giovedì 28 febbraio 2013

che genitori

La cena e’ in tavola e il piccolo Joe urla dall’altra stanza ‘Mangia mangiaaaaa!’. Penso, bene,  ha fame all’ora di cena per una volta, cosa chiedere di piu’? 

Quando arriva pero’ si spiega meglio.

- Mangia mangia applesauce!!

Applesauce e’ una specie di mela frullata, una merenda, non una cosa che mangiamo per cena.

Gli dico di no, che a cena non si mangia l’applesauce e lui comincia a piangere.

Allora dico a Mr. Johnson:

- Senti, io gli metto la Pimpa. Se c’e’ la Pimpa mangia tutte le verdurine che voglio ed e’ felicissimo.

- Aspetta. Ragioniamo. E’ meglio che mangi bene o che si abitui a guardare i cartoni a tavola?

- Non lo so, vediamo cosa dice lui. Vuoi guardare la Pimpa o mangiare l’applesauce? Scegli una sola delle due cose!

- Applesauce! Applesauce!

Cosi’, gli ho dato l’applesauce, ma dopo due cucchiaini, ha ricominciato a strillare:

- Toni Toni I want Pimpa I want Pimpa!!

[Toni sta per ‘cartoni’]

- Eh no! Hai voluto mangiare l’applesauce, ora niente cartoni.

Eravamo determinatissimi lo giuro. Il problema e’ che ha cominciato a piangere in una maniera tragica, sia per le nostre orecchie che per i nostri cuori, diciamo cosi’. Che lacrimoni, sembrava non smettesse piu’, non riuscivamo nemmeno a mangiare. Poi lui ha questa cosa strana che quando piange gli diventano le sopracciglia rosse rosse e anche il naso, sembra un  pagliaccio disperato, non si puo’ vedere.  A un certo punto io e Mr. Johnson ci siamo guardati.

- Che facciamo?

- Ah, decidi tu.

- No decidiamo insieme, che si fa? Va a letto disperato e senza cena?

E Pimpa sia.

Insomma, questo microbo di due anni ci ha fregato in pieno. E’ riuscito a fare tutto quello che voleva dimenticandosi dei lacrimoni tragici in un nanosecondo. Che a volte uno dice…ma come fanno a cambiare faccia cosi’ in due minuti? Un‘interpretazione da Oscar, complimenti. 

Ad ogni modo, abbiamo passato il resto della cena a sentirci dei pessimi genitori e a cercare delle scuse.

- Senti secondo me e’ normale, tutti i genitori fanno cosi’ con i bambini di due anni, poi quando crescono si comincia a fare sul serio con la disciplina.

- Si certo…e quand’e’ che crescono esattamente?

- Allora vediamola cosi’: guardare la Pimpa gli fa bene, cosi’ ascolta un po’ di italiano.

- Questa mi piace. Gli abbiamo fatto vedere la Pimpa perche’ noi volevamo, ecco, cosi’ va molto meglio.

Aiuto. Diventa sempre piu’ difficile.

mercoledì 27 febbraio 2013

non l’ho visto arrivare

E’ difficile spiegare come ci si sente ad assistere a questo ennesimo spettacolo della politica italiana da qui. ‘I didn’t see it coming’, non l’ho visto arrivare, direbbe un texano. E’ stata una gran tramvata, direbbe un milanese. La sostanza e’ identica: non me l’aspettavo. Chissa’ se dall’Italia si capiva meglio quello che stava succedendo. Da qui, sembra tutto senza senso e infatti gli italiani all’estero hanno votato in maniera completamente diversa.

Non volevo scrivere un post sulle elezioni veramente, con tutte le analisi mille volte piu’ interessanti che ci sono in giro, ma dovete capirmi, ho bisogno di analizzare, di blaterare, di …e’ cosi’ frustrante parlare di tutto questo con qualcuno che non e’ italiano. Cioe’, ancora piu’ frustrante mettiamola cosi’.

Prendiamo Mr. Johnson, ad esempio, che e’ uno che conosce la lingua, le persone e che in Italia ci ha anche vissuto -una rarita’- ecco anche lui non mi da’ nessuna soddisfazione in questi casi.

