori e veniva fuori che perfino a Milano, una citta' famosa per l'alto costo della vita, la frutta e la verdura costano meno che qui, meta ambitissima di emigrazione proprio per il basso costo della vita.
Poi ho pensato a un paio di amici americani. Sono obesi e mi hanno raccontato storie gastronomiche allucinanti. Uno di loro non ha mai mangiato verdura fresca prima del matrimonio. Sua madre si limitava a svuotargli barattoli di piselli o asparagi o pesche sciroppate nel piatto. Una cosa, la poverta', tira spesso l'altra, l'ignoranza, e lui mi parlava di questa madre con un minimo di risentimento, pero' forse lei non era poi così in mala fede riguardo al cibo. Magari non aveva i soldi per fare di meglio e magari i suoi genitori a loro volta avevano fatto lo stesso con lei e lei non conosceva altro esempio.
Fa impressione che ci sia davvero gente che non ha da mangiare qui, in mezzo a tutta questa ricchezza dilagante. Bambini che vanno male a scuola perche' non riescono a concentrarsi con la pancia vuota e tu magari li vedi insieme a tutti gli altri e non te ne accorgi neanche perché banalmente, non sembrano poveri come ti immagini i poveri. So che alcune scuole pubbliche stanno cominciando a prendere provvedimenti e a servire una sorta di cena anticipata dopo le lezioni. In Italia, nonostante tutti i problemi che possono esserci, e ne ho conosciute di famiglie relativamente povere, storie del genere le ho sentite solo nei programmi di Santoro.
Ho letto un po' come funziona, mi sono informata meglio e mi ha dato da riflettere. Lei era completamente fuori strada e destinata a fallire con quello che ha comprato, ma ci sta anche che volesse fallire di proposito per dimostrare che quei soldi non sono sufficienti, almeno se aspira a un'alimentazione sana.
Ho notato qualcuno usare i food stamps solo in quei negozi dove vendono tutto a un dollaro. Ci vado spesso perche' sono perfetti per comprare i materiali che uso in classe o a casa con Joe per fare i miei lavori di arte. Una cosa vi posso garantire: non sono un tipo schizzinoso, ma non ho mai pensato di comprare del cibo in quei posti. Semplicemente, non sembrano supermercati e non c'e' nulla di fresco, frutta o verdura, ho visto piu' che altro scatolette, pasta di infinitesima sottomarca e surgelati.
Mi sono chiesta cosa avrei comprato con 29 dollari per una settimana e non mi sono saputa dare una buona risposta. Anche solo il latte che beviamo ogni mattina costa piu' di cinque dollari per un gallone che dura circa una settimana. Poi ho pensato a quello che compro e al fatto che la maggior parte delle volte, non guardo nemmeno il prezzo del cibo, compro quello che serve. Guardo i prezzi di tutto, ma non del cibo, a meno che non salti all'occhio qualcosa di estremamente costoso. Non siamo ricchi, come non lo era la mia famiglia di origine, ma sono sempre stata abituata a pensare che il cibo buono e' fondamentale. Si puo' risparmiare su tutto, ma il cibo non si tocca. Evidentemente sono stata molto fortunata. Questa settimana, invece, ho prestato piu' attenzione ai dettagli. Joe mi ha chiesto un mango, l'altro giorno, e glielo ho comprato con molto piacere, sono felice quando si entusiasma per un cibo sano, pero' costava piu' di un dollaro e mezzo, non avrei potuto comprarglielo con un badget di 29 dollari. Mi sono immaginata dover dire a mio figlio no, la frutta fresca no, ti compro quella in lattina o qualche altro cibo artificiale che costa molto meno. Perche' qui i cibi sani sono il vero lusso. Mi ha sempre colpito come costi meno, in proporzione, mangiare in un fast food che comprare gli ingredienti freschi. Lo raccontavo ai miei genitori e veniva fuori che perfino a Milano, una citta' famosa per l'alto costo della vita, la frutta e la verdura costano meno che qui, meta ambitissima di emigrazione proprio per il basso costo della vita.
