“I think I’m having a breakdown”Accidenti, una cosa seria. Breakdown, un crollo nervoso? Una crisi di pianto? Di sicuro niente di buono. Infatti, sono tornata indietro e ho chiesto a Mr. Johnson se ci fosse qualche doppio senso ironico qualcosa che non coglievo. Falle un colpo di telefono.
Mi ha risposto una voce dall’oltretomba a cui ho detto solo, senti vieni qui, stiamo un po’ insieme.
Struccata, gli occhi gonfi di una che ha appena finito di piangere, i nervi a fior di pelle, proprio lei che e’ sempre cosi’ impeccabile.
Cos’era successo? E’ molto semplice. Che c’e’ lo spring break, la settimana di vacanza che facciamo qui in questo periodo, e che – lo so che non suona bene ma- non ne poteva piu’ dei suoi figli. Tutti di eta’ diverse, tutti di temperamenti completamente diversi, uno molto problematico. Credo che non riuscisse a immaginare un’altra giornata da sola con loro. Aveva bisogno di uno stacco credo, ma non era materialmente possibile, le esigenze di tutti stavano soffocando le sue.
E’ finita che sono stati da me tutta la mattina fino al primo pomeriggio. In realta’ non abbiamo parlato molto di quel messaggio. Abbiamo giocato con l’acqua in giardino, abbiamo mischiato i colori, fatto esperimenti, abbiamo cucinato. Mi e’ sembrato che sia riuscita a decomprimersi almeno un po’. A me e’ parso che avesse solo bisogno di farsi una risata e incontrare uno sguardo amico. Avessimo potuto una bella birra non sarebbe stata una cattiva idea. Quando le ho chiesto se le andava un po’ di macedonia mi ha risposto certo, e’ cosi’ bello quando qualcuno si prende cura di me. Buffo, non ho mai considerato 'offrire una macedonia come prendersi cura di qualcuno, ma anch’io qualche volta mi sono sentita un po’ cosi’. La verita’ e’ che la mamma in tante famiglie, soprattutto quelle numerose, non conta. Non c’e’ tempo per preoccuparsi anche per lei. La mamma e’ quella che manda avanti il meccanismo, non c’e’ bisogno che nessuno mandi avanti lei, che la sostenga o la spinga in qualche modo, lei va, e’ il suo lavoro, la sua natura. Posso solo immaginare come ci si possa sentire schiacciati dalle responsabilita’ e dalle cose da fare lontani da casa, con una famiglia di quel tipo e senza nessuno ad aiutarti.
L’ammiro molto per aver avuto il coraggio di mandare quel messaggio, ha corso un grosso rischio. Le persone tendono a deluderti particolarmente nel momento del bisogno, ho visto. E farsi vedere stanchi, vulnerabili, non e’ il massimo soprattutto in questa nostra piccola comunita’ di gente di passaggio che raramente costruisce rapporti profondi al suo interno. E oltre ad ammirarla mi sento riconoscente nei suoi confronti per avere avuto fiducia in me.
un atto di fiducia è così prezioso.
RispondiEliminaTi leggo spesso orami da un po', commento poco ma ascolto tutto :)
RispondiEliminaChe tenerezza la tua amica, ma soprattutto te. Non è facile chiedere aiuto, ma lo è ancor di più trovare chi "ti si piglia" quando stai giù. Credo che sia capitato un po' a tutti, anche se senza figli e un'amica è sempre la soluzione migliore!
Un abbraccio Benedetta
un forte abbraccio a te e alla tua amica!
RispondiEliminal'aver scelto te ed essere riuscita a mandarti quel messaggio vuole dire che in te ripone grande fiducia!
e' vero quello che dici... l'anno scorso venne a trovarmi una mia amica qui a san diego, la mattina mi faceva trovare la colazione pronta (cioe' scaldava il latte e metteva i biscotti a tavola)... e le giornate sembravano migliori :-)
grazie a tutte a tre <3
RispondiEliminaNon facile chiedere aiuto, una eblla dimostrazione di amicizia da entrambe le parti!
RispondiEliminaRita
Ri BENNY
brave entrambe!!!!
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