Ieri sera, presa dallo sconforto, fra le altre cose, gli spiegavo che Berlusconi all’ultimo momento oltre a promettere di rimborsare la tassa piu’ odiata dagli italiani di tasca propria, ha anche mandato in giro una lettera con la stessa grafica del fisco che diceva a caratteri cubitali ‘Rimborso Imu’.

- Ma scusa…non e’ illegale? Qui sarebbe illegale. Offrire alla gente soldi di tasca propria in cambio di un voto, significa comprare voti, e’ illegale. Romney avrebbe potuto comprarsi tutti i voti che voleva, ma non ci ha nemmeno pensato: comprare voti qui e’ illegale.

E via di questo passo, del tipo che cominci a lamentarti perche’ speri in una spalla su cui piangere e finisce che ti viene voglia di menare qualcuno che non c’entra assolutamente nulla e che sta solo cercando di capire con te. Il fatto e’ che e’ come per la mamma, io posso dirne quello che mi pare ma guai a chi me la tocca.

Poi questa volta il risultato elettorale e’ stato proprio una sorta di dolore. Mi sento tradita. Mi sembra che d’ora in poi quando diro’ che sono italiana per prima cosa, verro’ assimilata a qualcosa con cui non ho e non ho mai avuto nulla a che fare, il berlusconismo. Prima di ieri non era cosi’.

Detto questo, spero solo di rimanere stupita in positivo da questa nuova classe dirigente salita al potere in maniera cosi’ rapida. Magari ha ragione chi dice che i grillini daranno forza propulsiva ai vecchi addormentati della sinistra e iniziera’ davvero un qualche cambiamento.

Speriamo.

Cos’altro possiamo fare del resto?

lunedì 25 febbraio 2013

venerdì 22 febbraio 2013

ci sono certe cose che ancora

Viene a colazione e le preparo un bel cappuccino. Poi si chiacchera si chiacchera finche’ si fa ora di pranzo. Allora, le dico:

- Guarda, se ti va, ti offro una pasta…


- Certo, grazie! Posso chiederti un favore pero’? Ti scoccia se mi preparo un altro cappuccino nel frattempo? Ho un sonno...

Ma no, figurati.

Su un fornello la pasta e sull'altro il caffe'. Che profumino invitante, ora vomito.

Avevo sentito delle storie, ma non ci avevo mai creduto fino in fondo. Insomma, in tutti questi anni io una persona che accompagna davvero la pasta col sugo con mezzo litro di cappuccino bollente non l'avevo ancora conosciuta. Adesso si' che mi sento completa come expat.

giovedì 21 febbraio 2013

e poi ci siamo anche noi

E poi in queste elezioni, ci siamo anche noi, gli expat, quelli che guardano tutto molto attentamente, ma pur sempre dall’esterno e che si scandalizzano delle pochezze della politica italiana perfino piu’ degli altri. Ogni volta che ci si vede e’ tutto un hai visto che roba? Ma come si fa? Pero’ succede che a un certo punto, le elezioni si avvicinano e ti cominciano ad arrivare una serie di messaggi tipo vota per questo qua che e’ amico mio. E io non dico che sia sbagliato o che questo tale personaggio non sia un candidato valido, ma non lo conosco, convincimi, dammi delle motivazioni. Perche’ mi dici che dovrei votarlo?

Le risposte sono state tutte piu’ o meno di questo tenore.

Prima stava con questo partito ora con quest’altro, ma l’importante e’ che e’ di qui, se verra’ eletto si dara’ da fare per noi.

Sono perplessa. Tutti questi uomini di mondo, questi viaggiatori incalliti, che si scandalizzano tanto per quello che succede in Italia, al momento opportuno dimostrano di ritenere anche loro nel profondo che la politica sia un mero tornaconto personale.

mercoledì 20 febbraio 2013

dilemmi sulle elezioni

Avevo la mia scheda elettorale pronta da giorni, la guardavo, ma non riuscivo proprio ad aprirla. Per me il voto e’ sacro, non ho mai nemmeno considerato la possibilita’ di non votare, ma devo confessarvi che a questo giro, la tentazione per un attimo l’ho avuta. Il problema non e’ la lontananza perche’ mi sento sempre italiana esattamente come prima e seguo tutto quello che succede come facevo prima. Il problema e’ proprio il non sentirsi rappresentati, il non sapere che pesci pigliare. Il dare un voto, una cosa seria, importante, giusto per farlo, senza convinzione.

