mercoledì 27 novembre 2013

nuovi orizzonti professionali

Negli ultimi giorni sono stata alla mia prima conferenza sull’educazione artistica in Texas. E’ stata un’esperienza estremamente interessante per diversi motivi. Prima di tutto perche’ non avevo mai partecipato a nulla di simile. Era organizzata all’interno di un grandissimo hotel qui a Dallas e c’erano mille cose da fare ogni giorno, anzi le cose si accavallavano, era un po’ come all’universita’.
C’erano riunioni, lezioni, laboratori e una grande sezione che era una sorta di fiera dei piu’ disparati materiali artistici. Dal graffitaro che vende i piu’ nuovi strumenti nel suo campo, a chi si occupa di forni e torni per lavorare la creta, a chi offre macchinari per tagliare il vetro, per stampare, fare mosaici…e poi tavoli infiniti pieni di prodotti di ogni tipo con cui giocare  da provare.
Non avevo mai visto cosi’ tante persone che fanno il mio lavoro tutte insieme. Anzi, a dire il vero in tutti questi anni, mi e’ capitato di conoscerne solo una per puro caso a una festa. E’ che in ogni scuola di solito c’e’ una sola insegnante di arte e cosi’ queste occasioni di scambio sono preziose.
A me questa conferenza e’ servita molto per rendermi conto di quanto sia fuori dal comune la mia situazione, avere un metro di paragone finalmente. Innanzitutto, ho poco piu’ di cento studenti, mentre la maggior parte delle mie colleghe delle scuole pubbliche ne hanno circa settecento. Hanno contratti decisamente migliori da quello che si dice in giro, ma non si fermano mai e soprattutto gli manca quella inestimabile possibilita’ che ho io di stabilire un contatto un minimo piu’ approfondito con gli studenti (per quanto si possa approfondire vedendosi un’ora alla settimana…). Io non vedo mai piu’ di venti bambini alla volta e ho anche un’aiutante sempre a disposizione. Loro sono da sole con piu’ di trenta alla volta, ho sentito racconti terrificanti.
Insomma, mi sono sentita un pesce fuor d’acqua anche li’ ma soprattutto perche’, al di la’ della grandezza della scuola, non ho incontrato nessuno che insegna in modo simile al mio. Per me il centro del discorso e’ la teoria. Facciamo dei lavori, ma sono sempre in funzione dell’assorbimento di quei determinati contenuti che voglio far passare. Li’ invece ho visto tantissimi ‘lavoretti’, alcuni bellissimi, davvero, e che non sarei mai in grado di replicare, ma l’impressione che ho avuto e’ che fosse tutto abbastanza focalizzato sull’apprendimento di una quantita’ di tecniche fini a se stesse, che va benissimo poi, ma e’ un’altra cosa rispetto a quello di cui mi occupo io. C’era questa tizia, ad esempio, che ha tenuto un’intera lezione di due ore per spiegare come tenere in ordine la classe. Numerare tutto. Numerare ogni tubetto di colla stick e ogni tappo di tubetto di colla stick, cosi’ gli studenti non potranno piu’ rubarseli a vicenda, ma saranno inchiodati dalla prova incontrovertibile dei fatti. Non si volava altissimo il piu’ delle volte purtroppo. Non vedevo l’ora di seguire qualche lezione sull’arte afroamericana, che conosco solo da autoditatta e ne ho trovata solo una. Non bisognerebbe giudicare dai colori, ma quando sono entrata nella classe sono rimasta un momento colpita…avevo visto moltissimi insegnanti di colore, forse la maggioranza, ma la’ dentro eravamo tutti bianchi. Sembrava ci fossimo riuniti per parlare in segreto di una qualche creatura esotica. E alla fine poi, la cosiddetta lezione era semplicemente la testimonianza, umanamente molto intensa diciamo, di qualcuno che ha conosciuto un certo artista nero di secondo piano. Insomma, io che non c’entro nulla con questa cultura, mi invento il Black Art History Month nella mia scuola e sto sveglia fino alle due di notte a studiare, gli insegnanti di qui, nulla? Non e’ un argomento estremamente interessante sia a livello artistico che sociale? 
Quelli che fanno il mio lavoro qui sono o si definiscono artisti, io invece vengo dal mondo della storia dell’arte e dei musei, ho un approccio completamente diverso alla cosa, forse anche un po’ troppo accademico in un certo senso. Ho moltissimo da imparare nel campo delle tecniche e faccio di tutto per colmare da sola questa mia lacuna, ma ora capisco perche’ tutti si sono sempre stupiti in senso positivo e hanno sempre apprezzato cosi’ tanto il mio lavoro: e’ perche’ faccio cose che qui praticamente non fa nessuno.  
- Secondo te quando dovrei chiedere un aumento?
- Tre anni fa.

4 commenti:

Luciano ha detto...

Quel che penso rischia di essere il solito luogo comune sparato da uno che negli States non ci è mai stato.
Cioè che agli americani della storia non importa un fico secco. Gli Usa non hanno molta storia e il resto del mondo non conta. Quindi insegnare arte diventa insegnare delle tecniche, insegnare ad esprimersi, ma la storia dell'arte la conosci solo tu che vieni dal paese che, almeno da questo punto di vista, è il più ricco del mondo, dove, anche in un paesino di provincia dimenticato puoi trovare opere d'arte di altissimo livello. Per molti dei tuoi colleghi, al massimo è teoria studiata, forse su qualche libro.
Ho sparato la fesseria della giornata? Adesso posso andare a dormire tranquillo

nonsisamai ha detto...

non saprei. sicuramente la scala di valori e' diversa. qui ci sono giusto 3-4 musei di alto livello e la maggior parte dei miei bambini non ci sono mai stati. quando facevo lo stesso lavoro in italia invece avevo i bambini di 6-7 anni che mettevano in relazione un artista con un altro come se fosse la cosa piu' naturale del mondo. da noi l'arte si respira, e' proprio vero.

cooksappe ha detto...

bene così

Anonimo ha detto...

ti lascio un blog ottimo se vuoi proporre una versione meno coloniale della storia dell'arte:
http://medievalpoc.tumblr.com