Poi ho pensato a un paio di amici americani. Sono obesi e mi hanno raccontato storie gastronomiche allucinanti. Uno di loro non ha mai mangiato verdura fresca prima del matrimonio. Sua madre si limitava a svuotargli barattoli di piselli o asparagi o pesche sciroppate nel piatto. Una cosa, la poverta', tira spesso l'altra, l'ignoranza, e lui mi parlava di questa madre con un minimo di risentimento, pero' forse lei non era poi così in mala fede riguardo al cibo. Magari non aveva i soldi per fare di meglio e magari i suoi genitori a loro volta avevano fatto lo stesso con lei e lei non conosceva altro esempio.
Fa impressione che ci sia davvero gente che non ha da mangiare qui, in mezzo a tutta questa ricchezza dilagante. Bambini che vanno male a scuola perche' non riescono a concentrarsi con la pancia vuota e tu magari li vedi insieme a tutti gli altri e non te ne accorgi neanche perché banalmente, non sembrano poveri come ti immagini i poveri. So che alcune scuole pubbliche stanno cominciando a prendere provvedimenti e a servire una sorta di cena anticipata dopo le lezioni. In Italia, nonostante tutti i problemi che possono esserci, e ne ho conosciute di famiglie relativamente povere, storie del genere le ho sentite solo nei programmi di Santoro.
lunedì 20 aprile 2015
qualcosa di sbagliato
Vi descrivo una scena che ho visto oggi e che mi ha lasciato molto perplessa.
Stavo entrando in un parco con Joe. E' un parco che si trova in un ottimo quartiere, tranquillissimo, dove abbiamo sempre lasciato la bici e i giochi incustoditi senza mai aver avuto problemi. Appena fuori, sul marciapiede, c'erano due bambini di colore sui dieci-dodici anni con una poliziotta che li interrogava con un taccuino in mano. Lo noto perche' e' stranissimo in generale, ma soprattutto in quel posto. Un po' grandini per essersi persi in un posto del genere, cosa avranno fatto? Istintivamente avverto un senso di sollievo pensando che almeno l'agente e' una donna, come se mi aspettassi che li trattasse meglio di un poliziotto uomo. Invece, guardo ancora e vedo che gli sta parlando con un tono che non mi piace neanche un po'. Non li tocca, ma gesticola e sembra sgridarli, avvertirli e minacciarli.
Continuo a controllare quello che succede a distanza perche' ovviamente devo anche evitare di perdere Joe, ma in qualche modo, visto tutto quello che ci e' toccato sentire negli ultimi tempi su come la polizia bianca tratta i cittadini di colore in questo paese, mi sento responsabile per quei bambini, sono pronta a intervenire. E non devo essere l'unica a sentirsi cosi' perche' sempre a distanza, vedo che altre mamme non perdono d'occhio la situazione con aria preoccupata.
Proprio pochissimi mesi fa, fra le altre cose, un bambino nero di dodici anni e' stato ucciso in un parco a Cleveland da un poliziotto che era arrivato sul posto da due secondi cronometrati (CNN).
A un certo punto, pero', i bambini si alzano in piedi e gridano 'ecco la mamma!'. Un nuovo momento di sollievo, ma la poliziotta li azzittisce subito e li fa risedere dicendo che devono aspettarla li'. Allora arriva questa donna trafelata, abbastanza giovane, forse africana e musulmana dato che portava un foulard sui capelli, con un terzo bambino piu' piccolo sui quattro anni, per mano.
Mi aspetto che sia tutto risolto e invece la poliziotta intima ai bambini di non muoversi, raggiunge la madre a un paio di metri di distanza e comincia a parlarle con lo stesso tono minatorio che aveva usato in precedenza. Non sento quello che si dicono, ma la donna sembra disperarsi. Si porta le mani agli occhi e piange, poi anche il bambino piccolo piange e lei lo prende in braccio. I figli piu' grandi cercano di avvicinarsi di nuovo e la poliziotta li caccia via un'altra volta e li obbliga a risedersi. Dopo una decina di minuti, la madre va via con i figli.