Insomma, stavo per votare, quando in una chiaccherata casuale su skype, viene fuori che diverse persone che stimo stanno pensando di votare per il Movimento Cinque Stelle. Non me lo aspettavo proprio, io non l’ho nemmeno considerato. Ma Grillo non e’ quel populista tendenzialmente antidemocratico, su cui certo, su diverse cose non si puo’ che concordare, ma che non fa altro che sbraitare, insultare e aggredire la cosiddetta ‘panza’ degli italiani piu’ o meno alla stregua di Berlusconi o dei leghisti? Ma allora perche’ persone che hanno sempre avuto idee simili alle mie, lo vogliono votare? Mi sono persa qualcosa?

Puo’ essere. Cosi’ mi sono messa a leggere qualcosa, mi sono perfino sorbita due ore di speciale di Mentana sul fenomeo Grillo e no, non ho cambiato idea. Non mi pare che l’Italia abbia bisogno di un personaggio del genere, soprattutto in questo momento. L’Italia, anzi gli italiani, visti da qui, hanno bisogno di far capire di essere delle persone serie, non quelli che passano dal pianista da crociera al comico televisivo che sembra quasi una barzelletta, l’ennesima, che non fa ridere proprio nessuno. A me pare che la gente lo voti per i motivi piu’ disparati, ma soprattutto perche’ sperano nel cosiddetto rimescolamento delle carte. Insomma, hai piu’ possibilita’ che ti vada bene con chiunque nuovo che con il vecchio che non ha mai funzionato. Sara’, ma non fa per me. C’e’ una violenza verbale che non riesco a tollerare. Per il resto, e’ inutile che mi dilunghi, tanto la penso esattamente come Michele Serra:

Grillo non lo sa (è troppo sicuro di sé per capirlo), ma il rifiuto di sottoporsi al normale tran tran televisivo lo rende odioso quasi quanto Berlusconi, e gli costerà un po’ di voti. Non quelli dei suoi fedeli, sicuri di appartenere a una genia superdotata e autosufficiente, gli internauti che possono comunicare, conoscere, giudicare e decidere servendosi solo del web. Ma quelli degli incerti, che sono attratti dalla sua foga di cambiamento, ma diffidano del suo ininterrotto sbraitare, e tutto sommato non disistimano la mediocrità della democrazia al punto da preferire l’autoritarismo. I pretoriani che ridono sgangheratamente ad ogni suo vaffanculo, e hanno riso anche quando ha cacciato dal palco un cameraman di Raitre, certo non hanno dubbi sulla superiorità morale del loro Capo, che non vuole confondersi con i poveracci che litigano in uno studio televisivo. Ma noi altri normali, compresi molti elettori ancora indecisi, siamo ancora in grado di domandarci come mai le domande di un giornalista facciano così schifo a un capopopolo. Chi è abituato al monologo, al minimo sentore di dialogo va in paranoia.

Io comunque, ho votato, ora tocca a voi. E speriamo in bene.

martedì 19 febbraio 2013

universal pre-k

Questo secondo mandato di Obama e’ proprio come me lo aspettavo, piu’ incisivo, piu’ forte, dirompente. Una proposta innovativa dietro l’altra, ti fa seriamente sperare (o illudere) che tante cose stiano davvero cambiando in questo paese.

Il suo merito piu’ grande poi forse e’ proprio il fatto di aprirle determinate discussioni.

L’ultima in ordine di tempo e’ quella sull’Universal Pre -K, cioe’ l’opportunita’ di rendere obbligatorio per tutti i bambini un anno in piu’ di scuola materna.

Ora che ho un bambino capisco quanta fatica e energia richieda il tenerlo impegnato in maniera costruttiva. Lui va all’asilo solo due giorni alla settimana mentre io lavoro, ma nonostante tutti i miei sforzi per trovare attivita’ interessanti da fargli fare, spesso penso che a casa non abbia tutti gli stimoli che ha a scuola. Mi sembra che impari di piu’ a scuola, ecco.

Ed evidentemente non e’ solo una mia impressione.

