Un giorno una mia amica, splendida cuoca, sapendo che a Joe piace molto cucinare e a me cosi' cosi', mi ha dato una ricetta per una torta semplicissima, ma buona da fare con lui. Qualche settimana fa, avevo a cena una coppia di amici e l'ho fatta. E' stata un'esperienza unica. Il giorno dopo ho perfino chiamato l'amica che mi ha passato la ricetta per ringraziarla di avermi fatto provare questa emozione. Per la prima volta mi sono sentita come una specie di genio della cucina. I miei ospiti hanno divorato la torta e mi hanno chiesto la ricetta, insistendo da matti per averla subito per paura che me ne dimenticassi. Complimenti e lodi, un tripudio mai visto. Ho avuto il mio piccolo momento di gloria gastronomica anch'io insomma, ero felice.
L'altro giorno e' venuta un'altra coppia di amici e chiaramente, ho rifatto la stessa torta. Anche questa volta e' stata divorata voracemente. Anche in questo caso ero felice perche' la compagnia era ottima e il cibo e' piaciuto, ma con una differenza che di sicuro ho notato solo io: questi qui non hanno aperto bocca mentre mangiavano. Non hanno nemmeno accennato un commento qualunque, sono andati avanti a chiacchierare d'altro e a spazzolare tutto come se niente fosse. Tanto che a un certo punto gliela ho dovuta letteralmente togliere di bocca perche' mi spiaceva che non ne lasciassero nemmeno una fettina per i bambini.
Ho omesso un dettaglio. La prima coppia e' italiana, l'altra americana.
Generalizzo un po', e ci sta anche credo, dopo tutti questi anni all'estero, ma non sto cercando di dare una connotazione negativa al comportamento dei secondi, noto semplicemente una differenza sostanziale. Gli americani amano mangiare, ma non si esprimono attraverso il cibo come facciamo noi, per loro e' solo cibo. A vederli mangiare cosi' pensavo che per loro che fosse una torta fatta in casa o qualunque altra cosa, non avrebbe fatto nessuna differenza. Noi, non solo italiani, ma anche francesi, tedeschi, spagnoli, nordafricani...tendiamo a dare al cibo connotazioni piu' profonde o meglio ad usarlo in un certo senso, per manifestare un sentimento, un affetto o un apprezzamento che sicuramente vanno oltre quella tale torta o quella tale pietanza. Per loro, non per tutti, ma ripeto, l'ho visto e continuo a vederlo di continuo: e' solo qualcosa da mettere nello stomaco. Che va benissimo, ma forse e' anche un po' un'occasione persa.
9 commenti:
Decisamente un'occasione persa! Pazzesco leggere questo tuo post sull'occasione persa proprio oggi quando parlavo di questo con il mio compagno ma non era sul cibo quanto sul modo di gestire situazioni che seppure di lavoro, in Italia sarebbero state anche occasioni di scambio umano ma qui solo business.
Tante occasioni perse ...che tristezza!
A parte le differenze tra culture, sulle quali non so dare un giudizio perché non conosco americani, per me, per noi, una cosa è comprare un dolce o un altro piatto e un'altra è farlo. Io (noi) apprezzo molto di più le cose fatte in casa, significano impegno e forse anche fatica. Non solo nel mangiare. Per me è molto diverso ad esempio ricevere una sciarpa comprata ed una fatta a mano.
la ricetta, per favore! Sono uno strazio con i dolci..
Gio(Uk)
Anche io vorrei la ricetta :-), ma non mi offendo se non la condividi.
Ricetta! :)))
Da come l'hai descritta, deve essere fantastica! :)
eccola :)
forse la mia e' venuta anche piu' buona dell'originale, cosi' e' stato detto almeno, perche' ho usato il lievito italiano vanigliato per dolci
n.b. per qualche strano motivo e' in ml
200 ml di farina
200 ml di zucchero
100 ml di olio di oliva
3 uova
1 tbs di baking powder (o 1 bustina di lievito per dolci)
1 cup di apple sauce (o un bicchiere di salsa di mele, quella che si da' ai bambini piccoli, praticamente sono mele cotte frullate)
1 buccia di limone (poche gocce)
2 mele (da tagliare a fette e far galleggiare sull'impasto alla fine)
Mescolare tutto
40-45 minuti a 350 gradi F (o 180 italiani)
Puoi mettere sopra all'impasto nella teglia, un po' di zucchero vanigliato e burro.
Se vuoi caramellizzare le mele, dopo 35 minuti, un paio di minuti di grill.
allora mi'padre è americano.
se spazzola qualunque cosa je metto ner piatto, se non glielo levo se magna pure quello e mai un complimento!
ogni tanto dopo mangiato mi chiede: "che roba era?".
io rispondo sempre "pajata, pa'".
pure se era tiramisù.
(ps: farò la tua torta. la chiamerò torta pajata)
Anch'io rifletto spesso sulla questione. Alla fine, per ora, penso che la differenza sia che noi vediamo il cibo come nutrimento non solo per il corpo, ma anche per tutto quanto e' relazione. E' un nutrimento in senso lato per noi.
Roberta
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