lunedì 4 novembre 2013

i sottointesi che ancora ignoro

Ogni volta che cerco di descrivere questa sensazione che ritorna, questo modo di fare particolarissimo che vedo solo fra gli americani non riesco mai ne’ a farmi capire bene ne’ ad arrivare a una conclusione, a decidere che idea dovrei farmi e come dovrei reagire a determinate situazioni che mi si ripresentano quasi quotidianamente.

Piu’ passa il tempo e piu’ mi sembra che questa societa’ sia strapiena di sottointesi che ignoro. Uno all’inizio si illude che una volta che ha capito la lingua il piu’ sia fatto, invece e’ proprio li’ che il gioco si fa duro perche’ nel momento in cui capisci le parole cominci anche a intuirne meglio le sfumature, ma non ancora del tutto.

Proviamo a fare degli esempi proprio di quelli banalissimi successi diverse volte in questi anni, che forse si capisce meglio.

Richiedi un servizio, ti viene chiesto di proporre un prezzo e la persona che avrebbe dovuto fare quel lavoro per te scompare letteralmente, non si fa piu’ trovare, non risponde piu’ al telefono. Salvo poi incontrarti per caso e farti degli immensi sorrisi come se niente fosse. Deduci che il prezzo non era quello auspicato, ma perche’ mai non parlarne, cercare un accordo? L’hai offesa fino a questo punto con la tua proposta? Cosa e’ successo? Cosa hai fatto di male?

Ti invitano a un qualcosa in modo informale, la data si avvicina e non senti nessuno. Se stai li’ ad aspettare e’ facile che la cosa sfumi senza che nessuno si scomodi per avvisarti pero’ poi rimane sempre il dubbio nell’aria di chi abbia dato buca a chi e non e’ bello. Se chiami per una conferma, viene fuori quasi sempre che c’e’ stato un imprevisto e non se ne fa piu’ nulla. Ma nessuno ti avvisa, e’ come se fosse maleducato dire che non si puo’ piu’ fare invece che avvisare per tempo. Anzi ancora peggio, e’ come se fosse un tabu’ parlarne, meglio far finta di niente e passare oltre. A un certo punto ti pare quasi di essertelo sognato quell’invito.

Hai un problema da risolvere e chiedi un’informazione (es. per caso conosci una baby sitter?) a una persona che conosci. Ti dice si si certo, ora guardo un po’ e ti faccio sapere subito. Tu aspetti, magari contando molto su quell’informazione e nulla, non arriva piu’. Dopo un po’ rivedi la persona, anche in questo caso grandi sorrisi e l’argomento non viene mai piu’ toccato. La famosa storia dell’elefante nella stanza, quello che tutti vedono, ma che nessuno nomina mai. Perche’? Hai sbagliato a chiedere quell’informazione? Non si fa?

Conosci di vista delle persone, i tuoi vicini di casa per esempio, ti pare che ci sia una buona simpatia, si chiacchera allegramente le volte che ci si incontra. Dopo un po’ pero’ ti rendi conto che se pensano che tu non li abbia visti, corrono via. Proprio corrono a nascondersi. Cioe’ se tu le saluti ti salutano e attaccano anche bottone, altrimenti scappano lasciandoti la sensazione di averle qualche volta importunate. Li’ ti fai davvero mille domande. Prima di tutto: che fine ha fatto il buon vecchio buongiorno e buonasera e finita li’ alla milanese? Forse quella che per te era una simpatica conversazione fra conoscenti per loro invece era un abuso di tempo e confidenza? Pero’ non sembrava, proprio non sembrava con tutti quei sorrisi. Qualcosa avrai sbagliato se fanno cosi’. O no?

Potrei andare avanti a fare molti altri esempi, ma il discorso e’ questo: le cose non vengono quasi mai dette chiaramente e cosi’ non solo le grandi divergenze, ma anche le piccole questioni prive di significato diventano qualcosa di imbarazzante. Ti senti come se avessi fatto un qualche misterioso errore, ma non sai mai quale di preciso. E’ tutto molto kafkiano.

Devo dire che tutto questo mi crea una certa ansia, come e’ facile intuire. Se fai qualcosa che non va nessuno te lo dice mai apertamente, pero’ poi puntuale come un orologio ti arriva quel certo sguardo che ti trafigge e a quel punto non c’e’ davvero nulla da fare perche’ una cosa l’ho imparata di sicuro: non cercare mai di giustificarti o spiegarti perche’ peggiori solo le cose, puoi solo far finta anche tu di nulla e proseguire. Puoi stare tranquillo che tutti si comporteranno come se niente fosse, solo a te rimarra’ quel tarlo, quella sensazione di “I don’t fit in”.

9 commenti:

marcocera ha detto...

Tu poi hai Mr Johnson che tante di queste cose te le può spiegare. Sennò impazzivi. Ma credo non sia una questione di America, se vai in Uk avrai problemi simili credo. Se vai in Cina non capisci nemmeno di averli.

nonsisamai ha detto...

gia', non posso nemmeno immaginare il casino che sarebbe vivere in asia o africa... :)

elle ha detto...