Il presidente nel suo discorso, spiegava che per ogni dollaro investito nell’educazione prescolare, la collettivita’ risparmia ben sette dollari. Si riferiva, fra gli altri, a uno studio iniziato negli anni Sessanta in cui  sono stati osservati gli effetti di una buona educazione prescolare su diversi gruppi di bambini. Si e’ visto che i bambini, oramai cinquantenni, che hanno ricevuto piu’ stimoli durante la prima infanzia sono quelli che hanno poi avuto una vita migliore. Piu’ produttivita’, meno tendenza a delinquere, meno problemi di salute, stipendi piu’ alti. E tutto questo si traduce in un grande guadagno per la societa’ naturalmente.

Se vi interessa potete approfondire l’argomento qui.  

lunedì 18 febbraio 2013

come no

- Guarda che ti ha appena mandato un messaggio C. per dirti di stare attenta che c’e’ poco parcheggio li’ vicino…

- Hai letto i miei messaggi?

- Si ma solo perche’ si e’ acceso, ho visto il suo nome e allora…

- Allora hai letto il mio messaggio.

- Si, ma solo perche’ la conosco, se fosse stato, che ne so, il nome di un uomo che non conoscevo non avrei mica letto…

Certo, come no.

venerdì 15 febbraio 2013

la signora gesso e l’omosessualita’

La settimana scorsa, una delle maestre e’ andata in maternita’ ed e’ arrivata una supplente. Una bella signora bionda sulla sessantina che il giorno di S. Valentino indossava delle antenne a forma di cuore. Questo e’ stato il nostro primo incontro.

- Piacere Ema.

- Piacere sono la signora Gesso.

- Come?

- Gesso Gesso come il gesso!

Esclama facendo per ben due volte il gesto dell’ombrello, che mi auguro non sia offensivo da queste parti.

Ad ogni modo, la signora Gesso comincia a raccontarmi tutta la sua filosofia di insegnamento improntata sullo studio delle materie scientifiche di cui ricordo qualcosa tipo bla bla bla… faccio la faccia interessata e penso ai fatti miei bla bla bla ti prego dai che ho da fare bla bla bla….

-…. Perche’ puoi cavartela con tante cose nella vita, ma se non sai la matematica, cara mia, non la farai mai franca!

E li’ mi sveglio di colpo come se avessi sentito la voce della mia coscienza e penso davvero… oddio e tu come fai a saperlo? Sono stata scoperta, prima o poi doveva succedere, comunque ti sbagli signora Gesso dei miei stivali, io la matematica non la so e non l’ho mai saputa, ho fatto il liceo classico e lettere io per non sapere la matematica, e l’ho fatta franca benissimo lo stesso finora. Tie’.

Vista la piacevolezza del nostro primo incontro, oggi ha deciso di venire in classe a farmi una specie di saluto, si vede che non conosce ancora nessuno. Abbiamo parlato un po’ di un bambino molto complicato della sua classe e poi dal nulla ha spostato completamente il discorso su un altro bambino che non mi pare manifesti nessun problema particolare.

- In realta’ comunque io sono piu’ preoccupata per lui. Oggi a pranzo l’ho sentito che diceva: ‘tutto quello che vorrei dalla vita e’ un bravo marito’.

Sembrava cosi’ sicura che non ho osato mettere in dubbio che non avesse capito bene, allora le ho spiegato, in caso non lo sapesse, (ma lo sapeva) che il bambino in questione purtroppo ha perso il padre l’hanno scorso a soli sette anni, tra l’altro in circostanze particolarmente tragiche e improvvise, e che magari intendeva dire che vorrebbe un papa’ e quindi un bravo marito per la sua mamma.

Ma lei ha continuato incurante ad andare dove voleva con il suo ragionamento.

- Ma sai e’ cosi’ gentile e paziente e poi e’ cosi’ infantile per la sua eta’ e parla cosi’ a bassa voce che ti devi proprio avvicinare per capire cosa dice e…

-… E?

- E poi il modo in cui muove le mani insomma!

E, per spiegarsi ancora meglio, aggiunge facendo roteare una mano nell’aria all’altezza di un’orecchio:

-  …Insomma secondo me c’e’ una …’tendenza’…non mi stupirei assolutamente se…

A quel punto l’ho interrotta perche’ non potevo credere alle mie orecchie.