Ecco, io non ho mai visto una scena del genere e non so cosa sia successo, non ne ho idea, ma non riesco a trovare un'ipotesi che giustifichi un trattamento simile. Cosa mai avranno potuto fare due bambini come quelli per essere trattati come dei criminali? E perche' mai una madre non puo' riprenderseli finche' la poliziotta non ha finito di dire quello che ha da dire? Se non sei sotto arresto, nessuno ha il diritto di trattenerti dall'andartene via o dal ricongiungerti con i tuoi figli minori.
Ho la sensazione che i problemi che spesso poi sfociano in tragedia fra polizia e cittadini di colore, nascano proprio da episodi come questo. Immagino l'impressione profonda che un avento del genere abbia potuto suscitare in quei bambini. La polizia non solo trattiene e rimprovera loro, ma fa anche piangere la madre. Di nuovo, non ho idea del perche' fossero li', ma se avessero fatto qualcosa di grave li avrebbero arrestati, i bambini o la madre. La sensazione, purtroppo, e' di aver assistito a qualcosa di molto sbagliato.
Stavo entrando in un parco con Joe. E' un parco che si trova in un ottimo quartiere, tranquillissimo, dove abbiamo sempre lasciato la bici e i giochi incustoditi senza mai aver avuto problemi. Appena fuori, sul marciapiede, c'erano due bambini di colore sui dieci-dodici anni con una poliziotta che li interrogava con un taccuino in mano. Lo noto perche' e' stranissimo in generale, ma soprattutto in quel posto. Un po' grandini per essersi persi in un posto del genere, cosa avranno fatto? Istintivamente avverto un senso di sollievo pensando che almeno l'agente e' una donna, come se mi aspettassi che li trattasse meglio di un poliziotto uomo. Invece, guardo ancora e vedo che gli sta parlando con un tono che non mi piace neanche un po'. Non li tocca, ma gesticola e sembra sgridarli, avvertirli e minacciarli.
Continuo a controllare quello che succede a distanza perche' ovviamente devo anche evitare di perdere Joe, ma in qualche modo, visto tutto quello che ci e' toccato sentire negli ultimi tempi su come la polizia bianca tratta i cittadini di colore in questo paese, mi sento responsabile per quei bambini, sono pronta a intervenire. E non devo essere l'unica a sentirsi cosi' perche' sempre a distanza, vedo che altre mamme non perdono d'occhio la situazione con aria preoccupata.
Proprio pochissimi mesi fa, fra le altre cose, un bambino nero di dodici anni e' stato ucciso in un parco a Cleveland da un poliziotto che era arrivato sul posto da due secondi cronometrati (CNN).
A un certo punto, pero', i bambini si alzano in piedi e gridano 'ecco la mamma!'. Un nuovo momento di sollievo, ma la poliziotta li azzittisce subito e li fa risedere dicendo che devono aspettarla li'. Allora arriva questa donna trafelata, abbastanza giovane, forse africana e musulmana dato che portava un foulard sui capelli, con un terzo bambino piu' piccolo sui quattro anni, per mano.
Mi aspetto che sia tutto risolto e invece la poliziotta intima ai bambini di non muoversi, raggiunge la madre a un paio di metri di distanza e comincia a parlarle con lo stesso tono minatorio che aveva usato in precedenza. Non sento quello che si dicono, ma la donna sembra disperarsi. Si porta le mani agli occhi e piange, poi anche il bambino piccolo piange e lei lo prende in braccio. I figli piu' grandi cercano di avvicinarsi di nuovo e la poliziotta li caccia via un'altra volta e li obbliga a risedersi. Dopo una decina di minuti, la madre va via con i figli.
Ecco, io non ho mai visto una scena del genere e non so cosa sia successo, non ne ho idea, ma non riesco a trovare un'ipotesi che giustifichi un trattamento simile. Cosa mai avranno potuto fare due bambini come quelli per essere trattati come dei criminali? E perche' mai una madre non puo' riprenderseli finche' la poliziotta non ha finito di dire quello che ha da dire? Se non sei sotto arresto, nessuno ha il diritto di trattenerti dall'andartene via o dal ricongiungerti con i tuoi figli minori.