Ho letto simili considerazioni su altri blog di italiani in USA.
L'idea che mi son fatta io è che non commettiate proprio nessun errore, è il loro modo di fare cordiale che spesso si basa sull'apparenza e quindi la disponibilità, persino la proposta d'invito, spesso sono di circostanza e sono manifestati per quieto e gentil vivere piú che per reale sentimento. Cose che si dicono così, tanto per non sembrare scortesi, evidentemente neanche immaginano che poi uno ci possa pensare sul serio e persino restare maluccio se le cose sfumano in nulla.
Non ci ho mai vissuto negli USA, ma da quello che leggo potrei scommetterci che è così, del resto certi atteggiamenti umani sono universali a qualsiasi latitudine ;)

Luciano ha detto...

Leggendo quel che racconti in anni di blog mi sono fatto l'idea che tu viva in un posto relativamente "chiuso", dove ci sono meno stranieri, dove la gente è abituata a pensare ed agire secondo schemi predefiniti (come nei nostri paesini).
In queste realtà lo straniero, ma anche chi viene dal borgo vicino non si integra mai, ogni parola è sempre fuori posto perché si discosta da quel che le persone conoscono e sono abituate a sentire.
E dietro tutte queste situazioni immagino pettegolezzi a non finire.
A me è successo più o meno quel che è successo a te quando mi sono spostato da una parte all'altra dell'Italia. Non sono stato abbastanza sveglio io da capire che si trattava di razzismo, me l'ha spiegato qualcun altro.
Questo lo penso soprattutto per i vicini che si nascondono, poi la storia degli inviti "bluff" ancora non mi è così chiara, l'ho letta anche in un altro blog.
Le persone che ti offrono una mano e poi si tirano indietro senza più parlarne le ho sempre viste, sono un po' inconcludenti, a parole tanta buona volontà e poi il giorno dopo si dimenticano dell'aiuto offerto.
È che questi esempi mi fanno pensare a situazioni diverse, non tutte necessariamente legate a una differenza di cultura.
Che ne dice Mr. Johnson? Io consiglierei anche un confronto coi parenti in Salento per vedere quante di queste situazioni sono a loro conosciute.

ha detto...

Io sono stata in USA per brevi periodi, in genere un paio di mesi, più volte, al seguito di mio marito che ci lavora periodicamente da 20 anni (e ora è lì), quindi anche se la mia esperienza è discontinua e probabilmente superficiale ho potuto ereditare sia le sue considerazioni e quella di altri colleghi europei (di varie provenienze) che ci sono invece stati continuativamente per anni.
Sicuramente c'è da valutare che come l'Europa gli USA sono grandi! E quindi secondo me ci sono differenze tra posto e posto. In California l'impressione è che tutto resti in superficie, molto. Di fronte grandi sorrisi, una cordialità che spiazza per quanto mette a proprio agio, gentilezza nei negozi, e così via, ma poi si resta sempre in superficie nei rapporti, le amicizie sono relegate al motivo per cui ci si frequenta, quelle che in ITalia io ho sempre classificato come "amicizie da palestra", finisci l'esperienza e quella persona sparisce dalla tua vita, questo in particolare ce lo diceva un collega di Londra che è stato lì per anni (ed è tutto dire...). In particolare io ci sono rimasta molto male l'ultima volta, avevo legato molto con una mamma con cui ho seguito, insieme alle rispettive bimbe, un corso per due mesi, ci mandavamo email per incontrarci anche in altri contesti, abbiamo anche fatto un "pic nic di arrivederci", appena tornata ho provato a manternere in contatti ma è sparita. Ecco, la sensazione provata è stata quella che descrivi tu. NB: io sono milanese...

LordRevan ha detto...

Mi hai letteralmente letto nel pensiero. Accade esattamente la stessa cosa a me a Dallas. Credo che abbia a che fare molto con la mentalita' del sud. Molta finta cortesia. Preferisco la realta' nuda e cruda del nord est ai sorrisi di circostanza.

ero Lucy ha detto...

Riesco finalmente a commentare da pc, devo risolvere il mio problema da cel :) Anche io come LordRevan detesto il buonismo del sud, che qui significa sudamericani. Sono capaci di mantenere una facciata sorridente e falsa per lungo tempo, per ottenere i loro scopi e niente altro, e non sono capaci di opporre un rifiuto. Mi era gia' capitato in Italia, e qui ne ho avuto la conferma. Purtroppo queste latitudini non mi permettono grandi confronti con gli anglosassoni, ma mi sembra che ovunque si vada ci siano considerazioni simili da fare.

LordRevan ha detto...

Il problema non sono I sud americani, qui il problema sono proprio gli americani. I messicani sono molto più facili da capire e gestire.

Anonimo ha detto...

Complimenti per il blog, che mi sto leggendo tutto pian piano. Direi che in the UK è tutto molto simile. O meglio, Londra è un gran porto di mare, con gente che va e vine da ogni parte del mondo e sparisce alla velocità della luce. Ma tra i Brits il comportamento è sostanzialmente molto simile a quello da te descritto.
Alberto