Le ho spiegato che la madre lo ha avuto molto avanti, quando il primo figlio aveva gia’ una ventina d’anni e si’, lo ha sempre trattato un po’ da piu’ piccoletto della sua eta’ e’ vero, ma probabilmente per lei ora in una situazione del genere, e’ difficile vederlo crescere cosi’ in fretta, succede a tanti genitori. Infine ho aggiunto che quel bambino e’ molto amato e non avra’ comunque nessun problema nella vita. Spero che abbia capito che con me casca male.

Pero’ piu’ ci penso piu’ mi da’ fastidio…ti pare che una maestra si metta a fare certe speculazioni su un bambino di otto anni? Chissa’ dove voleva arrivare poi, magari dovevo lasciarla continuare giusto per vedere - mi sembrava proprio volesse suggerire che va curato con quella faccia preoccupata - ma non ce l’ho proprio fatta, troppo fastidio. Di una cosa sono sicura: non vedeva l’ora di raccontare questa presunta storia a qualcuno, spero che ora che l’ha fatto, la smetta e si faccia gli affaracci suoi.

mercoledì 13 febbraio 2013

la’ dove i vestiti piu’ belli sono e meno costano

L’altra mattina ero in palestra e in televisione c’era questo tale programma per casalinghe, uno di quelli in cui ti danno tanti bei consigli di vita, e c’era questo famoso presentatore che esponeva la sua teoria sullo shopping.

Lo guardavo e pensavo, non sta dicendo sul serio, non ci crede nemmeno lui a quello che dice…e invece era proprio serio. Proponeva anche insieme alle parole tutta una grafica chiarissima, che avrebbe capito anche un bambino, tanto per essere piu’ sicuro che il messaggio passasse.

La teoria e’ piu’ o meno questa:

- Donne, voi valete, quindi non abbiate paura di spendere per voi stesse: un capo costoso, in realta’ e’ molto meno caro di quanto immaginiate!

Quindi lui proponeva questa formula matematica: dividere il prezzo dell’abito per il numero di giorni in cui pensate di indossarlo nell’arco di un anno. In questo modo il vero prezzo, secondo lui, si aggira sempre intorno a un dollaro o due, un vero affare in ogni caso, e poi piu’ un capo ti piace piu’ lo indosserai quindi non importa quanto costa, ne vale la pena. Immagino che l’abito da sposa sia l’eccezione che conferma la regola.

Evidentemente il tipo non conosce bene le donne e le decine di paia di scarpe e abiti che giaciono nei loro armadi  per essere tirati fuori si e’ no una volta l’anno a dispetto di quanto erano piaciuti in vetrina. Pero’ sa perfettamente quello che hanno voglia di sentirsi dire…    

martedì 12 febbraio 2013

sbarbato

L’altra sera a mezzanotte, Mr. Johnson, preso da raptus incontrollabile…si e’ sbarbato.

Lo conosco dal 2001, ci ho fatto perfino un bambino insieme, ma in quel momento ho capito una cosa: non ho mai visto la sua faccia.

All’inizio quando e’ arrivato cosi’, ho pensato che non stava male, mi sembrava solo molto piu’ giovane.

La mattina dopo, invece, e’ arrivato il trauma vero, come se ci fosse un estraneo nel mio letto. Sono passati quattro giorni e ancora adesso ogni volta che mi parla faccio finta di ascoltare, mentre invece continuo a chiedermi…ma tu chi sei?

Soprattutto la bocca. Ecco ha il labbro superiore sottile sottile, una cosa che non mi ha mai attratto… e io non lo sapevo!

Solo qualche giorno di pazienza e tornera’ tutto come prima, continuo a ripetermi, ma e’ davvero una sensazione bizzarra questa qui, ti senti disorientato sul serio.

La barba gli dava un’aria completamente diversa, non mi sembra piu’ lui. Non so nemmeno come spiegarglielo, non credo potrei fare nulla per cambiare cosi’ tanto. 

Ma che metafora perfetta per una relazione. Non si finisce mai di conoscersi, in tutti i sensi.  

lunedì 11 febbraio 2013

l’interprete sentimentale

Puoi studiare le lingue quanto ti pare, ma quando vai a vivere in un altro paese quello di cui hai veramente bisogno per costruirti delle relazioni durature e’ quello che io chiamo ‘l’interprete sentimentale’. L’interprete sentimentale e’ difficile da trovare perche’ deve essere qualcuno del posto ma che conosce bene anche la tua cultura di provenienza.