Ho la sensazione che i problemi che spesso poi sfociano in tragedia fra polizia e cittadini di colore, nascano proprio da episodi come questo. Immagino l'impressione profonda che un avento del genere abbia potuto suscitare in quei bambini. La polizia non solo trattiene e rimprovera loro, ma fa anche piangere la madre. Di nuovo, non ho idea del perche' fossero li', ma se avessero fatto qualcosa di grave li avrebbero arrestati, i bambini o la madre. La sensazione, purtroppo, e' di aver assistito a qualcosa di molto sbagliato.
venerdì 17 aprile 2015
pensieri all'aria aperta
Passo sempre per quella accomodante sia come insegnante che come madre e forse lo sono, ma il fatto e' che a me i bambini viene spontaneo ascoltarli con attenzione e trattarli con rispetto come meritano le piccole persone che sono. Non mi avvalgo del supporto di una base teorica, semplicemente, sono stata trattata in questo modo ed e' l'unico che conosco. Non alzerei le mani su un adulto e non le alzo su un bambino, non urlerei ordini a un adulto e, se posso, evito di farlo con un bambino. Preferisco spiegare cosa voglio e perche'. A volte ho successo e a volte no, ma in fondo non e' questo il punto per me.
Oggi, entra una classe e avevo la porta sul retro aperta. Giornata splendida, aria fresca dal giardino a darci un po' di tregua in questi giorni gia' caldi. Avevo preparato tutto quello che dovevamo fare sui tavoli, ma loro si esaltano per la novita' della porta aperta e mi chiedono, anzi quasi mi supplicano, di fare qualcosa fuori. Beh, ci ho pensato giusto un secondo per capire se avevo il materiale e ho accettato.
La loro maestra ha storto un po' il naso, pero' in fondo...perche' no? Se ci avessi pensato prima, lo avrei proposto io. Hanno avuto un'ottima idea. Gli diciamo sempre di stare all'aria aperta e poi non ne approfittiamo quando ne abbiamo la possibilita'? Siamo nel centro della citta' e abbiamo la fortuna di avere questo bellissimo paesaggio proprio fuori dalla porta, perche' non godercelo un po'? Il paesaggio, l'aria fresca, i coniglietti di passaggio...siamo stati cosi' bene. E abbiamo anche imparato qualcosa di nuovo. Io ho imparato che c'e' un albero con dei fantastici bruchi pelosi e colorati, ad esempio, e loro hanno imparato in prima persona come lavoravano gli impressionisti.
Una lezione splendida, in tutti i sensi.
Non e' facile essere un ragazzino, nemmeno alle elementari. Ne ho uno di cinque anni che pensa di essere stupido e se lo ripete e si dispera e non e' per niente vero, ma evidentemente qualcuno glielo deve avere detto molte volte. Ne ho un altro, qualche anno piu' grande che e' depresso. Il padre sta morendo e lui e' depresso con un adulto. Alcuni giorni e' senza forza, si vede, ti dice che ha paura del futuro. Io alla sua eta' al futuro non ci pensavo nemmeno. E poi ognuno ha i suoi lutti e le sue lotte da combattere con i compagni prepotenti, le materie che non entrano in testa, il corpo che cambia e tante altre problematiche grande e piccole.
Dobbiamo stargli vicino, fargli capire che le loro idee valgono quanto le nostre e ci arricchiscono perche' e' proprio cosi'.
Oggi, entra una classe e avevo la porta sul retro aperta. Giornata splendida, aria fresca dal giardino a darci un po' di tregua in questi giorni gia' caldi. Avevo preparato tutto quello che dovevamo fare sui tavoli, ma loro si esaltano per la novita' della porta aperta e mi chiedono, anzi quasi mi supplicano, di fare qualcosa fuori. Beh, ci ho pensato giusto un secondo per capire se avevo il materiale e ho accettato.
