Per tutta la vita, la mia idea di vacanza estiva e’ stata una sola e molto banale: sole, mare, spiaggia, lungomare e ripetere.
Per tutta la vita, l’idea di vacanza estiva di Mr. J. e’ stata una sola e molto poco banale: campeggio, possibilmente quello che qui chiamano primitivo, dove prendi la tua tendina e la pianti in un posto dove non c’e’ anima viva, a parte orsi, leoni di montagna e simili amenita’.
Ecco, quando ho conosciuto Mr. J. la mia idea di vacanza estiva ha subito un duro colpo. All’inizio, per me, cresciuta in una tipica famiglia salentina, era come avere a che fare con un marziano. Cioe’ lui non capiva perche’. Perche’ devi stare in spiaggia tutto il giorno? Cosa c’e’ di cosi’ speciale? Vuoi leggere un libro, ascoltare la musica? Non stai molto piu’ comodo sul tuo divano?
E per lui deve essere stato molto simile. Quando gli ho raccontato delle mie pochissime esperienze di campeggio, non sapeva se ridere o piangere.
La differenza e’ che mentre io ho sempre cercato di convincere lui a fare un po’ di vita da spiaggia, lui ha fatto tutto quello che poteva per tenere me lontano dal campeggio. Il giorno prima di partire, qualche settimana fa, l’ho beccato che si informava sugli alberghi della zona, per dire. Voleva avere un piano b lui. Just in case.
Che poi sembra strano, ma sono anche queste le cose che ti fanno innamorare di uno straniero (o della vita in un paese straniero). Il fatto che ti costringa a metterti in gioco, a riflettere, che sfidi tutte quelle piccole e grandi convinzioni che hai sempre avuto. Ancora oggi, dopo piu’ di dieci anni che ci conosciamo abbiamo di questi dibattiti un giorno si’ e uno no. Fortuna che sulle cose serie siamo d’accordo.
Tornando alla spiaggia, probabilmente e’ uno di quei casi in cui basta guardarci per capire dove sta l’inghippo. Io scura, mediterranea in tutto e per tutto, lui chiarissimo, pelle delicata, biondo, occhi azzurri. Tutte quelle sensazioni che per me sono piacevoli come il sole in fronte, il sale sulla pelle, i piedi che affondano nella sabbia, rappresentano per lui il fastidio allo stato puro. Piu’ di una volta in questi anni siamo stati al mare fuori stagione. Non l’avrei detto, ma oramai non sono per niente sicura che mi piacerebbe tornare al caos degli ombrelloni e delle folle di bagnanti. Quando ci si apre a nuove asperienze, tante volte finisce che un po’ si cambia.
Per quanto riguarda il campeggio, invece, quest’anno mi sono impuntata: era arrivato il momento per me di riprovare. Certo, conosco i miei limiti e non mi sarei mai lanciata nel campeggio selvaggio che faceva lui prima, ma uno tranquillo, un minimo civilizzato, con dei bagni, delle docce se non e’ chiedere troppo, magari alternato a qualche notte in albergo, giusto per darsi una rinfrescata…perche’ no?
Arrivati li', mi e’ presa l’euforia, mi piaceva tutto, mi si e’ come aperto un nuovo mondo. Il problema e’ che avevo dimenticato di lasciare a casa una cosa davvero trascurabile in un’esperienza simile, l'ansia di fare, andare e organizzare. Allora Mr. J. mi ha fatto una proposta, una di quelle molto allettanti.
- Senti ma perche’ invece non ci sediamo qui e basta?
- A far cosa?
- A fare campeggio.
In quel momento ho capito tutto. A lui il campeggio piaceva esattamente per lo stesso motivo per cui a me piaceva la spiaggia. A quel punto, ci e’ bastato fare campeggio vicino a una spiaggia.
Volendo, non e’ poi cosi’ complicato venirsi incontro.
E sono stati davvero dei bei giorni.
Perche’ in campeggio o sulla spiaggia ci siamo resi conto di aver bisogno di una cosa sola quest’anno. Di scollegarci da tutto (e il termine scollegarci non e’ li’ a caso…), di rallentare, di stare, solo di stare.
Ed e’ questo che abbiamo fatto.