Un po’ di tempo fa siamo stati invitati, via email, a un picnic e uno degli invitati ha scritto che avrebbe portato delle aranciate da condividere.
Niente di strano? Certo, peccato che la prima risposta sia stata:
“Perche’ non portiamo acqua e succhi di frutta invece? Perche’ non facciamo che ogni famiglia porta le sue bibite, ma niente di gasato? Le bevande gasate sono piene di zucchero o zucchero sintetico che fa male.”
E le altre risposte arrivate erano molto simili a questa. Io ero completamente senza parole e meditavo di non presentarmi nemmeno. Ma non si fa che ognuno fa come gli pare? Per di piu’ nel mio modo di vedere, se qualcuno dice di voler condividere qualcosa, lo si ringrazia, poi se non e’ di proprio gradimento, magari non lo si consuma, ma non lo si crocefigge cosi’ sulla pubblica piazza per il solo fatto di averlo offerto.
E’ finita che la persona ha ugualmente portato l’aranciata per una questione di principio, ma non appena l’ha aperta un paio di anime pie hanno sentito l’impellente dovere morale di andar li’ e sottoporre l’etichetta ad esame approfondito, sottolineare gli ingredienti nocivi e soprattutto quelli che addirittura secondo le loro conoscenze, causerebbero il cancro. Minimo quell’aranciata gli sara’ andata di traverso.
Cerchi di fare un gesto amichevole e ti fanno passare per un irresponsabile che espone se stesso e la sua famiglia alle peggiori malattie per ignoranza, ma si puo’?
Tutti sappiamo che determinate cose non sono proprio salutari, dall’aranciata all’hamburger alla birra e a praticamente tutto quello che ha un buon sapore, ma ognuno si dovrebbe poter gestire come vuole, senza ricevere lezioncine dal primo che passa, o no?
Il fatto e’ che ho visto davvero molte situazioni di questo tipo da quando vivo qui e allora comincio a chiedermi: e’ un fatto generazionale o geografico? Voglio dire: e’ cosi’ anche in Italia, dove magari finora ho avuto la fortuna di frequentare sempre persone molto tolleranti o e’ una questione locale?
Qui frequento per lo piu’ stranieri, quindi la mia esperienza riguarda soprattutto loro, ma mi viene il dubbio che sia un po’ la societa’ a funzionare cosi’: sembra che tutti vogliano “educare gli altri”. Dal bambino che, sotto gli occhi dei genitori, viene rimproverato dal primo che passa a una mia amica che viene presa a male parole perche’ allatta (coprendosi) al supermercato. Infatti, l’anno scorso tornando in Italia per le vacanze, rimasi scioccata quando uscii con un’amica incinta di otto mesi e lei in tutta scioltezza ordino’ una birra e si accese una sigaretta. Al di la’ del fatto in se’, ho il forte dubbio che qui non gliela avrebbero nemmeno venduta la birra, sul fumare poi non ne parliamo nemmeno. Mi sembra abbastanza plausibile supporre che qualcuno magari avrebbe perfino potuto pensare di chiamare i servizi sociali. Non dico che sia giusto fumare e bere in gravidanza -assolutamente no per quanto mi riguarda- ma il punto e’ che e’ come se qui ci si sentisse automaticamente nel giusto a sindacare su determinate scelte personali e a me questa cosa fa davvero impressione.
Ho nascosto un sacco di miei contatti su Facebook proprio per questo motivo: non fanno altro che terrorismo psicologico sui vaccini, il tipo di dieta, il tipo di medicina…ma non era la la terra della liberta’ questa? Tutto questo proselitismo mi infastidisce da morire.