Ci sono delle cose che hai dato per scontato tutta la vita e che all’improvviso, una volta all’estero, non lo sono piu’ e in certi casi solo l’interprete sentimentale puo’ aiutarti a capire quali sono. Ci sono comportamenti che hai sempre creduto innocui e che invece possono dare molto fastidio cosi’ come anche altri che hai sempre creduto irrazionali e che invece per altri hanno tutti i motivi di esistere.

E’ una vita dura quella dell’expat.

Ne parlavo con una coppia di amici, entrambi italiani, che vivono qui da tanti anni e che dicevano di aver fatto un sacco di errori, di aver perso amici e occasioni lavorative, semplicemente perche’ non sapevano come decodificare e reagire di fronte a determinati comportamenti.

Recentemente anch’io ho avuto una situazione di questo tipo. La mia migliore amica qui, sta attraversando una fase di grande infelicita’ e sta facendo una serie di scelte molto discutibili, anche gravi direi. Tutti gli italiani a cui ho chiesto consiglio mi hanno detto di dirle qualcosa-parla! non puoi star li’ senza dir niente, che amica sei altrimenti? - che era un po’ quello che pensavo anch’io, cosi’ un giorno ho parlato. Con moltissima prudenza, solo riguardo alle cose su cui sono stata interpellata, per la prima volta ho dato in modo aperto la mia opinione di dissenso. Come pensavo, lei mi ha ascoltato bene e non abbiamo assolutamente litigato. Pero’ e’ successo che sono passate tre settimane e non l’ho ancora rivista. Ha cominciato a non rispondermi piu’ al telefono oppure a fare il gioco strano del rispondere dopo giorni con delle frasi a meta’. Messaggi di grande simpatia e normalita’ all’apparenza, ma molto discontinui. Irritante. Un comportamento che non avevo mai visto prima e che mi ha mandato completamente in crisi. In crisi perche’ mi sembra chiaro che ci sia qualcosa che non va, ma cosa? Oppure vista questa grande gentilezza devo pensare che sia tutto a posto e che mi sto solo creando delle paranoie?

L’interprete sentimentale, di fronte al mio dilemma, non si e’ per niente scomposto. Dice lui che gli americani in genere fanno di tutto per evitare il confronto. Secondo lui, cioe’, questa persona ha davvero un problema con me, ma sta prendendo tempo per aspettare che le passi in modo che quando ci rivedremo sembrera’ tutto come prima e non ne parleremo mai piu’.

Una cosa che ora, ripensandoci, ho gia’ visto qui, ma a cui non ero mai riuscita a dare un senso, mi sembrava solo che ogni tanto le persone ‘sparissero’.

Ad ogni modo, questa politica dell’evitare il confronto provoca una valanga di conseguenze.

Da un lato, per una persona come me che odia l’aggressivita’ verbale, puo’ essere positivo non arrivare quasi mai a uno scontro, ma dall’altro si aprono una serie infinita di problemi anche peggiori.

Innanzitutto, come si risolvono le divergenze senza parlarne?

Cosa c’e’ di male a parlarne se si e’ in disaccordo su qualcosa? E poi come posso continuare ad avere un rapporto profondo, intimo, con qualcuno a cui non so cosa posso dire e quanto sia sincero con me?

Per me e’ un’aspirazione avere vicino qualcuno che mi aiuti a capire quando commetto degli errori, e’ una qualita’ rara che apprezzo piu’ di ogni altra cosa, non voglio rinunciarci.

E’ tutto molto fragile mi viene da dire. Ma forse i rapporti fra le persone sono fragili per definizione, soprattutto quelli che sembrano piu’ solidi.

Mi vengono in mente alcuni dei miei parenti in Puglia, quelli che hanno un problema con te e dall’oggi all’indomani non ti guardano piu’ in faccia. Tipo che proprio ti vedono per strada e si girano dall’altra parte, che prima erano zii, cugini, fratelli, sorelle e poi non ti salutano nemmeno piu’. Qui e’ un po’ la stessa cosa al contrario nel senso che invece di essere ignorato dopo un qualsiasi malinteso o disaccordo vieni inspiegabilmente trattato piu’ o meno come prima, ma rimane comunque quel qualcosa sotto sotto, quel nodo, che impedisce alle persone di sentirsi ancora vicine come lo erano un tempo e che pian piano crea un qualche tipo maligno di distanza e di diffidenza a cui non c’e’ nessun rimedio.