La loro maestra ha storto un po' il naso, pero' in fondo...perche' no? Se ci avessi pensato prima, lo avrei proposto io. Hanno avuto un'ottima idea. Gli diciamo sempre di stare all'aria aperta e poi non ne approfittiamo quando ne abbiamo la possibilita'? Siamo nel centro della citta' e abbiamo la fortuna di avere questo bellissimo paesaggio proprio fuori dalla porta, perche' non godercelo un po'? Il paesaggio, l'aria fresca, i coniglietti di passaggio...siamo stati cosi' bene. E abbiamo anche imparato qualcosa di nuovo. Io ho imparato che c'e' un albero con dei fantastici bruchi pelosi e colorati, ad esempio, e loro hanno imparato in prima persona come lavoravano gli impressionisti.
Una lezione splendida, in tutti i sensi.
Non e' facile essere un ragazzino, nemmeno alle elementari. Ne ho uno di cinque anni che pensa di essere stupido e se lo ripete e si dispera e non e' per niente vero, ma evidentemente qualcuno glielo deve avere detto molte volte. Ne ho un altro, qualche anno piu' grande che e' depresso. Il padre sta morendo e lui e' depresso con un adulto. Alcuni giorni e' senza forza, si vede, ti dice che ha paura del futuro. Io alla sua eta' al futuro non ci pensavo nemmeno. E poi ognuno ha i suoi lutti e le sue lotte da combattere con i compagni prepotenti, le materie che non entrano in testa, il corpo che cambia e tante altre problematiche grande e piccole.
Dobbiamo stargli vicino, fargli capire che le loro idee valgono quanto le nostre e ci arricchiscono perche' e' proprio cosi'.
venerdì 10 aprile 2015
piccoli aneddoti da bible belt
Scrivo un'email di una riga alla segretaria e la risposta, dopo cinque minuti di orologio, e'
"informazione che avevo richiesto + Pray you're having a great day".
Cioe' prego che tu stia avendo un'ottima giornata. Rimango li' un attimo a fissare lo schermo. Me lo ripeto in testa in italiano un paio di volte, prego che tu stia avendo un'ottima giornata, ma proprio no. Non mi verrebbe mai in mente una forma di saluto simile.
"informazione che avevo richiesto + Pray you're having a great day".
Cioe' prego che tu stia avendo un'ottima giornata. Rimango li' un attimo a fissare lo schermo. Me lo ripeto in testa in italiano un paio di volte, prego che tu stia avendo un'ottima giornata, ma proprio no. Non mi verrebbe mai in mente una forma di saluto simile.
domenica 5 aprile 2015
grande amore, ma rispetto assoluto
Mi sono sempre, in un certo senso, vantata del rapporto di Joe con gli acchiappaconiglietti.
Grande amore, ma rispetto assoluto. Sempre tutti e tre consapevoli e gelosi dei propri spazi. Nessuna irruenza e nessun incidente mai. Finche' Joe non ha trasformato i 'suoi amici' in uova di Pasqua a quattro zampe.
A mia difesa posso solo dire che i simpatici ed entusiasti quadrupedi sono stati ampiamente ricompensati in coccole e biscotti. Come si dice....don't try this at home. O si?
Buona Pasqua!
venerdì 3 aprile 2015
che caldo, sembra agosto!
Ero in fila al supermercato italiano e davanti a me c'era una coppia di anziani. La signora si lamentava con la cassiera messicana che se non e' di bufala tecnicamente non e' mozzarella e dovrebbero togliere il nome dalla scatola. Sembrava piuttosto contrariata, la cassiera, invece, sorrideva visibilmente divertita. Italiani? Of course. Abbiamo scambiato due parole. Loro sono qui a Dallas da 36 anni. Mentre uscivamo, la signora mi fa: "Visto che caldo, sembra agosto!".
Mi ha fatto molto ridere. Avrei voluto dirle Signora ad agosto qui ci sono 45 gradi!
Credo che la signora in realta' fosse me fra quarant'anni.
Mi ha fatto molto ridere. Avrei voluto dirle Signora ad agosto qui ci sono 45 gradi!
Credo che la signora in realta' fosse me fra quarant'anni.
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