E le apparenze sono salve.        

martedì 5 febbraio 2013

incontri e cautele

L'altro giorno un amico in Italia, raccontava di un incontro che aveva appena fatto, un incontro non romantico, ma carico di promesse e di emozioni, un incontro che lo ha colpito profondamente.
Ho sentito un po' di gelosia perche' non so cosa darei per fare un incontro del genere in questo momento. Un po' di aria fresca. Conoscere una persona con cui aver voglia di instaurare un rapporto profondo, di quelli che, anche solo per la durata di una conversazione, ti tirano fuori dalle cose di ogni giorno per entrare un po' davvero dentro di te, dentro quello che sei veramente senza paura di non piacere o non essere capito, oltre a farti ridere tanto chiaramente. Questi incontri, che qualche volta hanno perfino cambiato la mia vita, a me (e forse a tutti) capitano molto molto raramente, in special modo da quando vivo qui. Dallas e' una citta' di passaggio per eccellenza, non fai in tempo ad affezionarti a una persona che gia' ti ritrovi ad accompagnarla all'aereoporto.
Pero' mi spiegava il mio amico che in realta' poi tanto ogni volta che si fanno questi incontri speciali, anche se non c'e' una distanza fisica transoceanica, si finisce per non vedersi quasi mai perche' l'intimita' che si avverte in quei primi istanti alla fin fine non e' reale. Quindi secondo lui, le persone che ti ispirano dei pensieri profondi, quelle che ti danno modo di osservarti da un'altra prospettiva, quelle che ti inducono a porti determinate domande, sono quelle che frequenti di meno, indipendentemente da dove vivano.
Mi ha fatto riflettere, lui mi fa sempre riflettere. Probabilmente e' cosi'. Quando ti senti un po' solo ti piace pensare che sia tutta colpa della distanza fisica, ma forse poi, anche se costa ammetterlo, non e' proprio cosi'.

Ma chissa' perche'.

Forse e' solo che non ci impegnamo al massimo con le persone che vediamo piu' spesso. Puo' essere. L'intensita' e' faticosa. Pero' leggevo da qualche parte che si finisce per assomigliare alle cinque persone con cui si passa piu' tempo. Forse vale la pena sceglierle con un po' piu' di cautela.

lunedì 4 febbraio 2013

il senso della realta’ paterno

- Allora andiamo via proprio quando lui si addormenta cosi' non si accorge nemmeno che non ci siamo.

- Ma non conviene andare via un po' prima invece?

- Perche'?

- Non vorrei che la babysitter si annoiasse tutta la sera a far niente, almeno con lui si diverte un po’…


Disse in tutta serieta’ un uomo la cui adorazione per il figlio non conosce confini.

venerdì 1 febbraio 2013

identita’ inesistenti

Ho conosciuto un’anziana signora italo - canadese. La sua nonna italiana sapeva l’inglese talmente bene che in famiglia hanno tutti perso l’italiano perche’ si rifiutava di parlarlo e insegnarlo per evitare discriminazioni.

Ci ha raccontato che l’estate scorsa ha fatto una crocera nel mediterraneo e ha visto l’Italia per la prima volta. Che emozione.

Poi ci ha parlato del suo cognome. Una storia pazzesca. Arrivati a Ellis Island, a suo padre o a suo nonno non ricordo, hanno combiato il cognome, cosi’ arbitrariamente, senza nessun apparente motivo e per di piu’ si tratta di due cognomi diversissimi fra loro, che non hanno nulla a che vedere l’uno con l’altro.

Il fatto e’ che ci abbiamo impiegato dieci minuti in due per capire il suo attuale cognome. Ora che lo so in italiano non riesco nemmeno piu’ a ricordarmi come lo storpiava, non aveva nessun senso.

Insomma, mi ha fatto una strana impressione. Ha un accento italiano fortissimo da film, ma non conosce ne’ l’Italia, ne’ l’italiano. In pratica lei coltiva con tantissimo amore e devozione questa sua identita’ italiana che di fatto non esiste. Che tristezza.